I mercati storici di Palermo, Comitato Giovanile Italiano UNESCO

I mercati di Palermo attirano ogni anno un numero significativo di turisti ed è ampiamente conosciuto per i suoi coloratissimi mercati di frutta, verdura e pesce nel cuore di Palermo, conosciuti come Vucciria, Ballarò e Capo.

Palermo è la capitale culturale, economica e turistica della Sicilia. È una città ricca di storia, cultura, arte, musica e cibo. Numerosi turisti sono attratti dalla città per il suo buon clima mediterraneo, la sua rinomata gastronomia e ristoranti, le sue chiese romaniche, gotiche e barocche, i palazzi e gli edifici, e la sua vita notturna e la musica.

Mercato, il mercato, nel cuore della città
Il mercato, cuore pulsante della città, non a caso situato al suo centro, è un luogo privilegiato di incontro tra domanda e offerta. Può essere visto storicamente come un “omphalos” intorno al quale l’organizzazione sociale della comunità è strutturata e materializzata, il principio intrinseco della reciprocità è confermato e la natura ciclica dell’esperienza umana trova sicurezza attraverso la presenza alternata di prodotti offerti come oggetti richiesti, contestato o richiesto.

Non è un caso che i mercati funzionino efficacemente come esempi sintetici e sinestetici della vita reale, dove gli eventi si svolgono come una performance in un dramma realista, rappresentando persone, pratiche rituali, forme di ricreazione e articolazioni sociali di straordinaria efficacia.

Nei mercati, in particolare in quelli della Sicilia, il livello di espressione diventa pienamente sublime attraverso le forme tradizionali di esposizione e pubblicità presentate dagli abili venditori e venditori ambulanti attraverso la “paratura ra putia” (preparazione del negozio). Le persone del mercato mostrano pratiche abilità di “scenografia” ed “estetica” nell’allestimento delle strutture, spesso piramidi, utilizzate per mostrare la loro merce, così come abilità “retoriche” e “canore” per vendere i loro beni, soprattutto cibo, di cui sono qualità evidenziare forme complesse metonimiche, metaforiche e allusive.

L’anima composita di Palermo è rappresentata efficacemente nei suoi quattro mercati principali: Ballarò, Capo e Vucciria (all’interno delle mura) e Buorgu viecchiu (fuori dalle mura della città).

Mercato Ballarò
Ballarò, il più grande dei mercati palermitani, si trova nel quartiere Albergheria tra Corso Tukory, Via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele, con la sua principale concentrazione in Piazza Carmine e Piazza Ballarò. In considerazione dei sostanziali cambiamenti economici che hanno colpito la città, per gli abitanti locali, il mercato di Ballarò conserva ancora la sua importanza funzionale come luogo di commercio, uno spazio di identità e un’area per prodotti alimentari.

Il mercato permanente si estende da Piazza Professa fino ai bastioni del Corridoio Tukory verso Porta Sant’Agata. Il mercato è famoso per la vendita dei primi frutti provenienti dalla campagna palermitana. Ballarò è il più antico dei mercati cittadini non di provenienza, frequentato quotidianamente da centinaia di persone, animato dalla cosiddetta menzogna, ovvero dai forti richiami dei venditori che, con il loro caratteristico e colorato accento locale, cercano di attirare interesse dei passanti. Sembra una pila di bancarelle di stallo e la strada invasa dalle scatole di legno contenenti le merci che viene costantemente urlata, licenziata, individuata per pubblicizzare la buona qualità e il buon prezzo dei prodotti. Ballarò è un mercato prevalentemente alimentare, utilizzato principalmente per la vendita di frutta, verdura, verdura, carne e pesce,

All’interno del mercato, i fruttivendoli vendono cibi cotti e street food, tipici della cucina palermitana come le cipolle bollite o al forno, i pancake (ceci), crocchè o cazzilli (crocchette di patate), verdure, polpo, quinum (polpettone), sandwich con meusa (milza).

Mercato Capo
Porta Carini è l’ingresso fisico e simbolico del mercato di Capo, che si estende da dietro il Tribunale di Palermo tra Via Porta Carini, Piazza Capo, Via Cappuccinelle e Via Beati Paoli. Il mercato, in particolare per frutta e verdura, si estende sul lato sud lungo Via Sant’Agostino, dove si specializza nella vendita di tessuti.

Il mercato di Cape, insieme ad altri mercati di Palermo come Ballarò, Vucciria, Lattarini e il mercato di Pulc, è un importante punto vendita al dettaglio di generi alimentari. È un mercato alimentare molto animato e caratteristico, anche folkloristico: i colori, le urla dei venditori, l’animazione delle bancarelle ne fanno un elemento essenziale del carattere della città di Palermo. È un mercato attivo ogni giorno, dandoti la possibilità di acquistare sia generi alimentari che altri prodotti. Si estende lungo Via Carini e Via Beati Paoli, Via Sant’Agostino e Via Cappuccinelle.

Gli Agostiniani popolavano questa zona perché avevano la loro sede nel convento vicino alla chiesa di Sant’Agostino del XIV secolo. Uno dei principali ingressi al mercato è Porta Carini, nella quale si trova il Palazzo di Giustizia. Caratteristico è il nome di alcune delle strade che si trovano in questa zona: via “Sedie volanti”, via “Scippateste”, via “Gioia mia”.

Mercato Vucciria
La Vucciria è un noto mercato storico di Palermo, insieme ad altri Ballarò, Capo, Mercato delle pulci e Lattarini.

Nel corso dei secoli la Vucciria subì diverse modifiche. Il vicario Caracciolo nel 1783 decise di cambiarne l’aspetto, in particolare la sua piazza principale, che prese il suo nome in suo onore. Intorno alla piazza vennero costruiti porticati che ospitavano i banchi di vendita e nel centro era installata una fontana. È impossibile descrivere tutti gli odori caratteristici che pervadono il luogo, anche se il tipico odore del pesce è sicuramente il più intenso.

All’interno del mercato si trovano palazzi nobiliari e opere d’arte come Palazzo Mazzarino, appartenente alla famosa famiglia del Cardinale, la fontana del Garraffello, il palazzo Gravina Filangeri di Rammacca al Garraffello.

Il mercato della Vucciria si estende tra Piazza San Domenico e Corso Vittorio Emanuele. Il cuore del mercato è Piazza Caracciolo, sede del più grande mattatoio della città durante il periodo angioino, che ha caratterizzato il sito come uno spazio commerciale per la vendita di carne. Non si vede più nulla di questo, visto che il mercato è stato riorganizzato come spazio per la vendita di frutta e verdura.

Spostandosi all’interno della fitta trama di vicoli e piazze del mercato della Vucciria si possono trovare tutti gli ingredienti della cucina siciliana; le colorate bancarelle traboccano di scatole di legno che, grazie ai colori della merce, si trasformano in sontuosi gioielli di limone a taglio dorato, argento di sardine fresche e salate, bronzo di olive e coralli di pomodori secchi.

Spettacolari le piramidi di cuculo, broccoli verdi, mazzetti di tenerumi. In estate la scena di questo grande teatro di strada vede come protagonisti assoluti i mulini ad acqua e le grandi cocomeri con la pancia affettata e spoglia.

Il variegato mondo del pesce, piantato su letti di ghiaccio tritato, è rappresentato da gamberetti, scoiattoli, scorpioni, tonni, pescespada, polpi, seppie e calamari.

In pentole bollenti, le ostriche bollite vengono scaricate, condite con una sola spruzzata di limone. Le sardine salate vengono pulite davanti agli occhi dei clienti. Le caratteristiche sono anche stigghiole e lastre grigliate.

Dal 2000 la Vucciria è diventata uno dei siti della Movida di Palermo, dal tardo pomeriggio fino a tarda notte. È possibile trovare così tanti locali che vendono bevande a un costo inferiore rispetto ad altre aree locali, e angoli dove viene venduto cibo di strada, panini con mollica di pane e crocchè a spezie, sputi e polpi.

Mercato Borgo Vecchio
Il mercato di Buorgu viecchiu si trova fuori dalle antiche mura della città di Palermo, nel villaggio di pescatori di Santa Lucia, tra Piazza Don Sturzo, dietro il teatro Politeama e l’area portuale di Palermo. La sua vicinanza al porto favorì lo sviluppo di questo mercato come luogo per lo stoccaggio della merce.

Il Vecchio Mercato era un’area di Firenze che fu demolita, insieme al vecchio Ghetto, tra il 1885 e il 1895 per la creazione della piazza della Repubblica, con l’obiettivo della cosiddetta “riabilitazione” del cittadino.

Il vecchio mercato prima delle demolizioni, come è apparso in un assaggio dell’attuale via Strozzi
Su questo sito c’era l’antico foro romano di Florentia. L’area aveva un valore altamente simbolico in quanto era il centro geografico della città in cui si intersecavano il cardo e il decumano. A questo incrocio c’era la colonna che fu in seguito sostituita dalla colonna dell’abbondanza, ancora esistente.

Nel Medioevo, l’area continuò ad essere un luogo di incontro, diventando presto il mercato più importante della città. Era caratterizzato da due antiche chiese risalenti al periodo paleocristiano, chiamate Santa Maria in Campidoglio e Sant’Andrea. Il mercato fu istituzionalizzato solo dopo l’anno mille. Tipicamente, anche in altre città italiane, si trattava di definire lo spazio pubblico per il commercio, contrapposto a una piazza della Cattedrale per gli affari religiosi e una piazza del Comune (Piazza della Signoria) destinata alla politica e agli affari civili. Col passare del tempo, fu necessario un secondo mercato, il Mercatum de Porta Sanctae Mariae, dal nome della porta di Santa Maria, dove, nel XVI secolo, fu costruita la Loggia del Nuovo Mercato (in contrasto con il mercato da allora chiamato “Vecchio” ).

La piazza esisteva ancora ai tempi di Cosimo I quando Giorgio Vasari realizzò la Loggia del Pesce, ma a poco a poco lo spazio era sempre più sottile per la costruzione di minuscoli edifici popolari, usati come officina e casa, che avevano cambiato l’aspetto dell’area. Era tipico del Medioevo abitare negli edifici in cui si trovavano anche l’officina e il laboratorio. Inoltre, l’area era costellata di pozzi, forni, chiese, torri, logge, case in legno o muratura.

Numerosi i nomi delle aree legate alle attività economiche: Piazza dell’Olio, via dei Pellicciai (Via Pelliceria), Via delle Ceste, Piazza delle Cipolle (ora Piazza Strozzi), Piazza del Vino, piazza delle Ricotte. La loggia delle taverne vendeva cibo, mentre il tabernacolo di Santa Maria della Tromba veniva chiamato perché era vicino alle botteghe dei produttori di fusioni e trombe.