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Romanico fiorentino

Lo stile romanico fiorentino è lo stile architettonico romanico che si sviluppò a Firenze tra l’XI e il XIII secolo, con caratteristiche estremamente peculiari. Lo stile romanico fiorentino si diffuse solo nelle campagne della città, che nel XII si estese in un’area territoriale ristretta, in un periodo in cui il potere economico e politico e l’influenza culturale di Siena, Lucca e Pisa erano ancora vitali in Toscana.

Personaggi
Le caratteristiche specifiche del romanico fiorentino sono generalmente riferite alla sopravvivenza o al recupero di elementi del classicismo romano. Questa derivazione ha dato origine anche al mito secondo il quale il battistero di San Giovanni, l’edificio che simboleggia la cultura architettonica del romanico a Firenze, era il risultato di un riuso di un edificio dell’era imperiale.

L’elemento più evidente di questo stile è la partizione delle facciate caratterizzata dalla presenza di archi a tutto sesto, poggianti su semicolonne, pannelli geometrici, ricavati da intarsi marmorei, che dividono la superficie secondo una modularità complessa e da finestre o edicole generalmente sormontate dai timpani

Insieme ai due colori (bianco e verde), oltre al carattere geometrico e ordinato, sottoposto all’ordine architettonico, questi elementi richiamano il classicismo anche in riferimento agli intarsi marmorei che coprivano numerose architetture romane.

Anche il bicromismo delle facciate architettoniche è solo in parte attribuibile all’influenza del romanico pisano che dai cantieri di Piazza del Duomo irradiati dalla Toscana settentrionale a Lucca e Pistoia e Prato dove l’alternanza di bande orizzontali bicromatiche bianche e verdi divenne particolarmente marcata anche a causa all’uso di materiali locali (pietra alberese bianca e verde di Prato). A Firenze, anche questo elemento è stato utilizzato con un’impronta molto diversa, caratterizzata da una serena armonia geometrica che richiama le opere antiche. Il cromatismo era infatti usato non in bande orizzontali, ma solo per disegnare i pannelli delle facciate.

Anche i dettagli architettonici, come i chioschi, i capitelli, le cornici e in generale gli elementi dell’ordine architettonico, trovano riferimenti nelle testimonianze classiche. Inoltre, ci sono esempi significativi di riutilizzo di elementi di innumerevoli, come nel battistero.

Lo stile romanico fiorentino non produsse molte opere e non ebbe la diffusione del romanico pisano o longobardo, ma la sua influenza fu decisiva per i successivi sviluppi dell’architettura, poiché costituì la base su cui Francesco Talenti, Leon Battista Alberti, Filippo Brunelleschi e gli altri architetti che hanno creato l’architettura del Rinascimento.

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La Chiesa dei Santi Apostoli ne è un chiaro esempio; infatti, per la sua spazialità, annuncia, come ha osservato il Vasari, temi rinascimentali. Per questo motivo, nel caso del romanico fiorentino, possiamo parlare di “proto-rinascimento”, ma allo stesso tempo di estrema propagazione della tradizione architettonica tardoantica. Proprio dal perseguimento di un ideale “classico” posto fuori dal tempo, sorgono le difficoltà di datare il Battistero, analogamente a quanto avviene per altri monumenti medievali di forte stile classico italiano, come la chiesa di Sant’Alessandro a Lucca o la Basilica di San Salvatore a Spoleto.

Il battistero
Il senso del ritmo nei volumi esterni è evidente nel Battistero di San Giovanni, attraverso l’uso di quadrati, pilastri classici, archi ciechi, ecc. Seguendo un preciso schema modulare che si ripete su otto lati. La datazione del battistero è stata a lungo discussa (edificio romano trasformato in una basilica? Edificio paleocristiano? Edificio romanico?), Anche a causa della scarsità di documentazione. A seguito degli scavi archeologici effettuati dopo il 2000, si è constatato che le fondazioni sono due metri sopra il livello della pavimentazione romana, quindi si può dedurre che l’edificio non era più vecchio del nono secolo. Il paramento interno in marmo policromo, fortemente ispirato al Pantheon di Roma, si concluse comunque all’inizio del XII secolo (i mosaici pavimentali risalgono al 1209 e quelli della scarsella 1218), mentre la prima fase del rivestimento esterno deve datare di nuovo all’incirca nello stesso periodo.

La chiesa di San Miniato al Monte
La Basilica di San Miniato al Monte (iniziata nel 1013 e progressivamente completata fino al XIII secolo) presenta uno schema planimetrico forse riferibile al romanico longobardo (tribuna) e una scansione razionalmente ordinata della facciata bicroma, che gli storici paragonano agli intarsi marmorei di edifici monumentali romani. Anche il layout generale della facciata richiama esplicitamente temi classici, sia nell’ordine inferiore caratterizzato da cinque archi a tutto sesto sostenuti da colonne in serpentino verde con basi corinzie e capitelli in marmo bianco, sia nell’ordine superiore che rappresenta il pronao tetrastilo di un classico tempio.

Altre chiese
Dopo aver rimosso le opere principali, ci sono solo alcuni altri esempi del rinnovato stile fiorentino. Tra questi la piccola chiesa di San Salvatore al Vescovo a Firenze, la collegiata di Sant’Andrea a Empoli e il volto incompleto della facciata della Badia Fiesolana, insieme a un modesto numero di chiese in campagna, completano il quadro.

Della chiesa originale di San Salvatore al Vescovo, rimane solo l’ordine inferiore della facciata con tre archi ciechi su semicolonne. Rappresenta l’unica testimonianza all’interno delle mura, oltre al battistero, del parapetto esterno bicolore con riquadri in marmo, tipico dello stile romanico fiorentino.

La collegiata di Empoli è caratterizzata da una facciata scandita da un doppio ordine su lesene classiche e da una decorazione estremamente geometrica, sempre con la consueta combinazione di pietra calcarea bianca e serpentina verde.

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