Collezione egizia Giuseppe Acerbi, Palazzo Te

In mostra permanente a Palazzo Te, la Collezione egizia comprende oltre 500 pezzi portati in Italia dal distinto mantovano Giuseppe Acerbi, console generale austriaco in Egitto dal 1826 al 1834.

La collezione comprende anche appunti di viaggio di Acerbi, altri due pezzi già all’Accademia di Scienze e Belle Lettere alla fine del XVIII secolo e il sarcofago di Ankhekhonsu del Museo Archeologico di Bergamo, in prestito temporaneo.

Grazie a chiare spiegazioni dei pezzi e del loro contesto storico, il display si rivolge a un vasto pubblico.

Di particolare interesse tra la vasta gamma di oggetti raccolti da Acerbi è la grande testa di bronzo della regina Arsinoe, vari amuleti di animali e divinità, shuebte – piccole figurine che servivano a rimpiazzare il defunto e fare il loro lavoro nel regno dei morti, Vasi canabici in alabastro e una statua in bronzo di un gatto che è uno dei più raffinati e meglio proporzionati esistenti.

Il sarcofago di legno di Ankhekhonsu era destinato a un sacerdote di Amon dell’antica Tebe.

Stilisticamente tipiche del Terzo Periodo Intermediario (1178-715 a.C.), le iscrizioni sulla copertina sono dedicate a varie divinità e includono un appello per offerte funerarie per conto del defunto.

L’Egitto di Giovanni Acerbi
La collezione Giovanni Acerbi (Castelgoffredo 1773, Castelgoffredo 1846) è una delle più importanti collezioni egiziane in Italia. Acerbi fu un uomo dai molti interessi che visse una vita avventurosa: la sua carriera politica lo portò a diventare Console d’Austria a Lisbona; la sua carriera letteraria diventa direttore della periodica “Biblioteca Italiana”. Tuttavia la sua passione principale era viaggiare: da giovane ha visitato le regioni scandinave, dove ha raggiunto Capo Nord. Gran parte della sua vita era tuttavia incentrata sull’Egitto: in questa antica terra fu nominato consolato austriaco nel 1862. Coglieva l’occasione per sviluppare la sua passione per l’archeologia e studiare l’antica cultura dei faraoni, raccogliendo materiali e viaggiando attraverso il nord dell’Egitto , i viaggi documentati in riviste di viaggio che sono ancora accessibili.

La sezione principale della collezione Giovanni Acerbi fu donata al Museo Civico di Mantova nel 1840. Già alla fine del XVIII secolo questo museo possedeva due statue egiziane. Le opere donate entrarono a far parte della collezione permanente nel 1925 e furono esposte nelle sale di Palazzo Ducale; in tempi più recenti hanno costituito il nucleo della collezione appartenente al Museo di Palazzo Te. Questa bellissima scultura di un gatto è uno degli oggetti più importanti della collezione per il suo valore artistico. Trentasei centimetri di altezza, è stato modellato con grande attenzione e realismo, dando particolare enfasi alla muscolatura e alla nobile posa della testa. Il gatto era un animale sacro nell’antico Egitto ed era legato alla dea Bastet. L’opera d’arte risale alla venticinquesima dinastia,

Testa femminile
Una bellissima testa di bronzo di epoca ellenistica. Secondo alcuni esperti è il capo della regina Arsinoe III, che sposò suo fratello Tolomeo IV. Secondo altri, questa è la dea Afrodite, e il lavoro risale agli anni che precedono l’avvento di Cristo, un’ipotesi che è supportata principalmente dalla forma dei capelli. Il viso è molto bello, inoltre, gli occhi mancanti – perle di vetro o gemme una volta riempite le orbite – contribuiscono all’intensità complessiva del lavoro.

Statua di falco
Questa statuetta colorata faceva parte di una serie di oggetti funerari risalenti al Nuovo Regno d’Egitto. Faceva parte della complessa religione egizia circondare i morti con un ricco insieme di immagini sacre che avrebbero protetto i defunti durante il loro viaggio nell’aldilà. Il falco simboleggia il dio egizio Horus, associato al sole, figlio di Iside e Osiride. Qui l’occhio del falco è rappresentato come il sole.

Coperchio del barattolo
Duamutef era uno dei quattro potenti figli di Horus, il dio che proteggeva uno dei vasi canopici in cui erano conservati i visceri della persona morta, mentre il corpo sarebbe stato mummificato. Questa copertina rappresenta la testa di Duamutef, con la faccia di uno sciacallo, mentre le altre divinità hanno falco, babbuino e lineamenti umani. Tracce di colore nero sono ancora visibili sul manufatto.

Palazzo Te
Palazzo Te è un edificio storico e monumentale a Mantova. un bell’esempio di stile manierista di architettura, costruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, è l’opera più famosa dell’architetto italiano Giulio Romano. Il complesso ospita ora il museo civico e, dal 1990, il Centro internazionale per l’arte e la cultura di Palazzo Te che organizza mostre di arte e architettura antiche e moderne.