Galleria d’arte moderna, Milano, Italia

La Galleria d’Arte Moderna di Milano è un museo di arte moderna a Milano, in Lombardia, nel nord Italia. È ospitato nella Villa Reale, in Via Palestro 16, di fronte al Giardino Pubblico. La collezione è composta da opere italiane ed europee dal 18 ° al 20 ° secolo.

Il museo ha opere di Francesco Filippini, Giuseppe Ferrari, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Vincent van Gogh, Édouard Manet, Paul Gauguin, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Francesco Hayez, Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo e Antonio Canova, tra gli altri. Ha ricevuto donazioni da famiglie milanesi tra cui Treves, Ponti, Grassi e Vismara.

Storia
Villa Belgiojoso fu costruita su progetto di Leopoldo Pollack tra il 1790 e il 1796 come residenza del conte Lodovico Barbiano di Belgiojoso, tornando a Milano dopo un’importante carriera nella diplomazia europea al servizio della casa austriaca. Poco dopo il suo completamento, la Villa passò nelle mani dei francesi, diventando anche la residenza del governatore militare di Milano, Gioacchino Murat, e una sontuosa cornice per pranzi e feste da ballo.

Nel 1804, il Vice Presidente della Repubblica Italiana, Melzi d’Eril, acquistò la Villa dagli eredi Belgiojoso per darla a Napoleone, nella cui occasione prese il nome di “Villa Bonaparte”. Nel 1806, dopo aver accolto illustri ospiti come Camillo e Paolina Borghese e Letizia Ramolino, madre dell’Imperatore, la Villa divenne la residenza della coppia viceré formata da Eugenio di Beauharnais, figlio adottivo di Napoleone e dalla principessa Amalia di Baviera, che, preferendolo al palazzo, promuovono un grande intervento decorativo che coinvolge il piano superiore.

La storia della Villa, conclusa a livello artistico, continua su quella storica parallela alla storia di Milano: residenza del maresciallo Enrico di Bellegarde all’alba della Restaurazione; luogo in cui è firmata la cosiddetta “Pace di Milano” (documento con cui il 6 agosto 1849 decretò la resa della città in Austria nella persona del maresciallo Radetzky, allora governatore generale del regno lombardo Veneto e a sua volta abitante della Villa , tra il 1857 e il 1858); residenza di Napoleone III. Alla fine accoglie il maresciallo Vaillant, comandante dell’esercito francese in Italia all’alba dell’Unità.

Nel 1903 il Comune decise di fondere le opere donate in una Galleria di Arte Contemporanea, dal 1877 conservata al Salone dei Giardini Pubblici, come sezione autonoma, al Castello Sforzesco. Nel 1920, quando Villa Reale fu ceduta dallo Stato al Comune di Milano, la Galleria d’Arte Moderna trovò qui la sua sede definitiva.

Dopo l’Unità la Villa viene assegnata alla Corona d’Italia ed entra in un lungo periodo di relativo abbandono. È solo grazie al passaggio alla proprietà comunale nel 1920 che l’importante trasformazione dell’edificio storico ebbe inizio presso la sede della Galleria d’Arte Moderna a Milano, inaugurata nel 1921.

Il posto a sedere
La Villa Belgiojoso in cui si trova la Galleria è uno dei capolavori del Neoclassicismo a Milano. Fu costruito tra il 1790 e il 1796 come residenza del conte Ludovico Barbiano di Belgiojoso ed è stato progettato con eleganza e funzionalità dall’architetto austriaco Leopoldo Pollack, collaboratore del più grande rappresentante del neoclassicismo lombardo, Giuseppe Piermarini.

Quando il conte morì, la grande villa fu acquistata dal governo della Repubblica Cisalpina per trasformarla nella residenza milanese di Napoleone Bonaparte, che stava per diventare presidente della nuova Repubblica italiana, di cui Milano sarebbe stata la capitale.

Trasformata nel 1921 nelle collezioni d’arte moderna milanese, Villa Reale offre ai suoi visitatori una straordinaria esperienza di continuità tra “contenuto” e “contenitore”, riaffermata nel dopoguerra scegliendo di limitare la collezione esposta nella villa al XIX secolo.

Principali artisti
Il valore delle opere esposte fa conoscere a livello internazionale la galleria d’arte moderna di Milano. Nelle sue sale è possibile ammirare capolavori di tre raccolte principali: la “Collezione del XIX secolo” dello scultore Pompeo Marchesi, la “collezione Grassi” di Carlo Grassi e la “Collezione Vismara” di Giuseppe Vismara. Le collezioni Grassi e Vismara sono visitabili grazie ai volontari per il patrimonio culturale del Touring Club italiano.

Includono opere di Andrea Appiani, Francesco Hayez, Francesco Filippini, Giuseppe Amisani, Cherubino Cornienti, Pompeo Marchesi, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Federico Faruffini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Antonio Canova, Daniele Ranzoni, Medardo Rosso, Gaetano Previati, protagonisti di Storia dell’arte italiana ed europea. Capolavori che, grazie anche a collezioni del Novecento e donazioni di altri mecenati (Gian Giacomo Bolognini, Vittore Grubicy De Dragon), hanno arricchito negli anni il patrimonio artistico della Galleria.

Le sale della Villa ospitano anche opere di Paul Cézanne, Giovanni Fattori, Vincent van Gogh, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Édouard Manet, Giacomo Balla, Paul Gauguin, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Umberto Boccioni e altri esponenti del ventesimo secolo secolo italiano.

Collezione
Ciò che rende la Galleria d’Arte Moderna di Milano di livello internazionale è il valore e la qualità delle opere esposte e ospitate qui: Francesco Hayez, Pompeo Marchesi, Andrea Appiani, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Federico Faruffini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Antonio Canova, Daniele Ranzoni, Medardo Rosso, Gaetano Previati sono alcuni dei più importanti artisti presenti, in quanto protagonisti indiscussi della storia dell’arte sia a Milano che in Italia. Le loro opere rappresentano l’arte che si svolgeva dal XVIII al XIX secolo, in particolare la corrente che ebbe origine nell’Accademia di Belle Arti di Brera e lentamente prese piede anche oltre i confini nazionali. Grazie ai collezionisti d’arte del XX secolo e alle donazioni di alcune famiglie di spicco (Treves, Ponti, Grassi, Vismara, ad esempio), nel corso degli anni questi capolavori hanno arricchito il patrimonio artistico della Galleria e confermato la sua missione fondamentale di perpetuare la diffusione della cultura. I visitatori possono ammirare nelle sale della Villa opere di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Vincent Van Gogh, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e altri protagonisti della scena artistica italiana del XX secolo.

Collezione del XIX secolo
Questa collezione iniziò a prendere forma nel 1861, quando l’avvocato Fogliani – esecutore dello scultore Pompeo Marchesi volle donare al Comune di Milano questa collezione di artisti composta da celebri opere dal Canova allo stesso Marchesi. Questa fu la prima di molte donazioni che avrebbero arricchito il Comune di arte che, nel 1903, sarebbe stata raccolta in una Galleria d’arte contemporanea. Infatti, a partire dal 1865 – con la dotazione del Conte Gian Giacomo Bolognini – fino a un’importante aggiunta nel 1902 con opere di professori e studenti dell’Accademia di Belle Arti e Pinacoteca di Brera, la collezione di arte moderna è cresciuta a tal punto da essere separata da le collezioni d’arte antica. Inaugurato nel 1877 nella sala dei giardini pubblici, i lavori rimasero qui fino al 1903 quando, con l’aggiunta del Museo Archeologico Nazionale,

Sin dall’inizio, la Galleria, destinata alla Città, ha ospitato e valorizzato opere e capolavori locali grazie a dotazioni e donazioni. Ciò testimonia le aspettative e il riconoscimento di questo museo da parte dei cittadini, che sono anche associati ad altre istituzioni: la Society for Fine Arts che, dal 1843, acquistava regolarmente da mostre d’arte, in particolare quelle di Brera. Queste opere furono successivamente divise tra i membri e donate alla Galleria.

Nel 1920, quando lo Stato donò Villa Reale alla Città di Milano, la Galleria d’Arte Moderna trovò la sua sede definitiva. Nello stesso anno la collezione cresce grazie a una donazione di Vittore Grubicy De Dragon (con opere di Giacomo Campi, Giovanni Carnovali, Giovanni Costa, Tranquillo Cremona, Federico Faruffini, Silvestro Lega, Filippo Palizzi, Gaetano Previati, Daniele Ranzoni, Giovanni Segantini) e, nel 1921, con la vendita mediante gara pubblica, La Quarta Tenuta di Pellizza da Volpedo entrò nelle collezioni della Galleria.

Se per decenni Villa Reale ha convissuto con altre istituzioni (ad esempio il Museo Navale o come luogo per matrimoni civili), che ha limitato la crescita delle sue collezioni, dal 2006 è stata l’unica ed esclusiva vetrina per la Galleria d’Arte Moderna e le sue attività.

Collezione Grassi
Questa importante collezione è nata dalla passione per l’arte di Carlo Grassi e dalla generosa donazione al Comune di Milano per conto della sua vedova, Nedda Mieli, nel 1956 con l’accordo che le opere fossero esposte in memoria del figlio Gino, che era morto come un volontario a El-Alamein all’età di diciotto anni. Carlo Grassi (1886-1950) era un imprenditore italiano. Nacque in Grecia e poi si trasferì al Cairo alla fine del 1800, dove divenne uno dei più noti produttori e commercianti di tabacco.

Trascorse lunghi periodi in Italia dove, oltre alle sue case a Roma e Milano, aveva una grande villa a Lora, alle porte di Como. Quando si trasferì in Italia con sua moglie alla fine degli anni ’30, questa divenne la vetrina principale per la sua impressionante collezione d’arte. Oltre ad alcuni raffinati oggetti d’arte e dipinti asiatici dal XIV al XVIII secolo, la Collezione Grassi vanta un importante nucleo di opere italiane del XIX secolo – di Fattori, De Nittis, Boldini, Scapigliati milanese, solo per citarne alcuni – e del divisionismo – di Previati, Segantini, Pellizza da Volpedo. Ma la collezione presenta anche una vasta gamma di artisti internazionali, che all’epoca era abbastanza inusuale tra critici e commercianti d’arte che preferivano l’arte tradizionale.

Grassi raccolse dipinti di Manet, Van Gogh, Cézanne e oggi queste sono le uniche opere di questi maestri che si trovano nei musei di Milano. Soprattutto dopo il suo ritorno in Italia, Grassi si interessò molto alla pittura italiana contemporanea: sono presenti anche opere d’avanguardia – in particolare di Boccioni e Balla – e l’arte tra le due guerre mondiali – Morandi, De Pisis, Tosi e molti altri . Il progetto espositivo dell’architetto Ignazio Gardella è un importante esempio della museografia italiana degli anni ’50 ed è stato restaurato nel 2014, quando l’intero itinerario è stato modificato per ospitare, all’interno di questo spazio, la Collezione Vismara, che era stata precedentemente esposta al piano terra della Galleria.

Collezione Vismara
Questa collezione – un piccolo tesoro di una quarantina di opere – fu donata al Comune di Milano nel 1975, dalla moglie del collezionista, recentemente scomparso. Giuseppe Vismara (1903-1975) fu uno dei numerosi uomini d’affari a Milano che riprese e continuò, dopo la seconda guerra mondiale, la tradizione di collezionare arte moderna che aveva caratterizzato le classi medie di Milano tra le guerre e che oggi si arricchisce, grazie a generose donazioni e lasciti, alcuni musei civici chiave.

La sua passione per l’arte è cresciuta rapidamente ed è stato in grado di visitare, durante i suoi viaggi di lavoro, molti musei europei. Nel 1939 ebbe un incontro decisivo con il commerciante d’arte Gino Ghiringhelli, che era a capo della prestigiosa Galleria del Milione insieme a suo fratello Peppino. Questa galleria, situata a Brera, nel cuore di Milano, fu, a partire dagli anni ’30, al centro della ricerca d’avanguardia e ebbe lo scambio più fertile con l’arte europea. Oltre ad essere il suo consulente e commerciante, Ghiringhelli è stato utile nell’esporre Vismara a nuovi amici tra la folla dell’arte. In effetti, Vismara acquistava spesso le loro opere direttamente nei loro studi.

Questa collezione riflette scelte attente e mai banali. È particolarmente unico per alcuni artisti internazionali – Modigliani, Dufy, Matisse e Picasso, tra gli altri. Per quanto riguarda l’Italia, le scelte di Vismara furono influenzate dai criteri della modernità e furono informate dall’arte internazionale. Particolare attenzione (abbastanza inusuale per un collezionista milanese) è stata data agli artisti del cosiddetto gruppo Ca ‘Pesaro, con presenze piuttosto rare per le collezioni dell’epoca, come Gino Rossi e Pio Semeghini. Anche altre scelte di Vismara sono in linea con questa e spesso erano in contrasto con molta arte italiana dell’epoca, che era più legata alla tradizione: è così che possiamo interpretare le opere di Filippo De Pisis, Giorgio Morandi e i quadri tardivi di Mario Sironi.

Dal 2014, la Collezione Vismara è stata esposta al secondo piano di Villa Reale, accanto alla Collezione Grassi, la cui installazione è stata progettata negli anni ’50 dall’architetto Ignazio Gardella ed è oggi totalmente restaurata. Entrambe le collezioni, simili nelle loro preferenze per artisti internazionali e scelte d’avanguardia, possono essere ammirate in uno spazio che esalta la loro modernità ed eleganza.

Principali opere

Opere pittoriche

Francesco Hayez
Maddalena penitente, 1833
Ritratto di Alessandro Manzoni, 1841
Ritratto di Matilde Juva Branca, 1851
Ritratto della contessa Antonietta Negroni Prati Morosini ragazza, 1858

Giovanni Segantini
Le due madri, 1889
L’angelo della vita, 1894
Amore alla fonte della vita, 1896

Giacomo Balla
Espansione per velocità (velocità della vettura), 1913-14
Morbidezza della primavera, 1918

Giuseppe De Nittis
Colazione a Posillipo, 1878
La femme aux pompons, 1879

Francesco Fidanza
Incendio in un porto marittimo, 1798
Una nevicata, 1817

Umberto Boccioni
La madre, 1907

Pablo Picasso
Tête de femme (La Mediterranée), 1957

Paul Gauguin
Vaches à l’abreuvoir, 1885
Donne di Tahiti, 1891

Vincent van Gogh
Donne bretoni, 1888

Édouard Manet
Mr. Arnaud a cavallo, 1875

Francesco Filippini
La Grande Marina, 1875

Paul Cézanne
I ladri e l’asino, 1869

Andreas Achenbach
Marina agitata sotto un cielo tempestoso, 1853
Tramonto dopo una tempesta a Porto Venere nel Golfo della Spezia, 1857

Opere scultoree
Camillo Pacetti, Minerva infonde l’anima con l’automa di Prometeo, 1806
Bertel Thorvaldsen, cenotafio della contessa Anna Maria Porro Lambertenghi, 1818
Antonio Canova, Erma di Vestale, 1818
Innocenzo Fraccaroli, ferito Achille, 1842
Giovanni Strazza, Ismaele abbandonato nel deserto, 1844
Giovanni Maria Benzoni, Amore e Psiche, 1845
Pompeo Marchesi, Venere, 1855
Alessandro Puttinati, Masaniello, (1846)
Francesco Barzaghi, Frine, circa 1863
Filippo Biganzoli, Laudomia, 1865
Vincenzo Vela, Flora, 1882
Adolfo Wildt, Vir Temporis Acti (Ancient Man), 1914

Architettura
La Villa, progettata da Leopoldo Pollack, è un edificio a tre piani con due ali superiori inferiori che definiscono una corte d’onore. Questo è proiettato su via Palestro da un muro coperto di sporgenze sporgenti, elegantemente segnato da archi di accesso e nicchie.

Nella Villa ci sono due facciate principali, di cui, tuttavia, la seconda è nascosta alla vista perché si affaccia sul giardino posteriore, che è la più importante dal punto di vista artistico e figurativo. Al piano terra, la prima facciata ospita tre arcate bugnate (ripetute su tutti e quattro i lati del cortile) sormontate da quattro colonne che si susseguono visivamente nelle quattro sculture della balaustra. Le colonne della facciata sul giardino sono invece sostenute, come una base, da un piano terra interamente bugnato. Una balaustra, sormontata da statue di divinità classiche, corre lungo l’intero attico, tra i grandi timpani dei due corpi sporgenti laterali. Su tutte le finestre del primo piano e su alcune parti del piano terra si trova il grande ciclo mitologico figurativo disegnato da Giuseppe Parini.

La scansione razionale e modulare delle superfici, il piccolissimo strapiombo delle partiture architettoniche e la presenza di bassorilievi conferiscono alla Villa il suo inconfondibile carattere elegante e controllato, attento alla saggezza piermarana e ben rappresentativo dell’estetica neoclassica. Opere illustrative di questa epoca culturale oltre alla Villa sono i palazzi Greppi, Belgiojoso e Serbelloni, la ricostruzione del Palazzo Reale, la Villa Reale di Monza e il Teatro alla Scala.

La razionalità del design che caratterizza l’esterno della Villa Reale si riflette nella modernità degli interni, distribuiti in modo funzionale e rispondenti alle esigenze più aggiornate della vita sociale, tra cui il riscaldamento dell’aria e un elegante bagno con l’inglese- servizi igienici di stile, citati anche nel diario della marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli, colta compagno di viaggio di Alessandro Verri.

Apparato decorativo
Completata a livello di edificio tra il 1790 e il 1793, Villa Belgiojoso è interessata per altri tre anni alla realizzazione di un complesso ciclo decorativo, che riguarda sia le sue facciate che le sue stanze.

I due fronti della Villa sono impreziositi da un gran numero di statue e rilievi di soggetto mitologico, progettati dal poeta neoclassico Giuseppe Parini e scolpiti dagli stessi operai della facciata della Cattedrale. Allo stesso tempo, le sale al piano terra sono decorate con i fantasiosi motivi ornamentali di Giocondo Albertolli, ex collaboratore di Piermarini nei progetti decorativi di Palazzo Reale e Villa Reale a Monza.

La decorazione interna del primo piano risale al decennio successivo, espressione del cambiamento di gusto nell’era del neoclassicismo napoleonico e culminante nel famoso affresco di Andrea Appiani, il Parnaso.

La lussuosa immagine di Villa Reale è completata da preziosi arredi d’epoca che ne sottolineano il valore scenico.

Decorazione esterna
Su tutte le finestre del piano principale della facciata che domina il giardino, oltre che su alcune parti del piano terra e sulle tre facciate centrali del cortile, si trova il ciclo figurativo di bassorilievi concepiti, sia per contenuto che per livello formale, di Giuseppe Parini.

Il poeta, uno dei primi portavoce del neoclassicismo, è chiamato dal cliente a creare un programma iconografico di carattere mitologico che sottolinea la sua nobiltà, generosità e convivialità (vedi sotto l’elenco dei rilievi).

Per la traduzione dei contenuti in immagini è molto probabile che Parini si sia avvalso del pittore Giuliano Traballesi, nel ruolo di coordinatore del gruppo di scultori già impegnato nel prestigioso cantiere della facciata del Duomo: Donato Carabelli, Cesare Ribossi, Andrea da Casareggio, Grazioso Rusca, Carlo Pozzi e Angelo Pizzi.

Oltre ai rilievi, intervallati dalle colonne ioniche che scandiscono le due facciate, il ciclo comprende trenta statue di divinità classiche, che si stagliano sulle balaustre dell’attico in corrispondenza delle colonne stesse. Chrono, Cybele, Vesta e Pluto sono visibili dall’ingresso alla corte d’onore. Sul lato del giardino, dal centro a sinistra, si possono vedere Giunone, Apollo, Nettuno, Minerva, Bacco, Ganimede, Iris, Pomona, Pan, Naiade, Sileno, Baccante e Sonno, e dal centro a destra , Giove, Venere, Cupido, Anfitrite, Marte, Cerere, Mercurio, Ebe, Flora, Zefiro, Silvano, Amore e Cefalo. La balaustra corre tra i due grandi timpani dei corpi laterali, a sua volta decorati con i motivi del Carro del Giorno e del Carro della Notte.

Decorazione del piano terra
La decorazione a stucco delle stanze al piano terra è stata eseguita da Giocondo Albertolli nel 1796, straordinario ideatore e portavoce del gusto dell’aristocrazia austriaca. I suoi eleganti motivi decorativi, impreziositi da delicati contrasti cromatici, alternano elementi di puro ornato con inserti figurativi come grifoni, aquile e sfingi, oltre agli emblemi di Belgiojoso. La saggezza creativa degli Albertolli si basa su una solida conoscenza, filtrata dalla cultura francese, di raffinati maestri del XVI secolo come Giulio Romano e Polidoro da Caravaggio. Il riferimento alla cultura classica è anche la scelta di attenersi ai principi del razionalismo vitruviano, che stabilisce il rapporto di subordinazione dell’ornamento con l’architettura e la funzione degli ambienti.

Decorazione del primo piano
Progettato in epoca napoleonica, gli interni del piano superiore sono realizzati con sfarzo e intento celebrativo in contrapposizione alla sobrietà dell’estetica di Villa Belgiojoso.

Nella sala da ballo e nella sala da pranzo (sale XV e XVII del Museo) porte scolpite, camini sormontati da specchi, lampadari di cristallo e pareti piene di elementi ornamentali bianchi e dorati segnano la svolta verso il gusto enfatico del neoclassicismo napoleonico. Gli stucchi con scene mitologiche di Grazioso Rusca, già autore delle facciate, sono visibili anche sulle cime della Sala da Ballo e nelle grandi lunette della Sala da pranzo.

Il centro del soffitto della sala da pranzo è dominato dal famoso affresco di Andrea Appiani. Dipinto nel 1811 per completare il ciclo decorativo napoleonico, il Parnaso raffigura Apollo circondato dalle muse Melpomene, Urania, Talia, Erato, Euterpe, Tersicore, Clio, Polimnia e Calliope. Questo lavoro consente ad Appiani, con il supporto iconografico dello studioso greco Luigi Lamberti, di confrontarsi con il tema già trattato da Raffaello nel XVI secolo e reinterpretato nel XVIII secolo da Anton Raphael Mengs. Caratterizzato in termini di stile da effetti morbidi, colori vellutati, abbondanza di chiaroscuro e dettagli minuti, l’affresco contrasta l’idea stessa di pittura ad “affresco”, generalmente legata a una maggiore astrazione imposta dalla velocità di esecuzione sull’intonaco.

Arredamento
Spostato in gran parte in Francia e sostituito con mobili e servizi della Villa di Monza, gli arredi di Villa Belgiojoso risalenti al periodo austriaco sono ora quasi completamente assenti, ad eccezione di alcune console e sontuosi lampadari, voluti personalmente dal conte Belgiojoso.

Preziosi mobili e arredi in stile impero, tra cui orologi, tappeti, grandi specchi, argenteria e ceramiche di alta qualità, vengono acquistati dal viceré Eugenio di Beauharnais e da sua moglie Amalia, nella logica di completare la decorazione dell’edificio. Un diario di viaggio dei primi del diciannovesimo secolo attesta la presenza nella Villa di alcuni oggetti estremamente moderni come un divano musicale e un secrétaire, ingegnosamente progettati per difendere i preziosi oggetti conservati al suo interno. L’acquisizione continua anche dopo l’Unità d’Italia con i Savoia, nuovi proprietari e protagonisti di una cospicua campagna di acquisto di mobili antichi: circa duecento pezzi di gusto neoclassico, nel pieno rispetto dello stile delle stanze.

Dopo la fine della prima guerra mondiale, quando la Villa fu ceduta all’Ufficio di proprietà statale, i mobili furono in parte utilizzati per il Museo delle Arti Applicate di Milano e in parte dispersi tra vari enti pubblici.

Giardino
Il giardino inglese della Villa, il primo a Milano, è uno dei motivi di maggiore ammirazione e novità per i visitatori contemporanei alla sua realizzazione. Progettato su commissione del conte Belgiojoso dall’architetto Leopoldo Pollack con la collaborazione del conte Ercole Silva, il giardino ricrea un paesaggio naturale dove la vegetazione, recuperando le vestigia della storia, rivela antiche rovine.

Al centro lo stagno è progettato in modo da non permettere mai la sua visione unificata, in modo da influenzare l’immaginazione dell’osservatore, mentre le forme naturali e romantiche del giardino si integrano perfettamente con il carattere classico e razionale dell’edificio che si esalta l’un l’altro.