Collezione Grassi, Galleria d’arte moderna di Milano

Questa importante collezione è nata dalla passione per l’arte di Carlo Grassi e dalla generosa donazione al Comune di Milano per conto della sua vedova, Nedda Mieli, nel 1956 con l’accordo che le opere fossero esposte in memoria del figlio Gino, che era morto come un volontario a El-Alamein all’età di diciotto anni. Carlo Grassi (1886-1950) era un imprenditore italiano. Nacque in Grecia e poi si trasferì al Cairo alla fine del 1800, dove divenne uno dei più noti produttori e commercianti di tabacco.

Trascorse lunghi periodi in Italia dove, oltre alle sue case a Roma e Milano, aveva una grande villa a Lora, alle porte di Como. Quando si trasferì in Italia con sua moglie alla fine degli anni ’30, questa divenne la vetrina principale per la sua impressionante collezione d’arte. Oltre ad alcuni raffinati oggetti d’arte e dipinti asiatici dal XIV al XVIII secolo, la Collezione Grassi vanta un importante nucleo di opere italiane del XIX secolo – di Fattori, De Nittis, Boldini, Scapigliati milanese, solo per citarne alcuni – e del divisionismo – di Previati, Segantini, Pellizza da Volpedo. Ma la collezione presenta anche una vasta gamma di artisti internazionali, che all’epoca era abbastanza inusuale tra critici e commercianti d’arte che preferivano l’arte tradizionale.

Grassi raccolse dipinti di Manet, Van Gogh, Cézanne e oggi queste sono le uniche opere di questi maestri che si trovano nei musei di Milano. Soprattutto dopo il suo ritorno in Italia, Grassi si interessò molto alla pittura italiana contemporanea: sono presenti anche opere d’avanguardia – in particolare di Boccioni e Balla – e l’arte tra le due guerre mondiali – Morandi, De Pisis, Tosi e molti altri . Il progetto espositivo dell’architetto Ignazio Gardella è un importante esempio della museografia italiana degli anni ’50 ed è stato restaurato nel 2014, quando l’intero itinerario è stato modificato per ospitare, all’interno di questo spazio, la Collezione Vismara, che era stata precedentemente esposta al piano terra della Galleria.

Scala
La visita alla collezione Grassi inizia con l’imponente scalinata, progettata dall’architetto Gardella in sostituzione della precedente scala di servizio, con il duplice scopo di consentire un facile accesso al pavimento e di esporre alcune opere significative sin dall’inizio. In particolare, questo ambiente contiene in vetrine speciali parte delle antichità asiatiche raccolte da Carlo Grassi, tra le quali spiccano le rare statuette raffiguranti i 18 discepoli storici del Buddha, probabilmente realizzati in Tibet tra il XVIII e il XIX secolo. Dall’atterraggio è possibile ammirare il banchetto di Erode, dipinto dal calabrese Mattia Preti intorno al 1675, durante un soggiorno sull’isola di Malta.

Arte antica e orientale
SALA I
Nel corridoio continua la mostra di manufatti orientali: in particolare si tratta di tappeti e tessuti provenienti da India, Iran, Turchia, Caucaso, Algeria, oltre a tre pannelli laccati e incrostati con pietre dure, un bell’esempio di arte cinese. Qui sono anche raccolti i dipinti del XVI e del XVIII secolo, che costituiscono un piccolo nucleo ma non per questo significativo nella collezione. Recentemente attribuito al battista veneziano Franco noto come Semolei è il dipinto raffigurante Apollo e Marsia, a lungo considerato da Tintoretto. È affiancato da tre dipinti di Pietro Longhi, un pittore del XVIII secolo ben noto per le sue scene di vita veneziana, sempre colto da acuta osservazione e sottile ironia.

Pittura fiamminga e olandese
SALA II
La piccola sala ospita un’Adorazione dei pastori eseguita nella cerchia del pittore fiammingo Jan de Beer, emblematica del particolare tipo di notturno, in cui la luce è protagonista assoluta, una specialità dei fiamminghi dalla fine del XV secolo. Sono opere molto apprezzate dai collezionisti e per questo motivo sono state spesso destinate all’esportazione fin dall’inizio. La figura alla finestra dell’olandese Gerrit Dou rappresenta efficacemente la tradizione della scuola di Leida, caratterizzata da dipinti di piccolo formato, eseguiti con meticolosa precisione dei dettagli e con una tecnica raffinata e paziente.

Ottocento francese e italiano
SALA III
Il capolavoro di Corot Le coup de vent e Il ritorno dalla fattoria di Millet rappresentano uno dei componenti della collezione, composta dalla pittura francese del XIX secolo. È affiancato da nuclei coerenti di opere italiane della stessa epoca: significativa è la presenza dei Macchiaioli (Borrani, Cabianca, Fattori, Lega, Signorini), non altrimenti rappresentati nelle collezioni museali. I dipinti di Cremona e Ranzoni (la vista sul Lago Maggiore è splendida)), invece, completano idealmente l’esaustiva mostra delle opere di Scapigliatura visibile al piano inferiore del museo. Infine, le opinioni dei veneziani Ciardi, Favretto e Zandomeneghi illustrano i diversi risultati della ricerca personale condotta da questi artisti nel campo della pittura di paesaggio.

Pittori italiani a Parigi
SALA IV
Boldini di Ferrara e De Nittis di Puglia sono i due casi più significativi di artisti italiani che fecero di Parigi la loro città scelta, rimanendo più o meno ininterrottamente dal 1867 in poi. Entrambi dimostrano di apprezzare la tecnica pastello, funzionale alla resa di particolari effetti pittorici e dinamici, come si può verificare soprattutto nei ritratti femminili: Dame à Ulster e La femme aux pompons di De Nittis, e L’americanaby Boldini, realizzati per l’acclamato soggiorno del pittore a New York. Alcuni degli altri artisti presenti nella sala (Michetti, Rossano, Toma) hanno in comune la formazione napoletana, tenuta nel contesto di Domenico Morelli, di cui sono esposti anche un ritratto e due studi preparatori.

Divisionismo e Antonio Mancini
SALA V
Nei dipinti esposti è possibile trovare lo stile materiale dei Mancini romani, che dopo un primo addestramento presso la scuola di Morelli, nell’ambito del verismo napoletano, evolve verso l’eliminazione dei contorni e un ricco cromatismo, anche sul base del fascino per la pittura impressionista. I due pastelli di Previati e le altre opere di Segantini, d’altra parte, sono ulteriori esempi di pittura divisionista, ben rappresentata nelle collezioni del museo. In particolare, la Calma di Previati è l’autografo e la replica più grande di un dipinto ad olio (Firenze, Galleria d’Arte Moderna): il pittore non è nuovo a pratiche simili, che si trovano spesso in occasione di opere che l’artista lo considera particolarmente significativo e quindi rielabora.

Armando Spadini
SALA VI
Spadini, originario della Toscana, si trasferì a Roma nel 1910 e lì diresse la sua pittura, rimanendo estraneo a ogni esperienza d’avanguardia: nacque un naturalismo personale, basato su un’osservazione libera e appassionata della verità, ma non esente dal influenza esercitata sul pittore dalle opere degli impressionisti (in particolare Renoir). Il suo modello preferito è, sin da piccolo, sua figlia Anna (Anna in bianco e Bambini e fiori). Nella sala monografica, interamente dedicata a paesaggi, figure e nature morte, si possono apprezzare appieno le pennellate ricche e luminose e lo stile quasi intimo che contraddistingue le opere di Spadini, un artista appartato apprezzato da una piccola cerchia di ammiratori.

Grafica
SALA VII
La passione di Carlo Grassi per la grafica è all’origine della presenza nella sua collezione di diverse decine di disegni e incisioni, tra cui opere di Federico Faruffini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Migliara, Carlo Canella. Solo un piccolo gruppo di questi fogli è esposto, mentre la totalità della collezione è conservata nei cassetti sotto le finestre, al riparo dalla luce, particolarmente dannosa per le opere su carta. L’architetto paesaggista francese Corot è presente con un gran numero di cliché-verre, incisioni fatte da una matrice costituita da una lastra di vetro incisa, impressa su carta fotosensibile in una stanza buia: una tecnica molto simile alla fotografia, che poi ha mosso i suoi primi passi . Le litografie di Henri de Toulouse-Lautrec, d’altra parte, illustrano la Parigi moderna e mondana degli impressionisti,

Avanguardia francese
SALA VIII
Il contributo più importante della collezione Grassi è rappresentato dalle opere qui esposte: capolavori unici di artisti internazionali, rare opportunità di avvicinarsi a opere simili in un museo milanese. Mentre il grande ritratto di Manet, rimasto incompiuto, testimonia la ricerca coloristica dell’artista e l’influenza della fotografia nel particolare taglio della cornice, I ladri e l’asino dimostrano la grande cultura classica di Cézanne (l’argomento è tratto dalla letteratura greca e latino) e uno stile particolarmente espressivo. Le donne bretoni sono un esplicito omaggio di Van Gogh all’analogo dipinto di Bernard (collezione privata) che Gauguin, acquisito, gli aveva mostrato. Le mucche sull’acquario, dipinte durante un soggiorno in Normandia, risalgono agli anni della massima adesione di Gauguin all’impressionismo.

Novecento italiano
SALA IX
Umberto Boccioni e Giacomo Balla sono presenti con opere ancora divisioniste e con esempi della successiva transizione al Futurismo, come dimostra il confronto tra i due ritratti della madre Boccioni, o il ritratto della Fidanzata al Pincio di Balla, presto seguito dal la velocità dell’auto che è emblematica della ricerca sul movimento tipica dell’adesione entusiasta dell’artista futurista d’avanguardia. Le altre opere presenti nella sala illustrano invece i risultati delle ricerche di un po ‘più tardi, basate sull’elaborazione di un dipinto realistico (Fausto Pirandello, Felice Carena) o sulle esperienze personali di due artisti presenti sia nella collezione Grassi che nella collezione Vismara : Giorgio Morandi e Arturo Tosi.

Galleria d’Arte Moderna – Milano
Dal 1903 la Galleria d’Arte Moderna conserva le collezioni d’arte moderna della Città di Milano, un patrimonio artistico di circa 3.500 opere. Le collezioni sono esposte dal 1921 all’interno della Villa Reale, uno dei capolavori dell’era neoclassica di Milano. Progettato dall’architetto Leopoldo Pollock, fu costruito tra il 1790 e il 1796 come casa del conte Lodovico Barbiano di Belgioioso. Villa Reale divenne in seguito la residenza del viceré Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone.

Tra i protagonisti indiscussi della storia dell’arte milanese e italiana presenti nella collezione ci sono Antonio Canova, Andrea Appiani, Francesco Hayez, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Boldini, Medardo Rosso, Gaetano Previati.

Grazie alle collezioni private e alle donazioni di importanti famiglie, come Grassi e Vismara, il patrimonio artistico della Galleria si è arricchito di capolavori del XIX e XX secolo.

L’attività espositiva della Galleria d’Arte Moderna dialoga con l’arte applicata, i linguaggi contemporanei e l’analisi tematica degli artisti presenti nella collezione permanente.

collezioni
Ciò che rende la Galleria d’Arte Moderna di Milano di livello internazionale è il valore e la qualità delle opere esposte e ospitate qui: Francesco Hayez, Pompeo Marchesi, Andrea Appiani, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Federico Faruffini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Antonio Canova, Daniele Ranzoni, Medardo Rosso, Gaetano Previati sono alcuni dei più importanti artisti presenti, in quanto protagonisti indiscussi della storia dell’arte sia a Milano che in Italia. Le loro opere rappresentano l’arte che si svolgeva dal XVIII al XIX secolo, in particolare la corrente che ebbe origine nell’Accademia di Belle Arti di Brera e lentamente prese piede anche oltre i confini nazionali. Grazie ai collezionisti d’arte del XX secolo e alle donazioni di alcune famiglie di spicco (Treves, Ponti, Grassi, Vismara, ad esempio), nel corso degli anni questi capolavori hanno arricchito il patrimonio artistico della Galleria e confermato la sua missione fondamentale di perpetuare la diffusione della cultura. I visitatori possono ammirare nelle sale della Villa opere di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Vincent Van Gogh, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e altri protagonisti della scena artistica italiana del XX secolo.