Pittura italiana del Rinascimento

La pittura italiana del Rinascimento è la pittura del periodo che inizia nel tardo XIII secolo e fiorisce dai primi del XV secolo fino alla fine del XVI secolo, che si verifica nella penisola italiana, che a quel tempo era divisa in molte aree politiche. I pittori dell’Italia rinascimentale, sebbene spesso legati a tribunali particolari e con lealtà verso particolari città, vagavano ugualmente in lungo e in largo per l’Italia, occupando spesso uno status diplomatico e diffondendo idee artistiche e filosofiche.

La città di Firenze in Toscana è rinomata come la culla del Rinascimento, e in particolare della pittura rinascimentale. Uno sfondo dettagliato è fornito negli articoli complementari dell’architettura rinascimentale e rinascimentale.

La pittura rinascimentale italiana può essere suddivisa in quattro periodi: il Proto-Rinascimento (1300-1400), il primo Rinascimento (1400-1475), il Rinascimento (1475-1525) e il Manierismo (1525-1600). Queste date sono approssimazioni piuttosto che punti specifici perché le vite dei singoli artisti e dei loro stili personali si sovrappongono ai diversi periodi.

Il Proto-Rinascimento inizia con la vita professionale del pittore Giotto e comprende Taddeo Gaddi, Orcagna e Altichiero. Il primo Rinascimento fu caratterizzato dall’opera di Masaccio, Beato Angelico, Paolo Uccello, Piero della Francesca e Verrocchio. Il periodo dell’Alto Rinascimento fu quello di Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello e Tiziano. Il periodo manierista comprendeva Andrea del Sarto, Pontormo e Tintoretto. Manierismo è trattato in un articolo separato.

Influenze
Le influenze sullo sviluppo della pittura rinascimentale in Italia sono quelle che riguardano anche la filosofia, la letteratura, l’architettura, la teologia, la scienza, il governo e altri aspetti della società. Di seguito è riportato un riepilogo dei punti trattati in modo più completo negli articoli principali citati sopra.

Filosofia
Un certo numero di testi classici, persi per secoli da studiosi dell’Europa occidentale, divennero disponibili. Tra questi, la filosofia, la poesia, il teatro, la scienza, una tesi sulle arti e la teologia paleocristiana. Il conseguente interesse per la filosofia umanista significava che il rapporto dell’uomo con l’umanità, l’universo e con Dio non era più la provincia esclusiva della Chiesa. Un rinnovato interesse per i classici portò al primo studio archeologico di resti romani dell’architetto Brunelleschi e dello scultore Donatello. La rinascita di uno stile architettonico basato su precedenti classici ispirò un corrispondente classicismo nella pittura, che si manifestò già negli anni Venti del 1420 nei dipinti di Masaccio e Paolo Uccello.

Scienze e tecnologia
Contemporaneamente all’accesso ai testi classici, l’Europa ottenne l’accesso a matematica avanzata che ebbe la sua origine nelle opere di studiosi bizantini e islamici. L’avvento della stampa di caratteri mobili nel quindicesimo secolo fece sì che le idee potessero essere diffuse facilmente e un numero crescente di libri furono scritti per un vasto pubblico. Lo sviluppo della pittura ad olio e la sua introduzione in Italia hanno avuto effetti duraturi sull’arte della pittura.

Società
L’istituzione della Banca dei Medici e il conseguente commercio che ne derivò portarono ricchezza senza precedenti in un’unica città italiana, Firenze. Cosimo de ‘Medici stabilì un nuovo standard per il mecenatismo delle arti, non associato alla chiesa o alla monarchia. La presenza fortuita all’interno della regione di Firenze di alcuni individui del genio artistico, in particolare Giotto, Masaccio, Brunelleschi, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci e Michelangelo, ha formato un ethos che ha sostenuto e incoraggiato molti artisti minori a realizzare lavori di straordinaria qualità. Un simile patrimonio di risultati artistici si è verificato a Venezia attraverso la talentuosa famiglia Bellini, il loro influente ingiusto Mantegna, Giorgione, Tiziano e Tintoretto.

Temi
Gran parte del dipinto del periodo rinascimentale fu commissionato da o per la Chiesa cattolica. Queste opere erano spesso di grandi dimensioni e venivano spesso dipinte con cicli affrescati della vita di Cristo, della vita della Vergine o della vita di un santo, in particolare di San Francesco d’Assisi. C’erano anche molte pitture allegoriche sul tema della Salvezza e il ruolo della Chiesa nel conseguirlo. Le chiese commissionarono anche pale d’altare, che furono dipinte a tempera su tavola e successivamente su olio su tela. Oltre alle grandi pale d’altare, piccole immagini devozionali sono state prodotte in numero molto grande, sia per le chiese che per i privati, il tema più comune è la Madonna col Bambino.

Durante tutto il periodo, anche le commissioni civiche erano importanti. Gli edifici del governo locale furono decorati con affreschi e altre opere sia secolari, come L’allegoria del bene e del male di Ambrogio Lorenzetti, e religiosi, come l’affresco della Maestà di Simone Martini, nel Palazzo Pubblico di Siena.

La ritrattistica era rara nei secoli XIV e XV, per lo più limitata a immagini commemorative civiche come i ritratti equestri di Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini, 1327, a Siena e, all’inizio del XV secolo, John Hawkwood di Uccello nel Duomo di Firenze e il suo compagno raffigurante Niccolò da Tolentino di Andrea del Castagno.

Nel corso del XV secolo la ritrattistica divenne comune, inizialmente ritratti di profilo spesso formalizzati ma ritratti sempre più lunghi di tre quarti, a figura di busto. Patroni di opere d’arte come pale d’altare e cicli di affreschi erano spesso inclusi nelle scene, un esempio notevole è l’inclusione delle famiglie Sassetti e Medici nel ciclo di Domenico Ghirlandaio nella Cappella Sassetti. La ritrattistica doveva diventare un argomento importante per i pittori dell’Alto Rinascimento come Raffaello e Tiziano e continuare nel periodo manierista in opere di artisti come Bronzino.

Con la crescita dell’Umanesimo, gli artisti si sono rivolti ai temi classici, in particolare per adempiere alle commissioni per la decorazione delle case dei ricchi mecenati, la più nota è la Nascita di Venere di Botticelli per i Medici. Sempre più spesso i temi classici fornivano un materiale allegorico adeguato per le commissioni civiche. L’umanesimo influenzò anche il modo in cui venivano raffigurati temi religiosi, in particolare sul Soffitto di Michelangelo della Cappella Sistina.

Altri motivi sono stati tratti dalla vita contemporanea, a volte con un significato allegorico, alcuni a volte puramente decorativi. Incidenti importanti per una determinata famiglia potrebbero essere registrati come quelli della Camera degli Sposi che Mantegna dipinse per la famiglia Gonzaga a Mantova. Sempre più spesso sono state dipinte nature morte e scene decorative della vita, come il Concerto di Lorenzo Costa del 1490 circa.

Eventi importanti sono stati spesso registrati o commemorati in dipinti come la Battaglia di San Romano di Uccello, così come importanti festival religiosi locali. La storia e i personaggi storici sono stati spesso rappresentati in un modo che si riflette sugli eventi attuali o sulla vita delle persone attuali. I ritratti erano spesso dipinti di contemporanei sotto forma di personaggi della storia o della letteratura. Gli scritti di Dante, la Golden Legend di Voragine e il Decameron di Boccaccio furono importanti fonti di temi.

In tutti questi soggetti, sempre più spesso, e nelle opere di quasi tutti i pittori, si stavano sviluppando alcune pratiche pittoriche sottostanti: l’osservazione della natura, lo studio dell’anatomia, della luce e della prospettiva.

Pittura proto-rinascimentale

Tradizioni della pittura toscana del XIII secolo
L’arte della regione Toscana nel tardo XIII secolo fu dominata da due maestri di stile bizantino, Cimabue di Firenze e Duccio di Siena. Le loro commissioni erano per lo più dipinti religiosi, molti dei quali erano altari molto grandi che mostravano la Madonna col Bambino. Questi due pittori, coi loro coetanei, Guido di Siena, Coppo di Marcovaldo e il misterioso pittore sul cui stile si sarebbe potuta basare la scuola, il cosiddetto Maestro di San Bernardino, lavorarono tutti in un modo altamente formalizzato e dipendente da l’antica tradizione dell’icona della pittura. In questi dipinti a tempera molti dei dettagli erano rigidamente fissati dal soggetto, la posizione precisa delle mani della Madonna e di Cristo Bambino, ad esempio, dettata dalla natura della benedizione che il dipinto invocava sullo spettatore. L’angolazione della testa e delle spalle della Vergine, le pieghe del suo velo e le linee con cui erano definiti i suoi lineamenti erano stati tutti ripetuti in innumerevoli dipinti del genere. Cimabue e Duccio fecero passi in direzione di un maggiore naturalismo, come fece il loro contemporaneo, Pietro Cavallini di Roma.

Giotto
Giotto, (1266-1337), per tradizione pastore delle colline a nord di Firenze, divenne apprendista di Cimabue ed emerse come il pittore più eccezionale del suo tempo. Giotto, forse influenzato da Pietro Cavallini e da altri pittori romani, non basava le figure che dipingeva su nessuna tradizione pittorica, ma sull’osservazione della vita. A differenza di quelli dei suoi contemporanei bizantini, le figure di Giotto sono solidamente tridimensionali; si ergono saldamente al suolo, hanno un’anatomia visibile e sono vestiti con indumenti di peso e struttura. Ma più che altro, ciò che distingue i personaggi di Giotto da quelli dei suoi contemporanei sono le loro emozioni. Nei volti delle figure di Giotto ci sono gioia, rabbia, disperazione, vergogna, dispetto e amore. Il ciclo di affreschi della vita di Cristo e della vita della Vergine che ha dipinto nella Cappella degli Scrovegni di Padova ha fissato un nuovo standard per le immagini narrative. La sua Madonna Ognissanti è appesa alla Galleria degli Uffizi, a Firenze, nella stessa stanza della Madonna di Santa Trinita di Cimabue e della Madonna di Ruccellai di Duccio, dove è facile fare il confronto stilistico tra i tre. Una delle caratteristiche evidenti nel lavoro di Giotto è la sua osservazione della prospettiva naturalistica. È considerato il messaggero del Rinascimento.

I contemporanei di Giotto
Giotto aveva un certo numero di contemporanei che erano stati addestrati e influenzati da lui, o la cui osservazione della natura li aveva portati in una direzione simile. Sebbene molti degli allievi di Giotto assimilassero la direzione che aveva preso il suo lavoro, nessuno avrebbe avuto il successo come lui. Taddeo Gaddi realizza il primo grande dipinto di scena notturna in un’Annunciazione ai pastori nella Cappella Baroncelli della Chiesa di Santa Croce a Firenze.

I dipinti nella chiesa superiore della Basilica di San Francesco, ad Assisi, sono esempi di pittura naturalistica dell’epoca, spesso attribuita allo stesso Giotto, ma più probabilmente all’opera di artisti che circondano Pietro Cavallini. Anche un tardo dipinto di Cimabue nella chiesa inferiore di Assisi, della Madonna e di San Francesco mostra chiaramente un maggior naturalismo rispetto alle sue tele e ai resti dei suoi primi affreschi nella chiesa superiore.

Mortalità e redenzione
Un tema comune nella decorazione delle chiese medievali era il Giudizio Universale, che nelle chiese dell’Europa settentrionale occupa spesso uno spazio scultoreo sopra la porta ovest, ma in chiese italiane come la Cappella degli Scrovegni di Giotto, è dipinto sulla parete interna occidentale. La peste nera del 1348 spinse i suoi sopravvissuti a concentrarsi sulla necessità di affrontare la morte in uno stato di penitenza e assoluzione. L’inevitabilità della morte, le ricompense per il penitente e le pene del peccato sono state enfatizzate in numerosi affreschi, notevoli per le loro cupe raffigurazioni della sofferenza e le loro immagini surreali dei tormenti dell’Inferno.

Tra questi il ​​Trionfo della morte dell’allievo di Giotto Orcagna, ora in via frammentaria al Museo di Santa Croce, e il Trionfo della morte nel Camposanto Monumentale di Pisa di un pittore sconosciuto, forse Francesco Traini o Buonamico Buffalmacco che ha lavorato sull’altro tre di una serie di affreschi sul tema della salvezza. Non si sa esattamente quando questi affreschi furono iniziati, ma si presume generalmente che risalgano al 1348.

Due importanti pittori di affreschi furono attivi a Padova nel tardo XIV secolo, Altichiero e Giusto de ‘Menabuoi. Il capolavoro di Giusto, la decorazione del Battistero della Cattedrale, segue il tema della Creazione, della caduta e della salvezza dell’umanità, avendo anche un raro ciclo di Apocalisse nel piccolo presbiterio. Mentre l’intera opera è eccezionale per ampiezza, qualità e stato intatto, il trattamento delle emozioni umane è conservativo rispetto a quello della Crocifissione di Altichiero nella Basilica di Sant’Antonio, sempre a Padova. Il lavoro di Giusto si basa su gesti formalizzati, in cui Altichiero racconta gli eventi che circondano la morte di Cristo con grande drammaticità e intensità umana.

A Firenze, nella cappella spagnola di Santa Maria Novella, Andrea Bonaiuti è stato incaricato di sottolineare il ruolo della Chiesa nel processo di redenzione e in particolare quello domenicano. Il suo affresco Allegoria della Chiesa Attiva e Trionfale è notevole per la sua rappresentazione del Duomo di Firenze, completo con la cupola che non fu costruita fino al secolo successivo.

Gotico internazionale
Durante il tardo XIV secolo, il gotico internazionale era lo stile che dominava la pittura toscana. Può essere visto in una certa misura nel lavoro di Pietro e Ambrogio Lorenzetti, che è caratterizzato da una dolcezza e grazia formale nelle figure, e dalla grazia tardogotica nei drappeggi. Lo stile è pienamente sviluppato nelle opere di Simone Martini e Gentile da Fabriano, che hanno un’eleganza e una ricchezza di dettagli, e una qualità idealizzata non compatibile con la realtà più nuda dei dipinti di Giotto.

Agli inizi del XV secolo, colmare il divario tra il gotico internazionale e il Rinascimento sono i dipinti di Fra Angelico, molti dei quali, essendo pale d’altare a tempera, mostrano l’amore gotico di elaborazione, foglia d’oro e colori brillanti. È nei suoi affreschi del suo convento di Sant ‘Marco che Fra Angelico si mostra il discepolo artistico di Giotto. Questi dipinti devozionali, che adornano le celle e i corridoi abitati dai frati, rappresentano episodi della vita di Gesù, molti dei quali sono scene della Crocifissione. Sono estremamente semplici, sobri e colorati, e l’artista cerca di rendere le rivelazioni spirituali una realtà visiva.

Pittura del primo Rinascimento

Firenze
Le prime immagini veramente rinascimentali a Firenze risalgono al 1401, il primo anno del secolo noto in italiano come Quattrocento, sinonimo del primo Rinascimento. A quella data si tenne un concorso per trovare un artista per creare un paio di porte di bronzo per il Battistero di San Giovanni, la più antica chiesa rimasta in città. Il Battistero è un grande edificio ottagonale in stile romanico, le cui origini erano state dimenticate e che si credeva fosse popolarmente risalente all’epoca romana. L’interno della sua cupola è decorato con un’enorme figura a mosaico di Cristo in Maestà, pensata per essere stata progettata da Coppo di Marcovaldo. Ha tre grandi portali, quello centrale riempito in quel momento da una serie di porte create da Andrea Pisano ottanta anni prima.

Le porte di Pisano furono divise in 28 compartimenti di quadrifogli, contenenti scene narrative della vita di Giovanni Battista. I concorrenti, di cui c’erano sette giovani artisti, dovevano entrambi progettare un pannello di bronzo di forma e dimensioni simili, raffigurante il Sacrificio di Isacco.

Due dei pannelli sono sopravvissuti, quello di Lorenzo Ghiberti e quello di Brunelleschi. Ogni pannello mostra alcuni motivi fortemente classicheggianti che indicano la direzione che l’arte e la filosofia stavano muovendo in quel momento. Ghiberti ha usato la figura nuda di Isacco per creare una piccola scultura in stile classico. Si inginocchia su una tomba decorata con rotoli di acanto che sono anche un riferimento all’arte dell’antica Roma. Nel pannello di Brunelleschi, una delle figure aggiuntive incluse nella scena ricorda una famosa figura in bronzo di un ragazzo che estrae una spina dal piede. La creazione di Brunelleschi è impegnativa nella sua intensità dinamica. Meno elegante di quella di Ghiberti, si tratta più del dramma umano e della tragedia imminente.

Ghiberti ha vinto la competizione. La sua prima serie di porte battesimali ha richiesto 27 anni per essere completata, dopo di che gli è stato commissionato un altro. Nei 50 anni in cui Ghiberti ha lavorato su di loro, le porte hanno fornito un terreno di allenamento per molti artisti di Firenze. Essendo narrativa in soggetto e impiegando non solo l’abilità nell’organizzare composizioni figurative ma anche l’abilità crescente della prospettiva lineare, le porte avrebbero avuto un’influenza enorme sullo sviluppo dell’arte pittorica fiorentina. Erano un fattore unificante, fonte di orgoglio e cameratismo sia per la città che per i suoi artisti. Michelangelo doveva chiamarli le porte del paradiso.

Cappella Brancacci
Nel 1426 due artisti iniziarono a dipingere un ciclo di affreschi della vita di San Pietro nella cappella della famiglia Brancacci, presso la chiesa carmelitana di Firenze. Entrambi furono chiamati con il nome di Tommaso e furono soprannominati Masaccio e Masolino, lo sloveno Tom e il piccolo Tom.

Più di ogni altro artista, Masaccio riconobbe le implicazioni nell’opera di Giotto. Ha portato avanti la pratica della pittura dalla natura. I suoi dipinti dimostrano una comprensione dell’anatomia, dello scorcio, della prospettiva lineare, della luce e lo studio del drappeggio. Tra le sue opere, le figure di Adamo ed Eva espulsi dall’Eden, dipinte sul lato dell’arco nella cappella, sono famose per la loro rappresentazione realistica della forma umana e delle emozioni umane. Contrappongono le figure gentili e graziose dipinte da Masolino sul lato opposto di Adamo ed Eva che ricevono il frutto proibito. Il dipinto della Cappella Brancacci rimase incompleto quando Masaccio morì a 26 anni. I lavori furono poi terminati da Filippino Lippi. L’opera di Masaccio divenne fonte di ispirazione per molti pittori successivi, tra cui Leonardo da Vinci e Michelangelo.

Sviluppo della prospettiva lineare
Durante la prima metà del XV secolo, il raggiungimento dell’effetto dello spazio realistico in un dipinto dall’impiego di una prospettiva lineare fu una delle preoccupazioni principali di molti pittori, così come gli architetti Brunelleschi e Alberti che entrambi teorizzarono sull’argomento. Il Brunelleschi è noto per aver svolto una serie di studi accurati sulla piazza e sul battistero ottagonale fuori dal Duomo di Firenze e si ritiene abbia aiutato Masaccio nella creazione della sua famosa nicchia a trompe l’oeil attorno alla Santa Trinità che dipinse a Santa Maria Novella.

Secondo il Vasari, Paolo Uccello era così ossessionato dalla prospettiva che pensava a poco altro e lo sperimentò in molti dipinti, il più noto dei tre dipinti della Battaglia di San Romano che usano armi rotte sul terreno e campi sulle colline lontane per dare un’impressione di prospettiva.

Nel 1450 Piero della Francesca, in dipinti come La Flagellazione di Cristo, dimostrò la sua maestria sulla prospettiva lineare e anche sulla scienza della luce. Esiste un altro dipinto, un paesaggio urbano, di un artista sconosciuto, forse Piero della Francesca, che dimostra il tipo di esperimento che Brunelleschi stava facendo. Da questo momento la prospettiva lineare è stata compresa e regolarmente utilizzata, come quella del Perugino nel suo Cristo che consegna le chiavi a San Pietro nella Cappella Sistina.

Comprensione della luce
Giotto ha usato la tonalità per creare la forma. Taddeo Gaddi nella sua scena notturna nella Cappella Baroncelli ha dimostrato come la luce possa essere usata per creare il dramma. Paolo Uccello, cento anni dopo, sperimentò l’effetto drammatico della luce in alcuni dei suoi affreschi quasi monocromi. Ne fece un certo numero in terra verde o “terra verde”, animando le sue composizioni con tocchi di vermiglio. Il più noto è il suo ritratto equestre di John Hawkwood sul muro del Duomo di Firenze. Sia qui che sui quattro capi dei profeti che dipingeva attorno al quadrante interno della cattedrale, usava toni fortemente contrastanti, suggerendo che ogni figura veniva illuminata da una sorgente di luce naturale, come se la fonte fosse una vera finestra nella cattedrale .

Piero della Francesca portò avanti il ​​suo studio della luce. Nella Flagellazione dimostra una conoscenza di come la luce viene distribuita proporzionalmente dal suo punto di origine. Ci sono due fonti di luce in questo dipinto, una interna a un edificio e l’altra esterna. Della fonte interna, sebbene la luce stessa sia invisibile, la sua posizione può essere calcolata con certezza matematica. Leonardo da Vinci doveva portare avanti il ​​lavoro di Piero sulla luce.

La Madonna
La Beata Vergine Maria, venerata dalla Chiesa cattolica di tutto il mondo, è stata particolarmente evocata a Firenze, dove c’era un’immagine miracolosa di lei su una colonna nel mercato del grano e dove sia la Cattedrale di “Nostra Signora dei Fiori” che il grande domenicano chiesa di Santa Maria Novella sono stati nominati in suo onore.

Pittura del primo Rinascimento in altre parti d’Italia

Andrea Mantegna a Padova e Mantova
Uno dei pittori più influenti del nord Italia fu Andrea Mantegna di Padova, che ebbe la fortuna di essere nei suoi anni dell’adolescenza all’epoca in cui lavorava il grande scultore fiorentino Donatello. Donatello creò l’enorme bronzo equestre, il primo sin dall’impero romano, del condotiero Gattemelata, ancora visibile sul suo basamento nella piazza esterna alla basilica di Sant’Antonio. Lavorò anche sull’altare maggiore e creò una serie di pannelli di bronzo in cui raggiunse una notevole illusione di profondità, con una prospettiva nei contesti architettonici e un’apparente rotondità della forma umana, tutto in bassorilievo.

Cosmè Tura a Ferrara
Mentre Mantegna lavorava per i Gonzaga a Mantova, un pittore molto diverso veniva impiegato per progettare uno schema ancor più ambizioso per la famiglia estense di Ferrara. La pittura di Cosmè Tura è molto particolare, allo stesso tempo stranamente gotica e allo stesso tempo classica. Tura posa figure classiche come se fossero santi, le circonda di motivi simbolici luminosi di perfezione surreale e li riveste in abiti che sembrano fatti di rame intrecciato piegato e smaltato.

Antonello da Messina
Nel 1442 Alfonso V d’Aragona divenne governatore di Napoli, portando con sé una collezione di dipinti fiamminghi e fondando un’Accademia umanistica. Il pittore Antonello da Messina sembra aver avuto accesso alla collezione del re, che potrebbe aver incluso i lavori di Jan van Eyck. Sembra che sia stato esposto alla pittura fiamminga ad una data precedente rispetto ai fiorentini, per aver rapidamente visto il potenziale degli oli come mezzo e quindi dipinto in nient’altro. Portò con sé la tecnica a nord a Venezia, dove fu presto adottato da Giovanni Bellini e divenne il mezzo privilegiato della repubblica marinara dove l’arte dell’affresco non aveva mai avuto un grande successo.

Alto Rinascimento

Patrocinio e umanesimo
A Firenze, nel tardo XV secolo, la maggior parte delle opere d’arte, anche quelle che venivano fatte come decorazione per le chiese, erano generalmente commissionate e pagate da mecenati privati. Gran parte del mecenatismo proveniva dalla famiglia dei Medici, o da quelli che erano strettamente associati o collegati a loro, come i Sassetti, i Ruccellai ei Tornabuoni.

Influenza fiamminga
A partire dal 1450 circa, con l’arrivo in Italia del pittore fiammingo Rogier van der Weyden e forse prima, gli artisti furono introdotti nel mezzo della pittura ad olio. Mentre sia la tempera che l’affresco si prestavano alla raffigurazione del modello, nessuno dei due presentava un modo efficace per rappresentare realisticamente le trame naturali. Il medium altamente flessibile degli oli, che potrebbe essere reso opaco o trasparente, e ha permesso l’alterazione e le aggiunte per giorni dopo che era stato deposto, ha aperto un nuovo mondo di possibilità agli artisti italiani.

Commissione papale
Nel 1477 papa Sisto IV sostituì la vecchia cappella abbandonata in Vaticano in cui si svolgevano molti dei servizi papali. L’interno della nuova cappella, chiamata in onore della Cappella Sistina, sembra essere stato progettato sin dall’inizio per avere una serie di 16 grandi affreschi tra i suoi pilastri al livello medio, con una serie di ritratti dipinti di papi sopra di loro.

Leonardo Da Vinci
Leonardo, per la portata dei suoi interessi e lo straordinario talento che ha dimostrato in così tante aree diverse, è considerato l’archetipo “uomo del Rinascimento”. Ma prima di tutto è stato un pittore che è stato ammirato nel suo tempo e, come pittore, ha attinto dalla consapevolezza di aver guadagnato da tutti i suoi altri interessi.

Michelangelo
Nel 1508 papa Giulio II riuscì a far accettare allo scultore Michelangelo di continuare lo schema decorativo della Cappella Sistina. Il soffitto della Cappella Sistina fu costruito in modo tale che vi fossero dodici pendenti pendenti che sostenevano la volta che formava le superfici ideali su cui dipingere i Dodici Apostoli. Michelangelo, che si era arreso alle richieste del Papa con poca grazia, concepì presto uno schema completamente diverso, molto più complesso sia nel design che nell’iconografia. La scala del lavoro, che eseguì a una sola mano tranne che per l’assistenza manuale, era titanica e impiegò quasi cinque anni per essere completata.

Raphael
Con Leonardo da Vinci e Michelangelo, il nome di Raffaello è sinonimo di Alto Rinascimento, anche se era più giovane di Michelangelo di 18 anni e Leonardo di quasi 30 anni. Non si può dire di lui che abbia fatto progredire lo stato della pittura come i suoi due famosi contemporanei fatto. Piuttosto, il suo lavoro era il culmine di tutti gli sviluppi del Rinascimento.

Pittura del Rinascimento a Venezia

Giovanni Bellini
Giovanni Bellini fu l’esatto contemporaneo di suo fratello Gentile, suo cognato Mantegna e Antonello da Messina. Lavorando per la maggior parte della sua vita nello studio di suo fratello, e fortemente influenzato dallo stile frizzante di Mantegna, non sembra aver prodotto un dipinto firmato indipendentemente fino a quando non aveva circa 50 anni. Durante gli ultimi 30 anni della sua vita è stato straordinariamente produttivo e influente, avendo la guida sia di Giorgione che di Tiziano. Bellini, come il suo più giovane contemporaneo, Raphael, produceva numerose piccole Madonne in un ricco colore brillante, di solito di tonalità più intensa della sua controparte fiorentina. Queste Madonne si moltiplicarono prolificamente come venivano riprodotte dagli altri membri del grande studio Bellini, una minuscola immagine, La circoncisione di Cristo esistente in quattro o cinque versioni quasi identiche.

Giorgione e Tiziano
Mentre lo stile della pittura di Giorgione si riferisce chiaramente a quello del suo presunto maestro, Giovanni Bellini, il suo soggetto lo rende uno degli artisti più originali e astrusi del Rinascimento. Uno dei suoi dipinti, di un paesaggio conosciuto come La Tempesta, con una donna seminuda che allatta un bambino, un uomo vestito, alcune colonne classiche e un lampo, forse rappresenta Adamo ed Eva nei loro giorni post-Eden, o forse non è così. Un altro dipinto attribuito a lui e tradizionalmente noto come I tre filosofi, può rappresentare i Magi che pianificano il loro viaggio alla ricerca del Cristo bambino, ma questo non è nemmeno sicuro.

Influenza della pittura del Rinascimento italiano
Le vite di Michelangelo e Tiziano si estesero bene nella seconda metà del XVI secolo. Entrambi hanno visto i loro stili e quelli di Leonardo, Mantegna, Giovanni Bellini, Antonello da Messina e Raffaello adattati dai pittori successivi per formare uno stile disparato noto come Manierismo, e muoversi costantemente verso il grande effluvio di immaginazione e virtuosismo pittorico del periodo barocco.

L’artista che più ha esteso le tendenze nelle grandi composizioni figurative di Tiziano è Tintoretto, anche se i suoi modi personali erano tali che è durato solo nove giorni come apprendista di Tiziano. La conoscenza di Rembrandt delle opere di Tiziano e Raffaello è evidente nei suoi ritratti. Le influenze dirette di Leonardo e Raffaello sui propri allievi dovevano influenzare generazioni di artisti tra cui Poussin e scuole di pittori classici del XVIII e XIX secolo. L’opera di Antonello da Messina ha avuto un’influenza diretta su Albrecht Dürer e Martin Schongauer e attraverso le incisioni di quest’ultimo, innumerevoli artisti tra cui le scuole tedesche, olandesi e inglesi di vetrate che si estendono all’inizio del XX secolo.

Il soffitto della Cappella Sistina di Michelangelo e in seguito Il giudizio universale ha avuto un’influenza diretta sulle composizioni figurative prima di Raffaello e dei suoi allievi e poi quasi tutti i successivi pittori del XVI secolo che cercavano modi nuovi e interessanti per rappresentare la forma umana. È possibile tracciare il suo stile di composizione figurativa attraverso Andrea del Sarto, Pontormo, Bronzino, Parmigianino, Veronese, al Greco, Carracci, Caravaggio, Rubens, Poussin e Tiepolo sia ai pittori classici che a quelli romantici del XIX secolo come Jacques-Louis David e Delacroix.

Sotto l’influenza della pittura italiana del Rinascimento, furono fondate molte accademie d’arte moderne, come la Royal Academy, e fu proprio per raccogliere le opere del Rinascimento italiano che alcune delle più famose collezioni d’arte del mondo, come la National Galleria, Londra, sono stati formati.