Giudecca, Venezia, Veneto, Italia

La Giudecca è un’isola della Laguna Veneta, nel nord Italia. Fa parte del sestiere di Dorsoduro ed è una località del comune di Venezia. La Giudecca si trova immediatamente a sud delle isole centrali di Venezia, dalle quali è separata dal Canale della Giudecca. San Giorgio Maggiore si trova al largo della sua punta orientale.

La Giudecca è un insieme di otto isole collegate a sud del centro storico di Venezia. Si affaccia sul canale della Giudecca, di fronte al comune di Dorsoduro, di cui l’isola fa parte dal punto di vista amministrativo. Situata a sud del resto della città, costituisce una zona residenziale piuttosto tranquilla e senza eccessive presenze turistiche. Nella stessa Giudecca si è aggiunta in tempi recenti Sacca Fisola, un’isola all’estremità occidentale ottenuta bonificando parte della laguna.

Storia
La Giudecca era anticamente conosciuta come Spinalonga (che significa “Lunga Spina”), forse per la sua forma allungata a spina di pesce. La Giudecca è sempre stata parte integrante di Venezia e la sua storia è intimamente legata a quella di quest’ultima. Bonificata in epoca relativamente tarda, era una zona ricca di frutteti e giardini.

Costituita da otto isole minori interconnesse, la Giudecca ha una lunga fondamenta o banchina pedonale che corre lungo il suo lato rivolto a Venezia. Il suo lato rivolto verso la laguna ha invece molti giardini e orti, e nuovi quartieri residenziali.

Le aree piuttosto vaste e la generale tranquillità dell’isola la resero popolare anche tra le comunità religiose (con la fondazione di sette monasteri) e, come era accaduto a Murano, tra le famiglie patrizie che vi costruirono palazzi con graziosi giardini e orti. Dopo la caduta della Repubblica Serenissima, queste aree furono trasformate in magazzini, caserme, carceri, fabbriche e quartieri operai.

La Giudecca è stata storicamente una zona di grandi palazzi con giardini, l’isola è diventata una zona industriale all’inizio del XX secolo con cantieri navali e fabbriche, oltre a uno studio cinematografico. Gran parte dell’industria è andata in declino dopo la seconda guerra mondiale, ma ora è ancora una volta considerata una tranquilla zona residenziale di alloggi in gran parte della classe operaia con alcuni appartamenti chic e case esclusive. È noto per il suo lungo molo e le sue chiese, tra cui Il Redentore, progettato dal Palladio. L’isola ospitava un enorme mulino, il Molino Stucky, che è stato trasformato in un hotel di lusso e un complesso di appartamenti. All’altra estremità della Giudecca si trova il famoso hotel Cipriani a cinque stelle con ampi giardini privati ​​e piscina di acqua salata.

I moderni lavori di ristrutturazione di alcune architetture antiche alla Giudecca hanno rafforzato la reputazione dell’isola come luogo di vacanza. Nel 2011, gli sviluppatori veneziani hanno riaperto gli alloggi di un’importante dimora del XVI secolo come affitti a lungo termine con il nome di “Villa F.”

Attrazioni principali
L’isola della Giudecca dista solo circa 300 metri dall’isola principale di Venezia. Relativamente pochi turisti. La Giudecca è una fuga dal trambusto delle isole principali di Venezia. Giudecca è molto facile da raggiungere. Dal molo di San Marco non lontano da Piazza San Marco sono solo 3-4 minuti con i mezzi pubblici vaporetti. Nel giorno del Redentore di luglio verrà eretto un pontone per collegare l’isola della Giudecca a Piazza San Marco.

Architetture religiose

Basilica del Redentore
La Basilica del Redentore, detta anche chiesa votiva del Santissimo Redentore o più semplicemente del Redentore, è un importante edificio religioso di Venezia. È tradizionalmente il fulcro della grande festa del Redentore, celebrata la terza domenica di luglio in ricordo dello scampato pericolo di peste che colpì la città nel 1575. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Villafranca di Verona è quasi un copia identica della chiesa del Redentore. La chiesa fa parte dell’associazione Chorus Venezia.

Fu costruito tra il 1577 e il 1592 su progetto di Andrea Palladio. Questo monumento religioso fu un segno di ringraziamento per la fine della terribile pestilenza che nel 1576 causò la morte di un terzo della popolazione cittadina, compreso lo stesso doge Sebastiano Venier. Ogni anno vi si celebra la Festa del Redentore. L’interno è prezioso e ricco di dipinti dei più grandi pittori veneziani. Nella sagrestia ci sono tele di Paolo Veronese. La migliore vista d’insieme si ha dalla Fondamenta delle Zattere, la lunga banchina a sud del sestiere di Dorsoduro.

Chiesa delle Zitelle
La chiesa di Santa Maria della Presentazione, comunemente detta delle Zitelle, è un edificio religioso della città di Venezia situato all’estremità orientale dell’isola della Giudecca. Chiesa palladiana che, oltre alle normali funzioni religiose, ospita anche un moderno centro congressi.

La chiesa è consacrata alla presentazione della Beata Vergine Maria e fa parte di un complesso comprendente un ex ospizio per ragazze senza dote. L’edificio attiguo alla chiesa era un tempo adibito a convento per le ragazze povere che qui potevano apprendere i tradizionali lavori femminili, come l’arte del famoso merletto veneziano.

Chiesa di Sant’Eufemia.
La chiesa di Sant’Eufemia, è un edificio religioso nella città di Venezia sull’isola della Giudecca. La chiesa di Sant’Eufemia fu costruita nel IX secolo in stile veneto-bizantino. Ha subito numerosi restauri, il più recente un intervento settecentesco che ha modificato notevolmente la facciata e l’interno dove sono stati applicati stucchi sia nella navata centrale che nelle volte del soffitto.

La chiesa è una delle più antiche di Venezia e, nonostante la semplicità dell’esterno, contiene opere d’arte di grande importanza. Nella cappella di Sant’Anna si venera il corpo della beata Giuliana di Collalto, che nel XIII secolo fu badessa del vicino monastero dei Santi Biagio e Cataldo.

Chiesa dei Santi Biagio e Cataldo
La chiesa dei Santi Biagio e Cataldo era un edificio religioso della città di Venezia, situato nella parte più occidentale dell’isola della Giudecca. La chiesa ha subito due restauri. Il primo intervento avvenne alla fine del XVI secolo da Michele Sanmicheli; durante questi lavori la chiesa fu radicalmente ristrutturata, il coro pensile fu demolito e le sue colonne furono ricollocate nel portico della vicina chiesa di Sant’Eufemia. Il secondo importante intervento fu realizzato all’inizio del Settecento dagli architetti Domenico Rossi e Giorgio Massari e i lavori riguardarono principalmente gli interni, gli altari e le pitture.

La chiesa con l’annesso monastero rimase attiva fino al 1810, quando furono definitivamente soppresse a seguito dei decreti napoleonici. Acquistati da privati, la chiesa e il convento furono dapprima adibiti a complesso ospedaliero, poi demoliti nella seconda metà dell’Ottocento e sull’area sorse il complesso industriale Molino Stucky.

Architetture civili

Molino Stucky
Situata all’estremità occidentale dell’isola, ha forme neogotiche. L’edificio colpisce per le sue proporzioni anomale rispetto a quelle della tradizionale architettura veneziana presente su entrambe le sponde del Canale della Giudecca. Costruito nel 1895 dal conte Giovanni Stucky poi lentamente superato dai tempi e troppo costoso da mantenere, cadde in disuso nel 1955.

Rilevato dal gruppo Acqua Pia Antica Marcia, dal 2007 è adibito a centro congressi e hotel della catena Hilton. Sulla base del quale l’area è stata adibita a complesso immobiliare dotato di residenza, centro congressi e albergo con 379 camere, ristorante panoramico e piscina, sala congressi da duemila posti.

Hotel Cipriani
Hotel Cipriani, situato sulla punta opposta dell’isola, una delle più lussuose residenze veneziane. L’hotel è stato aperto nel 1958 da Giuseppe Cipriani, fondatore dell’Harry’s Bar di Venezia e inventore del cocktail Bellini. Le camere sono state arredate con mobili veneziani, tra cui lampadari in vetro di Murano, tessuti Fortuny e opere d’arte veneziana.

Nel 2014, l’Hotel Cipriani cambia nome in Belmond Hotel Cipriani a seguito del rebranding della catena Orient-Express Hotels come Belmond Ltd. L’hotel si è ampliato ulteriormente nell’adiacente Palazzo Vendramin, un palazzo del XV secolo con vista sulla laguna e su Piazza San Marco. Un ristorante chiamato Cip’s Club è stato costruito su un molo in laguna e nel 1990 sono stati aperti gli antichi granai della Repubblica (adiacenti all’Hotel) come spazio per eventi.

Casa dei Tre Oci
La Casa dei Tre Oci o Casa di Maria è un palazzo di Venezia, situato nel sestiere di Dorsoduro, sull’isola della Giudecca. Si affaccia sul Canale della Giudecca, all’altezza delle Fondamenta delle Zitelle. Fu ideato tra il 1912 e il 1913 dal pittore emiliano Mario de Maria, che ne fece la sua nuova dimora veneziana.

Esempio di architettura neogotica dei primi del Novecento, Casa dei Tre Oci è il risultato di diverse tendenze architettoniche, da quelle del tradizionale magazzino-magazzino veneziano a quelle d’avanguardia del Novecento. L’edificio si sviluppa su tre piani, ma viene sottolineata l’importanza del piano nobile, con i tre enormi òci (in veneziano per “occhi”), grandi finestre ogivali che si affacciano sul Canale della Giudecca e sul Bacino di San Marco. Centralmente, al secondo piano, si segnala la presenza di una bifora inquadrata da decorazioni neogotiche.

Villa Hériot
Villa Hériot nota anche come Villa Herriot è un edificio a Venezia, sull’isola della Giudecca. Agli inizi del Novecento il francese Hériot, che, dopo aver acquistato i terreni di una ex Saponeria alla Giudecca, fa costruire due strutture di villa su progetto di Raffaele Mainella con architettura eclettica e copiosi elementi decorativi come patere, tegole, colonne e altri motivi bizantini.

Nel 1947 la moglie di Hériot, dopo la morte del marito, vendette il complesso di Villa Hériot al comune, lasciando allegato all’atto di vendita il testamento che fosse adibito a scuola pubblica: l’edificio divenne così la scuola elementare Carlo Goldoni. La scuola fu successivamente chiusa e Villa Hériot è sede della “Società Europea di Cultura”, dell'”Università Internazionale dell’Arte, sede di Venezia”, ​​e della Casa della Memoria Veneziana del XX secolo.

Giardino dell’Eden Hundertwasser
Il Giardino Eden Hundertwasser, noto anche come Giardino Eden è una villa con un famoso giardino, a sud dell’isola della Giudecca a Venezia. Prende il nome da un inglese, Frederic Eden, che progettò il giardino nel 1884 e possedette la proprietà per lungo tempo. La proprietà fu poi ampliata di due ettari quando le autorità veneziane ingrandirono l’isola. La coppia ha creato uno dei più grandi giardini privati ​​di Venezia, un giardino paesaggistico all’inglese, contenente statue, rose e animali. Fu frequentato da molte figure del mondo delle arti, tra cui Marcel Proust, Rainer Maria Rilke, Walter Sickert, Henry James, Eleonora Duse ecc.

Il giardino presentava un gran numero di pergolati di salice ricoperti di rose e vaste piantagioni di giglio della Madonna e altri fiori inglesi. I sentieri intorno al giardino erano ricoperti di conchiglie locali. C’erano prati, cortili e un viale di cipressi. Nel 1903 Eden pubblicò A Garden in Venice, un breve libro che descriveva la sua creazione del giardino. Danneggiata durante la seconda guerra mondiale, la villa fu ricostruita da Aspasia al ritorno della pace. Nel 1945 il Giardino dell’Eden è stato designato Monumento Nazionale.

Itinerario turistico
L’itinerario parte dall’isola di Sacca Fisola, all’estremità occidentale della Giudecca, dalla quale è separata dal Canale dei Lavraneri. Sacca Fisola è un quartiere residenziale recente, questo è ciò che lo distingue in gran parte dall’isola principale adiacente alla Giudecca. Per raggiungere la prima tappa dell’itinerario si attraversa il grande ponte in legno dei Lavraneri. Alla vostra sinistra c’è l’imponente Molino Stucky, un antico mulino che si erge come un suggestivo simbolo della rivoluzione industriale di Venezia e che ora è un hotel di lusso.

Percorrendolo si attraversa il Campiello Priuli per raggiungere la Fondamenta delle Convertite. Svoltando a sinistra si arriva al primo tratto della fondamenta che si estende lungo il Canale della Giudecca. Di fronte, sull’isola principale di Venezia, si trovano la Stazione Marittima e la fondamenta de Le Zattere.

All’angolo si trova la Chiesa Parrocchiale di Sant’Eufemia. Una lapide incastonata nella porta ricorda la sua consacrazione nel 1371. La chiesa ha conservato l’originaria struttura a semplice capanna (XI secolo) tipica dello stile veneto-bizantino, mentre il portico esterno dorico fu realizzato durante i lavori di ristrutturazione del XVIII secolo. e XIX secolo. Le colonne del portico, che risalgono al XVI secolo, appartenevano alla Chiesa di S. Biagio e Cataldo, demolita per far posto al Molino Stucky. Sopra la porta d’ingresso è un bel rilievo della “Madonna con Bambino tra San Rocco e Sant’Eufemia”. All’interno le tre navate veneto-bizantine (sec. XI) sono decorate da sontuosi stucchi e dipinti (sec. XVIII) mentre le navate e le pareti presentano opere di B. Vivarini e GB Canal.

Proseguendo lungo la fondamenta, si incontra la Chiesa del Santissimo Redentore (inserita nel circuito Chorus, sconto con Rolling Venice Card) voluta dal Senato della Repubblica come tempietto votivo a Cristo Redentore come ringraziamento per liberazione dalla peste che decimò la popolazione nel 1575-6. La prima pietra fu posata nel maggio 1577 e l’edificio fu consacrato nel 1592 (anche se non del tutto completato). Da allora, ogni anno, il terzo sabato di luglio, si celebra il Santo Redentore.

Durante il periodo della Repubblica di Venezia, doge e senatori assistevano alla messa nella chiesa, che era il punto di arrivo della processione. L’isola principale e la Giudecca continuano ad essere unite ogni anno da un ponte di barche per celebrare questa importante festa veneziana. La sera prima vengono allestiti i tavoli lungo la fondamenta della Giudecca per allietare i piatti della tradizione e per ammirare lo spettacolare spettacolo pirotecnico sul Bacino di San Marco.

Progettata da Andrea Palladio (1508-1580), e considerata uno dei vertici della sua carriera, la chiesa fu infatti completata dopo la morte di Palladio, da Antonio da Ponte nel 1592. All’interno, un colonnato si estende intorno alle pareti dell’unica navata con tre cappelle che si aprono per lato, e del presbiterio, che è sormontato da una cupola. Dipinti di scuola veneta del XVI e XVII secolo decorano gli altari. Di particolare interesse è la sagrestia, dalla quale si accede al coro contenente reliquie dell’ordine francescano e alcuni importanti dipinti tra cui una Madonna con Bambino e angeli di Alvise Vivarini; Madonna e Santi attribuita a Francesco Bissolo; e un Battesimo di Cristo di Paolo Veronese.

Dopo la Chiesa del Redentore, si prosegue lungo la Fondamenta della Croce, intitolata alla cinquecentesca Chiesa della Croce, area oggi occupata da un carcere.

Poco distante la Chiesa e il Convento delle Zitelle. Costruita su progetto del Palladio, la chiesa fa parte di un nucleo ecclesiastico che il gesuita Benedetto Palmio istituì per aiutare le ragazze orfane. Dopo il suo arrivo nel 1958, aveva cominciato a fornire ricovero a molti di questi orfani in una casa all’interno della parrocchia di Santa Marziale. Per favorire il suo progetto, fu costruito un edificio più spazioso con annesso oratorio. I lavori della chiesa iniziarono nel 1581 dopo la morte di Palladio e furono completati nel 1586 da Jacopo Bozzetto. La sua consacrazione avvenne due anni dopo come Presentazione di MV al Tempio. La Chiesa di Santa Maria della Presentazione, detta anche delle Zitelle (le nubili) è oggi uno dei “Monumenti dell’Assistenza Veneziana” rinvenuti in città, di proprietà di “IRE”(Istituzioni per l’accoglienza e l’istruzione).

La fermata di San Giorgio è di fronte alla Chiesa di San Giorgio Maggiore, una delle opere più significative di Andrea Palladio, iniziata nel 1566 ma completata solo nel 1611, diversi anni dopo la morte del maestro. La facciata presenta due ali corrispondenti alle navate interne che lasciano intravedere le due grandi absidi in laterizio. La cupola domina l’intersezione del solenne interno a tre navate, con ampio transetto. Nella cappella a destra del presbiterio è una Madonna in trono e Santi di Sebastiano Ricci (1708); nel presbiterio dell’altare maggiore una scultura in bronzo di Girolamo Campagna (1593); alle pareti due opere del Tintoretto: l’Ultima Cena e la Caduta della Manna (1594).

La sagrestia consente l’accesso alla Cappella dei Defunti, divenuta ossario dei monaci benedettini, le cui reliquie furono raccolte durante i lavori di demolizione. Si pensa che la cappella fosse un tempo l’ingresso all’antica chiesa. La pala d’altare di Jacopo Tintoretto fu una delle ultime opere del maestro. Il ritmo compositivo ondulatorio, visto con la prospettiva verticale piatta dell’epoca primitiva, emana uno stato d’animo patetico, quasi a trasmettere lo Spirito che si abbandona al dolore.

Solo il deterioramento dei colori può giustificare i dubbi della critica sull’autenticità di questo capolavoro. Sopra la cappella si trova il coro serale dei monaci, a cui si accede da una scala a chiocciola all’inizio del corridoio. Il coro fu reso famoso per essere stato utilizzato dal Conclave che elesse Papa Pio VII nel 1800. I nomi dei cardinali sono scritti sugli stalli del coro e alcuni cimeli del Conclave sono in una bacheca. La pala d’altare è un “San Giorgio che uccide il drago” di Vettore Capaccio. La sala del Conclave è visitabile su richiesta.

Altro monumento appartenente alla parte benedettina dell’isola è l’Abbazia di San Giorgio Maggiore, demolita e ricostruita circa cinque volte prima di assumere l’aspetto grandioso di oggi. Per circa mille anni è stato un importante centro spirituale e culturale ed è ancora oggi uno dei complessi monumentali più importanti del mondo.

Il campanile quadrato in mattoni con cuspide sormontato da un Angelo girevole fu eretto nel 1791 su progetto del monaco bolognese Benedetto Buratti, in sostituzione della vecchia torre eretta nel 400 crollata nel 1774. Della parte dell’isola gestita dal Giorgio Cini Fondazione – ospite del monastero dal 1951 – si possono visitare solo i due Chiostri dei Cipressi (cipressi) e degli Allori (allori), mentre la rinnovata Foresteria ( foresteria esclusiva) è oggi utilizzata dai diversi istituti specializzati nello studio le civiltà veneziane. Il refettorio palladiano è oggi utilizzato come aula magna.

La parte più antica di tutto il monastero di San Giorgio Maggiore è costituita dal dormitorio e dal chiostro della Buora, con la sua sala capitolare. Sappiamo che Cosimo de’ Medici trovò rifugio a San Giorgio nel 1443. Era stato esiliato a Venezia con una corte di amici e committenti, tra cui il celebre architetto Michelozzo Michelozzi, che costruì la biblioteca benedettina poi demolita nel 1616 per far posto al chiostro dei Cipressi di Palladio.

Nel vestibolo, anch’esso attribuito al Palladio, si trova una bassa scalinata, che serviva da comando alla sala da pranzo, che un tempo ospitava la gigantesca tela del Veronese Le Nozze di Cana ora al Louvre. Nel 1630 Baldassarre Longhena, architetto della Chiesa della Salute, rifece l’ala della biblioteca e nel 1642 aggiunse lo scalone monumentale alla zona degli appartamenti degli appartamenti dell’Abate. Le sale dell’Abate di San Giorgio Maggiore hanno accolto negli anni Enrico III Re di Francia, la Regina Maria Casimira di Polonia, Giuseppe II, Francesco I, Federico I, Imperatori d’Austria e molti altri ancora. Fu dalla finestra della grande sala, dedicata oggi a Papa Giovanni XXII, che il neoproclamato Papa Pio VII eseguì la sua benedizione “Urbi et Orbi” nel 1800.