Piano terra, Rocca della Fortezza, Borgo medievale di Torino

La fortezza circondata da mura e fortificazioni palizzate. Vi si accede da Viale Virgilio attraverso una porta-torre con ponte levatoio, da Viale Enrico Millo al punto di imbarco per la barca dalla scala della porta di Rivoli e anche da Viale Enrico Millo dal vialetto vicino all’ingresso della Ex-San Ristorante Giorgio.

Al piano terra di La Rocca, si trovano l’ingresso, l’atrio, il patio, il posto per i soldati destinati a ospitare i mercenari, le cucine e la sala da pranzo.

Atrio
Sala d’ingresso nella fortezza, l’atrio ha accesso difeso da una pesante porta di legno coperta all’esterno con ferro e da un cancello azionato da un argano al piano superiore. È controllato dai soldati nella stanza delle armi degli uomini attraverso due fessure nella parete posteriore e dai guardiani nella stanza sopra attraverso una botola aperta sulla volta. Un portale ligneo fortificato da chiodi, amplificato in maestà da un’ampia apertura in pietra con un arco acuto, conduce al cortile interno: è copiato dal castello di Verres, come le feritoie nella parte inferiore della stanza.

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Spingarda
Fonderia reale di Torino, 1883
Bronzo, ferro, ottone fuso, legno, 70x89x162x8 cm
Spangarda è uno dei primi pezzi di artiglieria che funzionano con polvere da sparo. Ha una canna corta, che facilita le manovre, e un piccolo calibro; per sparare, deve essere posizionato su supporti bloccati nella parte posteriore. Alla fine del XV secolo, le armi da fuoco, all’inizio non molto efficaci e sicure, raggiunsero un alto livello tecnologico che permise loro di eccellere nei combattimenti del secolo successivo. Gli spacciatori nella fortezza riproducono un originale del XV secolo del Vercelli che, nel 1883, fu collocato nel cortile dell’Arsenale Militare di Torino. Furono realizzati su commissione del Ministero della Guerra, espositore dell’Esposizione Generale Italiana del 1884.

Madonna col bambino
Giuseppe Rollini, 1884
Affresco con riverniciature a tempera
La Madonna che allatta accoglie coloro che entrano nel castello. L’immagine è una copia di un affresco del secondo decennio del XV secolo nell’anticamera baronale del castello di La Manta, vicino a Saluzzo. La cornice a stella è presa in prestito da un’altra immagine sacra dello stesso castello, la Crocifissione e Santi, dipinta in una nicchia della sala baronale.

Cortile
Il cortile interno della fortezza riproduce quello del castello di Fénis. Ha una pianta trapezoidale, dominata da una ripida scala in pietra con gradini semicircolari. I balconi del primo e del secondo piano si affacciano su di esso, con balaustre in legno e pareti affrescate. Solo il controsoffitto si differenzia dal modello: è decorato con stemmi dipinti, che rappresentano le principali famiglie nobili del Piemonte quattrocentesco: Savoia, Sfida, Saluzzo Manta, Monferrato, San Martino. Il cortile è il vero fulcro del castello, sul quale si aprono tutte le sale di accoglienza o private; dalle scale laterali scendi alle prigioni.

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I filosofi dell’antichità
Francesco Chiapasco, circa 1950
Tempere con intonaco
La serie di venticinque personaggi raffigura filosofi e saggi dell’antichità, tra cui Aristotele, Boezio, Anselmo, Platone, Salomone. Ognuno di essi porta un proverbio o una frase morale scritta in francese antico su una pergamena. Riproducono i filosofi dipinti nel cortile del castello di Fénis per mano dei collaboratori di Giacomo Jaquerio, intorno al 1415-1420. Le quartine attribuite ai vari personaggi non sono estratte dalle loro opere, ma provengono da raccolte di frasi e proverbi che sono conservati in numerosi esempi di manoscritti del XIV – XV secolo nelle biblioteche francesi. Nel 1884, Giuseppe Rollini dipinse l’affresco nella Rocca, che fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale e quindi ridipinto.

San Giorgio e il drago
Francesco Chiapasco, circa 1950
Verniciatura a secco su intonaco
La leggenda d’oro scritta da Jacopo da Varagine, vescovo di Genova, nella seconda metà del XIII secolo narra che San Giorgio, un soldato romano, salvò la principessa Silene dal sacrificio al drago per il quale era destinata. Nella cultura cavalleresca, divenne un simbolo della lotta del bene contro il male, del cristianesimo contro gli infedeli. Il dipinto sulla scala riproduce la scena dipinta nella stessa posizione nel cortile del castello di Fénis da artisti di formazione jaqueriana, intorno al 1415-1420. Nel 1884 la copia nella Rocca fu affrescata da Giuseppe Rollini, incaricato di Alessandro Vacca di tutte le decorazioni pittoriche del Borgo, ma dovette essere rifatto in seguito ai danni di guerra subiti dal castello.

Sala da pranzo
La sala da pranzo, l’ambiente più sontuoso del castello, attraverso una bussola in legno che protegge dal freddo esterno. Sull’elevazione delle credenze scolpite, raffinate ceramiche, piatti in rilievo, acquamarine figurate mostrano la ricchezza del signore ai suoi ospiti. Il soffitto a cassettoni ha pannelli dipinti con busti di signori e donne, animali, frutta, drôleries. Sopra corre un fregio con conigli bianchi e fiori, interrotto dal ritratto del re Arduino. Queste decorazioni furono copiate da una sala del castello di Strambino (Ivrea), ora in rovina. I tavoli sono cavalletti, facilmente smontabili e trasportabili; le tovaglie sono in lino bianco con decorazioni blu.

I piatti lasciati dai commensali non sono numerosi, poiché nel Medioevo è consuetudine utilizzare vassoi di cibo già tagliati usando gli stessi piatti in più di un ospite. Sul retro della stanza ci sono i musicisti che allietano i banchetti al castello, ospitati su un palco. Questo è mascherato da un finto arazzo con una scena del torneo progettata da Federico Pastoris ispirata alle miniature del romanzo di Roy Modus, un manoscritto del 14 ° secolo che apparteneva ai Duchi di Savoia. La tela fu dipinta nel 1884 da Alessandro Vacca.

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Dente di Narvalo
Franco Ferrero, 1996
Resina dipinta, 195×5,5 cm
Il dente del narvalo riproduce l’esemplare conservato nel Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e sostituisce quello originale esposto nel 1884. Nel Medioevo, il dente del narvalo, un cetaceo di colore giallastro con macchie scure, è stato identificato con il corno di unicorno, un animale fantasioso con un corpo di cavallo con una lunga protuberanza affilata sulla fronte. A questo corno, di altissima qualità, veniva attribuita la virtù di un antidoto contro i veleni e le malattie e veniva quindi collocato nelle sale da pranzo dei signori.

Piatto con leone
Società GL Fratelli Chiotti, 1884
Ceramica ingiallita, graffita, verniciata, rame e ceramica ferrosa, diametro smaltato, 24 cm
La piastra riproduce un bacino murato sul lato ovest del campanile di San Giovanni di Avigliana (Torino), della seconda metà del XIV secolo. Nel cavo c’è un leone posto di profilo preceduto da un alberello e, sul bordo, un doppio bordo a zig-zag. L’ispirazione orientale è delicata: confronti iconografici si trovano nella ceramica siciliana, come in una lastra tunisina di San Zeno di Pisa, a partire dall’inizio dell’XI secolo. La muratura di vasche in ceramica su campanili di chiese a scopo decorativo era diffusa in molte regioni italiane tra l’XI e il XIV secolo. Il corpus i bacini della chiesa di San Giovanni, insieme a quelli della chiesa di Santa Maria di Avigliana e il precettore di Sant’Antonio di Ranverso in Buttigliera Alta (Torino),

Cestello per posate
Giuseppe Brisighelli, 1884
Rame goffrato, cesellato, argentato, dorato e smaltato, 78x65x23,5 cm
Accessorio del tavolo da uomo, tiene bloccate le posate, il bicchiere e tutto ciò che è di suo esclusivo utilizzo, per evitare il rischio di avvelenamento. La protezione, ma anche l’ornamento, è in metallo prezioso, talvolta arricchito con gemme e raffinato nei dettagli di goffratura e scalpello. La navicella spaziale nella Rocca fu realizzata su disegno dell’incisore Alberto Maso Gilli: raffigura una nave Savoia, con il suo stendardo sull’albero principale e gli stemmi delle famiglie alleate appesi ai lati.

Candeliere a tre rami
Luigi Brun. 1884
Ferro battuto 32×17,5 cm
Il candelabro da tavolo ha una struttura complessa e ornata, con motivi a giglio per decorare le braccia del portacandele. Questi possono salire o scendere ruotando lo stelo della vite, che termina a forma di fiamma.

Credenza
Luigi Bosco, 1883
Legno intagliato e verniciato, 295x177x61 cm
Credenza a due ante, con gradino e schienale a baldacchino, scolpita con archi intrecciati di stile gotico. La credenza è mobile in apparato nel castello tardo medievale, utile per contenere oggetti per il tavolo e soprattutto per esporre quelli più preziosi appoggiati alla schiena. Le porte sono chiuse da serrature con piastre metalliche decorative, forate su uno sfondo di stoffa rossa.

tavolo
1884
Legno intagliato e verniciato. 250×81,5×3,5 cm
L’uso di signori medievali per spostare frequentemente la loro residenza porta a preferire arredi piccoli e facilmente trasportabili. I tavoli sono spesso costituiti da semplici assi su cavalletti e la ricerca di raffinatezza è concentrata nella decorazione della parte anteriore dello stand, in questo caso con una vela triangolare scolpita con rosette perforate.

Bracci portacandele
1884
In ferro battuto e dipinto, 70x70x1,3 cm
Il braccio, realizzato in una staffa, è decorato con un raffinato gioco di archi con terminazioni di giglio; la candela è posizionata su un montante di ferro al centro del piatto, con un profilo tagliato a trifoglio. La stanza è illuminata da quattro di questi bracci, fissati sulle pareti longitudinali, alla luce dei quali, durante i banchetti, si aggiunge quello di numerosi candelabri sparsi sui tavoli.

Aquamanile a forma di leone
Azienda Bertino & Occelli, 1884
Ottone, 30x10x29 cm
L’acquamarina è una specie di brocca utilizzata nel Medioevo per versare acqua per lavarsi le mani. Il manufatto nella sala da pranzo riproduce un esempio della prima metà del XIII secolo fabbricato nella Bassa Sassonia, conservato nel Museo Civico di Arte Antica di Torino: ha la forma di un leone, con un muso canino e una maniglia con un quadrifoglio testa e coda di lupo. Manufatti di questo tipo, raffiguranti forme umane o animali, furono prodotti tra il XII e il XIV secolo principalmente in un’area compresa tra le Fiandre orientali (Dinant) e la Germania settentrionale. Particolarmente eleganti e preziosi, venivano spesso esposti sulle credenze a scopo decorativo.

Cucina
La cucina del castello offre pasti per un gran numero di persone: i signori e i loro ospiti, ma anche i soldati e i servi. Molto grande, è diviso in due parti: la prima, dove cucini per i domestici, funge da dispensa, con il bastone da gioco, le botti di carne salata, le forme di formaggio, la stia per il pollame. Nel secondo, separato da un cancello di legno, cucina per i signori, con grandi spiedini nei caminetti, raffinate ceramiche, spezie e cibi rari. Tra le due aree c’è un pozzo, dove è possibile attingere direttamente l’acqua per lavare e cucinare e per il servizio di tutto il castello. L’ambiente, coperto da alte volte a crociera, è copiato dalle cucine quattrocentesche del castello di Issogne, dei signori di Challant.

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Lavamani
Eusebio Gilli, 1884
Rame battuto e sbalzato, ferro battuto e verniciato, ottone dorato, 160x52x60 cm
L’uso del lavaggio delle mani era comune nelle case medievali, dove non c’era acqua corrente. Nelle versioni più semplici, consistevano in bacino e brocca. In questo manufatto particolarmente raffinato, l’acqua è contenuta in un vaso a forma di castello, con torrette angolari e passerelle di guardia. I tetti conici delle torri possono essere aperti per riempire il contenitore; l’acqua esce da un rubinetto davanti al portale, azionato da una maniglia dorata a forma di braccio. Il bacino di rame per raccogliere l’acqua poggia su un treppiede in ferro battuto. Il manufatto riproduce un originale del XV secolo, conservato nella casa Cavassa a Saluzzo (Cuneo).

Coppia di fuochi d’artificio
Carlo Bruno, 1884
Ferro battuto e dipinto, ferro, 100x36x73 cm
Le ali servono a sostenere i tronchi di legno posti nel camino; usati in coppia, sono dotati di un anello nella parte superiore dello stelo per poterli agganciare e muovere anche quando sono roventi dal fuoco. Le ali della cucina, non così ornate come quelle destinate alle stanze dei signori, sono invece dotate di ganci sullo stelo, per appendere gli utensili – mestoli, cucchiai, molle antincendio -, posizionando spiedini o aste su cui appendere per asciugare vestiti e vestiti.

Che perde
1884
Rame, ottone, ferro battuto, 38×74 cm
Il grande calderone è usato per cucinare cibo per molti servi e soldati del castello. È appeso a una struttura in legno che, accendendo le cerniere, gli consente di essere rimosso dal fuoco e di regolare la sua altezza sul focolare.

Grande stanza degli uomini d’armi
È il luogo di residenza dei soldati di guardia. La stanza, copiata dal castello di Verres, è una lunga sala coperta da una volta a botte, con un pavimento battuto, riscaldata da due grandi camini alle estremità. I letti dei soldati, semplici assi con paglia e coperte rustiche, sono da un lato, dall’altro assi e panche ruvide dove gli uomini armati mangiano, giocano, puliscono le loro armi. Le armature, i caschi, i tamburi e le varie armi, dalle spade ai falchi, alle balestre, sono sistemati su graticci di legno.

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Parte dell’armatura
Fonderia reale di Torino, 1883
Acciaio, pelle, ottone, 81x50x31 cm
L’armatura fu realizzata dalla Reale Fonderia di Torino su progetto del pittore Alberto Maso Gilli, membro della commissione responsabile della costruzione della fortezza. Tutte le armi e le armature per la Rocca furono costruite nel 1884 dalla Fonderia dell’Arsenale per ordine del Ministero della Guerra, che era espositore e che, al termine dell’Esposizione, le donò alla Città.

Falcione
Fonderia reale di Torino, 1883
Acciaio, legno dipinto, ottone, 255,5×34 cm.
Il falcione è un’arma di origine contadina, derivata dall’innesto su un’asta della lama dell’aratro. Entrò in uso militare dal XIII secolo per arrivare, nel XVI, ad assumere il ruolo di arma da parata, arricchendosi di decorazioni.

Spadone a due mani
Fonderia reale di Torino, 1883
Acciaio, legno dipinto, corda, 176,5×27 cm
Spada lunga e pesante con lama a doppio taglio, da afferrare con entrambe le mani per far vibrare colpi in qualsiasi direzione. Questo tipo di arma è gestito da soldati scelti, di alta statura, che in combattimento avanzano di fronte alla fanteria con il compito di interrompere le vanghe degli avversari. Riproduce una spada di fabbricazione tedesca del 1520-30, del Museo Nazionale di Artiglieria di Torino.

Letto
1884
Legno, paglia, tessuto di lana, 97x334x219 cm
I soldati a guardia del castello hanno letti spartani: sono seduti sollevati su cavalletti, con assi per sostenere la paglia che funge da imbottitura e riscalda. Gli uomini dormono fianco a fianco, in tre, quattro per letto. Per proteggersi dal freddo hanno coperte in lana grezza o con strisce colorate.

La Fortezza
Costituisce il punto focale, alto rispetto alla via del Borgo. È la casa signorile fortificata, con sontuose sale piene di mobili, arredi, tessuti, per mostrare gli usi della vita del XV secolo. L’armatura, le armi, i passatempi lasciati nella stanza delle armi degli uomini, la sala da pranzo, la cucina, offrono un’idea veramente “palpitante e parlante” di un castello sabaudo del XV secolo. Oltre la sala del trono, dove sfilano i Prodi e gli Heroine, la camera da letto colpisce per il grande baldacchino con le tende ricamate; la cappella chiude il sentiero.

L’esposizione di Torino ha proposto di offrire una sezione artistico-architettonica, l’idea di un padiglione che riprendesse stili architettonici di diverse epoche e regioni d’Italia è stata definitivamente abbandonata, a favore di un progetto basato su un solo secolo (il XV secolo) e un unico territorio culturale (la Valle d’Aosta e il Piemonte).

Inizia così la ricerca preliminare per la costruzione del borgo medievale, costituito da un villaggio e un castello a torretta. Prodotto dell’invenzione nel suo insieme, ogni elemento architettonico, decorativo e d’arredo del Borgo è riprodotto con precisione filologica da modelli originali del XV secolo, rintracciabili all’epoca in Piemonte e Valle d’Aosta, rilevati e studiati personalmente dai membri di la Commissione. L’immenso lavoro di ricerca e riproduzione dei modelli procedette a un ritmo accelerato.

il 12 dicembre 1882 fu posata la prima pietra della Rocca (il castello), il 6 giugno 1883 fu posata la prima pietra del paese, il 27 aprile 1884 fu inaugurato il Borgo alla presenza dei sovrani d’Italia, Umberto e Margherita di Savoia. La fortezza poteva essere visitata all’interno e le sue stanze completamente arredate riproducevano una dimora signorile del XV secolo.

La costruzione del borgo e della fortezza si ispira a numerosi castelli in Piemonte e in Valle d’Aosta. Il cortile della fortezza è una fedele copia del castello di Fénis. La fontana del melograno è copiata dal castello di Issogne e la chiesa del villaggio dalla chiesa di Avigliana. La linea di difesa è quella del castello di Verrès. La sala da pranzo è ispirata a quella del castello di Strambino, l’anticamera baronale e la grande sala degli affreschi sono come nel castello di Manta, e quella del matrimonio è modellata sul tipo di castello Challant, con il mistico motto “FERT” in evidenza nel blu della stanza.

Borgo medievale e fortezza di Torino
Il Borgo Medievale di Torino, o borgo medievale, fu inaugurato nel 1884 in occasione dell’Esposizione generale italiana. Offre una ricostruzione di edifici e decorazioni tardo-medievali effettuata sulla base di rigidi criteri filologici. Numerosi intellettuali, storici, artisti e tecnici hanno preso parte al progetto coordinato dall’architetto Alfredo D’Andrade.

I progettisti hanno tratto ispirazione da oltre 40 siti e ripercorso le caratteristiche artistiche e architettoniche degli edifici del XV secolo in tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta, alcuni dei quali sono ora scomparsi. Situato nel Parco del Valentino, un grande parco che corre lungo le rive del Po, il Borgo Medievale è senza dubbio un’attrazione popolare in tutti i periodi dell’anno. Il villaggio comprende strade, piazze, fontane, fortificazioni, decorazioni e affreschi, vere case e botteghe artigiane, dove i visitatori possono assistere alla lavorazione di metallo e carta e acquistare manufatti di vario genere.

La Rocca o fortezza è il punto forte del tour attraverso il villaggio. È una residenza aristocratica fortificata le cui stanze sono riccamente decorate con mobili, accessori e tessuti che riflettono lo stile di vita della nobiltà nel Piemonte del XV secolo. Un’aggiunta più recente, dal 1998, sono i giardini medievali con piante che sarebbero state coltivate in quel momento, così come le specie botaniche locali. Le piante sono state identificate attraverso ampie ricerche bibliografiche e iconografiche e sono ora curate con metodi organici.

Il Borgo Medievale è diventato un’attrazione e un museo molto speciali per i visitatori che risponde a una serie di requisiti: ricerca, storia popolare, divertimento, attrazione turistica. Inoltre, viene offerta una serie di eventi che riflettono queste diverse categorie di visitatori.