Il Round Cabinet è uno spazio piccolo e prezioso, creato all’interno della torre romana nord-occidentale, è un punto chiave dell’appartamento allestito a metà del secolo per la prima Madama reale di Savoia, Maria Cristina di Francia. La fitta selezione di ritratti dei Savoia e le figure di corte più importanti è esposta sui muri, che ci raccontano le mode e le facce del passato.

Accanto a The Round Cabinet è la Stanza dei fiori, il nome di questa stanza nel palazzo deriva dalle decorazioni realizzate nel 1688-1689 dai pittori di fiori Agostino Belleudi e Salvatore Bianco, oggi perduti ma ricordati nei documenti. I successivi interventi hanno anche nascosto il fregio dipinto con putti, cartigli, pergamene e pergamene vegetali, riemerso durante i lavori di ristrutturazione del 2005. La sala è ora allestita con finestre moderne che ospitano una selezione di micro-sculture e la collezione di ritratti in miniatura donato al museo dalla famiglia Bruni Tedeschi.

Collezione di ritratti in miniatura
Dietro ogni volto c’è una storia e molte piccole curiosità del tempo. La miniatura ha sempre avuto un doppio valore simbolico: celebrativo, glorificazione di una dinastia o di una famiglia aristocratica, o dono affettivo e intimo tra persone che si amano. Questo tipo di oggetto raggiunse l’apice della sua diffusione nel diciassettesimo secolo durante il regno di Luigi XIV di Francia, quando persino la parte posteriore della miniatura fu abbellita da messaggi d’amore e decorazioni con ciocche di capelli dei propri cari, disposte secondo geometrie decorative articolate . Il ritratto non era solo un’espressione di comprensione amorevole, ma anche di maternità, lutto e molti altri sentimenti: un esempio è la moda ottocentesca dell’occhio dell’amante, ritratti illuminati dell’occhio dell’amante, promessa di fedeltà eterna e amore.

Nell’attuale era digitale, il ritratto non è scomparso ma si è arricchito di un forte significato sociologico. Oggi il ritratto fotografico, il selfie, è uno strumento di espressione della propria personalità. Come ai tempi di Maria Antonietta, l’autorappresentazione è un’affermazione della propria individualità e della nostra storia, di un presente che diventa eterno.

La miniatura si distingue per le sue piccole proporzioni, per particolari tecniche e materiali, specificamente progettati per ottenere la massima efficacia su piccoli formati. Il termine deriva da MINIUM, un minerale raro da cui è stato ottenuto il colore rosso usato nelle immagini decorative e nelle lettere iniziali dei capitoli dei manoscritti. I primi ritratti in miniatura risalgono al XVI secolo, alla corte di Francia e Inghilterra, dove il re Enrico VIII fu immortalato in piccoli capolavori di precisione. Il genere si diffuse dal XVIII secolo creando diverse scuole in Europa. Nel 1839 la nascita del dagherrotipo, il primo strumento fotografico per la produzione di immagini, fu un vero successo per il pubblico e portò molti miniaturisti a convertirsi all’arte della fotografia, decretando l’inevitabile declino del ritratto in miniatura.

La maggior parte delle miniature delle collezioni di Palazzo Madama provengono dalla collezione di Alberto Bruni Tedeschi, imprenditore industriale e raffinato compositore, una delle personalità di spicco del ‘900 italiano. Si è distinto come collezionista molto sensibile: nel 2005 la famiglia ha donato la sua collezione di 130 miniature a Palazzo Madama, che ripercorre la storia del piccolo ritratto in Europa dal terzo quarto del diciottesimo secolo alla metà del diciannovesimo secolo, attraverso un panoramica di argomenti intimi e familiari a fianco dei quali ritraggono le famiglie al potere e grandi politici, soldati, scrittori, artisti, medici e scienziati. Sono rappresentate le principali scuole europee: Jean-Baptiste-Jacques Augustin e Jean-Baptiste Isabey per la Francia, George Engleheart, Andrew Plimer e Charles William Ross per l’Inghilterra, Moritz Michael Daffinger per l’Austria, Augustin Ritt per la Russia, Giambattista Gigola per l’Italia. Dalle parole di Bruni Tedeschi: la gloria del piccolo è la gioia più difficile, perché è necessario avere un grande occhio.

scuole
La ritrattistica in miniatura vede emergere due scuole fondamentali, quella inglese e quella francese. La scuola inglese, caratterizzata da semplici linee dipinte a guazzo su pergamena o cartone, vide pochissime donne rappresentate nel periodo Tudor (XVI secolo), mentre nel periodo Stuart (fine XVI – XVII secolo) dominava il ritratto femminile. Nel periodo chiamato Accademia Reale (secondo XVIII inizi XIX), l’acquerello su trionfi d’avorio.

La ritrattistica francese si sviluppò durante il regno di Luigi XV con un gusto particolare per le scene allegoriche e mitologiche. L’arrivo a Parigi di Rosalba Carriera, eccellente miniaturista veneziano, da un lato segna l’uso di un materiale pittorico insolito ma molto apprezzato come l’avorio, dall’altro la moda del ritratto intimo.

Tecniche e materiali
Il materiale di supporto per le miniature è molto vario, così come le tecniche utilizzate. Nella collezione di Palazzo Madama ci sono esempi di pittura ad acquerello su pergamena, di guazzo su cartone trattato, smalto su ceramica, fino alla pittura più diffusa e luminosa su avorio. Le cornici sono anche in diversi materiali, dal bronzo dorato al legno intagliato. Una particolare curiosità è racchiusa sul retro di alcune miniature: ricami e trame complesse di capelli della persona ritratta evocano ricordi di affetti e passioni legate a piccoli ritratti.

Collezione di ritratti da donna

Ritratto di una donna (circa 1825), di scuola inglese
«Invano ho faticato. Non lo farà. I miei sentimenti non saranno repressi. Devi permetterti di dirti con quanta passione ti ammiro e ti amo »-” Orgoglio e pregiudizio “di Jane Austen

Presunto ritratto di Carolina Bonaparte (circa 1800), di Louis-Léopold Boilly
Ritratto di una giovane donna (circa 1840), di Alois Von Anreiter

Moda: ritorno al futuro
Durante l’impero napoleonico, la moda cambia sviluppando il gusto per uno stile naturale senza artifici. Abbastanza corsetto e panier, i vestiti sono semplici tuniche ispirate allo stile classico, lunghe fino alla caviglia e strette sotto il seno.

Ritratto di una giovane donna (circa 1810), di Fanny Charrin

Nastri e gioielli
L’uso delle parrucche finì dopo la Rivoluzione francese. In effetti, l’acconciatura per signore e signori era semplice e selvaggia. Durante l’impero napoleonico, l’acconciatura femminile, kwon come neoclassica, fu ispirata dall’antica Grecia. I capelli erano semplicemente intrecciati con nastri e arricchiti con gioielli o diademi.

Giovane donna in bagno (circa 1810), di Fanny Charrin
La regina Maria Teresa di Napoli (circa 1837), di Moritz Michael Daffinger
Ritratto di donna (1834), di Simon-Jacques Rochard
Ritratto di una donna (1825), di Henry Collen
Ritratto di Lady GR Smith (1831), di Thomas George
Ritratto di una donna (circa 1830), di Madeleine Pauline Ducruet

Collezione Bruni Tedeschi

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Miti e leggende
Dal XVIII secolo in Francia, come anche in Europa, si diffonde l’entusiasmo per scene allegoriche e figure mitologiche, un fenomeno noto come genere in miniatura. La società vuole eludere la realtà a favore di soggetti sognanti e fatati

Scena allegorica di Pigmalione (1793)

Clic di potere
A causa dell’alta qualità artistica, il ritratto in miniatura è uno strumento di successo e riconoscimento per persone potenti e artisti che vogliono lasciare un segno. Da Maria Antonietta a Vittorio Alfieri, la parola chiave è potere

Queen Marie-Antoinette (1776)
Lady Elisabeth of France (circa 1785)
Re Luigi XVI (1784)
Camillo Benso, conte di Cavour (1873)
Imperatore Napoleone (circa 1810)
Il poeta Vittorio Alfieri (circa 1800)
«Specchio sublime di veri detti, mostrami nel corpo e nell’anima cosa sono» – Poesia “Il mio ritratto” di Vittorio Alfieri
Ritratto del principe Eugenio di Savoia-Carignano (circa 1725)

Tema d’amore
Dal XVIII secolo, il ritratto è anche una dichiarazione di sentimenti d’amore, che creano una relazione emotiva tra il donatore e il ricevente. Da un lato il volto dell’amato, dall’altro non solo messaggi d’amore ma anche ciocche di capelli disposte lungo strutture preziose e complesse.

Il ritratto in miniatura è stato un regalo intimo come promemoria di amore e devozione. Spesso decorava bracciali, medaglioni o spille fissate su lacci e nastri

«Dovrei essere squisitamente miserabile senza la speranza di vederti presto. Dovrei avere paura di separarmi lontano da te .. […] Il mio amore è egoista – non posso respirare senza di te. » John Keats

Le guerre erano la ragione della separazione degli innamorati. Per questo motivo, era importante avere un oggetto come promemoria dell’amato e delle ragioni della sua assenza, attraverso simboli metaforici.

Ritratto di una giovane donna (circa 1785)
Sir John Sinclair (circa 1792)
Ritratto di una giovane donna (circa 1795)
Ritratto del conte Silvestro Mazé di Mombello (1798)
Ritratto di un uomo (circa 1795)
Ritratto di una donna (1806)
Un handcherkief, un barattolo rovesciato, una data significativa (forse quella di partenza) … tutti simboli di due amanti separati. Sullo sfondo, una statua che simboleggia una donna seduta su un’ancora come prova di attesa.

The Age of Innocence
Nel diciannovesimo secolo, il ritratto in miniatura è espressione di una vasta gamma di sentimenti, non solo amore ma anche maternità e amore filiale

Lady Anne Beechey con la sua piccola Anne (1800)
Ritratti di Edward Long figli gemelli (1771)
Ritratto di Adeline e Charles Leigneux of Anhalt (1804)
Leslie Ward and Her Sister (1854)
Ritratto di una giovane ragazza (circa 1845)
Ritratto di un ragazzo (circa 1800)

Madama Palace
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centralissima Piazza Castello a Torino. Avendo avuto un ruolo di primo piano nella sua storia dall’epoca romana fino ai giorni nostri, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità con le altre residenze della Savoia nel 1997. Palazzo Madama, come parte del sito seriale delle Residenze sabaude. L’edificio ospita il Museo Civico di Arte Antica.

È una combinazione di duemila anni di storia di Torino, dall’antica porta orientale della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum a una roccaforte difensiva, quindi a un vero castello, un simbolo del potere Savoia fino almeno al XVI secolo, quando l’attuale palazzo reale, come sede del duca di Savoia.

La parte occidentale del primo complesso medievale fu in seguito chiamata Palazzo Madama perché fu inizialmente abitata da Madama Cristina di Borbone-Francia, chiamata la “prima Madama reale”, nel periodo intorno al 1620-1663, poi da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours , chiamata la “seconda Madama reale”, nel periodo 1666-1724. Fu per quest’ultimo che l’attuale facciata fu progettata, nel 1716-1718, dall’architetto di corte Filippo Juvarra.

La visita si estende su quattro piani, dove la storia secolare della sua costruzione interagisce con le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, presenti qui dal 1934.

I primi secoli del Medioevo sono illustrati nella collezione medievale di lavori in pietra a livello del fossato, con le sue sculture, mosaici e gioielli che vanno dal periodo tardoantico al romanico. Le sale del XV piano al piano terra contengono dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi dal XIII al XVI secolo, principalmente piemontesi. Nella sala circolare della Torre del Tesoro c’è una selezione di capolavori, tra cui il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina. Al piano nobile, con la sua straordinaria gamma di stucchi e affreschi barocchi, si trova la moderna pinacoteca con opere delle Collezioni Savoia e un’importante selezione di mobili realizzati da maestri ebanisti piemontesi, italiani e francesi. Infine, l’ultimo piano ospita le collezioni di arti decorative,

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