Pittura rinascimentale olandese e fiamminga

La pittura del Rinascimento olandese e fiammingo rappresenta la risposta del XVI secolo all’arte del Rinascimento italiano nei Paesi Bassi. Questi artisti, che passarono dai manieristi di Anversa e Hieronymus Bosch all’inizio del XVI secolo fino ai compatti manieristi del nord come Hendrik Goltzius e Joachim Wtewael alla fine, attinsero sia le recenti innovazioni della pittura italiana sia le tradizioni locali del I primi artisti olandesi. Anversa era il centro artistico più importante della regione. Molti artisti hanno lavorato per tribunali europei, tra cui Bosch, le cui fantastiche immagini dipinte hanno lasciato una lunga eredità. Jan Mabuse, Maarten van Heemskerck e Frans Floris sono stati tutti strumentali nell’adottare modelli italiani e incorporarli nel loro linguaggio artistico. Pieter Brueghel il Vecchio, con Bosch l’unico artista del periodo a rimanere ampiamente familiare, può sembrare atipico, ma in realtà le sue numerose innovazioni hanno attirato la fertile scena artistica di Anversa.

I pittori olandesi e fiamminghi furono anche determinanti nello stabilire nuovi argomenti come la pittura di paesaggi e la pittura di genere. Joachim Patinir, ad esempio, ha svolto un ruolo importante nello sviluppo della pittura di paesaggi, inventando il tipo compositivo del paesaggio mondiale, perfezionato da Pieter Bruegel the Elder che, seguito da Pieter Aertsen, ha anche contribuito a diffondere la pittura di genere. Dalla metà del secolo Pieter Aertsen, seguito dal nipote Joachim Beuckelaer, stabilì un tipo di “natura morta monumentale” con grandi quantità di cibo con figure di genere e sullo sfondo piccoli religiosi di scene morali. Come i paesaggi del mondo, questi rappresentavano una tipica “inversione manierista” del normale decoro della gerarchia dei generi, dando al soggetto “inferiore” più spazio del “più alto”. Anthonis Mor fu il principale ritrattista della metà del secolo, richiesto nelle corti di tutta Europa per i suoi ritratti affidabili in uno stile che combinava la precisione dei Paesi Bassi con le lezioni di Tiziano e di altri pittori italiani.

Umanesimo nordico
Alla fine del XV secolo, l’accesso a una cultura umanistica non era più riservato a pochi centri d’avanguardia, ma si diffuse lungo le lunghe e larghe vie commerciali del continente. L’area nordica in generale era una terra di fermenti vivaci, con molti contatti con l’umanesimo italiano. Se da una parte si diffondeva la cultura classica, dall’altra le richieste di una religiosità più intensa e diretta diventavano sempre più urgenti, in opposizione sempre più aperte agli scandali della Curia romana.

Il protagonista di questa stagione fu Erasmo da Rotterdam, che interpretò magistralmente l’orientamento del pensiero morale e religioso all’inizio del XVI secolo. Nell’Adagia (1508) offrì un’efficace combinazione di saggezza popolare, citazioni classiche e buon senso, ma fu soprattutto con il famoso Elogio della follia (pubblicato nel 1509) che mise in discussione le fondamenta dell’umanesimo tradizionale, sollecitando un ripensamento su temi come storia, moralità e religione.

La diffusione della stampa in formato mobile ha consentito l’accessibilità fino a quel momento impensabile per l’educazione, l’alfabetizzazione e la cultura in settori sempre più ampi della popolazione. Le città che sono molto attive editorialmente, sia nella pubblicazione di classici che di opere moderne, sono diventate vere e proprie fucina di cultura, come Anversa nelle Fiandre.

Sviluppo storico-territoriale

Anversa
Molto più dei porti spagnoli, Anversa divenne il centro mondiale per lo smistamento dei beni coloniali. Tale importanza economica portò anche al dominio culturale e artistico, basato sul recupero dei modelli italiani. Città aperta, molto colta, cosmopolita e tollerante, vantava attività tipografiche multilingue di prima classe. Anche dopo la Riforma, Anversa rimase legata al cattolicesimo, diventando un avamposto della Controriforma prima delle province unite calviniste.

Artisti del calibro di Hieronymus Bosch, Quentin Metsys, Pieter Brueghel il Vecchio, Mabuse e Jan van Scorel si stabilirono lì dopo i loro viaggi in Italia, dove avevano appreso il senso di monumentalità e prospettiva, spesso partecipando come protagonisti alla formazione del ” modo moderno “, nella versione nord chiamata” romanismo “.

A quel tempo sorsero grandi complessi conventuali, affidati a vari ordini religiosi.

Ma anche qui c’erano ondate di iconoclastia dei protestanti, come quella del 1579-1580 che distrusse molte delle opere d’arte nella cattedrale, poi rimpiazzate con le grandi pale di Rubens.

Bruxelles
All’inizio del XVI secolo, Bruxelles dovette lasciare il rango di capitale del ducato di Borgogna a favore di Mechelen, scelto dalla reggente Margherita d’Austria, e poi rivederlo affidato a Carlo V, nato nella vicina Ghent.

Il XVI secolo segnò una brillante fase storica per Bruxelles, culminata con la costruzione della residenza dei reali spagnoli nella Grand Place (1536) e il raggiungimento del chiaro predominio in Europa nella produzione di arazzi. La scuola pittorica locale, sulla scia di quella di Anversa, si aprì alle novità italiane, fondendosi anche con altri suggerimenti: il gusto tradizionale per i dettagli descrittivi fu la base per la nascita della pittura di genere, soggetti ispirati alla cultura popolare legati a temi come buon senso e irrazionalità (tipico dell’attività di Bruegel, che ha lasciato Anversa per Bruxelles al culmine della sua carriera), mentre la forte componente devozionale era alla base dei dipinti di Adenen Isenbrant, Lancelot Blondeel e delle sculture Dubroeucq.

Nel 1556 la città superò i 100.000 abitanti, ma l’abdicazione di Carlo V portò a un sanguinoso periodo di rivolte, chiamate guai. La repressione, affidata al duca di Alba, culminò con la decapitazione dei conti di Egmont e di Hornes nella Grand Place e con la resa dei protestanti a Filippo II nel 1585.

Le Province Unite
In una mozione indipendente guidata dall’Orange, nel 1535 i Paesi Bassi settentrionali iniziarono un processo storico che li portò a una differenziazione, religiosa, economica e culturale, sempre più profonda con le province meridionali, che culminò con la nascita della nazione olandese. Per tutto il XVI secolo le Province Unite hanno goduto di una straordinaria vivacità culturale, un riflesso della crescente situazione commerciale che culminò nel diciassettesimo secolo, l’età dell’oro.

Il movimento umanista ebbe la sua punta di diamante con Erasmo da Rotterdam, mentre nelle arti figurative trionfò pittori e incisori come Hieronymus Bosch e Luca da Leida. Anni dopo, durante il Manierismo, le scuole di Utrecht e Haarlem divennero importanti per i modelli italiani.

La seconda metà del sedicesimo secolo fu un’epoca duramente turbata da guerre, rivolte e spinte indipendentiste dalla Spagna, senza tuttavia intaccare la grandiosa prosperità economica, basata sull’eccellente organizzazione portuale e sull’avanzata tecnologia nautica e commerciale, pienamente in grado di affrontare nuove rotte all’estero. Se nelle province meridionali la rivolta fu interrotta nel sangue, nei paesi settentrionali la spinta autonomista non fu nemmeno fermata dall’assassinio di Guglielmo I d’Orange (1584), luogotenente e condottiero dell’indipendenza. La religione calvinista, tollerante di altre confessioni e la lingua olandese erano già diventate la base dell’identità nazionale,

I protagonisti

Hieronymus Bosch
Hieronymus Bosch, il maestro visionario alla fine del XV e XVI secolo, visse e lavorò quasi sempre nella città natale di ‘s-Hertogenbosch. Autore di grandi trittici popolati da innumerevoli figure simboliche e evocative, difficili da interpretare, fece un viaggio a Venezia tra il 1500 e il 1503 e al suo ritorno, influenzato anche da Dürer, le sue opere furono arricchite da una maggiore consapevolezza spaziale, nuovi effetti cromatici e un senso per il paesaggio a perdita d’occhio, come si vede ad esempio nel Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio e nel Trittico dell’Epifania.

Nel 1503-1504, nella sua città natale che vantava ormai una reputazione europea, alternò piccoli lavori a confraternite locali con commissioni di collezionisti stranieri. L’ultima fase è dominata da una maggiore assimilazione del punto di vista italiano, con protagonisti sintetici e monumentali, spesso a mezza figura, che prendono il posto della moltitudine di figure osservate con un punto di vista elevato e distante.

La ricchezza di inventiva nelle sue opere, le vere visioni, ha spesso distratto gli studiosi, mettendo in discussione dottrine non compatibili storicamente, come la psicoanalisi, e impedendo una lettura corretta. Sicuramente la sua opera andava di pari passo con le dottrine religiose e intellettuali dell’Europa centro-settentrionale che, a differenza dell’umanesimo italiano, negavano la supremazia dell’intelletto, piuttosto ponendo l’accento sugli aspetti trascendenti e irrazionali: sono un esempio delle prime elaborazioni di Martin Lutero e le opere di Sebastian Brandt e Erasmus di Rotterdam. Il tema fondamentale della sua opera sembra quindi essere quello della libertà concessa da Dio all’uomo, la sua caduta nel vizio e la conseguente discesa nell’inferno. Un certo pessimismo anima la sua visione dell’umanità, orientata verso la perdizione, nella quale solo l’esempio di Cristo e dei santi può fornire la chiave della salvezza.

Questo programma morale è implementato con una brillante tecnica pittorica, in cui i motivi tratti dalle fonti più disparate, inclusa l’osservazione del quotidiano, vengono combinati e rielaborati in modo originale. La forma preferita è quella del trittico, che consente una scansione della storia in tre parti con una progressione peggiorativa “morale” da sinistra a destra. Spesso anche le porte chiuse contengono ulteriori chiarimenti sul tema.

Mabuse
Jan Gossaert, soprannominato “Mabuse”, dal nome antico del luogo di nascita di Maubeuge, fu tra gli artisti più influenti dei primi anni del XVI secolo a nord delle Alpi, per la varietà e la ricchezza delle materie affrontate. Visitò Roma all’inizio del XVI secolo dopo Filippo di Borgogna, sviluppando immediatamente uno stile molto particolare, dove sulla tradizione dei Primitivi fiamminghi si innestano elementi della moderna maniera italiana, come la resa prospettica, il respiro monumentale del figure, il senso della luce vivida.

La sovrabbondanza decorativa della tradizione tardo gotica mai dimenticata è ora già proiettata nel manierismo.

Luca da Leida
Eccezionalmente dotato nel design, Luca da Leida è stato addestrato nella sua città nel laboratorio di Cornelis Engebrechtsz. Debuttante nell’incisione prima dei vent’anni, fu uno degli esponenti più prolifici e apprezzati di quest’arte, seconda solo a Dürer.

Nei dipinti come nelle stampe si unì ai temi biblici tradizionali con soggetti “di genere” precoci, legati alla vita quotidiana e alla società contadina. Influenzato dalla scuola italiana di Anversa, incontrò personalmente Dürer, diventando sempre più interessato all’umanesimo.

Nella fase più matura si è orientato verso la ricerca di una maggiore libertà compositiva, come nei grandi trittici del vitello d’oro e del giudizio universale.

Quentin Metsys
Quentin Metsys, originario di Leuven, si allenò nel laboratorio di Dieric Bouts, poi nel clima degli ultimi primitivi fiamminghi. Si stabilì ad Anversa e pilotò la scuola locale, all’inizio del XVI secolo, verso il gusto italiano, ancora sulla scia di Rogier van der Weyden e Hans Memling. Un viaggio in Italia ha arricchito la sua arte di suggestioni legate soprattutto a Leonardo da Vinci e alle sue sfumature.

Aperto alla cultura umanistica ed esposto a interessi culturali molto ampi, era amico di Erasmo da Rotterdam e Thomas More, riversando nelle sue opere anche la sua versatilità mentale, capace di esplorare campi come il realismo e il grottesco.

Joachim Patinier
Formatosi a Bruges, Joachim Patinir si trasferì ad Anversa intorno al 1515, dove ammirò le opere di Bosch, da cui riprese il gusto visionario e la capacità di creare fantastici scenari a partire dalla bizzarra combinazione di dettagli realistici. Fu tra gli specialisti del paesaggio proprio prima che diventasse un soggetto autonomo, raccogliendo l’eredità della scuola danubiana.

Nelle sue opere, con una visione a volo d’uccello molto profonda, sono sempre presenti soggetti che, per quanto piccoli, forniscono il pretesto della rappresentazione. Poco interessato alla rappresentazione della figura umana, a volte è stato aiutato da Quentin Metsys, mentre i suoi paesaggi sono impareggiabili, interpretati su intense sfumature di blu e verde, spesso drammatizzati da forti contrasti tra aree placidamente serene e aree in cui la natura è inquietante e selvaggia .

Joos van Cleve
Joos van Cleve era un altro artista importante della scuola di Anversa, che fungeva da incrocio tra la stagione Primitivo e il Manierismo. Grazie ai suoi numerosi viaggi ha toccato molte nazioni, raggiungendo uno stile eclettico, animato da suggestioni italiane, ma anche tedesco, francese (ha visitato il Fontainebleau di Francis I, intorno al 1530) e l’inglese.

Apprezzava Leonardo, da cui traeva la fisionomia delle sue Madonne, prese da Patinir il vasto orizzonte dei paesaggi, onorava Dürer nei ritratti, tra cui i famosi di Francesco I di Francia e sua moglie Eleonora d’Austria.

Frans Floris
Attivo nella scuola di Anversa, Frans Floris fu il legame tra la generazione dei primi “italianisti” (Metsys, Mabuse, van Cleve) e il manierismo internazionale, con un senso malinconico verso un’età dell’oro che fu portata a conclusione. Educato a Liegi e durante un viaggio in Italia, iniziò un negozio molto attivo nella sua città dal 1546. Il suo stile monumentale, legato all’arte italiana anche in soggetti mitologici e allegorici, raccoglieva talvolta stimoli dal realismo quotidiano, di cui alcuni famosi artisti erano fatto interpreti. Era uno dei punti di riferimento diretti per il giovane Rubens.

Pieter Aertsen
Nato e morto ad Amsterdam, ma principalmente attivo ad Anversa, Pieter Aertsen ha interpretato con originalità il gusto italiano della seconda metà del XVI secolo, introducendo temi popolari e un forte realismo, tanto da essere considerato l’immediato precursore dei “contadini” di Bruegel il Vecchio e pioniere della natura morta.

I soggetti evangelici sono spesso usati come pretesti, relegati in aree secondarie del dipinto, per mettere in scena scene di mercato o cucine ben fornite, gettando le basi per la pittura di genere. Immediato fu il suo successo, che lo rese uno degli artisti più richiesti per le collezioni principesche d’Europa.

Pieter Bruegel the Elder
Pieter Bruegel the Elder era attivo ad Anversa, Bruxelles e Amsterdam. Estraneo al gusto classico e quasi impermeabile al gusto italiano, nonostante un viaggio a Napoli nel 1552-1556, fu attivo come disegnatore, incisore e pittore. La sua poetica si basa su temi come la cultura popolare, il sentimento della natura, il trascorrere delle stagioni, l’ironia, la banalità dell’esistenza a cui disincantare porta anche i temi sacri.

Nel 1565 iniziò il suo ambizioso ciclo, legato ai mesi dell’anno, di cui rimangono oggi cinque grandi tavoli, mentre le sue scene di vita rurale sono famose. Come Bosch, la sua arte era essenzialmente legata alla tradizione locale, con piccole figure e un punto di vista molto alto e distante, che volgeva al termine della sua carriera verso forme più monumentali e vicine allo spettatore. Straordinario artista paesaggista, ha realizzato i suggerimenti di Joachim Patinier e della scuola danubiana, sviluppando un sentimento epico e grandioso, inestricabilmente legato alla vita e al lavoro quotidiano dell’uomo.

Jan van Scorel
Jan van Scorel fu forse l’artista fiammingo che ebbe maggior successo in Italia nel sedicesimo secolo, soggiornando a Roma e entrando nella cerchia di Raffaello, arrivando a coprire il posto di antichità conservatrice del Vaticano dopo la sua morte. La sua arte è emblematica del gusto italiano che ha pervaso l’arte fiammingo-olandese dell’epoca, che ha messo a frutto dopo il ritorno a casa, orientandosi verso il nascente stile manierista, con una preferenza per lo stile veneziano, derivato da Giorgione e Tiziano .

Maerten van Heemskerk
Maerten van Heemskerk era il più geniale allievo di Jan van Scorel, venendo a suscitare le antipatie del maestro. Nella sua lunga carriera ha esplorato numerose materie e stili, con sorprendente duttilità e un forte interesse dinamico per il rinnovamento. Tuttavia, elementi comuni sono l’eccellenza del design e dei riferimenti all’Italia. Visitò Roma e, superando il generico raffaellismo della scuola locale, rafforzò la sua produzione con accenti plastici derivati ​​da Michelangelo e dalla scultura classica.

Quando tornò a casa era un valido interprete del manierismo, con accenti grafici nervosi che rimandano alle reminiscenze del Pontormo e del Parmigianino. La produzione “alta” di soggetti sacri e mitologici alternava ritratti effettivi e prosaici, nature morte, paesaggi e altre composizioni in cui i successivi sviluppi della pittura di genere possono essere letti nei Paesi Bassi.

Anthonis Mor
Anthonis Mor è stato uno dei più acclamati pittori di ritratti nordici della fine del sedicesimo secolo. Dopo un incontro personale con Tiziano ad Augusta nel 1548, sviluppò uno stile composto e monumentale, distaccato, perfetto per rappresentare l’aristocrazia del tempo, ispirato ai dettami della corte spagnola di Filippo II. Ha viaggiato molto, collezionando l’eredità di grandi artisti come Holbein il Giovane e lo stesso Tiziano, combinando verosimiglianza, esaltazione del rango sociale e lati psicologici anche leggermente angosciati, come la solitudine dei potenti.

Intorno al XVII secolo
All’inizio del diciassettesimo secolo, le Fiandre e i Paesi Bassi si stavano dirigendo verso destini diversi, sebbene rappresentassero ancora una delle aree più vitali dell’intera Europa.

Se la straordinaria stagione dell’età dell’oro, dominata da artisti di valore universale come Rembrandt e Vermeer, si stava aprendo nei Paesi Bassi, nelle Fiandre meridionali la spinta italiana si manifestò con artisti del calibro di Rubens, che in Italia fu tra i primi artisti questo ha contribuito allo sviluppo di qualcosa di nuovo, l’inquietante arte barocca.

Evoluzione stilistica
Le influenze del Rinascimento italiano iniziano a mostrare sulla pittura dei primi Paesi Bassi intorno al 1500, ma per molti versi lo stile più antico era straordinariamente persistente. Il manierismo di Anversa è un termine per pittori che mostrano una certa influenza italiana, ma che principalmente continuano lo stile e i soggetti dei maestri più anziani. Hieronymus Bosch è un artista molto individuale, il cui lavoro è strano e pieno di immagini apparentemente irrazionali, che lo rendono difficile da interpretare. Soprattutto sembra sorprendentemente moderno, introducendo un mondo di sogni che sembra più legato all’arte gotica rispetto al Rinascimento italiano, sebbene alcune stampe veneziane dello stesso periodo mostrino un grado comparabile di fantasia. I romanisti furono la prossima fase di influenza, adottando gli stili italiani in un modo molto più approfondito.

Dopo il 1550 i pittori fiammingo e olandese iniziano a mostrare più interesse per la natura e la bellezza “in sé”, portando a uno stile che incorpora elementi rinascimentali, ma rimane lontano dall’elegante leggerezza dell’arte rinascimentale italiana, e conduce direttamente ai temi del grandi pittori barocchi fiamminghi e olandesi: paesaggi, nature morte e pittura di genere – scene della vita di tutti i giorni.

Questa evoluzione è vista nelle opere di Joachim Patinir e Pieter Aertsen, ma il vero genio di questi pittori è stato Pieter Brueghel il Vecchio, ben noto per le sue raffigurazioni della natura e della vita quotidiana, che mostra una preferenza per la condizione naturale dell’uomo, scegliendo di raffigurano il contadino al posto del principe.

La caduta di Icaro (attualmente considerata una copia di un’opera di Brueghel), sebbene molto atipica sotto molti aspetti, combina diversi elementi della pittura del Rinascimento settentrionale. Allude al rinnovato interesse per l’antichità (la leggenda di Icaro), ma l’eroe Icaro è nascosto sullo sfondo. Gli attori principali del dipinto sono la natura stessa e, soprattutto, il contadino, che non alza nemmeno gli occhi dal suo aratro quando Icaro cade. Brueghel mostra l’uomo come un antieroe, comico ea volte grottesco.

Pittura
Nella pittura il Rinascimento fiammingo comprende i seguaci di El Bosco e il Manierismo di Anversa all’inizio del XVI secolo fino ai tardo manierismo del Nord, come Hendrik Goltzius e Joachim Wtewael, che risalgono all’inizio del XVII secolo . Si basano sulle innovazioni della pittura italiana e delle tradizioni locali. Anversa era il centro artistico più importante della zona, con grande forza fino alla borsa di Anversa nel 1576. Molti artisti fiamminghi sviluppano il loro lavoro in altre parti d’Europa, come Jan Mabuse, Maarten van Heemskerck e Frans Floris, che recitavano ruolo centrale nell’adozione di modelli italiani per incorporarli nel proprio linguaggio artistico. I maestri fiamminghi e olandesi del XVI secolo hanno contribuito in modo decisivo all’emergere di nuovi temi pittorici, come il paesaggio (Joaquín Patinir) o scene di genere (Pieter Brueghel the Elder o Pieter Aertsen).

Le influenze del Rinascimento italiano, anche se cominciarono a farsi sentire nei primitivi fiamminghi fin da molto tempo, data la fluidità dei contatti commerciali tra l’Italia e le Fiandre, non alterarono significativamente la continuità della tradizione pittorica, essenzialmente gotica, della pittura fiamminga fino a ben oltre il XVI secolo. Il cosiddetto “Maniersmo de Antwerp” è un termine usato per etichettare un gruppo di pittori che fanno parte di un’influenza italiana, ma che rimangono essenzialmente seguaci dello stile flamenco dei vecchi maestri. Come per El Bosco, un artista molto particolare, ha sviluppato un’arte molto personale e individualista (allo stesso tempo “arcaica” e “moderna”), iconografia apparentemente irrazionale, interpretazione molto complessa, che più di un nuovo stile ha lasciato il posto a un buon numero di imitatori (come Jan Mandyn o Frans Verbeeck).

Una seconda fase è quella dei cosiddetti “romanisti”; Adottano le influenze italiane in modo molto più radicale.

Dalla seconda metà del XVI secolo i pittori fiamminghi e olandesi iniziano a mostrare interesse per la natura e la bellezza di per sé, portando a uno stile che incorpora elementi rinascimentali, ma rimane lontano dall’elegante leggerezza dei maestri italiani, e si collega ai temi dei grandi maestri della pittura barocca fiamminga e olandese: paesaggi e scene di genere.

Questa evoluzione è osservata nelle opere di Joaquín Patinir (il tema principale, che rimane salvo eccezioni religiose, è dominato dal paesaggio) e Pieter Aertsen (lo stesso, per la natura morta), così come in Pieter Brueghel il Vecchio, che nel suo trattamento della natura e della vita quotidiana testimonia una preferenza per la condizione naturale dell’uomo indipendentemente dal suo status sociale. Come esemplificato dalla caduta di Icaro (ora considerata una copia di un suo originale), atipico sotto molti aspetti, combina diversi aspetti del Rinascimento nordico: interesse per l’antichità, dissimulazione del soggetto lontano dal primo piano, diventando un contadino ( chi non guarda la scena dà il nome all’opera), così come il dipinto stesso. Mostra l’uomo come un antieroe, comico e talvolta grottesco.

Caratteristica è l’introduzione della pittura mitologica e del nudo, osservando anche in argomenti religiosi convenienti scuse per la rappresentazione di scene di contenuto sessuale, forte domanda nel mercato dell’arte, sempre più indipendente dagli specificatori istituzionali.

Il ritratto
Il ritratto pittorico era stato uno dei generi più apprezzati nella scuola fiamminga sin dai “primitivi”. 6 Nel XVI secolo il ritratto ha raggiunto un nuovo livello con Antonio Moro.

Caricature o scene grottesche, satiriche e moraleggianti
In molti casi vengono sviluppate idee derivate dai precedenti nel genere della caricatura e del grottesco, come Leonardo da Vinci e Hieronymus Bosch stesso. La sua lettura è satirica e moralista. Un esempio degno di nota è il lavoro di Quentin Massys, che aveva una relazione con Erasmo da Rotterdam.

Paesaggi e scene di genere

Illustratori e incisori

Storiografia dell’arte
Karel van Mander (“il Vasari del Nord”) scrisse Het schilder-boek (1604), un equivalente di Le vite per i maestri fiamminghi. Tra le sue fonti c’era Pictorum aliquot celebrium Germaniae inferioris effigies (1572), una raccolta di 23 stampe di Dominicus Lampsonius che ritraggono i più famosi pittori di flamenco e li presentano con versi latini allusivi (denominando la loro area geografica in termini classici, come “Germania inferiore”). Per quanto riguarda le fonti di questa raccolta, oltre all’esperienza personale del suo autore, con contatti presso l’accademia di Lambert Lombard, è stata l’opera di Ludovico Guicciardini Descrittione di tutti i Paesi Bassi (1567).