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Grande appartamento in Palazzo Ducale Mantova, video a 360 °, Museo urbano di Mantova

Il Grande Appartamento di Castello fu commissionato dal Duca Guglielmo I (1550-1587) come ambiente rappresentativo; la pianta decorativa mira a valorizzare il suo lignaggio e le più importanti imprese militari dei suoi antenati, famosi condottieri italiani. È costituita dalla Sala dei Capitani, i primi signori di Mantova dal 1328 al 1432; della Sala dei Marchesi, titolo acquisito nel 1432; e la Sala dei Duchi, titolo acquisito nel 1530 dal padre di Guglielmo, Federico II. Il ciclo pittorico dei “Fasti Gonzagheschi”, composto da otto dipinti di Jacopo Tintoretto e aiuti tra il 1579 e il 1580, ora nell’Alta Pinacoteca di Monaco, era originariamente esposto nelle sale. L’appartamento è opera del famoso architetto Giovanni Battista Bertani, collaboratore di Giulio Romano e del suo aiuto napoletano Pirro Ligorio.

La nuova corte
Questo nucleo comprende diversi edifici costruiti dal XVI secolo e aggregati nel tempo alle più antiche fabbriche. Dal Castello è possibile accedere, attraverso lo Scalone di Enea, alla Sala di Manto, l’ambiente della festa che fa parte del Grande Castello di Castello costruito dal duca Guglielmo. Dalla sala principesca si accede al New Court Apartment abitato dal duca Federico II, che comprende la Sala dei Cavalli, la Sala delle Teste e la Sala di Troia (decorata con affreschi di Giulio Romano e la sua bottega), nonché dalla Camera dei Cesari e un delizioso giardino pensile, chiamato dei Cani. Attraversa la Galleria dei Marmi o dei Mesi, che si affaccia sul Cortile della Cavallerizza, per percorrere la lunga Galleria della Mostra che porta all’Appartamento giuliesco chiamato dell’Estivale o della Rustica.

La maestosa Sala di Manto, la sala delle feste del duca Guglielmo. L’Appartamento di Troia con le scene eroiche della Giulietta ispirate agli eventi della guerra tra Troiani e Greci. Sontuosa anche la Galleria della Mostra, dove nel XVI secolo XVII furono trovate le collezioni Gonzaga: qui fu conservata la Morte della Madonna del Caravaggio, acquistata da Rubens per il duca Vincenzo I.

Grande appartamento Castello
Appartamento Grande di Castello è composto da sei camere.

Camera Manto
La sala di Manto è all’interno della Nuova Corte. In origine era l’ingresso dell’appartamento di Troia che deve il suo nome agli affreschi nella sala principale a causa dei lavori, tra il 1538 e il 1539, dei collaboratori di Giulio Romano (Luca di Faenza) che fu incaricato da Federico II Gonzaga di ristrutturare numerose sale del Palazzo Ducale. L’aspetto attuale della Sala Manto è dovuto all’intervento di Guglielmo che ordinò la creazione dell’appartamento Grande di Castello. Gli affreschi nella sala raccontano la storia della fondazione della città preceduta dall’arrivo in Italia di Manto, leggendaria figlia del chiromante Tiresia. Viene quindi rappresentata la nascita della città dovuta al figlio Ocno e ad altre opere urbane intraprese dai Gonzaga. Affreschi attribuiti a Francesco Primaticcio.

House of Metamorphosis
Costruito nel 1616 da Antonio Maria Viani, è così chiamato per le decorazioni del soffitto i cui soggetti derivano dalle Metamorfosi di Ovidio. Composto da quattro sale, dedicate ai quattro elementi naturali di terra, acqua, aria e fuoco, l’appartamento conteneva la ricca biblioteca della famiglia Gonzaga, dispersa durante il sacco di Mantova nel 1630, e il corpo imbalsamato di Rinaldo Bonacolsi noto come Passerino , che fu ucciso nel 1328 quando la famiglia Gonzaga ottenne il potere sulla città di Mantova.

Appartamento della Rustica, Estivale o della Mostra
Commissionato da Federico II Gonzaga come residenza per illustri ospiti della corte mantovana, il progetto e l’inizio dei lavori di costruzione furono eseguiti dall’architetto Giulio Romano dall’anno 1539. Il Palazzo della Rustica fu successivamente completato da Giovan Battista Bertani intorno 1561. Si compone di sette stanze:

La stanza dell’amore di Giove
Sala delle due colonne
Stanza degli scaffali
Sala dei frutti
Sala delle quattro colonne
Fish Room
Camerino di Orfeo

Altre sale di Corte Nuova
La Galleria della Mostra, con l’imponente soffitto in legno, largo quasi 7 metri e lungo 64 metri, fu costruita all’inizio del XVII secolo da Giuseppe Dattaro su commissione di Vincenzo I Gonzaga. È il più grande del palazzo e ospitava le collezioni di oggetti preziosi dei Gonzaga. Una targa all’interno della grande sala ricorda l’americano Henry Kress che generosamente contribuì al restauro del Palazzo Ducale all’inizio del XX secolo.
Sala dei Cavalli, con tele che celebravano i cavalli Gonzaga
Sale delle teste
Gabinetto dei Cesare
Galleria dei marmi o dei mesi, con i geni e i segni dello zodiaco, opera iniziale di Giulio Romano
Sala dei Capitani
Sala dei Marchesi, con sculture del Marchese Gonzaga e le loro mogli del veneziano Francesco Segala
Stanza dei Duchi, di Giovan Battista Bertani, che conteneva otto grandi dipinti Fasti gonzagheschi commissionati da Guglielmo Gonzaga a Tintoretto e ancora conservati presso l’Alte Pinakothek di Monaco
Corridoio di Santa Barbara

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La scala di Enea
Opera di Bertani del 1549 – recentemente eletta dal cardinale Ercole Gonzaga come “prefetto delle fabbriche ducali” – collega direttamente il Salone di Manto con il castello di San Giorgio. Alla fine della scala si accede al cortile del castello e alla sua loggia, di Luca Fancelli del 1472.

Condottieri italiani
Un condottieri è una persona che guida un esercito o un popolo. Il termine ha un forte uso e connotazione militare, ma il ruolo e la funzione hanno talvolta acquisito, nel corso della storia, anche funzioni politiche e religiose.

Nei primi due secoli del secondo millennio d.C. gli eserciti mercenari furono formati dal Papa per combattere gli “infedeli” musulmani e arabi in Terra Santa. Queste spedizioni furono chiamate “crociate” e in tutta la storia c’erano 8.

A partire dal XIV secolo, grazie agli sconvolgimenti e ai tumulti dell’epoca, gli stati italiani furono testimoni della formazione di vere e proprie “scuole militari” che portarono alla guerra notevoli progressi strategici e tattici. Queste scuole sono chiamate compagnie di venture capital e ognuna di esse ha, appunto, un capitano di fortuna. I soldati che ne facevano parte erano chiamati soldati di fortuna e per la maggior parte erano mercenari, o militavano per colui che era in grado di offrirgli il più alto risarcimento finanziario, allo scopo esclusivo di ricavare un vantaggio a suo vantaggio . Dato il numero di soldati, la compagnia fu divisa in vari gradi, ciascuno guidato da uno o più soldati di maggiore esperienza e abilità, chiamati condottieri, che furono a loro volta sottoposti al capitano della fortuna. Più precisamente, il termine ”

Tra le prime compagnie aeree segnaliamo la Compagnia della Colomba, fondata nel 1333, dove si incontrarono i soldati di Perugia e Arezzo, e la Compagnia di San Giorgio, fondata sei anni dopo con Lodrisio Visconti e rifondata nel 1377 da Alberico da Barbiano. Nel 1347 il leader e politico Cola di Rienzo favorì lo sviluppo dell’esercito militare semi-nazionale con la nascita della Compagnia Bianca, una congregazione composta da oltre trentamila membri. Fino a quel momento, la maggior parte degli eserciti era costituita da soldati stranieri o prigionieri di guerra, ora l’esercito ha iniziato lentamente a diventare nazionale, che è formato da soldati provenienti quasi tutti dall’Italia. Ma spesso accadeva che questi nuovi comandanti si ribellassero contro il loro signore, come accadde con il nobile lignaggio ungherese dei Landaus, il cui più grande esponente fu il conte Lando, deposto dai comandanti Alberto Sterz e Giovanni Acuto, citati sempre da Machiavelli nel suo trattato Il Principe. Nel frattempo, fino alla fine del XV secolo, in Italia e in Europa, continuarono a svilupparsi nuove società militari, come la più famosa Società della Rosa (o Compagnia della Rosa), diretta da Giovanni da Buscareto e Bartolomeo Gonzaga.

Più tardi molti capitani e comandanti iniziarono a considerare l’eroico atto di gettarsi in battaglia, con il rischio di morire, inutili e iniziarono a riconsiderare la “scienza militare”, cercando di vincere le guerre con astuzia. C’erano anche alcuni comandanti che, diventando molto potenti, rovesciarono i loro padroni per prendere il controllo delle terre e delle città: erano, ad esempio, Braccio da Montone e Muzio Attendolo Sforza. Con questi gli eserciti furono modernizzati, adottando quasi tutti nuove tecniche di combattimento e strategie militari (Niccolò Machiavelli, approfondendo questo cambiamento, scriverà il trattato Arte della guerra nel XVI secolo); sulla soglia del Rinascimento, ormai i risultati delle battaglie contavano un numero minore di perdite sia umane che strumentali di guerra.

Palazzo Ducale
A causa delle sue dimensioni, con oltre 900 stanze in totale, e per i suoi capolavori, il Palazzo Ducale di Mantova è un edificio come nessun altro in Europa. Vanta innumerevoli ricchezze artistiche: la Camera degli sposi, con affreschi di Andrea Mantegna, affreschi di vita cortese di Pisanello, arazzi fiamminghi di cartoni animati di Raffaello, una pala d’altare di Rubens, dipinti di Domenico Fetti, anche una collezione di opere d’arte del XIV secolo come gli splendidi intarsi e affreschi in legno – che vanno dall’età del Rinascimento al XVIII secolo – che adornano lo studiolo di Isabelle d’Este. Giardini, cortili interni, elementi decorativi, il Tempio di Santa Barbara, la vista sui laghi. Un complesso che è divenuto realtà non appena la famiglia Gonzaga ha preso il potere e che è stata costantemente sviluppata, con ristrutturazioni degli edifici più antichi,

Museo urbano di Mantova
Una città sollevata sulle rive di splendidi laghi che in passato la circondavano e la decoravano. Una città celebrata da Virgilio che nacque nelle Ande: “Alzerò un tempio di marmo nella verde campagna”. Una città che ospita la più antica reliquia cristiana, il Sangue di Gesù che defluì sulla lancia di Longino. Una città libera, cresciuta nonostante il dominio matildico. Un miracolo del Rinascimento che ha il suo centro nel Palazzo Ducale e nella “Camera Picta” di Andrea Mantegna. Una corte del XVI secolo che ha raccolto infiniti capolavori, mentre la musica e il teatro hanno creato momenti unici.

Infine, una città che ospitava tesori, parte di molte epoche e culture, nella Biblioteca Teresiana, nell’Archivio Nazionale, nei musei. Tutti questi elementi spiegano, insieme a Festilavletteratura, il titolo di Capitale italiana della cultura 2016.

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