In Principio … la Parola si è fatta carne, Padiglione Vaticano, Biennale di Venezia 2015

Il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia 2015 è promosso dal Pontificio Consiglio per la Cultura presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi. Alla sua seconda edizione, dopo la partecipazione del 2013, il Padiglione affronta il tema “All’inizio … la Parola si è fatta carne” ispirata al Prologo del Vangelo di Giovanni. La colombiana Monika Bravo, la macedone Elpida Hadzi-Vasileva e il mozambicano Mario Macilau sono gli artisti espositori; Curatore Micol Forti.

Ulticulturalismo, abbassamento dell’età, diversità linguistica: sono queste le tre componenti chiave messe in campo nel padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia 2015, presentata dal curatore Micol Forti. Padiglione che ospiterà creazioni molto diverse, quindi tutte accomunate da un’ispirazione religiosa: “Proprio come religioso è il momento della nascita dell’opera, che è un atto di creazione – ricorda Paolo Baratta, presidente della Biennale, – e esprime il conflitto interno dell’artista tra ciò che ha in sé e il linguaggio che deve usare per comunicarlo.

La Santa Sede ha scelto di partecipare al dialogo sull’arte che si svolge attraverso la Biennale, la mostra è un’opportunità per “sviluppare il dialogo e la fiducia, nonché per espandere la capacità di osservare e divulgare nuovi modi di vedere e percepire. La Biennale deve misurarsi con le fratture di questo tempo, riunendo la storia insieme ma affrontando più il presente che mai.

Il desiderio di ristabilire il dialogo tra arte e fede continua dopo l’esperienza del 2013, e rimane una grande vivacità di interesse nella sfera internazionale per quanto riguarda il rapporto tra Chiesa e arte contemporanea.

Dopo la prima edizione, il Padiglione della Santa Sede alla 56a Biennale d’Arte di Venezia sviluppa il tema dell ‘”Inizio” con un movimento dall’Antico al Nuovo Testamento, facendo del Logos e della Carne i termini di un costante relazione vivente.

Con riferimento alla Genesi, intesa come Creazione, Non-Creazione, Ricreazione, che è stata l’oggetto della nostra riflessione nel 2013, ora abbiamo un nuovo termine di incontro nel Prologo del Vangelo di Giovanni. Vengono evidenziati due aspetti essenziali di questo incontro: la Parola trascendente è “all’inizio” e allo stesso tempo rivela la natura dialogica e comunicativa del Dio di Gesù Cristo (v. 1-5) e la Parola che diventa ” carne ”, corpo, portando la presenza di Dio nell’essenza dell’umanità, specialmente dove sembra ferita e sofferenza (v. 14).

La discesa verso l’immanenza è espressa in termini quasi visivi nella parabola del Buon Samaritano, che è ripresa in questo contesto come ulteriore suggerimento tematico completamente in prospettiva. Le pagine del Vangelo di Luca offrono l’immagine di un Dio presente in un’umanità oppressa in una condizione umana. Dio ha fatto carne aiuta l’uomo ferito, che è segnato dalla morte e dalla fragilità.

La dimensione “verticale-trascendente” del Logos e la dimensione “orizzontale-immanente” della “carne” sono assi di ricerca in questo senso. È necessario fare riferimento a questi mentre si incrociano, per comprendere le singole opere d’arte, il dialogo che creano tra loro all’interno dello spazio espositivo.

I termini del Prologo del Vangelo di Johannine ispirano gli spazi tematici in cui è diviso il Padiglione. Trovano le creazioni di artisti che sono stati selezionati alla luce della consonanza del loro attuale percorso di ricerca con il tema scelto, per la varietà delle tecniche utilizzate e per la loro provenienza geografica e culturale.

Concetto
Un dinamismo dialettico a tre voci: ci sono due hub attorno ai quali ruota il progetto per il Padiglione del Vaticano che prende forma: il Logos e la carne. Il Logos stabilisce una relazione, un’armonia, una mediazione; la carne impone l’immanenza, una traccia, un processo di incarnazione.

La loro inseparabile unità produce un dinamismo dialettico, irregolare, ellittico, che accelera bruscamente, rallenta precipitosamente, per sollecitare gli artisti come il pubblico, una riflessione su una combinazione che sta alla radice dell’umanità stessa.

Tre artisti, tutti giovani, di diversa estrazione, con esperienze, visione, etica ed estetica diverse, si sono riuniti per dare corpo a In the Beginning … evocato dal Prologo del Vangelo di Giovanni.

Monika Bravo, colombiana di nascita, con formazione internazionale ma americana di adozione, ha sapientemente elaborato ed elaborato un racconto che può essere assemblato e riassemblato su 6 schermi e altrettanti pannelli trasparenti, posizionati su pareti fortemente colorate. La natura, la Parola, scritta e parlata e l’astrazione artistica si presentano in ogni composizione come elementi attivi di una visione euristica, aperti a un certo grado di incertezza nello sviluppo di una nuova percezione sperimentale dello spazio e di una pienezza sensoriale, attraverso la grazia e la poesia “manuale” con cui l’artista utilizza i media tecnologici.

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La giovane ricerca macedone Elpida Hadzi-Vasileva fonde artigianalità, conoscenza scientifica e una potente visione estetica. Ha progettato un’installazione architettonica monumentale per il Padiglione, il cui “tessuto” è quasi una pelle, un mantello, che accoglie i visitatori sia in una dimensione fisica che simbolica allo stesso tempo. Realizzato con materiali di scarto organici in un modo che porta dal ready-to al rifatto, l’artista crea un tessuto che è sia un ricamo che una pelle superficiale, presenza fisica e trasparenza, uno strumento di suggestione e sorpresa.

La carne acquisisce importanza nel ritorno alla realtà senza falsificazione nelle fotografie del trentenne Mário Macilau. La serie di nove fotografie in bianco e nero, scattate a Maputo, la capitale del Mozambico, dove l’artista è nato e lavora, sono dedicate ai bambini di strada che vivono ancora nelle strade come mezzo di sopravvivenza. Questo non è un documentario, ma un’opera poetica che trasforma il rapporto tra il presente e il passato, il vicino e il lontano, il visibile e l’invisibile. Il tema dell’origine e della fine di ogni atto artistico è guidato dal potere della composizione fotografica di confrontarsi con l’agonia del reale.

La mostra
La Santa Sede partecipa quest’anno per la seconda volta alla Biennale d’Arte di Venezia, con un padiglione ispirato al Nuovo Testamento. All’inizio … la Parola si è fatta carne è il tema scelto dal Commissario Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, su cui è stato sviluppato il tema dell ‘”Inizio”, passando dal riferimento dell’edizione 2013 alla Genesi a quello del Prologo del Vangelo di Giovanni.

Curata da Micol Forti, la struttura del Padiglione è articolata attorno a due poli essenziali: in primo luogo, la Parola trascendente, che è “all’inizio” e che rivela la natura dialogica e comunicativa del Dio di Gesù Cristo (v. 1-5 ); e poi il Verbo ha fatto “carne”, corpo, portando la presenza di Dio nell’umanità, specialmente dove appare ferito e sofferente (v. 14). L’incontro di queste dimensioni “verticale-trascendente” e “orizzontale-immanente” è il cuore della ricerca. Le due “tavole” del Prologo del Vangelo di Giovanni sono l’ispirazione di base per le creazioni artistiche di tre artisti, che sono stati scelti dopo una lunga selezione, alla luce di alcuni criteri precisi: la consonanza dei propri viaggi con il tema scelto, la varietà delle tecniche utilizzate, la loro internazionalità, diversità e provenienza geografica e culturale, e soprattutto la natura aperta ed evolutiva del loro lavoro.

Criteri di sobrietà ed economia hanno guidato il progetto e l’installazione del Padiglione, realizzato dall’architetto Roberto Pulitani, e i costi sono interamente sostenuti dagli sponsor che hanno reso possibile questo importante progetto.

Punti salienti

Progetto fotografico di Mario Macilau
Prove di stampa del progetto fotografico
ARCHE-tipi. Il suono della parola è oltre ogni senso, Monika Bravo
Crescendo nell’oscurità, Mario Macilau

Biennale di Venezia 2015
La Biennale d’Arte 2015 chiude una sorta di trilogia iniziata con la mostra curata da Bice Curiger nel 2011, Illuminazioni, e proseguita con il Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni (2013). Con All The World Futures, La Biennale prosegue la sua ricerca su riferimenti utili per esprimere giudizi estetici sull’arte contemporanea, una questione “critica” dopo la fine dell’arte d’avanguardia e “non artistica”.

Attraverso la mostra curata da Okwui Enwezor, La Biennale torna a osservare il rapporto tra arte e sviluppo della realtà umana, sociale e politica, nella pressione di forze e fenomeni esterni: i modi in cui, cioè, le tensioni dell’esterno il mondo sollecita le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i movimenti dell’anima (il loro canto interiore).

La Biennale di Venezia è stata fondata nel 1895. Paolo Baratta è stato presidente dal 2008, e prima ancora dal 1998 al 2001. La Biennale, che è all’avanguardia nella ricerca e promozione di nuove tendenze dell’arte contemporanea, organizza mostre, festival e ricerche in tutti i suoi settori specifici: Arts (1895), Architecture (1980), Cinema (1932), Dance (1999), Music (1930) e Theater (1934). Le sue attività sono documentate presso l’Archivio storico delle arti contemporanee (ASAC) che recentemente è stato completamente rinnovato.

Il rapporto con la comunità locale è stato rafforzato attraverso attività didattiche e visite guidate, con la partecipazione di un numero crescente di scuole venete e non solo. Questo diffonde la creatività sulla nuova generazione (3.000 insegnanti e 30.000 studenti coinvolti nel 2014). Queste attività sono state supportate dalla Camera di commercio di Venezia. È stata inoltre istituita una collaborazione con università e istituti di ricerca che organizzano tour speciali e soggiorni nelle mostre. Nel triennio 2012-2014, 227 università (79 italiane e 148 internazionali) hanno aderito al progetto Sessioni della Biennale.

In tutti i settori ci sono state maggiori opportunità di ricerca e produzione rivolte alle giovani generazioni di artisti, direttamente in contatto con insegnanti di fama; questo è diventato più sistematico e continuo attraverso il progetto internazionale Biennale College, attualmente in corso nelle sezioni Danza, Teatro, Musica e Cinema.

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