Ivrea, Città Metropolitana di Torino, Piemonte, Italia

Ivrea è un comune italiano della città metropolitana di Torino, in Piemonte. La città si caratterizza per il suo storico carnevale, famoso in tutta Italia per la storica battaglia delle arance. È considerata “la capitale del Canavese”. Grazie alla sua importanza storica e alle sue particolari caratteristiche ambientali, la città di Ivrea e il territorio circostante offrono un notevole interesse, sia dal punto di vista culturale che turistico. Dal 1 luglio 2018 è entrata a far parte del patrimonio dell’UNESCO.

La città di Ivrea, nota ai più per gli insediamenti industriali dell’Olivetti, è geograficamente posizionata all’interno dell’area denominata “Canavese” occupando un punto di passaggio obbligato per chi volesse raggiungere la Valle d’Aosta dalle principali città del Nord Italia. In passato la città, che portava il nome di Eporedia, ha ricoperto una posizione strategica come ultimo avamposto ai piedi delle Alpi, affondando le sue origini fino al periodo della colonizzazione romana.

La città è dominata dal Castello edificato nel 1358 per volere del Conte Verde, Amedeo VI di Savoia, simbolo del dominio sabaudo su Ivrea e sul Canavese. Tre imponenti torri caratterizzano la struttura, che sorge nei pressi della cattedrale e del palazzo vescovile.

L’area geografica che circonda Ivrea è caratterizzata dalla collina morenica della Serra, che individua il limite settentrionale, ad est, del Canavese; il confine occidentale è invece delimitato dal Parco Nazionale del Gran Paradiso. Strategico crocevia stradale già in tempi antichi, a ovest di Ivrea è possibile raggiungere la Valchiusella, mentre a nord la Valle d’Aosta. La strada per Vercelli e Milano parte ad est. A nord-est, quello per Biella, a soli 35 km di strada.

In seguito al ritiro dell’ultima glaciazione, l’area si arricchì di numerosi laghi morenici, che ancora oggi circondano la città. Sono principalmente cinque, il Lago Sirio, il Lago San Michele (verso Chiaverano), il Lago Pistono a Montalto Dora, il Lago Nero (tra Montalto Dora e Borgofranco) e il Lago Campagna a Cassinette. Un po ‘più lontano si trovano anche il Lago di Viverone (al confine con la Provincia di Biella) e il Lago di Candia (nel basso Canavese), oltre a vari altri piccoli specchi d’acqua sparsi.

Storia
Il nucleo antico della città sorge su una collina che domina la Dora Baltea. Ivrea fu fondata dai romani e si chiamava Eporedia. Si pensa che questo nome derivi da epo (cavallo) e reda (carro), poiché i suoi abitanti erano abili domatori di cavalli. Successive alterazioni e contrazioni del nome hanno portato all’attuale nome di Ivrea. Indicandolo come stazione stradale già strategica di carri equestri per l’accesso cisalpini. Ivrea è stata sin dall’epoca romana un importante centro di scambi e servizi, di cui conserva resti archeologici e testimonianze come l’anfiteatro.

Periodo romano
I romani latinizzarono il nome, che subì delle variazioni. Dal I secolo a.C. fu infatti colonia romana, posta a presidio della strada militare che dalla pianura piemontese si addentrava nelle valli della Dora Baltea. Particolarmente rilevanti, tra le testimonianze archeologiche di questo periodo, sono i ruderi dell’anfiteatro, posto a poca distanza dall’attuale centro storico. Successivamente ha cambiato nome in Augusta Eporedia.

Gli edifici e le opere architettoniche pubbliche e private che componevano l’Ivrea romana sono state quasi completamente distrutte nel corso dei secoli per lasciare il posto a palazzi, ovvero a varie strutture adatte alle diverse esigenze delle nuove generazioni. Restano però alcune tracce molto importanti che ci permettono di ricostruire quella che avrebbe potuto essere Eporedia. Il percorso può partire da una delle costruzioni più simboliche: l’anfiteatro.

L’Anfiteatro di Ivrea fu costruito intorno alla metà del I secolo d.C., fuori le mura, lungo la strada per Vercelli. Si presume che potesse ospitare da dieci a quindicimila spettatori. Di questo antico monumento, che si estende per una lunghezza di circa 65 metri, restano le fondamenta delle mura, in particolare del muro perimetrale ellittico esterno e dei muri laterali di sostituzione (termine archeologico che indica una struttura totalmente o parzialmente interrata a sostegno un edificio sopra). È inoltre possibile individuare alcuni passaggi sotterranei dove venivano tenuti gli animali da combattimento.

L’anfiteatro di Ivrea fu portato alla luce all’inizio del 1955 e, durante i lavori di scavo, furono rinvenuti molti frammenti di affreschi e un lungo tratto di copertura in bronzo per gli schienali dei sedili del podio. Per costruire l’anfiteatro i romani demolirono una villa preesistente, di cui oggi sono visibili alcuni resti archeologici. Qui sono state rinvenute monete, anfore, frammenti di statue e resti di intonaco dipinto.

La strada, che dall’anfiteatro ci conduce all’antica Eporedia, ha mantenuto la direzione della Via delle Gallie che collegava direttamente Roma con i territori d’oltralpe. Eporedia era quindi un passaggio obbligato e divenne un importante centro commerciale, di conseguenza anche la popolazione aumentò notevolmente. La città si espanse quindi, soprattutto in epoca imperiale, anche oltre le mura, principalmente nella parte orientale che era la più vocata a nuovi insediamenti. In tutta l’area compresa tra l’anfiteatro e Porta Praetoria furono costruiti nuovi quartieri e ciò è documentato sia da fonti medievali che da scavi archeologici. A nord di Porta Praetoria è stata scoperta un’area prevalentemente commerciale.

Il teatro: in cima alla salita di via Cattedrale è possibile osservare lo sperone in terracotta che testimonia la presenza, in questa zona, del Teatro Romano. Sorgeva proprio al centro della città non lontano dall’incrocio tra il decumano e il cardo maximi e fu probabilmente costruito nel I secolo d.C. Il teatro Eporedia è venuto alla luce all’inizio del 1800 durante alcuni scavi di ristrutturazione ed è stato quindi possibile conoscerne la precisa ubicazione e dimensione. Nel tempo il teatro fu in gran parte demolito e l’area su cui sorgeva fu coperta per consentire la costruzione di abitazioni nelle cui cantine è ancora possibile vedere lastre di pietra che appartenevano alla scalinata del teatro. Le strade adiacenti alle case sono state costruite sui ruderi del teatro e hanno mantenuto un andamento curvilineo

Nella parte alta della città i romani costruirono probabilmente i loro principali edifici pubblici: il foro e il tempio. Non sono state trovate tracce certe del foro e quindi la sua ubicazione è molto incerta. Invece è probabile che il tempio si trovasse nello stesso luogo dell’attuale cattedrale. Infatti, quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dei romani era consuetudine trasformare il tempio pagano in un luogo di culto cristiano. Conferma di questa ipotesi è data anche dai ritrovamenti di lapidi e iscrizioni romane con dediche agli dei. Si ritiene inoltre che le colonne di marmo inglobate nell’attuale deambulatorio della cattedrale appartenessero all’antico tempio pagano e che fossero utilizzate per la costruzione dell’abside della primitiva cattedrale.

Cattedrale: piazza Castello. Usciamo da piazza Castello e scendiamo per via IV Martiri considerata la Cardine Massimoby Eporedia. L’ipotesi può essere considerata valida ricordando che l’area a nord-est era occupata dal Lago Cittadino che ovviamente avrebbe impedito la costruzione di una strada verso i valichi alpini. Invece via IV Martiri già nel medioevo terminava con una porta che si apriva verso la strada per Aosta. Si può pensare che, all’epoca di Eporedia, corrispondesse alla Porta Sinistra. Le Cardine, dopo aver incrociato con il Decumano, proseguivano verso la Dora attraverso quello che oggi è un vicolo chiuso, ma ancora efficiente nel periodo medievale. Al culmine della salita di Via Arduino, l’antico decumano massimo, si trovava la Porta Decumana che si apriva verso i territori di sud-ovest della colonia romana,

Blocchi urbani: nel 1982 durante alcuni lavori di scavo sono emerse le strutture di due isolati urbani, in particolare nella zona centrale dei giardini pubblici. Uno di questi è stato probabilmente utilizzato come laboratorio di lavorazione dei metalli. Inoltre sono stati rinvenuti frammenti di varie ceramiche databili al I sec. A.C. e I sec.

Medioevo
In epoca medievale divenne sede di un ducato longobardo e quindi di un comitato franco. È sede vescovile dal IV secolo: il periodo del vescovo Warmondo degli Arborio è anche l’epoca in cui regna Arduino.

Ivrea divenne sede dell’omonimo ducato, tra il VI e il VII secolo. All’inizio dell’VIII secolo, Ivrea divenne contea e Marca, sotto il regno dei Franchi, attraverso la nascente dinastia Anscarica. Qui, dopo un periodo di conflitto con Warmondo (potente vescovo della città), nell’anno 1000 fu acquistato dal marchese Arduino da Pombia che, l’anno successivo, a Pavia, fu eletto Re da una dieta di principi e signori contro per volere dell’Imperatore Ottone III di Sassonia. La città Ivrea acquisì grande importanza all’interno del Regno d’Italia.

Re Arduino, in netto contrasto sia con la chiesa di Ivrea che con quella di Vercelli, fu scomunicato da papa Silvestro II, e rimase in trono fino al 1014, anno in cui abbandonò la lotta ritirandosi nell’abbazia di Fruttuaria dove morì nel 1018. Alla fine dell’XI secolo, dopo il periodo degli Arduinidi, Ivrea tornò ad essere dominata dalla signoria episcopale.

Ricordo di questo periodo è l’ancora esistente Torre di Santo Stefano, al termine di Corso Botta, fortemente voluta e sovvenzionata da Papa Niccolò II per riaffermare il potere sulla città, all’epoca utilizzata come campanile dell’adiacente monastero benedettino (oggi scomparso), distaccamento dell’abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese.

Nella seconda metà del XII secolo cercò di affermarsi il potere politico dei Marchesi del Monferrato, istituendo il territorio del “comune di Ivrea e Canavese”, ma che fu comunque destinato a soccombere nei primi decenni del secolo successivo .

Nel 1238 l’imperatore Federico II pose la città sotto il suo dominio; in seguito, la signoria della città tornerà a essere contesa tra il vescovo di Ivrea, il marchese di Monferrato e altri potenti, tra cui il conte di Savoia. Nel 1356 Ivrea passò quindi sotto il dominio del Conte Verde di Savoia e, nella seconda metà del XIV secolo, la città assistette alla rivolta contadina contro gli abusi dei nobili canavesi che prende il nome di “tuchinaggio”.

Nel XIII secolo Ivrea diventerà libero comune e nel 1313 passerà sotto il dominio dei Savoia. Nel medioevo la città era cinta da mura ed era divisa in tre zone che venivano chiamate terze parti. Quella del Comune comprendeva la parte alta dove si trovavano il Palazzo Vescovile, la Cattedrale, il Chiostro, il Palazzo del Comune e dal 1358 il Castello. La città alta era a sua volta circondata da mura. Il quartiere San Maurizio comprendeva la zona occidentale dove era stato costruito il castello dei Marchesi del Monferrato, meglio noto come Castellazzo. Il rione Borgo comprendeva tutta la parte bassa verso est. Dall’altra parte del fiume, oltre il Ponte Vecchio, fuori le mura c’era il Borghetto di ponte.

Il punto di partenza del nostro percorso è Piazza di Città. Nel medioevo quest’area fu occupata da diversi edifici tra cui l’Ospedale De Burgo che rimase attivo fino al XVIII secolo. Al suo posto, nel 1758, fu eretto l’attuale municipio e venne costituita la piazza. Percorriamo la prima traversa di via Palestro, via della Cattedrale, che ci permetterà di raggiungere il quartiere della città.

Alla fine della prima salita possiamo vedere un alto muro di pietra e mattoni che fa parte della cinta muraria medievale all’interno di Ivrea. Proseguendo sulla sinistra si giunge ad una lunga scalinata, che collega la città alta con quella inferiore: era chiamata “scala santa” o “scala comunale”, proprio perché immette nella zona del potere religioso e civile.

Rinascimento
Con l’eccezione di brevi periodi di occupazione spagnola e poi francese nel Cinquecento, Ivrea rimase sotto la dipendenza dei Savoia per quasi tutto il periodo compreso tra il XV e il XVIII secolo.

Contemporaneo
Il 26 maggio 1800 Napoleone fu accolto a Ivrea insieme alle sue truppe vittoriose. Sotto il dominio napoleonico Ivrea fu la capitale del “Département de la Doire”, uno dei cinque in cui era stato diviso il Piemonte; tuttavia, nel 1814 la città, così come il resto del Piemonte, tornò ai Savoia, con Vittorio Emanuele I, re di Sardegna. Dal 1859 al 1927 Ivrea divenne capoluogo dell’omonimo circondario, uno dei cinque in cui fu suddivisa la provincia di Torino del Regno di Sardegna, fino all’Unità d’Italia.

Il Novecento vede la città protagonista di un nuovo polo industriale, con la fondazione, a partire dal 1908, della prestigiosa fabbrica di macchine da scrivere Olivetti.

Nel 1927 la città, insieme ad altri 112 comuni dell’alto Canavese, fu annessa alla Valle d’Aosta, formando una nuova Provincia d’Aosta. Questa annessione verrà sciolta nel 1945, per tornare sotto la Provincia di Torino. Alla fine degli anni Ottanta, con la chiusura dell’Olivetti, l’economia cittadina subirà un duro colpo; pochi anni dopo, la città diventerà la sede della società di telecomunicazioni mobili Omnitel-Vodafone Italia.

Economia
Lo sviluppo socio-economico di Ivrea, soprattutto nel secondo dopoguerra, fu in gran parte legato alla crescita e alla politica sociale del gruppo Olivetti, che aveva sede amministrativa e importanti insediamenti industriali a Ivrea. Con la crisi Olivetti iniziata all’inizio degli anni novanta, Ivrea ha vissuto una dolorosa riconversione della propria struttura economica e occupazionale, che ha visto una crescita della piccola e media industria e un aumento delle attività del terziario. Attualmente nei dintorni di Ivrea sono presenti numerose piccole aziende, ma di notevole contenuto tecnologico.

La città è stata protagonista di un’interessante esperienza di governo locale, centrata sugli ideali del federalismo e del socialismo umanitario, un’esperienza del tutto unica in Italia. Lo stabilimento fondato da Camillo Olivetti sin dalla sua nascita si è distinto dal resto del panorama industriale italiano, perché perseguiva non solo il profitto, ma anche il progresso sociale e culturale dei suoi dipendenti. Al centro della “filosofia Olivetti” c’era il benessere dei suoi dipendenti. Olivetti ha infatti consentito “orari flessibili” che consentissero ai dipendenti, principalmente padri di famiglie di origine contadina, di poter seguire la stagionalità della vita contadina, continuando la propria attività. Ha fornito borse di studio e, per le famiglie dei lavoratori, giocattoli e regali per Natale.

Il distretto industriale aveva una fitta rete di ambulatori medici per tutte le patologie, asili nido, campi estivi, una mensa e una biblioteca. Offre inoltre colonie estive sia marine che montane (Brusson, Marina di Massa, Donoratico); e tutto era disponibile gratuitamente oa prezzi decisamente scontati per i dipendenti e le loro famiglie. La “Spilla d’Oro” Olivetti era un riconoscimento ai dipendenti più anziani, entrati così a far parte di una sorta di circolo, che forniva loro diversi servizi, tra cui la possibilità di trascorrere le vacanze estive in hotel convenzionati.

La città industriale di Ivrea è stata costruita tra gli anni 1930 e 1960 da Adriano Olivetti. Il patrimonio architettonico, lasciato in eredità dalla fabbrica alla città, copre il 70% del perimetro urbanizzato di Ivrea, e costituisce un esempio di edifici residenziali, industriali e sociali di straordinaria qualità. La città è anche il risultato di molteplici sforzi intellettuali volti a realizzare l’idea socio-culturale di Olivetti, che ha potuto chiamare a collaborare con lui i migliori urbanisti e architetti dell’epoca.

Dal 2008, su iniziativa della Fondazione Adriano Olivetti, è stato avviato un concreto processo di valorizzazione del patrimonio di architettura moderna nella città di Ivrea, culminato nel 2012 con l’inserimento di Ivrea, città industriale del Novecento nel candidature per l’elenco dei siti del patrimonio mondiale. Il dossier di candidatura e il piano di gestione sono stati consegnati nel gennaio 2016 all’UNESCO a Parigi, su proposta del Consiglio di Amministrazione della Commissione Nazionale Italiana dell’UNESCO. “Ivrea, città industriale del Novecento” è stata esaminata in occasione della 42a sessione del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità tenutasi nel giugno 2018 in Bahrain ed è quindi diventata il 54 ° sito italiano Unesco.

Patrimonio mondiale
“Ivrea, città industriale del Novecento” è un patrimonio mondiale dell’UNESCO. Domenica 1 luglio 2018 alle 11.30 a Manama, capitale del Bahrain, il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO ha ufficialmente inserito nella World Heritage List “Ivrea, città industriale del Novecento”.

Patrimonio storico

Il Castello
L’imponente Castello di Ivrea, situato nella parte alta della città, è chiamato da Giosuè Carducci il castello delle “torri rosse”. Il possente edificio – a pianta quadrata con ampio cortile e rinforzato agli angoli da snelle torri cilindriche, la più grande delle quali fu gravemente danneggiata nel 1676 da un fulmine – fu realizzato nel 1358 su commissione di Amedeo VI di Savoia a scopo difensivo. Il complesso in cui era inserito comprendeva le principali sedi del potere politico e religioso di stampo medievale: il Comune, il Capitolo episcopale e la Chiesa. Notevolmente modificata negli anni successivi, dal 1750 al 1970 l’intera struttura fu adibita a carcere e fu completamente spogliata di tutti i preziosi arredi interni.

Celebrato dal Carducci, nel verso citato in cima a questa pagina, il castello delle tre torri è un po ‘l’emblema della città. Costruito (1357) da Amedeo VI di Savoia; realizzata interamente in mattoni, a pianta trapezoidale con quattro torri circolari poste ai suoi vertici, era concepita come una fortificazione difensiva (funzione che non fu poi svolta e si rivelò insufficiente, con l’introduzione della polvere da sparo, a resistere ai colpi del artiglieria). Adibita a ricovero, un fulmine esplose, nel 1676, una delle quattro torri adibite a deposito di munizioni: non fu mai più ricostruita. Occasionalmente è sede di mostre ed eventi.

Alla fine del 2017 è stato definitivamente ceduto all’amministrazione comunale con l’iter del federalismo culturale. Il passaggio dallo Stato al territorio è il risultato del lavoro di squadra tra l’Agenzia del Demanio, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo e il Comune di Ivrea che ha permesso di sviluppare un programma di valorizzazione e restauro conservativo del bene di grande valore storico-artistico. La riqualificazione del Castello è anche parte di un più ampio progetto per lo sviluppo del turismo che coinvolge l’intero sistema del patrimonio culturale Epoerdiano.

Municipio e Piazza Nazionale
La storica piazza principale di Ivrea, sebbene sia una delle più piccole, si trova nell’antico borgo storico e divide la via centrale in due parti, ovvero via Palestro-Via Arduino. Anticamente si chiamava Piazza Palazzo di Città o, più semplicemente, Piazza di Città, nome che rimane ancora nel linguaggio popolare di oggi. Ospitò alcuni edifici, tra cui un antico ospedale, il De Burgo, abbandonato nel 1750 e sostituito dall’attuale Palazzo di Città, ovvero il Palazzo Civico, sede del Municipio, su progetto dell’architetto Giovanni Battista Borra, che spicca l’alto campanile con orologio. Di fronte al Palazzio di Città si erge la Chiesa Romana di Sant’Ulderico. Con la nascita di Vittorio Emanuele I (1759), la piazza prese il nome dal Re, ma in seguito fu ribattezzata Piazza Ferruccio Nazionale,

Piazza del Duomo di Santa Maria
Piazza Duomo si trova sulla collina nord-occidentale del centro storico. Il ritrovamento di resti romani nelle parti più antiche della chiesa, o rinvenuti durante gli scavi ottocenteschi, fa pensare che fosse già presente, sin dal I secolo, un tempio in linea con il teatro sottostante (di cui sono ancora visibili alcune tracce) AVANTI CRISTO. Il tempio fu poi trasformato in chiesa cristiana, tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, quando fu istituita la Diocesi. Ampliata per iniziativa mille del vescovo Warmondo, si conservano oggi, l’antica struttura romanica, due campanili, colonne visibili nel deambulatorio retrostante l’abside e la cripta affrescata (contenente un antico sarcofago romano, che secondo la tradizione ne conserva di San Besso, compatrono di Ivrea insieme a San Savino).

Durante la ricostruzione avvenuta nel XII secolo, a seguito di un terremoto relativamente importante nel nord Italia del 1117, la cattedrale cambiò fisionomia, adottando una pianta molto più simile a quella odierna. Nel 1516 poi, il vescovo Bonifacio Ferrero fece costruire una nuova facciata. con un portico in stile bramante che sostituì l’antica facciata romanica. Nel 1854 fu a sua volta sostituita dall’attuale facciata neoclassica, progettata dall’architetto Gaetano Bertolotti. Sulla stessa piazza del Duomo, accanto ad essa, si trova anche la chiesa di San Nicola da Tolentino, edificata nel 1605 dall’omonima confraternita, e che presenta molti elementi di interesse storico e artistico (facciata, affreschi e sculture lignee di epoca barocca stile).

Il Palazzo della Credenza
Antico edificio gotico del XIV secolo, sede del Consiglio Comunale (costituito dai cosiddetti Credendari) all’epoca del libero Comune di Ivrea.

Il Ponte Vecchio e il Borghetto
La zona della città caratterizzata dal Ponte Vecchio fa riferimento al ponte romano costruito intorno al III secolo che attraversava la Dora Baltea e conduceva fuori le mura difensive, nel cosiddetto Borghetto, un agglomerato di antiche case e botteghe artigiane, poi recintate da tre accessi di mura difensive, rispettivamente a Banchette, Pavone e Torino. Nei secoli successivi il ponte fu ricostruito in legno, mentre nel medioevo fu rinforzato e dotato di due torrette, di cui quella esterna aveva anche un ponte levatoio. Intorno al XVII secolo il bosco fu sostituito da un ponte in muratura, poi nuovamente rinforzato nel secolo successivo, e successivamente ampliato nel 1830.

Oggi il ponte è ancora perfettamente funzionante, costituendo l’inizio dell’attuale via Gozzano che attraversa il già citato Borghetto, ma l’adiacente ponte, di più recente costruzione, il Ponte Adriano Olivetti, su Corso Nigra, zona di edificio liberty di fine Ottocento a cui appartiene, tra gli altri, Villa Ravera. Di fronte si entra nel romantico Lungo Dora, con una grande e artistica fontana dedicata a Camillo Olivetti, fondatore dell’omonima fabbrica, opera dello scultore Emilio Greco nel 1957. Infine, c’è un terzo ponte parallelo in ferro, realizzato nel 1885 , su cui passa la ferrovia Ivrea-Aosta.

La Torre di Santo Stefano
Come già accennato, la torre di Santo Stefano era il campanile dell’omonima abbazia benedettina dell’XI secolo, costruita per volere del vescovo Enrico. Poco si sa della struttura originaria del complesso, poiché oggi rimangono poche testimonianze storiche. La torre (e quindi l’abbazia) è stata costruita con mattoni di probabile origine romana, mentre dal punto di vista architettonico è un esempio di architettura romanica canavesana. L’abbazia fu parzialmente distrutta durante la dominazione francese nel 1558, per ordine del maresciallo Carlo I di Cossé, conte di Brissac, e successivamente nel 1757 per mano del conte Perrone. Quest’ultimo volle ampliare il giardino del suo palazzo (oggi sede della Corte), che un tempo si affacciava sull’area. Il risultato è stata la completa distruzione del complesso, ad eccezione del campanile che ancora oggi si trova nei giardini pubblici di Ivrea. Nei primi anni 2000 la torre ha subito un importante restauro.

L’anfiteatro romano
Edificata intorno alla metà del I secolo d.C. nei pressi della strada per Vercelli, si pensa potesse ospitare più di diecimila spettatori. L’area archeologica comprende anche una villa preesistente, di cui sono state inglobate nell’anfiteatro alcune strutture murarie.

Patrimonio religioso
Nell’ambito delle azioni intraprese per la valorizzazione del patrimonio diffuso sul territorio, ed in particolare i principali monumenti della città, l’Assessorato alla Cultura ha promosso la creazione di un percorso religioso, attraverso il quale riscoprire i luoghi storicamente destinati alla spiritualità e alla produzione della cultura. Come un antico viandante, lungo un percorso le cui tappe si snodano dal Duomo alla cappella dei Re Magi, il visitatore potrà cogliere suggestioni ispirate a questi luoghi, piccoli gioielli architettonici e artistici, testimoni di antiche vicende storiche.

Chiesa di San Gaudenzio
Si tratta di una piccola chiesa di architettura tardo barocca costruita tra il 1716 e il 1724, attribuita all’architetto sabaudo Luigi Andrea Guibert. L’edificio sorge su una piccola collina, un tempo fuori dal comune di Ivrea, mentre oggi è completamente circondato (tranne che per la facciata) dallo sviluppo urbano. Al suo interno si trova un notevole ciclo di affreschi di Luca Rossetti da Orta con scene dedicate alla vita di San Gaudenzio, santo del IV secolo che si crede sia originario di Ivrea.

Santuario di Monte Stella
Il Santuario di Monte Stella è un luogo devozionale situato su una collina che sorge nei pressi della piazza del mercato, lungo la quale si snoda una Via Crucis. Proseguendo in salita oltre il Santuario, si giunge alla Cappella dei Re Magi, nella quale si trova un affresco (Natività e Santi Rocco e Sebastiano) di scuola Spanzotti recentemente restaurato. Il santuario fu costruito nel 1627, ma oggi è rimasto intatto solo il campanile. Il resto dell’edificio, il tempio circolare, risale al XIX secolo. Per quanto riguarda la Cappella dei Re Magi, l’anno di costruzione risale al 1220: la tradizione vuole che sia stato San Francesco, di passaggio a Ivrea, a suggerirne la costruzione. La cappella ha un’architettura romanica.

Chiesa di Santa Croce
La Chiesa di Santa Croce, situata in Via Arduino 9, nasce nel 1622 come oratorio della Confraternita del Suffragio. Contiene un elegante altare (1749), un coro ligneo (1695) e soprattutto un importante ciclo di affreschi realizzato nel 1753 e 1751 da Luca Rossetti da Orta.

Chiesa di San Bernardino
La Chiesa di San Bernardino è decentrata dal centro storico, nella zona industriale Olivetti di Via Jervis. È in stile gotico, di modeste proporzioni, edificato insieme all’annesso convento nel 1455 per ordine francescano dei Frati Minori. L’edificio fu poi completato nel 1457, a pianta quadrangolare con volte a crociera. Nel 1465 vennero effettuati lavori di ampliamento, con la costruzione di una navata per l’accesso al pubblico e due cappelle laterali. Il monastero iniziò il suo declino verso la fine del Cinquecento e nel Settecento il complesso subì un ulteriore degrado a causa delle successive occupazioni militari, fino alla conquista napoleonica e all’abolizione dei beni ecclesiastici.

Nel 1910 Camillo Olivetti acquistò il complesso per trasformarlo nella sua abitazione, mentre tra il 1955 e il 1958 il figlio Adriano Olivetti trasformò il tutto in una sede per i servizi sociali e per le attività post-lavoro dei dipendenti Olivetti. La Chiesa di San Bernardino al suo interno conserva un ciclo di affreschi sulla Vita e la Passione di Cristo, realizzato tra il 1485 e il 1490 da Giovanni Martino Spanzotti e restaurato negli anni ’50 grazie all’opera di Adriano Olivetti.

La sinagoga
Fu costruito nel 1870 in seguito all’espansione della comunità ebraica. L’edificio si trova in via Quattro Martiri nel centro storico della città. Dopo un periodo di abbandono, nel 1999 è stato ristrutturato e adibito anche a varie attività culturali.

Spazio Cultura

Teatro Giacosa
Fu costruito nel 1829, su progetto dell’architetto Maurizio Storero, incaricato dall’Amministrazione Comunale di realizzare un Nuovo Teatro Civico. Con uno spettacolo, eseguito il 30 novembre, nel 1922 il Teatro Civico fu intitolato a Giuseppe Giacosa, su proposta di Salvator Gotta, originario di Montalto Dora, paese dell’Eporediese.

Cinema Giuseppe Boaro
Costruito nel 1910, è uno dei primi cinema italiani. Si trova quasi all’ingresso di Via Palestro, la via principale del centro storico. Il cinema, ampiamente rinnovato e ammodernato, è ancora oggi attivo e ospita l’unica sala di proiezione 3D della città.

Musei

Il Museo Civico PA Garda
Conserva reperti archeologici, etnografici e artistici (tra cui un presepe in legno del 1470 circa, proveniente dalla Cappella dei Re Magi). Il museo è importante per la preziosa collezione di lacche giapponesi e altri oggetti d’arte orientale (oltre 500 opere) donata nel 1874 alla città di Ivrea da Pier Alessandro Garda. Il museo comprende anche reperti della collezione di Palazzo Giusiana, prima sede del museo. La collezione Garda comprende oggetti dal Giappone, mentre da Palazzo Giusiana troviamo vari oggetti cinesi e asiatici. Il settore più ampio della collezione è costituito da oggetti in metallo, seguiti da quelli in lacca, porcellana e dipinti.

Museo all’aperto di architettura moderna (MAAM)
Inaugurato nel 2001, con l’intento di valorizzare il “patrimonio culturale” di Olivetti, che si è distinto sin dagli anni ’50 per i suoi progetti d’avanguardia nel campo dell’urbanistica e dell’architettura industriale e civile (tutti sviluppati da prestigiosi architetti). Il percorso museale si snoda lungo via Guglielmo Jervis e altri siti contigui. Lungo i percorsi pedonali pubblici, che collegano gli edifici, sono presenti sette postazioni informative tematiche, in successione che costituisce un possibile itinerario di visita e caratterizzate da una forte integrazione con il tessuto urbano. I temi illustrati dalle stazioni riguardano gli eventi relativi all’impegno di Olivetti nel campo dell’architettura, dell’urbanistica, del design industriale e della grafica pubblicitaria e dei contesti culturali in cui si inseriscono questi eventi.

Gli edifici raccolti dal MAAM sono: Palazzo Uffici 1 e 2 (sede Olivetti), le officine ICO e centrale termica, il vivaio, la mensa, il centro studi, il quartiere residenziale Crist, il Nucleo Residenziale Ovest, chiamato popolarmente Talponia ( costituito da un complesso con arco sotterraneo da un lato e finestre che si aprono sulla collina dall’altro) e numerose altre abitazioni per dipendenti e dirigenti. Nei pressi del Palazzo Uffici 1 ha inizio il comune di Banchette, il cui moderno quartiere costituito essenzialmente da edifici, fu costruito negli anni ’60 e ’70 per conto dell’Olivetti, al fine di garantire una casa ai propri dipendenti. vicino al cantiere. Un edificio curioso è quello chiamato La Serra. Ricorda la forma di una macchina da scrivere, che inizialmente conteneva un caratteristico albergo al suo interno, dove ogni “chiave per digitare” rappresentava una camera d’albergo; nella struttura c’erano anche una sala congressi e una piscina ma nel tempo l’hotel è stato trasformato in mini-appartamenti e la sala congressi in un cinema.

Laboratorio-Museo Tecnologico mente
Inaugurato nel 2006 e gestito dalla Fondazione Natale Capellaro, ha sede in Piazza San Francesco d’Assisi presso la sede dell’Opera Pia Moreno. La mostra illustra le storie delle tecnologie che hanno permesso a Ivrea di raggiungere la leadership mondiale nel settore meccanico ed elettronico. Si possono ammirare molte macchine da scrivere tra cui la Olivetti M1 e la Valentine, varie macchine informatiche meccaniche, come la Divisumma 24 e le Tetractys, e macchine elettriche ed elettroniche come la Olivetti P101. Infine puoi trovare anche una mini storia del computer e un laboratorio di restauro. La seconda ala del museo è dedicata ai laboratori didattici dedicati alle scuole di ogni ordine e grado, che permettono ai giovani di scoprire le tecnologie del passato e di approfondire quelle attuali attraverso percorsi ludico-educativi.

Festival ed eventi

Il Carnevale
Lo storico carnevale di Ivrea noto per la famosa “battaglia delle arance” risale al 1808, anno in cui l’Impero Napoleonico ordinò di unificare i carnevali locali in un’unica festa. Altri elementi importanti sono rappresentati dal simbolo della rivolta giacobina caratterizzata dal berretto frigio indossato nel 1792, durante la rivoluzione francese, simbolo di rinnovamento e libertà, dalle divise dell’esercito napoleonico, dai pifferi per finire con lo scarlo ( palo ricoperto di erica e ginepro) che viene bruciato in un cerimoniale di buon auspicio.

Il Carnevale Storico di Ivrea è un evento unico, riconosciuto come evento italiano di rilevanza internazionale, come da comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 27.09.1956, un “sogno” che si manifesta ogni anno portando storia, tradizione, divertimento, emozioni e grandi ideali per le strade e le piazze della città di Ivrea.

La leggenda su cui è costruito gran parte del carnevale narra che Violetta, figlia di un mugnaio promessa sposa di Toniotto, si ribella alle pretese del feudatario che rivendica il diritto allo jus primae noctis. Fingendo di accettare l’invito dopo essere andata al castello di San Maurizio, uccide il tiranno con un pugnale che aveva nascosto tra i capelli e dà il segnale al popolo di insorgere contro i nobili. La gente infatti ha vissuto tempi difficili anche a causa delle tasse sulla terra e sul matrimonio. La spada con l’arancia posta sulla sommità ha lo scopo di evocare la testa del tiranno ucciso.

Un evento in cui storia e leggenda si intrecciano per dare vita a uno spettacolo che va oltre e fonde i secoli, in cui i protagonisti assoluti sono la Vezzosa Mugnaia, eroina della festa, simbolo risorgimentale di libertà, il Generale con il suo Stato Maggiore Napoleonico, il Sostituto Gran Cancelliere, il Podestà garante della libertà cittadina, il corteo con le bandiere delle contrade rappresentate dall’Abbà e dai Tubi e Tamburi. A riempire la città di colori e profumi, c’è la famosa e spettacolare Battaglia delle Arance, momento di grande coinvolgimento e forte emozione, rievocazione della ribellione popolare contro la tirannia.

In segno di partecipazione al carnevale tutti i cittadini e visitatori, a partire dal giovedì grasso, scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’ideale adesione alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà. come è stato per i protagonisti della Rivoluzione francese.

San Savino
Il 7 luglio si celebra la festa del patrono di Ivrea, o San Savino. Le celebrazioni principali sono legate alla fiera dei cavalli e comprendono una sfilata di carrozze d’epoca e mostre equestri. Questa tradizione equestre si rafforza con quella del carnevale in quanto i cavalli e le relative arti vengono utilizzati nei momenti chiave del Carnevale. Durante i festeggiamenti di San Savino viene effettuato uno spettacolo pirotecnico (ben visibile dalla lunga Dora), numerose bancarelle e un piccolo luna park sono allestiti nella zona del mercato.

San Savino fu vescovo di Spoleto tra la fine del III secolo e l’inizio del IV; subì il martirio durante l’ultima e più tremenda persecuzione contro i cristiani, quella di Diocleziano. A Spoleto il corpo di San Savino rimase per alcuni secoli nella basilica a lui dedicata, finché nel 956 il figlio di Berengario II marchese di Ivrea, Corrado, che poi governò Spoleto prima di succedere al padre, lo portò nella nostra città. Corrado aveva infatti voluto regalare ad Ivrea un santo patrono che l’avrebbe liberata dalla peste che la colpì in quel momento. La peste, raccontano i cronisti dell’epoca, in realtà cessò non appena giunsero a Ivrea le spoglie del martire.

La fiera equina
Oltre ai festeggiamenti previsti per i festeggiamenti del santo patrono, va segnalata la fiera equina, una delle più importanti d’Italia. I cavalli hanno sempre avuto un ruolo molto importante nella storia di Ivrea, e continuano ancora oggi, e così la Fiera dei cavalli di San Savino cresce e si arricchisce ogni anno.

La passione di Cristo
Durante il periodo pasquale, il Comune, la Diocesi e l’associazione Il Diamante organizzano un percorso culturale che riattiva la perduta tradizione medievale di spettacolo popolare a tema religioso, culminato alla vigilia della Domenica delle Palme nella Sacra Rappresentazione Medievale della Passione di Cristo . All’evento prendono parte circa 300 partecipanti.

Spazio naturale
Percorsi naturalistici che si snodano nell’Anfiteatro Morenico, adatti a tutti e segnalati da apposita segnaletica.

Anelli dei Cinque Laghi
Il progetto Anelli dei Cinque Laghi guida chi cerca un rapporto attento e discreto con il territorio e in particolare con un ambiente naturale di estrema bellezza e vulnerabilità, in una delle zone più belle del Canavese.

Anfiteatro morenico
L’Ami – Anfiteatro Morenico di Ivrea – è un monumento geologico unico al mondo per la morena integra con un cerchio chiuso che la delimita: oltre 600 km2 l’estensione del bacino interno e circa 80 km l’arco di colline che lo circonda. L’Anfiteatro Morenico di Ivrea comprende 85 Comuni e copre i territori di tre Province: Torino (circa l’80% del territorio), Biella (16%) e Vercelli (4%).

I partner del Piano Integrato di Valorizzazione “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”, in collaborazione con Atl Turismo Torino e con il sostegno dell’amministrazione comunale, hanno deciso di costruire un sistema di approvvigionamento organizzato. In questa direzione è nata l’applicazione VisitAMI per smartphone e tablet che raccoglie le opportunità presenti sul territorio dell’anfiteatro morenico: musei, siti archeologici, beni religiosi, sentieri, parchi e siti turistici.