Palazzo Madama, Torino, Italia

Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centralissima Piazza Castello a Torino. Avendo avuto un ruolo di primo piano nella sua storia dall’epoca romana fino ai giorni nostri, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità con le altre residenze della Savoia nel 1997. Palazzo Madama, come parte del sito seriale delle Residenze sabaude. L’edificio ospita il Museo Civico di Arte Antica.

È una combinazione di duemila anni di storia di Torino, dall’antica porta orientale della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum a una roccaforte difensiva, quindi a un vero castello, un simbolo del potere Savoia fino almeno al XVI secolo, quando l’attuale palazzo reale, come sede del duca di Savoia.

La parte occidentale del primo complesso medievale fu in seguito chiamata Palazzo Madama perché fu inizialmente abitata da Madama Cristina di Borbone-Francia, chiamata la “prima Madama reale”, nel periodo intorno al 1620-1663, poi da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours , chiamata la “seconda Madama reale”, nel periodo 1666-1724. Fu per quest’ultimo che l’attuale facciata fu progettata, nel 1716-1718, dall’architetto di corte Filippo Juvarra.

La visita si estende su quattro piani, in cui la storia secolare della sua costruzione interagisce con le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, presenti qui dal 1934.

I primi secoli del Medioevo sono illustrati nella collezione medievale di lavori in pietra a livello del fossato, con le sue sculture, mosaici e gioielli che vanno dal periodo tardoantico al romanico. Le sale del XV piano al piano terra contengono dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi dal XIII al XVI secolo, principalmente piemontesi. Nella sala circolare della Torre del Tesoro c’è una selezione di capolavori, tra cui il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina. Al piano nobile, con la sua straordinaria gamma di stucchi e affreschi barocchi, si trova la moderna pinacoteca con opere delle Collezioni Savoia e un’importante selezione di mobili realizzati da maestri ebanisti piemontesi, italiani e francesi. Infine, l’ultimo piano ospita le collezioni di arti decorative,

Storia
Palazzo Madama, un palazzo con duemila anni di storia e un grande patrimonio di pittura, scultura e arti decorative, da conservare e rendere accessibile alla comunità

Da Porta Romana una casa forte
Situato nel cuore di Torino, in quello che doveva essere il castrum quadrilatero romano, il complesso sorge su quella che, al tempo dell’antica colonia romana di Julia Augusta Taurinorum, era chiamata Porta Praetoria (per altri storici era invece la Porta Decumana), da cui il Decumanus Maximo è entrato entrando dalla parte orientale. Qui infatti avevi accesso alla città dal lato del Po, che fu accuratamente difeso a causa della sua posizione strategica; dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la porta fu trasformata in una fortezza, adatta alla difesa della città, data l’ovvia importanza di questa via di comunicazione, anche se manteneva la funzione originale di passaggio con l’apertura nelle antiche mura romane. Già nel IX secolo viene confermato il nome di un secondo passaggio, chiamato Fibellona, ​​di etimologia incerta.

La fortificazione primitiva passò poi ai Marchesi del Monferrato nel XIII secolo, e questo fu il luogo dove, con ogni probabilità, fu firmato il trattato tra Guglielmo VII del Monferrato e Tommaso III di Savoia che prevedeva il rilascio del primo e del trasferimento di Torino dagli Aleramici alla Savoia. Era il 1280.

I secoli passarono e la fortificazione di Porta Decumana passò alla proprietà della famiglia Savoia-Acaja (ramo cadetto della famiglia Savoia) che lo ingrandì in un castello nella prima metà del 14 ° secolo: ciò avvenne per naturale discesa dinastica, da Tommaso III a Filippo I, principe di Savoia e signore di Acaja, che da allora ha esercitato un potere effettivo su Torino, facendo di questa roccaforte il suo centro di potere.

Un secolo dopo è sempre un Acaja, Lodovico, a riorganizzare il castello, facendolo assumere la forma quadrata con cortile e portico, quattro torri cilindriche angolari, ancora oggi parzialmente riconoscibili su tre lati. L’estinzione del ramo di Acaja vide il castello diventare una residenza per gli ospiti Savoia.

Sia per la distanza dalla capitale reale della contea e del ducato, Chambéry, sia per la sua posizione marginale anche nei domini piemontesi, il Castello di Acaja ebbe un ruolo di secondaria importanza nella successione degli anni tra il XV e il XVI secolo. Designato come residenza temporanea del duca durante i suoi viaggi a Torino, fu principalmente ospitato dagli ospiti della Savoia: tra questi spicca la figura di Carlo VIII di Francia, che visse qui il 4 settembre 1494 l’occasione della sua discesa verso il Regno di Napoli.

La reggente Bianca di Monferrato, moglie di Carlo I di Savoia, scelse la residenza permanente durante il periodo di residenza torinese in occasione dell’età minore dell’unico figlio avuto dal marito, Carlo Giovanni Amedeo, che morì prematuramente. Quando Carlo VIII arrivò a Torino, Bianca, che viveva poi nelle stanze del palazzo, cedette i suoi appartamenti al re di Francia, ritirandosi nelle sale del palazzo vescovile (era allora vescovo Domenico della Rovere): nel 1497, in per rendere più agevoli i movimenti con il futuro Palazzo Reale, è stato creato un collegamento tra i due edifici attraverso una galleria, ora in fase di recupero.

Corte dei Savoia
Fu abitata per un breve periodo da Emanuele Filiberto di Savoia, che voleva farne la residenza dei duchi dopo aver spostato la capitale da Chambéry a Torino. Tuttavia, considerando il futuro Palazzo Reale più adatto alla sua figura, riportò Palazzo Madama alla sua antica funzione di edificio per gli ospiti. Dal 1578, tuttavia, (in occasione di importanti matrimoni o feste solenni) la famiglia Savoia espose il Sacro Lino da Palazzo Madama.

Sede di membri della famiglia reale, non del ramo dinastico diretto, fu anche sede di spettacoli e spettacoli, progettati per celebrare grandi eventi come, ad esempio, matrimoni: questo è il caso delle celebrazioni per il matrimonio di Carlo Emanuele I di Savoia, nel 1585, quando mise in scena Il pastore fido di Giovanni Battista Guarini.

L’anno 1637 è una pietra miliare nella storia di Palazzo Madama: il reggente del duca Carlo Emanuele II di Savoia, Maria Cristina di Borbone-Francia, volendo sfuggire all’aria pesante della corte, lo elegge come residenza. Appena installato, ha commissionato importanti lavori di ristrutturazione, come la copertura del cortile (che si trova ancora un piano sopra il resto dell’edificio) e la modernizzazione degli appartamenti interni.

Sessanta anni dopo, un’altra donna forte della casa Savoia, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (reggente di Vittorio Amedeo II di Savoia) abiterà questo palazzo e deve il suo aspetto attuale e parte del nome del palazzo stesso, sede di le reggenze di due “Madame Reali”.

Le tracce dell’antico castello medievale dovevano essere cancellate o, almeno, nascoste: così, ad esempio, l’antico ponte levatoio, ancora presente fino al 1686, fu rimosso dal lato ovest. Carlo e Amedeo di Castellamonte furono chiamati ai lavori di restauro, insieme al pittore Guglielmo Caccia.

Filippo Juvarra progettò per il reggente un magnifico palazzo barocco in pietra bianca. Il progetto, tuttavia, non fu mai completato – come spesso accadeva nella storia dei palazzi sabaudi – e dopo il completamento della sua avanzata nel 1721 non fu fatto altro.

Tuttavia, questo spettacolare ingresso è sufficiente per ammirare il grandioso progetto juvarriano: sopra un pavimento bugnato si erge un corpo con grandi finestre punteggiate da colonne e lesene di un ordine composito che sostengono una trabeazione scolpita sormontata da un’elegante balaustra decorata con vasi e statue anche in marmo bianco.

L’interno contrasta invece con una leggerezza quasi arcadica data soprattutto dalla luce che penetra dai tre lati finestrati e presenta quattro colonne centrali che sostengono la volta della monumentale scala che porta al piano superiore. Le finestre, oltre a dare grande luminosità alla scala d’ingresso, hanno permesso alle persone di fronte al palazzo di partecipare visivamente ai grandi festival barocchi.

La maschera barocca non nasconde l’antico castello medievale ma gli conferisce importanza e status ufficiale, come simbolo del potere. Dalla morte dell’ultima Madame Reale, che se ne è innamorata, ha subito pesanti cambiamenti a causa dei vari usi che ne ha fatto, dalla stazione di polizia alla sede del governo provvisorio francese nella campagna napoleonica.

Età moderna
Il ritorno dei Savoia, a Torino e in Piemonte, permise una nuova vita al palazzo: sede dei comandi militari, il luogo fu utilizzato come osservatorio astronomico dal 1822 e ancora per gran parte del secolo fu possibile osservare, sul cima dell’edificio, una curiosa cupola per osservazioni scientifiche: in seguito fu spostato sulle colline.

Carlo Alberto riconsiderò l’edificio, facendolo sede della Pinacoteca Regia (poi Museo Civico) e successivamente del Senato subalpino e poi della Corte di Cassazione: il Senato fu inaugurato l’8 maggio 1848, mentre il re era in guerra contro Austria; l’ultima sessione è datata 9 dicembre 1864. L’aula, fino al 1927 ancora intatta, fu poi demolita a seguito di lavori interni sull’edificio.

Il funerale della Grande Torino ebbe luogo il 6 maggio 1949. I cadaveri furono esposti proprio a Palazzo Madama e poi trasportati, in processione, tra la folla formata da 500.000 persone riunite per dare l’ultimo saluto a uno dei più forti del calcio squadre di tutti i tempi.

Verso la fine di quel secolo, iniziò l’interesse per la storia del Palazzo, scavando le basi e trovando tracce nell’architettura degli edifici e nelle versioni precedenti.

Divenuto sede del Museo Civico di Arte Antica nel 1934, nel corso del XX secolo il castello subì numerosi restauri e restauri, terminati alla fine del 2006, restituendo alla città un importante “documento” dei duemila anni della sua storia .

Dal 2007 il museo ospita importanti opere d’arte (sculture antiche, una galleria d’arte e una vasta collezione di porcellane).

Nel 2010 la facciata juvarriana è stata oggetto di un impegnativo restauro, mentre i giardini intorno alla casa fortificata sono stati riorganizzati e ospitano specie botaniche risalenti al periodo medievale. Inoltre, grazie a un prestito della Fondazione CRT, è stata recuperata la Sala del Senato Subalpino, la cui inaugurazione è avvenuta il 18 marzo 2011, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel contesto generale delle celebrazioni per il 150 ° anniversario dell’Unità d’Italia.

Nel 2014 è stato approvato il trasferimento della proprietà di Palazzo Madama dallo Stato italiano alla Città di Torino, che è stato poi completato nel 2016.

Il Museo
Palazzo Madama è un grande edificio storico che oggi ospita le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, il museo comunale d’arte antica di Torino. La visita consiste quindi in due tour in uno: imparerai a conoscere la storia dell’edificio e le opere d’arte che contiene.

Il Museo fu istituito nel 1861 dal Comune di Torino per riunire e ospitare il patrimonio piemontese. Ecco perché la maggior parte delle opere di Palazzo Madama provengono dalla regione e dalle aree limitrofe. Scoprirai le opere di grandi artisti e artigiani, che ti aiuteranno a capire la cultura e i gusti artistici di una regione alpina e di frontiera che è stata governata per sei secoli dalla dinastia Savoia. Ma c’è di più nello spirito del Museo: quello dei suoi grandi capolavori e quello che si ispira ai grandi musei internazionali delle arti applicate. Le immense collezioni su questo piano furono inizialmente allestite dai primi direttori del museo come un catalogo di modelli per artigiani piemontesi, e ora formano una delle più grandi collezioni di arti applicate in Italia.

La facciata
La facciata di Palazzo Madama è una delle immagini simboliche di Torino. La facciata di Palazzo Madama fu progettata e costruita da Filippo Juvarra tra il 1718 e il 1721 per Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, la seconda Royal Madama.

È uno dei capolavori dell’architetto e le tonalità chiare dei materiali utilizzati contribuiscono all’effetto di leggerezza che Juvarra ha progettato per la facciata dell’edificio: una sorta di griglia trasparente, attraverso la quale si percepisce lo sviluppo decorativo interno, in una composizione nel complesso basato sul passaggio della luce.

La facciata è realizzata con materiali lapidei provenienti da varie cave piemontesi: per la superficie maggiore, il marmo Chianocco (Valle di Susa, Torino), un marmo chiaro, con tonalità calde e luminose che sfumano dall’ocra al rosa; per le statue e i vasi in alto, il marmo di Brossasco (Valle Varaita, Cuneo), bianco con venature verdi; infine, per la base, una pietra grigia, lo gneiss Vaie (Valle di Susa, Torino).

Seminterrato
Nel seminterrato, vicino alle fondamenta romane, si trova il Lapidario Medievale – la collezione medievale in pietra – con sculture in pietra e gioielli. Da lì puoi raggiungere il giardino medievale, un paradiso di natura e silenzio nel cuore di Torino

Piano terra
Il piano terra è dedicato principalmente al castello quattrocentesco e all’arte del Medioevo e del Rinascimento. Nella Torre del Tesoro troverai il Ritratto di un uomo di Antonello da Messina.

Al piano terra, caratterizzato da sale quattrocentesche, si trovano dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi del periodo gotico-rinascimentale. Nella sala della Torre Tesori, una delle torri quattrocentesche del vecchio castello, troverai alcuni dei pezzi più importanti di questo periodo come il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina.

È stata organizzata la mostra sulla scultura piemontese dal gotico al Rinascimento, che espone le lapidi medievali che ospitano sculture, mosaici e opere orafe (incluso il prezioso tesoro di Desana) che vanno dal periodo tardo antico al periodo romanico. Una doppia opportunità, pertanto, visitare Palazzo Madama, non solo per ammirare il capolavoro juvarriano, ma anche per verificare la coerenza delle acquisizioni del Museo Civico di Arte Antica (molte opere esposte fanno parte della collezione del museo). La possibilità di fare un punto sulla scultura sacra in Piemonte di quel periodo.

La collezione di sculture gotiche e rinascimentali piemontesi è un nucleo molto importante del Museo civico d’arte antica, continuamente arricchito con acquisizioni che salvarono le sculture monumentali dalla dispersione ma anche arredi in legno e cornici in terracotta, testimonianza di una tradizione artigiana secolare.

Questa sezione è ora esposta, insieme alle opere di altri musei, per segnalare l’azione protettiva svolta dal Museo Civico nell’area sin dai suoi primi anni. In effetti, la mostra gotica e rinascimentale in Piemonte risale al 1939, che non era solo una mostra temporanea, ma progettò il museo in sezioni dedicate al Medioevo e al Rinascimento. Allo stesso modo, la mostra allestita oggi nella sala del Senato è una fase di studio scientifico per pianificare il nuovo itinerario museale.

Primo piano
Le sale barocche al primo piano contengono l’arte dei secoli XVII e XVIII, con dipinti e mobili di Pifetti e Prunotto in ambienti sontuosamente decorati.

Sala del Senato
La maestosa Sala del Senato creata nel 1638 ha visto eventi storici cruciali per la storia dell’Italia, dell’Europa e dei loro cittadini. La grande sala al primo piano, precedentemente di proprietà degli svizzeri, è utilizzata come aula al Senato subalpino. L’architetto Ernesto Melano trasforma lo spazio in un grande auditorium composto da sedili e tribune, un allestimento concepito come temporaneo e che non compromette lo stato originale, essendo indipendente, staccato dalle pareti. Al di sopra del grande ordine monumentale, le decorazioni sono dipinte raffiguranti le opere della casa Savoia nel corso dei secoli.

Dietro la sede del Presidente del Senato ci sono due iscrizioni su due placche rettangolari: una cita la forma di governo attualmente in vigore in Italia, vale a dire la Repubblica; L’altro è molto più antico e dà le parole con cui Vittorio Emanuele II commemora l’unità dell’Italia. Il soffitto della cupola è dipinto con una tela dipinta, chiamata Velario, che contiene i medaglioni con le effigi di quattro giurisprudenti, le quattro virtù civiche e le quattro capitali dei pre-regni.

La sala prende il nome da Cesare Maccari, che la decorò dopo aver vinto un concorso bandito dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1880. Le decorazioni colpiscono il soffitto sotto forma di quattro figure allegoriche che circondano il motivo centrale raffigurante una personificazione dell’Italia trionfante. I quattro medaglioni rappresentano in particolare commercio e agricoltura (industria), armi, scienze e arti. Le allegorie sono rappresentate sotto forma di incarnazione della dea come ragazze.

È un grande salone utilizzato per funzioni di rappresentanza, creato all’inizio degli anni Trenta dalla demolizione di un muro divisorio e dotato di una cassettiera in stile moderno. Nel fregio seicentesco alla Buvette, prevalgono figure di putti e leoni e nell’altra vi sono figure femminili. La stanza è arricchita da sei affreschi storici.

Residenze reali
Al primo piano, all’interno delle sale barocche dove abitava la signora Reali, le arti del XVII e XVIII secolo, con la pinacoteca, i mobili di Piffetti e Prinotto e le sontuose decorazioni delle stanze.

La monumentale scalinata della Juvarra, il percorso archeologico della corte medievale, le sontuose sale barocche al piano principale dove si trovavano gli appartamenti delle due Madame reali (Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista Savoia di Nemours) e il Salone del Senato che ha ospitato le opere delle camere all’indomani dell’Unità d’Italia, completamente restaurate e valorizzate a livello storico-artistico e funzionale e con una nuova disposizione delle collezioni museali, vasta ed eterogenea, che Palazzo Madama ospita dal 1934 .

Sono seguiti il ​​rilievo architettonico dell’edificio, condotto con moderne tecnologie informatiche, e il rilievo archeologico. un’intensa campagna di saggi stratigrafici su superfici decorate e stucchi; lo studio dei manufatti dell’edificio e molteplici indagini storiche e archivistiche, che hanno coinvolto oltre 40 collaboratori scientifici e che hanno chiarito, in parte, la costruzione e l’uso dell’evoluzione del Palazzo e le funzioni delle stanze nelle diverse epoche.

Le pareti, le volte e le strutture decorative dell’edificio sono state restaurate, in particolare quelle che contribuiscono a definire la sua faccia barocca (dall’intonaco alle decorazioni in stucco, dalle boiserie ai manufatti in pietra e vetro, dalla porta sopra ai pavimenti , dagli specchi agli affreschi), portando alla luce colori e decorazioni originali, a volte completamente nascosti: come nel caso della facciata e della scala juvarriana, dove sono emerse le decorazioni scenografiche volute dal grande architetto, o come per i ritrovati ambientazione ottocentesca nei registri superiori delle mura e nella volta della Sala del Senato.

Contemporaneamente a tutto ciò, sono stati effettuati l’adattamento funzionale degli spazi e un restauro complessivo e sistematico delle collezioni in vista del nuovo allestimento.

Collezioni che con la loro eterogeneità – dipinti, sculture, manoscritti miniati, maioliche e porcellane, oro e argento, arredi e tessuti – testimoniano la ricchezza e la complessità di dieci secoli di produzione artistica italiana ed europea.

Al piano principale dell’edificio è allestita la moderna pinacoteca, con opere provenienti dalle collezioni sabaude (l’Assunta e San Gerolamo di Orazio Gentileschi, i paesaggi di Vittorio Amedeo Cignaroli, le opere di Jean Miel e Bartolomeo Guidobono, per esempio) e un’importante selezione di mobili frutto dell’esperienza di artigiani piemontesi, italiani e francesi.

Seguito i suggerimenti storici nell’edificio, l’ambiente si è concentrato anche sull’idea del dialogo tra antico e moderno. Quindi accanto al design di nuove strutture idonee ad accrescere il valore delle collezioni, la Vendita di Arti Decorative nelle 73 vetrine degli anni Trenta realizzata dalla ditta Fontana Arte a Milano – a quel tempo diretta da Gio Ponti – ripristinando la struttura in legno e funzionalizza le luci, l’ampio vetro curvo, il gioco degli specchi sugli scaffali e sul fondo.

Le sale, trasformate e ridecorate tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, tornarono a risplendere attraverso la preziosa trama di stucchi, affreschi e mobili intagliati e dorati emersi da un lungo e paziente restauro.

Nelle sale delle residenze reali: la sala della Madama Reale, le Quattro Stagioni, la sala delle feste e la sala del Guidobono, è allestita una parte della galleria del Museo Civico di Arte Antica, con cinquanta opere di importanti artisti piemontesi e italiani, tra cui Jan Miel , Giovanni Battista Crosato, Giacomo Ceruti, Agostino Masucci, Giovanni Paolo Pannini, Sebastiano Conca e Vittorio Amedeo Cignaroli.

La stanza di Madama Reale:
Tra il 1708 e il 1715 fu allestita la nuova camera da letto di Maria Giovanna Battista. Il programma decorativo include le quattro porte superiori con allegorie di Autorità, Gentilezza, Fedeltà e, forse, Carità. Il camino in legno intagliato con il ritratto di Carlo Emanuele II, realizzato nel 1688-1889 da Cesare Neurone, proviene dal vecchio appartamento della Duchessa.

Un’atmosfera molto suggestiva è quella della stanza di Madama Reale. La camera, scelta nel 1708-1709 da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, seconda Madame Reale, come camera da letto e ambiente privato ha uno stile ricco ed eccentrico. La stanza è arredata con dipinti e mobili che suggeriscono, sulla base dei documenti, l’antico apparato della stanza, oggi perduto.

Camera Four Seasons:
Un ambiente raffinato e raffinato è quello della Sala Quattro Stagioni. La sala prende il nome dalla ricca decorazione della volta e della cupola che ospita le allegorie delle stagioni. L’elaborata decorazione, realizzata in stucco e affresco, fu realizzata tra il 1708 e il 1715 attingendo ai modelli decorativi, ispirati a modelli decorativi di Jean Bérain, architetto e designer ornamentale francese alla corte di Luigi XIV.

Treasure Tower:
Nelle finestre si suggerisce, attraverso le opere che provengono in gran parte dalle collezioni Savoie, l’idea di un Wunderkammer, le collezioni, cioè i grandi principi del diciottesimo secolo creati dalla raccolta di oggetti rari e preziosi, con forme fantasiose, costruito con materiali insoliti, strumenti scientifici, fossili e reperti archeologici, per creare un effetto spettacolare e sorprendente.

Stanza da festa:
Costruito nel 1927-1928 per dotare l’edificio di una grande sala di accoglienza, fu creato demolendo due sale settecentesche. Ospita splendidi manufatti di arte decorativa che rievocano il gusto e lo stile della corte della Madama reale attraverso mobili, arredi, sculture e ceramiche.

Camera delle guardie:
Caratterizzata da una sontuosa decorazione a stucco della volta realizzata nel XVIII secolo, Guards Chamber è austera e composta nella sua eleganza. Alle pareti ci sono dipinti ispirati all’opera di Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio e due dipinti di Orazio Gentileschi.

Governo rotondo:
Il piccolo e prezioso spazio, ospitato all’interno della torre romana nord-occidentale, è un punto chiave dell’appartamento allestito a metà del secolo per la prima Madama reale di Savoia, Maria Cristina di Francia. La fitta selezione di ritratti dei Savoia e le figure di corte più importanti è esposta sui muri, che ci raccontano le mode e le facce del passato.

La stanza dei fiori
Il nome di questa stanza nel palazzo deriva dalle decorazioni realizzate nel 1688-1689 dai pittori di fiori Agostino Belleudi e Salvatore Bianco, oggi perduti ma ricordati nei documenti. I successivi interventi hanno anche nascosto il fregio dipinto con putti, cartigli, pergamene e pergamene vegetali, riemerso durante i lavori di ristrutturazione del 2005. La sala è ora allestita con finestre moderne che ospitano una selezione di micro-sculture e la collezione di ritratti in miniatura donato al museo dalla famiglia Bruni Tedeschi.

Secondo piano
Al secondo piano, potrai vedere le arti decorative di tutte le età: ceramiche, avori, gioielli, tessuti, oggetti in vetro e molto altro ancora. Infine, al terzo piano, la torre panoramica offre una vista speciale sulla città e sull’ambiente naturale circostante.

Collezione di ceramiche e maioliche
La mostra Italia della ceramica e maiolica, presenta una serie eccezionale di ceramiche e maioliche prodotte dalle più prestigiose manifatture italiane, riunendo i capolavori delle collezioni private di Palazzo Madama. La mostra si apre nella Camera delle Guardie con una grande vetrina, che evoca i mobili protagonisti della sala da pranzo rinascimentale, la credenza, dove sono state esposte le raffinate maioliche sia per essere ammirate sia per servire le attrezzature del tavolo. Quindi si entra nella Sala del Senato dove il percorso si snoda attraverso i principali centri di produzione di maioliche in Italia, come Deruta, Faenza, Urbino, Gubbio, Venezia, Castelli e Torino, e si concentra sulle caratteristiche della decorazione e dei principali artisti, tra cui quale Nicola da Urbino e Francesco Xanto Avelli.

La mostra continua illustrando l’ampia varietà di temi riprodotti sulla maiolica storica, che, oltre ai soggetti religiosi, vede soggetti profani riccamente rappresentati, tratti dalla storia e dalla mitologia antiche, o riguardanti la vita affettiva, come i temi dell’amore o lo status sociale responsabilità dei clienti, come i servizi araldici. Le fonti grafiche di questo dipinto di storie derivano dai repertori di incisioni che circolavano nelle botteghe di maioliche e che erano i mezzi per riprodurre su piccola scala e per una visione domestica le invenzioni più famose dei grandi pittori dell’epoca.

L’uso della ceramica e della maiolica nella vita sociale si è ampliato e differenziato. Nell’arredamento della casa italiana, soprattutto nelle residenze di campagna, la maiolica storica è stata esposta sulle credenze ma utilizzata anche sui tavoli e potrebbe essere offerta come regalo in occasioni come il matrimonio e la nascita. Piccole sculture, che a volte mascheravano la funzione di calamai o fontane, venivano utilizzate a scopo decorativo in interni privati. Particolarmente florido divenne l’uso della maiolica nei kit di farmacia, generalmente commissionati da istituzioni religiose.

Collezione di vetri
La “Camera di vetro”, la nuova sala per le arti decorative al secondo piano del museo Toriense di Palazzo Madama, interamente progettata e realizzata con il contributo del Rotary Club Torino. La stanza è il risultato di un attento studio del design e della riorganizzazione della “Glass and Ivory Room”, uno spazio museale storicamente dedicato alla mostra della collezione di orafi medievali, bronzi rinascimentali, smalti, vetro soffiato, avori scolpiti e straordinaria collezione di vetri dipinti e vetri graffiti oro. Il nuovo progetto ha permesso di trasformare questo spazio da una galleria espositiva di molte tecniche diverse in una sala tematica essenzialmente dedicata al vetro, presentata in tutte le sue forme.

La nuova sala è il risultato di un attento studio del design e della riorganizzazione della “Glass and Ivory Room”, uno spazio museale storicamente dedicato alla mostra della collezione di orafi medievali, bronzi rinascimentali, smalti, vetro soffiato, avori scolpiti e la straordinaria collezione di vetri dipinti e vetri graffiti oro. Il nuovo progetto ha permesso di trasformare questa sala da una galleria espositiva di molti tipi tecnici diversi in una sala tematica essenzialmente dedicata al vetro, presentata in tutte le sue forme. L’ambientazione, che ha raccolto suggerimenti dalle gallerie di vetro del Murano Glass Museum, dal Musée des Arts decorative di Parigi e dal Victoria and Albert Museum di Londra, racconta la storia di questo materiale così versatile attraverso le opere, la presentazione dei componenti e degli strumenti utilizzati dall’antichità ad oggi per la sua fabbricazione. Il risultato è un vero Wunderkammer in vetro, un luogo scintillante e suggestivo che illustra le molte tecniche e gli usi ancora più numerosi del vetro.

Collezione di pizzi e tessuti
La mostra di merletti e tessuti presenta pezzi importanti della ricca collezione di lacci del museo: manufatti tra cui numerosi accessori di abbigliamento, ventagli, grembiuli, cuffie, fazzoletti, colletti.

Con preziosi motivi rinascimentali, i gros points alla moda di Venezia, i bordi e i barbi molto chiari del XVIII secolo fiammingo, i merletti ottocenteschi realizzati a macchina, la selezione ripercorre la storia del merletto e offre approfondimenti su tecniche, moda e uso, sul suo valore simbolico nella nostra vita.

Concentrati sul tema del pizzo anche nella stanza, esponi proposte sartoriali, elaborate riflettendo sui concetti base del pizzo: il nodo e la trama, il vuoto e la pienezza, la trasparenza. Gli abiti in mostra sono il risultato di un percorso che ha visto i vistors impegnati nello studio dei manufatti di Palazzo Madama, delle tecniche e dell’evoluzione stilistica del pizzo, per poi dedicarsi allo sviluppo della ricerca personale e percorsi di ideazione creativa.

Terzo piano
Al terzo piano, la torre panoramica offre una vista speciale sulla città e sull’ambiente naturale circostante.

Giardino
Per ricreare il giardino, rispettando la tradizionale suddivisione dello spazio in hortus (orto), viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) nonché la presenza di arredi tradizionali (falconara, porcile, recinto di gallina).

In questo spazio, oltre alle piante e alle specie vegetali citate nelle antiche mappe, sono state incluse anche piante ed erbe non specificamente descritte nelle fonti, ma certamente presenti nei giardini medievali tra Italia e Francia, sulla base delle indicazioni fornite da le piante agricole e medicinali dei secoli XIV e XV.