Museo del Violino, Cremona, Italia

Il Museo del Violino è un museo di strumenti musicali situato a Cremona. Il museo è meglio conosciuto per la sua collezione di strumenti ad arco che comprende violini, viole, violoncelli e contrabbassi realizzati da liutai famosi, tra cui Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù .

Storia
Al momento della sua morte, nel 1883, Enrico Ceruti, un prolifico e fortunato liutaio e musicista italiano di sua proprietà, tramandò gli oggetti dal suo laboratorio a Michelina, la vedova di suo figlio, Paolo. Michelina era a quel tempo, sposata la seconda volta a Giovanni Battista Cerani, che era anche un caro amico di Enrico Ceruti. Cerani fu commerciante di strumenti e collezionista, che in seguito donò vari strumenti musicali e modelli di grandi liutai cremonesi Cremonesi, tra cui Antonio Stradivari alla città di Cremona nel 1893, e così fu fondato il museo Stradivarius (in italiano: museo Stradivari). Il museo fu poi arricchito dall’inestimabile collezione del conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue, un conte italiano noto come il primo grande conoscitore e collezionista di violini del suo tempo. Le meticolose annotazioni di Cozio su quasi tutti gli strumenti che passavano attraverso le sue mani hanno contribuito enormemente al corpus di conoscenze che circondano la liuteria italiana.

Nel 1893 Giovanni Battista Cerani donò vari strumenti musicali e modelli di proprietà dei grandi liutai cremonesi, tra cui Antonio Stradivari, al comune di Cremona. Fu così istituito il Museo Stradivariano, che in seguito fu arricchito dalla preziosa collezione di Ignazio Alessandro Cozio, conte di Salabue, che aveva acquisito ciò che restava del laboratorio Stradivari, diventando così uno dei primi esperti italiani nella storia della liuteria. La grande collezione di modelli in legno, documenti e attrezzature artigianali per la creazione degli strumenti a corde di Cozio fu acquistata nel 1920 dal violinista Giuseppe Fiorini di Bologna per creare una scuola italiana di liuteria; tuttavia, non riuscendo a farlo, dopo dieci anni decise di consegnare l’intera collezione al museo civico di Cremona.

L’amministrazione comunale creò così una “Sala Stradivariana” all’interno del Palazzo Affaitati, dove erano esposti tutti gli oggetti della collezione Salabue-Fiorini. Dopo un breve trasferimento al Palazzo dell’Arte e all’Archivio di Stato, la collezione è stata collocata nel museo civico e suddivisa in tre sale: la prima illustra la costruzione della viola alta secondo la scuola classica di Cremona; la seconda sala espone alcuni strumenti realizzati da liutai italiani del XIX-XX secolo; l’ultima stanza conteneva sedici espositori con oltre 700 oggetti.

La cultura della “conoscenza e conoscenza della liutaia della tradizione cremonese” è stata registrata il 5 dicembre 2012 nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

Dopo due anni di restauro del Palazzo dell’Arte, l’intera collezione è stata definitivamente trasferita al nuovo “museo del violino”, inaugurato ufficialmente il 14 settembre 2013.

distruttivo
Gli anni Trenta del Novecento rappresentano un momento cruciale per Cremona e non solo per la liuteria.
Il regime fascista conduce un processo di rinnovamento urbano che sconvolge profondamente la struttura del centro storico, inserendo una serie di edifici rappresentativi di una cultura moderna che voleva avere successo, potente e solida nel tessuto brulicante di antiche testimonianze architettoniche. Roberto Farinacci (1892-1945) è il principale promotore di questo progetto, e la costruzione di Palazzo dell’Arte (1942-1946), che oggi ospita il Museo del Violino, è il suo ultimo atto.

Lo spazio occupato dall’edificio è infatti il ​​risultato della precedente demolizione (1924) della chiesa di Sant’Angelo, una delle più antiche della città, governata prima dai benedettini, poi dai francescani osservanti fino al 1810, e oggi ricordato nel toponimo della piazza dietro l’edificio. Questa prima distruzione è seguita da quella del convento adiacente e degli edifici arroccati su di essa, definito come malsano (1936-1939).

L’intento di questa opera di sventramento è di ottenere un’area monumentale che chiuda il percorso dell’antico cardo massimo della città e che possa ospitare i vari mercati.

Questo vuoto urbano è quindi delimitato, a nord, dalla costruzione (1938) della sede di “Il Regime Fascista”, la rivista diretta da Farinacci, con il suo impianto di stampa, uffici e appartamenti. Lo spazio, quindi, con una risoluzione podestar (1940) prende il nome di “Piazza Guglielmo Marconi” in omaggio al fisico italiano vincitore del premio Nobel che morì nel 1937.
All’inizio degli anni ’40, sul lato sud, il Palazzo dell’Arte vede la luce.

costruisce
Contaminando tradizione e innovazione, Palazzo dell’Arte è uno dei capolavori della prima produzione dell’architetto napoletano Carlo Cocchia (1903-1993) e spicca fortemente nel panorama architettonico di Cremona negli anni Venti, chiudendo in senso monumentale il sud lato di piazza Marconi.
Dovuto principalmente alla volontà di Farinacci, desideroso di dare un luogo appropriato per alcuni eventi artistici e culturali (in primis il “Premio Cremona”), fu progettato dal 1941 e sollevato, non senza punti oscuri nelle procedure burocratiche, nella piena guerra periodo (1942-1946), subendo l’interruzione dei lavori di costruzione, completato solo nell’immediato dopoguerra.

L’edificio mescola una lontana ispirazione mediterranea con un’eco della modernità milanese (il riferimento, seppur vagamente, è al Palazzo della Triennale di Giovanni Muzio). La struttura comprende due ali, originariamente contenenti due cortili e collegate da arcate su colonne a diaframma, uno spazio aperto, tangente ad un massiccio corpo centrale destinato a grandi eventi, oggi trasformato in un Auditorium.
Si qualifica per la definizione asciutta dei volumi, la rigorosa distribuzione degli spazi interni e per un uso sapiente, originale e sofisticato del mattone, che copre l’edificio e anima la superficie a livello epidermico, creando effetti cromatici e materici unici. Anche mattoni e marmo prevalgono all’interno, combinando il colore della terracotta con la solidità della pietra.

Con esso, Cremona si arricchisce di un elemento che porta con sé radici estranee alla cultura locale e risultati di un dibattito nazionale che si innesta, mediato dalla creatività di Cocchia e dai filtri imposti dalle commissioni di costruzione, in un contesto urbano con che crea un dialogo con effetti sorprendenti: quelli di un corpo estraneo che viene installato con le proprie forze e allo stesso tempo con la propria intelligenza nel tessuto storico. E che possiede ancora, nonostante la prestigiosa, nuova destinazione che lo riporta alla funzione espositiva originale, quel fascino intrigante del non finito.

Fabbricazione
Il Palazzo dell’Arte doveva essere pronto entro la primavera del 1943 per ospitare le celebrazioni del terzo centenario della morte di Monteverdi, la scuola di liuteria e la quarta edizione del “Premio Cremona”. Ma gli eventi precipitano e la competizione artistica non viene eseguita.

Temporaneamente destinato a necessità militari, nel 1946 fu riaffermato dal Comune come sua proprietà.

Nei decenni, gli sono stati attribuiti diversi ruoli, nonostante una continua, vana rivendicazione da parte del mondo artistico di Cremona come sede espositiva. Ruoli che l’hanno trasformato in un “contenitore” in grado di ospitare numerose mostre d’arte e fiere, “animazione diurna e serale”, palestre e incontri sportivi, assemblee e conferenze di ogni genere, uffici di istituzioni, comitati e associazioni di ogni genere , spettacoli teatrali, musicali e cinematografici, iniziative di beneficenza e così via.

E il violino? È sempre stato presente nella storia dell’edificio. Qui si tiene l’Esibizione Internazionale di Liuteria del 1949 e alcune biennali tra gli anni ’60 e ’70. Qui la Scuola Internazionale di Liuteria si trasferì nell’estate del 1956 e vi rimase fino al 1974, quando si trasferì a Palazzo Raimondi. L’annesso Museo della Liuteria rimane lì fino al 1975, quando si trasferì a Palazzo Affaitati.

Ma non possiamo dimenticare il Museo di Storia Naturale, inaugurato nel 1958 e ospitato qui fino al 1995, e le sezioni di arredamento che dal 1960 hanno arricchito l’offerta educativa della scuola fino agli ultimi anni.

Quando piazza Marconi è utilizzata come stazione degli autobus (fino al 1987), alcune stanze dell’edificio ospitano biglietterie e caffetterie. Il mercato anima gli spazi circostanti per decenni, fino al 1999. Dal 2005 al 2007 l’edificio ospita depositi e laboratori degli archeologi impegnati nell’imponente campagna di scavi che ha portato alla luce i resti di una lussuosa Domus romana di età augustea i cui preziosi reperti sono conservati oggi nel Museo Archeologico di San Lorenzo.

Quello che è stato definito il “Palazzo dei Disordini” per la commistione di funzioni ricoperte, dopo una prima ipotesi di ritorno ad un museo, come il Museo del calcio celebra oggi l’eccellenza del cremonese e della liuteria mondiale come Museo del Violino.

Progetto architettonico
Il progetto architettonico per il Palazzo dell’Arte si basa sul tema della mostra: la bipolarità musicale rappresentata dalle funzioni intrinseche del Museo del Violino e dell’Auditorium. Il Museo del Violino è un museo di e per il futuro, è un museo attivo, partecipativo, empatico nato con una forte idea: riunire sotto lo stesso tetto il meglio dell’espressione cremonese, precedentemente divisa in tre musei.

Mantenendo l’identità storico-strutturale dell’edificio progettato da Cocchia, abbiamo proceduto a diversificare, nei set-up delle dieci sale, le molteplici funzioni indicate dal Comitato Scientifico al fine di creare una struttura unica, dinamica e interattiva progettata con un alto profilo comunicativo. Complessivamente, le aree principali del progetto di Palazzo dell’Arte sono rappresentate da: Museo del Violino, Padiglione espositivo temporaneo e Auditorium. Le esigenze presentate dal multimediale rappresentano elementi che il progetto architettonico connette in un percorso strutturato di conoscenza, lettura e analisi approfondita, ripetibile in una circolarità tendenziale che attraversa l’edificio e ne valorizza i luoghi focali.

L’architettura dell’Auditorium supporta i requisiti acustici assumendo, nel contesto globale, un rilievo dal forte carattere evocativo. L’esuberanza della sua plasticità cita un’architettura espressiva e fluida che si evolve senza interruzioni con la morbidezza delle articolazioni, in cui tutto si collega e recupera, in un’unità discorsiva, tra la calma e gli accenti volumetrici decisivi, gli aspetti e le intenzioni, questi, progettati per rappresentare i movimenti della composizione musicale in forma tridimensionale.

Palazzo dell’Arte – La piazza
Piazza Marconi rinasce. Dopo anni di attesa, l’intervento decisivo della Fondazione Arvedi ha permesso di riportare questa splendida visione del centro storico al godimento dei cittadini. La Piazza si confronta con il patrimonio archeologico, costituisce un riferimento necessario e un’anticipazione.

La configurazione della superficie, destinata ad un uso pedonale, unisce i molti simboli, prefigura e conferma una direzione di approccio al Palazzo dell’Arte, incorporando le servitù tecniche del parcheggio sottostante in una dimensione artistica che trasforma le griglie di ventilazione in crateri e convessità che si distinguono per materiali diversi e da cui si diffonde un anello di morbida luminosità notturna; un ampio sentiero lastricato in pietra chiara, accompagnato longitudinalmente da “fili” di materiali (acciaio e altri metalli, anch’essi trasformati in banchi lineari) e intersecati da linee lastricate in pietra bianca, che conducono obliquamente all’ingresso del Palazzo, sottolineando la coerenza unitaria di Piazza Marconi e Palazzo dell’Arte.

Luogo di trasformazioni urbane, la Piazza intende agire come un simbolo, anticipando l’identità del classicismo romano che gli scavi archeologici hanno messo in luce e, allo stesso tempo, anticipando la liuteria e l’identità musicale disponibili al Palazzo dell’Arte: un nucleo di gli aceri simboleggiano il legno degli strumenti, i nomi dei grandi liutai cremonesi e della musica, che un tempo sarebbero stati scolpiti sulle pareti degli edifici, potevano ora campeggiare – sculture alfabetiche – sulla superficie della piazza, o costituire il nucleo di un intervento artistico sul filo del percorso prospettico di pietra. Trasformare e accumulare: un significato estetico urbano si aggiunge agli oggetti tecnici, coprendo parzialmente e ombreggiato la rampa di accesso e di uscita al parcheggio, trasformando,

esposizioni
Le collezioni del museo del violino sono organizzate in 10 sale:

Sala 1: Le origini del violino – Gli oggetti esposti in questa sala spiegano come e quando è nato il violino, oltre a mostrare gli strumenti che lo hanno preceduto. Vengono presentate le fasi che portano alla nascita del violino, compresa la sua diffusione sull’Italia settentrionale e nelle più importanti corti europee, in particolare in Francia, al tempo di Caterina de ‘Medici;
Sala 2: Il laboratorio del liutaio – La sala presenta il processo di creazione del violino e introduce le parti del violino, i materiali, gli strumenti e le tecniche utilizzate durante il processo di creazione del violino;
Sala 3: La diffusione del violino – Una stanza che spiega la diffusione dei moderni violini in Europa e nel resto del mondo tra il XVI e il XX secolo. Estratti da importanti concerti eseguiti da famosi violinisti del 20 ° secolo possono essere visti e ascoltati nella sala di ascolto;
Sala 4: La liuteria cremonese classica – La sala introduce i visitatori alla storia dell’industria della liuteria cremonese e alle opere delle famose famiglie liutai cremonesi;
Sala 5: Lo scrigno – Questa sala ospita gli strumenti più importanti donati al Municipio di Cremona, che comprende strumenti realizzati da Antonio Stradivari e da vari membri delle famiglie Amati e Guarneri;
Sala 6: strumenti Stradivariani – Più di 700 oggetti, provenienti da disegni, tumuli e strumenti, tramandati nel museo dal laboratorio di Antonio Stradivari sono esposti in questa sala. La maggior parte dei reperti furono donati al municipio di Cremona nel 1930 dal famoso liutaio italiano Giuseppe Fiorini.
Sala 7: Il crepuscolo e la rinascita della liuteria – La sala è dedicata agli eventi della liuteria cremonese dopo la morte di Antonio Stradivari dal tardo XVII al XIX secolo;
Sala 8: Le competizioni per violino Triennali – Dal 1976, un concorso internazionale triennale organizzato a Cremona dalla Fondazione Stradivari (Fondazione Stradivariana), ha premiato i migliori strumenti moderni selezionati da una giuria composta da liutai e musicisti. La collezione permanente di liutai contemporanei riunisce in questa sala i vincenti violini, viole, violoncelli e contrabbassi delle ultime 13 gare;
Sala 9: Friends of Stradivari – dedicata alle mostre temporanee di strumenti di altri collezionisti e musei; e
Sala 10: Il violino al cinema – Qui vengono proiettati filmati di violinisti cremonesi.

Altre attrazioni
Alle spalle del museo, in quella che era in origine la sala delle assemblee del Palazzo dell’Arte, un auditorium di 464 posti intitolato all’imprenditore Giovanni Arvedi, fu progettato e costruito dagli archiretti Giorgio Palù, Michele Bianchi e l’ingegnere acustico, Yasuhisa Toyota. Solisti e orchestre da camera si esibiscono su un piccolo palco ellittico con una superficie di 85 m2, situata al centro della stanza.

Inoltre, due laboratori di ricerca scientifica sono stati istituiti dal Politecnico di Milano e dall’Università di Pavia, per lo studio scientifico della produzione di violino e della ricerca diagnostica.

All’esterno del museo si trova la scultura moderna denominata L’anima della musica, creata dall’artista catalano Jaume Plensa, raffigurante un mezzo corpo alto 4 metri di un uomo coperto di note musicali.