Camera di vetro, Madama Palace

La “Camera di vetro”, la nuova sala per le arti decorative al secondo piano del museo Toriense di Palazzo Madama, interamente progettata e realizzata con il contributo del Rotary Club Torino. La stanza è il risultato di un attento studio del design e della riorganizzazione della “Glass and Ivory Room”, uno spazio museale storicamente dedicato alla mostra della collezione di orafi medievali, bronzi rinascimentali, smalti, vetro soffiato, avori scolpiti e straordinaria collezione di vetri dipinti e vetri graffiti oro. Il nuovo progetto ha permesso di trasformare questo spazio da una galleria espositiva di molte tecniche diverse in una sala tematica essenzialmente dedicata al vetro, presentata in tutte le sue forme.

La nuova sala è il risultato di un attento studio del design e della riorganizzazione della “Glass and Ivory Room”, uno spazio museale storicamente dedicato alla mostra della collezione di orafi medievali, bronzi rinascimentali, smalti, vetro soffiato, avori scolpiti e la straordinaria collezione di vetri dipinti e vetri graffiti oro.

Il nuovo progetto ha permesso di trasformare questa sala da una galleria espositiva di molti tipi tecnici diversi in una sala tematica essenzialmente dedicata al vetro, presentata in tutte le sue forme.

L’ambientazione, che ha raccolto suggerimenti dalle gallerie di vetro del Murano Glass Museum, dal Musée des Arts decorative di Parigi e dal Victoria and Albert Museum di Londra, racconta la storia di questo materiale così versatile attraverso le opere, la presentazione dei componenti e strumenti usati dall’antichità ad oggi per la sua fabbricazione. Il risultato è un vero Wunderkammer in vetro, un luogo scintillante e suggestivo che illustra le molte tecniche e gli usi ancora più numerosi del vetro.

Le tecniche
Bicchieri di graffiti d’oro e vetro dipinto, smalto champlevé, smalto dipinto

Occhiali da indossare
Nella seconda metà del XVI secolo, nel cosiddetto periodo di Controriforma (dopo il 1545), il gusto per i piccoli oggetti devozionali si diffuse in Italia. Gemme, cammei, miniature in cristallo, smalti, gioielli, medaglioni-reliquiari, tutti tecnicamente molto raffinati e decorati con soggetti sacri, venivano spesso usati come gioielli: indossati come pendenti, cuciti su abiti, fissati alle cinture o addirittura alle testate del letti.

Occhiali per pregare
Tutti questi oggetti, diversi per età, stile e provenienza geografica, sono uniti da una funzione identica: la preghiera privata. Dittici e trittici di viaggio, altari per cappelle aristocratiche o piccoli studi, oggi intatti o frammentari, consentivano a monaci, prelati e laici, dal Medioevo al diciassettesimo secolo, di avere sempre con sé, durante i loro viaggi, un’immagine sacra da contattare pregare e meditare.

Vetro decorativo
Nell’Europa del XVI e XVII secolo, c’è una grande diffusione di incisioni e xilografie. In alcuni casi si tratta di opere originali, come la serie di xilografie di Antonio Tempesta (1555-1630) per illustrare le Metamorfosi di Ovidio; altre volte di riproduzioni, per scopi popolari, di famosi dipinti e disegni di Raffaello e altri protagonisti del Rinascimento (come le incisioni di Marcantonio Raimondi, 1480-1534). La tecnica del vetro dipinto ha permesso di trasporre facilmente i soggetti delle incisioni sulla lastra di vetro, trasformando così un’opera su carta in un piccolo prezioso dipinto ricco di riflessi, da incorniciare e presentare sul muro o da utilizzare come decorazione sul cassetti dell’era degli armadi. Procedeva in questo modo: le stampe, inchiostrate lungo i contorni delle figure e dei vari elementi della scena,

Il progetto
Il progetto prevedeva una ridefinizione delle vetrine originali in radica di noce del 1933 – commissionate appositamente per questa sala dall’allora direttore Vittorio Viale – e uno studio innovativo delle superfici di supporto, del sistema di illuminazione e della grafica, completamente rinnovato e arricchito con nuovi sistemi narrativi che contribuiscono ad accentuare l’aspetto emotivo ed educativo della visita.

Ci sono molti capolavori lungo il percorso appartenenti alla collezione del museo di vetri dipinti e dorati, che attualmente costituisce la più ricca collezione in Italia e una delle più importanti al mondo per valore storico e artistico. Donata al museo da Emanuele Taparelli d’Azeglio – un grande collezionista di arti decorative e direttore del Museo Civico di Torino fino al 1890 – questa collezione ha ora 190 esemplari dal 13 ° al 18 ° secolo.

Il progetto ha anche permesso la riscoperta e l’inclusione nella sala di due opere eccezionali, entrambe novità assolute, in deposito per oltre 30 anni e appositamente restaurate per il nuovo allestimento.

Innanzitutto il Reliquary-acquasantino della seconda metà del XVII secolo, un pezzo molto raro acquistato dal museo nel 1881 per volere del regista Emanuele d’Azeglio e poi immediatamente inviato a Murano, presso la Compagnia Venezia Murano, da restaurare. L’opera presenta un tipo di decorazione, con bozzetti di fiori di vetro colorato, documentata nel diciassettesimo secolo a Venezia soprattutto per le cornici di grandi specchi ma difficilmente presente in arredi sacri e reliquiari di questo tipo.

Il nuovo layout è inoltre arricchito dallo spettacolare lampadario che domina il centro della stanza. Acquistato dal Comune di Torino nel 1928, appartiene alla tipologia del famoso lampadario disegnato da Giuseppe Briati per Ca ‘Rezzonico a Venezia intorno al 1750, nato come risposta veneziana ai pendenti sfaccettati della Boemia. L’esemplare esposto a Palazzo Madama – con 16 bracci e 24 luci – presenta una moltitudine di fiori, foglie e campane in cristallo senza policromia, con la particolarità di avere tutti i bracci metallici interamente ricoperti da elementi tubolari in cristallo disposti in una catena, che essi nascondere la struttura metallica sottostante e contribuire ulteriormente allo spettacolare effetto del tutto.

Madama Palace
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centralissima Piazza Castello a Torino. Avendo avuto un ruolo di primo piano nella sua storia dall’epoca romana fino ai giorni nostri, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità con le altre residenze della Savoia nel 1997. Palazzo Madama, come parte del sito seriale delle Residenze sabaude. L’edificio ospita il Museo Civico di Arte Antica.

È una combinazione di duemila anni di storia di Torino, dall’antica porta orientale della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum a una roccaforte difensiva, quindi a un vero castello, un simbolo del potere Savoia fino almeno al XVI secolo, quando l’attuale palazzo reale, come sede del duca di Savoia.

La parte occidentale del primo complesso medievale fu in seguito chiamata Palazzo Madama perché fu abitata per la prima volta da Madama Cristina di Borbone-Francia, chiamata la “prima Madama reale”, nel periodo tra il 1620 e il 1663, poi da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours , chiamata la “seconda Madama reale”, nel periodo 1666-1724. Fu per quest’ultimo che l’attuale facciata fu progettata, nel 1716-1718, dall’architetto di corte Filippo Juvarra.

La visita si estende su quattro piani, dove la storia secolare della sua costruzione interagisce con le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, che sono qui dal 1934.

I primi secoli del Medioevo sono illustrati nella collezione medievale di lavori in pietra a livello del fossato, con le sue sculture, mosaici e gioielli che vanno dal periodo tardoantico al romanico. Le sale quattrocentesche al piano terra contengono dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi dal XIII al XVI secolo, principalmente piemontesi. Nella sala circolare della Torre del Tesoro è presente una selezione di capolavori, tra cui il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina. Al piano nobile, con la sua straordinaria gamma di stucchi e affreschi barocchi, si trova la moderna pinacoteca con opere delle Collezioni Savoia e un’importante selezione di mobili realizzati da maestri ebanisti piemontesi, italiani e francesi. Infine, l’ultimo piano ospita le collezioni di arti decorative,