Collezioni di mobili liturgici, Museo Diocesano di Milano

Dal territorio della diocesi ambrosiana provengono tutti i pezzi raccolti nella sezione dedicata all’oreficeria e agli arredi liturgici, allestiti nella zona sotterranea dell’edificio: l’oreficeria lombarda, in particolare quella milanese, si è infatti sempre distinta per la sua alta qualità dei suoi prodotti, a partire dall’era viscontea e fino al ventesimo secolo, i negozi di Milano erano infatti configurati come punto di riferimento internazionale.

Tra le opere più importanti spiccano una serie di croci processionali del XV e XVI secolo, l’anfora e il bacino realizzati intorno al 1570 dall’orafo di Vienna ma attivi a Norimberga Wenzel Jamnitzer, nonché numerosi reliquiari e ostensori di diversi tipi e periodi. Questa sezione mostra anche importanti manoscritti miniati, come il libro del coro illuminato dal maestro BF, artista lombardo – Leonardo.

Punti salienti
La sezione espone gli arredi liturgici (reliquiari, ostensori, calici, candelieri, ecc.), Provenienti dal territorio diocesano, spesso veri e propri capolavori progettati per funzioni liturgiche. Questi costituiscono la documentazione storica e culturale delle origini artistiche lombarde dal VI al XX secolo. Di notevole importanza:

Croce processionale
Bottega lombarda (Milano?) Circa 1500-20 ° secolo, argento, metallo goffrato e cesellato, argentato e dorato, 95 x 54 x 15 cm
La croce della chiesa dei Santi Nazaro e Celso a Bellano, Lecco, è uno straordinario esempio di oreficeria lombarda del XVI secolo. Grazie al restauro del 2005, il sistema decorativo ridondante ha riscoperto le caratteristiche cromatiche e luminescenti, impreziosite da riflessi dorati. Sul recto il Crocifisso d’oro è dominato dal pellicano, alle teste delle croci sono raffigurate le figure di San Giorgio, San Pietro e San Paolo, con relativi attributi iconografici. Sul retro un medaglione con la Vergine e il Bambino è circondato dalla Vergine, dalla Maddalena, da San Giovanni e da un Santo all’estremità delle braccia.

Libro del coro
Con le entrate e gli antifoni dei vespri di tutte le domeniche e festivi durante tutto l’anno ambrosiano Codice della membrana illuminata
Maestro C. F Miniaturista attivo a Milano tra il 1490 ca. e 1545 ca. Ambrogio da Olginate Scritto attivo a Milano tra il 1507 e il 1510, 514 x 374 mm
Scritto da Fra Ambrogio da Olginate nel 1507 nel monastero milanese di Sant’Ambrogio ad Nemus, il codice passò poi nella chiesa di San Vittore martire di Casorate Primo (Pv), dove sono ricordati dal 1895. La parte illuminata si riferisce al Maestro B. F, artista di formazione longobardo-leonardesca ed è un’opera, insieme ad un altro codice sempre presso il Museo Diocesano, di capitale importanza nel contesto della sua produzione. Sei sono le lettere illuminate: tra queste, L’Ultima Cena (f. 22 v.) È strettamente dipendente dall’Ultima Cena di Leonardo, specialmente nella scelta compositiva di isolare Cristo dagli altri Apostoli.

Anfora
Wenzel Jamnitzer (1508-1585), argento fuso cesellato e dorato, 36 x 13 cm
Gli eventi iniziali della brocca e del bacino di completamento che provengono dal santuario milanese di Santa Maria vicino a San Celso, dove sono stati documentati dal 1796, sono sconosciuti. Entrambi i pezzi, grazie alla presenza del pugno, devono essere indirizzati al laboratorio di Wenzel I Jamnitzer, orafo di Vienna ma attivo a Norimberga, al servizio di Carlo V, Ferdinando I, Massimiliano II, Rodolfo II, Filippo II e anche in contatto con l’Italia. Le due opere, di straordinaria qualità, risalgono al 1570 circa, in piena atmosfera manierista, come si evince dal repertorio decorativo con fregi di conchiglie e alloro, teste di cherubini tra putti e maschere. Il beccuccio dell’anfora è formato dalla sinuosa modellistica del diadema della dea Diana, su cui poggia la maniglia del vaso, attraversata da un serpente.

Ostensorio
Eugenio Bellosio (1847-1927), metallo fusione argento e oro placcato, argento, cristallo e gemme, 95 cm, diametro 29

Il messale coperto, attribuibile a Delfinoni, probabilmente su disegno del pittore Aurelio Luini, proveniente dal Santuario di Santa Maria a San Celso (Milano);
le tre Capselle (XI secolo), in stucco, di Civate;
il corredo lustro, costituito da un’anfora e una conca (intorno al 1570), in argento sbalzato, cesellato e dorato, realizzato dall’argentiere di Norimberga, Wenzel Jamnitzer;
due calici (fine XVIII – inizi XIX secolo), in argento sbalzato, fuso e dorato, di Agostino Arbuschi;
Clip di Cope (1865) e coppa (1866), argento dorato, di Giovanni Beauty.

Museo Diocesano di Milano
Il Museo Diocesano di Milano è nato nel 2001 su iniziativa dell’Arcidiocesi di Milano con l’obiettivo di proteggere, valorizzare e far conoscere i tesori artistici della diocesi nel contesto del contesto spirituale che li ha ispirati. Dall’anno seguente è teatro dell’iniziativa Un capolavoro per Milano.

Il Museo Diocesano si trova nella cornice dei chiostri di Sant’Eustorgio, parte integrante di uno dei più antichi complessi monumentali di Milano, costruito dalle unità unite della basilica e del convento domenicano, un fiorente centro nel corso del secoli in una zona importante per la storia del cristianesimo milanese.

La collezione permanente è costituita da oltre settecento opere d’arte che abbracciano il periodo che va dal 4 ° al 21 ° secolo. All’interno della Galleria di Pittura dell’Arcivescovo si trovano le raccolte degli arcivescovi milanesi (parte dei Monti, Visconti, raccolta Riccardi e la raccolta completa di Erba Odescalchi). Oltre ai dipinti provenienti dalle chiese della diocesi, il Museo ospita un importante gruppo di opere di arredamento liturgico. Completano la collezione la sezione dedicata ai dipinti su pannelli in foglia d’oro (opere principalmente provenienti dalla sfera della Toscana del 14 ° e 15 ° secolo, raccolte dal Prof. Alberto Crespi e donate al Museo), e sculture e dipinti provenienti dalla collezione di Caterina Marcenaro. Infine, attorno a un primo nucleo di opere scultoree di Lucio Fontana,