Carmagnola, città metropolitana di Torino, Piemonte, Italia

Carmagnola è un comune italiano della città metropolitana di Torino, in Piemonte, situata a circa 30 chilometri a sud del capoluogo. Il paese si trova sulla sponda destra del fiume Po. La natura del suolo ha determinato nel tempo come si accumulava la sabbia del fiume. L’economia del paese è attualmente legata all’industria e alla produzione intensiva di ortaggi e cereali, che il particolare suolo rende molto produttivo. L’industria conobbe una notevole crescita negli anni ’60, quando la FIAT aprì un importante stabilimento, attirando così un numero crescente di immigrati dal sud Italia. La rapida crescita della FIAT ha reso possibili anche altre attività nei settori della metallurgia, dell’elettronica, dell’ottica, dell’industria chimica e dell’industria alimentare. Ben sviluppati sono anche i settori bancario, finanziario e assicurativo.

Carmagnola si trova sulla destra del Po, in un tratto di terreno pianeggiante prima che il fiume devia verso nord per superare la “stretta” formata dal colle di Superga. Le acque del territorio comunale sono convogliate nel Po dal torrente Meletta (che scorre a sud dell’abitato) e dal fiume Stellone, affluente della Banna. La natura del suolo ha determinato nel tempo l’accumulo di sabbie dal fiume che in quel tratto rilascia i sedimenti dilaniati nel corso della montagna.

Il territorio, ricco di spazi verdi, ospita importanti istituzioni come il Bosco del Gerbasso, il parco della Cascina Vigna (dove, tra l’altro, ha sede il locale Museo Civico di Storia Naturale) e la Riserva Naturale Speciale dell’Arca di San Michele nei pressi del fiume Po.

Storia
Origini
Il primo nucleo della città era conosciuto come “Contrada Gardexana” e nacque come roccaforte in un sito acquitrinoso, attorno al quale si insediarono i primi abitanti a partire dall’anno Mille, riuniti nelle frazioni di San Giovanni in Zucchea, Santa Maria di Viurso ovest, Santa Maria di Moneta est, Salsasio. Probabilmente furono le incursioni saracene tra l’XI e il XII secolo a spingere parte degli abitanti del paese a rifugiarsi nella palude, creando il centro che nel XIV secolo sarà circondato da mura.

Carmagnola viene citata per la prima volta nel 1034 in un atto in cui l’abate dell’Abbazia di Nonantola nel modenese concede la signoria di 40 castelli a Bosone e Guidone, figli del marchese Arduino d’Ivrea. La prima famiglia che costruì la città si chiamava Aloa quasi sicuramente sono i discendenti di Alineo Robaldini, Vasallo di Ruggero e Arduino II. Carmagnola fu feudo dei Marchesi di Romagnano fino al 1163 (Manfredo II di Romagnano era nipote di Arduino IV).

Medioevo
Alla morte dell’ultima arduinica Adelaide di Susa (1091) la signoria della città fu divisa tra i Romagnano, i Conti di Lomello (discendenti di Cuniberto fratello di Pietro, cancelliere imperiale di Arduino d’Ivrea), i Marchesi di Vasto e infine nel 1200 dai marchesi di Saluzzo di discendenza aleramica. Nel 1203 i rappresentanti delle quattro fazioni che facevano parte di quattro Hospitia Militum ottennero i primi rilievi giurisdizionali. Erano i rappresentanti della famiglia Carmagnola, che comprendeva anche i Gatti e Craveri, la famiglia Lovencito e le famiglie Granetto de Gerbo e Granetto de Fogliati. Tali franchigie furono poi riconfermate in casa di Buongiovanni Granetto nel 1244 dal marchese Bonifacio II del Monferrato (1202-1253),

Dal 1200 fino alla metà del Cinquecento Carmagnola rimase soggetta al dominio dei Marchesi di Saluzzo, i quali dal primo momento apportarono sostanziali modifiche alla struttura cittadina, costruendo il castello, originariamente racchiuso all’interno di una cittadella fortificata, e circondando lo stesso insediamento urbano con muri e fossati. In questo periodo Carmagnola, la cui importanza strategica in senso militare andava progressivamente aumentando, poté beneficiare anche del grande impulso che il marchesato dava al commercio e la stessa vita cittadina ne risentì positivamente in ambito culturale e artistico.

Nel 1309 fu istituito il primo consiglio comunale. Nel 1375 i sindaci Antonio Granetto e Giovanni Masconderio diedero al capitano Guidone De Morgis la promessa del marchese Federico II di Saluzzo (1332-1396) di impegnare al re Carlo V di Francia (1338-1380) come Delfino, il castello e la terra di Carmagnola . Intorno al 1382, nel frattempo, nacque nei pressi della città il celebre Francesco Bussone, detto “Il Carmagnola” (o impropriamente “Il Conte di Carmagnola”), celebre condottiero del tardo medioevo cantato anche da Alessandro Manzoni nella sua famosa tragedia.

Dal 1486 al 1490 Carmagnola fu governata dal duca Carlo I di Savoia e poi tornò sotto i marchesi di Saluzzo. Tra il XV e il XVI secolo la zecca dei Marchesi di Saluzzo a Carmagnola coniava diverse monete. Alcuni con l’effigie di Ludovico II di Saluzzo e Margherita di Foix, attualmente molto ricercati dai collezionisti, altri molto famosi come il “Cornuto” con la raffigurazione sul fronte dell’imperatore Costantino I a cavallo. Alla morte di Lodovico II di Saluzzo la reggenza passò a Margherita di Foix, che elesse Vicario Francesco Cavazza. Nel 1542 la città fu presa dai marchesi del Vasto ma subito occupata dai francesi.

Rinascimento
Nel 1544 la battaglia di Ceresole, vinta dai francesi sugli spagnoli, segnò la fine del marchesato di Saluzzo. La battaglia di Ceresole (1544), vinta dai francesi sugli spagnoli, segnò la fine dell’agonizzante marchesato di Saluzzo. Durante i quarant’anni di occupazione francese che seguirono (1548-1588), fu completata la trasformazione della città in roccaforte fortificata, con l’introduzione di una seconda cinta muraria con bastioni. Durante i quarant’anni di reggenza francese che seguirono (1548-1588), fu istituita una corte di senescallia, governata dal Delfinengo Pietro Granetto, signore di Costigliole, che di fatto governò le sorti dell’intera città.

Nel 1588 Carmagnola passò in mano ai Savoia, quando Carlo Emanuele I la assediò e la portò via ai Francesi, che la ripresero nel Seicento, durante la guerra civile scoppiata tra “Madamiste” e “Principi”. Fu in questo periodo (1637 – 1642), quando i nefasti effetti della peste del 1630 non si erano ancora placati, che i tre grandi borghi originari posti a ridosso delle mura cittadine furono sbarcati perché in posizione tale da compromettere la efficacia delle strutture difensive; furono immediatamente ricostruiti a circa un miglio di distanza dal centro fortificato, dove si trovano ancora oggi.

Quando i nefasti effetti della peste del 1630 non si erano ancora placati, i tre grandi borghi originari posti a ridosso delle mura cittadine furono sbarcati perché in posizione tale da compromettere l’efficacia delle strutture difensive; furono immediatamente ricostruiti a circa un miglio di distanza dal centro fortificato, dove si trovano ora.

Periodo moderno
Nel 1690 la città fu occupata dal generale francese Catinat e il suo territorio fu completamente devastato. Nel 1691 Vittorio Amedeo II di Savoia riportò definitivamente la città nell’orbita sabauda, ​​ma essa aveva ormai perso la sua secolare vocazione militare e il suo ruolo difensivo della zona, motivo per cui iniziò poco dopo l’abbattimento dei bastioni e delle mura. . città per favorirne l’ampliamento e lo sviluppo, che di fatto avvenne in modo notevole nel secolo successivo.

Nel 1795 il re Vittorio Amedeo III concesse Carmagnola come prerogativa feudale a Carlo Felice di Savoia, allora duca di Genevese, e questa fu l’ultima operazione feudale compiuta sul territorio comunale.

Carmagnola subì una seconda e più sanguinosa devastazione il 13 maggio 1799, quando i repubblicani francesi saccheggiarono il borgo di Salsasio, i cui paesani erano insorti, vincendo inizialmente una vittoria sugli invasori. Il generale rivoluzionario francese Philibert Fressinet ordinò per rappresaglia l’incendio del villaggio di Salsasio (Ël borgh ëd la Madòna, in lingua piemontese) ei suoi abitanti furono dispersi o massacrati.

Contemporaneo
Mentre venivano demolite le mura medievali, di cui resta una piccola traccia nell’ex mercato coperto di piazza Antichi Bastioni, e con essa il ruolo strategico-militare della città via via diminuì, Carmagnola poté dedicarsi allo sviluppo della sua attività agricola e commerciale vocazione, che le è valsa una notevole fama in campo economico, legata principalmente alla coltivazione e commercializzazione della canapa e dei prodotti in tela e corda, esportati in grandi quantità in Liguria e nel sud della Francia.

Nel 1853 arrivò la ferrovia ma la trasformazione epocale di Carmagnola avvenne invece un secolo dopo con l’avvento improvviso della grande industria. Nel 1960 iniziò la costruzione dello stabilimento FIAT “Ghisa” e nel 1966 anche le fonderie di alluminio della Fiat Mirafiori furono trasferite a Carmagnola, nello stabilimento che negli anni ’70 prese il nome di Teksid. L’andamento demografico ha conosciuto una forte impennata anche grazie alla forte immigrazione dalle regioni meridionali fino a stabilizzarsi negli anni ’80.

Questa caratteristica di grande borgo agricolo e commerciale si è mantenuta anche negli ultimi secoli, fino a quando il processo di industrializzazione del secondo dopoguerra ha generato una profonda trasformazione in senso strutturale e sociale, in virtù della massiccia immigrazione e della rapida espansione urbana .

Economia
L’economia della città è attualmente legata ai settori della grande industria e alla produzione intensiva di ortaggi e prodotti cerealicoli.

Per quanto riguarda l’industria, c’è stata una grande crescita dagli anni Sessanta, quando la FIAT ha aperto un importante stabilimento (fonderia) alle porte della città, richiamando migliaia di immigrati dal Sud Italia. A seguito dell’affermazione della FIAT, si è costantemente seguito uno sviluppo sempre più crescente dell’indotto stesso, nonché di altre realtà economiche, sempre più diversificate. Le principali attività industriali ad oggi sono la metallurgia, l’elettronica, l’ottica, la chimica e l’alimentazione. La vicinanza della città al fiume Po favorisce inoltre la presenza di numerose cave di sabbia e ghiaia. Anche il settore terziario è ben sviluppato, soprattutto nei settori bancario, finanziario, assicurativo e dei servizi in generale.

Lo sviluppo agricolo di Carmagnola nei secoli passati è legato alla cultura della canapa, con la produzione di tele e corde destinate principalmente all’esportazione. Il calo della produzione e del commercio della canapa è stato dettato da una pluralità di ragioni, tra cui le regole più restrittive per l’affinità tra la canapa per uso tessile e quella con effetti narcotici. Lo sviluppo delle tecno-fibre ha poi portato via gran parte del mercato. I terreni sabbiosi precedentemente destinati alla coltivazione della canapa si sono rivelati particolarmente adatti alla produzione di ortaggi.

Prodotti agroalimentari tradizionali
Il Ministero delle Politiche Agricole, d’intesa con la Regione Piemonte, ha riconosciuto al Carmagnola lo status di prodotto agroalimentare tradizionale con tre ecotipi molto apprezzati: i peperoni di Carmagnola; il porro lungo dolce di Carmagnola; il coniglio grigio di Carmagnola. Quest’ultimo, legato anche alla piccola realtà agricola locale, è influenzato dall’utilizzo del pelo di coniglio per la tradizionale lavorazione del pregiato cappello, realizzato artigianalmente soprattutto nella vicina Alessandria.

Patrimonio storico

Castello di Carmagnola (XIII secolo)
Costruita nel XIII secolo da Manfredo II marchese di Saluzzo, in parte distrutta dagli spagnoli e ricostruita dai francesi intorno alla metà del XVI secolo. Dal 1700 al 1863 fu adibito a convento dai Padri Filippo. Attualmente ospita il Municipio.

Architetture religiose

Chiesa di Sant’Agostino
Chiesa edificata tra il 1406 e il 1437, con abside, lato est e campanile dalla spiccata connotazione gotica come l’abside, il transetto est e il campanile a punta e slanciata. All’interno sono evidenti le sovrapposizioni barocche. L’attuale facciata, originariamente in mattoni a vista, è quella ridisegnata dai restauri del 1835.

La sua costruzione iniziò sotto gli auspici del popolo e della congregazione cittadina di Carmagnola nel 1406. Nel 1567 la facciata fu abbellita, per volere di Ludovico Gonzaga-Nevers, duca di Nevers e governatore di Carmagnola per conto dei francesi, con un grande immagine di Sant’Agostino affiancata dallo stemma della città. Alla chiesa, popolata dagli Agostiniani, era stato annesso un convento e quando il complesso, nel 1858, fu da loro abbandonato, l’amministrazione comunale lo acquistò e la chiesa fu chiusa al culto pubblico per ricavarne uno spazio espositivo.

L’attuale facciata è quella risultante dal restauro del 1835. L’interno della chiesa, invece, ha l’aspetto tipico delle antiche cattedrali gotiche (in netto contrasto con l’attuale esterno) e si compone di tre navate. Vi si possono ammirare tracce di affreschi quattrocenteschi e dipinti su tela attribuiti a Moncalvo e Giovanni Antonio Molineri.

Collegiata dei Santi Pietro e Paolo
Chiesa costruita dall’architetto Giorgino Costanza di Costigliole tra il 1492 e il 1514. La facciata, un tempo in mattoni a vista, è stata rimodellata nel 1894. All’interno si trova la Cappella dell’Immacolata, di straordinaria ricchezza decorativa. La collegiata dei Santi Pietro e Paolo fu fortemente voluta dalla comunità carmagnolese e sostenuta finanziariamente anche dal marchese Ludovico I di Saluzzo. Il progetto fu affidato all’architetto e nobile canonico Giorgino Costanza di Costigliole che fu nominato anche sovrintendente dell’intero progetto fino al suo completamento nel 1512. L’edificio, sebbene ancora incompleto in alcune parti decorative, fu ufficialmente consacrato il 25 marzo 1514 da mons. Vacca, delegato dell’amministratore apostolico della diocesi di Saluzzo, cardinale Sisto Gara della Rovere. La chiesa, internamente,

Abbazia di Casanova
L’Abbazia di Casanova (più propriamente Abbazia di Santa Maria di Casanova) è l’architettura religiosa di ordine regolare più importante della città di Carmagnola, sebbene si trovi in ​​posizione isolata rispetto al centro del paese. Dal XII secolo fu sede di un istituto di culto cistercense. Nel corso del Settecento l’abbazia divenne anche residenza dei re Savoia a partire da Vittorio Amedeo III.

Chiesa della Confraternita di San Rocco
La chiesa di San Rocco a Carmagnola è una chiesa cattolica in stile barocco. Risale al 1699, quando, a seguito dell’epidemia di peste che colpì la città, nacque una confraternita dedicata a San Rocco, invocata contro le pestilenze e compatrona della città, che inizialmente fece costruire un oratorio di preghiera a Borgo Moneta. del primitivo oratorio non rimane traccia in quanto fu completamente raso al suolo dai francesi nel 1640. Nel 1668 iniziarono i lavori, su progetto dell’architetto Francesco Lanfranchi. Realizzata in stile tardo barocco, la chiesa oggi si presenta come uno degli esempi architettonici più riusciti del periodo piemontese, con un sontuoso gioco di giochi di chiaroscuri in facciata, con un’insolita, grande cupola che è diventata uno degli elementi caratterizzanti del comune di Carmagnola e una pianta a croce greca.

La chiesa di San Rocco è una delle più belle e nobili architetture barocche di fine Seicento del Piemonte, sontuosa e ricca di giochi di chiaroscuri sulla facciata mentre la mole della sua insolita, grande cupola e del campanile che si erge accanto ad essa sono diventati elementi caratteristici del profilo di Carmagnola, sopra i tetti. La chiesa di San Rocco offre suggestive immagini di se stessa da vari punti della città.

All’interno della chiesa si trova anche un grandioso organo, costruito nel 1751 da Giacomo Filippo Landesio. La cassa finemente lavorata è opera di Alberto Bondetto.

Chiesa di San Filippo
La chiesa di San Filippo (nome completo chiesa della Santissima Trinità e di San Filippo Neri) fu edificata a Carmagnola dai Padri Filippini, tra il 1715 e il 1739 e fu definitivamente consacrata nel 1745 insieme a quel paese di San Rocco per mano dei vescovo di Saluzzo, Giuseppe Filippo Porporato.

Ricca di capolavori, la chiesa, edificata tra il 1715 e il 1739 e consacrata nel 1745, è una splendida testimonianza dell’architettura barocca di Carmagnola. Esternamente la facciata della chiesa è in stile barocco piemontese con mattoni a vista e decorazioni in terracotta, ampiamente elaborate. Ha pianta rettangolare, a navata unica su cui si aprono quattro cappelle, due per lato.

La prima pietra della nuova chiesa fu posata nel 1715 e l’edificio sacro fu completato – anche con largo utilizzo di materiali, soprattutto mattoni, provenienti dalla demolizione delle fortificazioni – ventiquattro anni dopo, ma consacrato solo nel 1745 da mons. Cardinale, vescovo di Saluzzo. La nuova chiesa, con la sua splendida facciata, concludeva scenograficamente la prospettiva da piazza Sant’Agostino, quasi a segnare – insieme alla vicina chiesa di San Rocco – l’inizio di una sostanziale trasformazione urbanistica e l’ampliamento del comune di Carmagnola al fine della sua lunga funzione di roccaforte militare.

Internamente la struttura presenta un’unica campata su cui si aprono per lato due cappelle. L’altare maggiore è decorato con una grande tela raffigurante la Santissima Trinità, opera di Padre Ignazio Fassina (1701-1769). Per l’interno della loro chiesa, i Padri Filippini volevano un ambiente di contenuta sontuosità, in linea con i canoni artistici del loro tempo, ma senza eccessi di decorazioni: un ampio salone che favorisse lo svolgimento corale delle funzioni religiose e coinvolse l’attenzione del fedeli verso il presbiterio e l’altare maggiore.

Nel 1863 la chiesa e il vicino castello furono abbandonati dai padri Filippini e il complesso fu venduto all’amministrazione comunale di Carmagnola. La chiesa, sconsacrata, è attualmente utilizzata per manifestazioni culturali e mostre.

Abbazia di Santa Maria di Casanova
Ricca di capolavori, l’abbazia cistercense (fondata intorno al 1150) è uno dei primi esempi di gotico in Piemonte, con successivi rimaneggiamenti barocchi. Della fondazione originaria rimane oggi solo la chiesa, con una facciata rifatta nel 1680.

Sinagoga
La sinagoga di Carmagnola è l’ultimo monumento rimasto a testimonianza del ghetto ebraico che un tempo si trovava all’interno della città. La struttura conserva le caratteristiche architettoniche originali del Settecento, con interni eleganti e arredi in stile barocco. La Sinagoga di Carmagnola è ciò che resta dell’antico ghetto: un minuscolo agglomerato edilizio, separato dall’intreccio delle piazze, delle chiese, delle vie e dei portici della città. La Sinagoga ha mantenuto inalterati i caratteri originari del Settecento, ed è riconosciuta come l’esempio più prezioso e significativo in Piemonte per la linearità delle forme, per la suggestiva sequenza degli spazi, per la graziosa eleganza degli arredi.

Nelle sale al piano terra è stata realizzata una mostra permanente della Comunità Ebraica di Torino, curata dagli architetti Franco Lattes e Paola Valentini. Nella mostra, attraverso parole, immagini, disegni, oggetti e suoni, si sviluppa un percorso sintetico che racconta la storia delle sinagoghe piemontesi, e documenta il grande sforzo compiuto negli anni, e che tuttora continua, per restaurare gli edifici e preservare il tracce della presenza ebraica in Piemonte.

Le sinagoghe, con le altre testimonianze materiali della presenza ebraica, possono attraverso il restauro tornare alla pienezza del loro uso originario, dove ancora esistono nuclei di comunità ebraiche e, quando ciò non è possibile, costituiscono un’occasione insostituibile per indagare e far conoscere la presenza ebraica sul territorio. Durante la visita, attraverso diversi linguaggi di comunicazione, prendono forma i temi legati allo spazio delle sinagoghe. Il percorso, per quanto possibile, attraversa una sequenza temporale, dalle sale di preghiera settecentesche, che sono rimaste nella loro configurazione originaria, attraverso le sinagoghe ristrutturate nell’Ottocento, fino ai templi ebraici di Torino e Vercelli. Due esempi, Carmagnola e Torino,

Architetture civili

Castello di Carmagnola
Il Castello di Carmagnola fu costruito nel XIII secolo dal marchese Manfredo II di Saluzzo e successivamente parzialmente distrutto dagli Spagnoli e poi ricostruito dai Francesi a metà del Cinquecento. Conquistata insieme alla città dalla famiglia Savoia, dal XVIII secolo fino al 1863 fu sede di un convento locale di proprietà dei padri filippini.

Attualmente ospita la sede dell’amministrazione comunale locale.

Ospedale San Lorenzo
Conosciuta già con questo nome dal 1311, nacque come ricovero di pellegrini e come assistenza alla popolazione locale. Nel 1584 il vecchio edificio ospedaliero fu demolito per far posto all’ampliamento delle fortificazioni cittadine, ma l’istituto continuò a sopravvivere nell’attuale sito, distante anche dal luogo originario di costruzione dell’edificio. Nel 1754 fu avviata la costruzione del nuovo edificio ospedaliero su progetto dell’architetto piemontese Filippo Castelli. La struttura fu ulteriormente ampliata tra il 1787 e il 1790 con la costruzione dell’ala nord e nel 1856 fu aggiunta un’ulteriore parte ad est su progetto dell’architetto Alberto Tappi di Carignano.

Nel 1999 sono stati eseguiti i primi restauri dell’antica struttura per l’adeguamento dell’edificio alle moderne norme sanitarie, compreso il recupero del solaio, dove erano ubicati i reparti di chirurgia e urologia. Al complesso è stato inoltre aggiunto un nuovo edificio di 5500 mq collegato al vecchio edificio da due strade coperte. L’ospedale è ora gestito dall’Azienda Sanitaria Locale Torino 5.

Palazzo Lomellini
Palazzo Lomellini fu edificato intorno alla metà del Quattrocento, ma nel Settecento subì pesanti rimaneggiamenti che, tuttavia, non riuscirono a cancellare completamente i segni delle monofore e delle monofore con cornici in cotto gotico che si trovavano nella parte alta dell’edificio e che oggi sono in gran parte murate. La famiglia che fece costruire questa residenza a Carmagnola era quella dei Lomellini (probabilmente originari di Genova), di cui si ha notizia di residenza permanente in città dall’inizio del XVII secolo, cioè quando decisero gli stessi membri della famiglia per registrare la loro arma nobiliare.

La famiglia possedette il palazzo fino al 1717, quando l’ultima discendente della famiglia, Maddalena Pertusia Lomellini, decise di lasciarlo in eredità alla Congregazione di Carità di San Paolo che per circa sessant’anni si occupò delle vocazioni religiose della città, in particolare per chi, pur volendo intraprendere la carriera ecclesiastica, non poteva permettersela.

La Congregazione vendette la proprietà nel 1939 all’Amministrazione Comunale che, al termine dei lavori di ristrutturazione, realizzò la sede della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Carmagnola.

La struttura ha una struttura quadrangolare e si presenta nel complesso di forme severe, addolcite solo dalla presenza di alcune fasce sagomate in cotto che dividono orizzontalmente la facciata. Insolito e lontano dal progetto originario è anche il piccolo campanile angolare che si apre sul lato sinistro della facciata e supera il profilo del tetto del complesso. Sotto questo campanile si trova ancora oggi un affresco (in pessimo stato di conservazione) raffigurante San Paolo. All’interno il portico è a tre campate con archi a sesto acuto senza capitelli, sorretti da pesanti pilastri quadrangolari. Il soffitto del portico è a cassettoni in legno un tempo dipinto.

Casa Cavassa
Palazzo nobiliare risalente al XV secolo, Casa Cavassa fu costruita da Enrico Cavassa, membro di una ricca famiglia che con lui raggiunse per la prima volta le alte cariche politiche del marchesato di Saluzzo. La struttura quadrangolare presenta un ricco apparato decorativo e ornamentale, con una facciata riccamente affrescata in grisaglia di cui oggi restano solo accenni, tra cui una curiosa “Processione degli elefanti”, recentemente restaurata, pare sia stata eseguita nel 1567 in occasione di la visita a Carmagnola del duca Ludovico Gonzaga-Nevers. Il cortile interno ha una notevole loggia con soffitti a cassettoni lignei al primo piano risalenti al XVI-XVII secolo. Oggi Casa Cavassa è la sede della Società di Mutuo Soccorso Operaio “F. Bussone”.

Casa delle meridiane (o casa del pianoforte)
Quella che viene popolarmente chiamata “Casa delle Meridiane” è in realtà un palazzo signorile costruito nel centro della città di Carmagnola nella prima metà del Cinquecento e appartenuto da sempre alla ricca famiglia Cavassa. Il nome caratteristico con cui è più noto è dovuto allo straordinario complesso di affreschi ancora oggi presenti e realizzati negli anni 1555-57, che rappresentano diverse meridiane e meridiane perfettamente funzionanti.

Casa Borioli
Edificata nel XV secolo, Casa Borioli è stata pesantemente modificata nel corso dei secoli da vari interventi che ne hanno definitivamente compromesso l’aspetto originario. Di stile gotico rimangono le cornici di due grandi finestre ad arco acuto del primo piano, realizzate con pianelle in cotto. Al piano terra la casa ha un portico a quattro campate con volta a botte e archi ogivali poggianti su robusti pilastri in granito.

Spazio culturale

Ecomuseo della Cultura della Lavorazione della Canapa
La coltivazione della canapa nel Carmagnola ha origini antichissime. L’ecomuseo della cultura e della lavorazione della canapa tramanda la storia e la cultura della lavorazione di questa fibra, attraverso dimostrazioni pratiche e l’esposizione di strumenti. Sotto un lungo baldacchino, ultima vera sentè del 1905 ancora esistente in Borgo San Bernardo, si conserva e si tramanda la sapiente cultura della lavorazione della canapa e della lavorazione delle corde; una delle più antiche attività artigianali del nostro territorio. Con il termine sentè si intendono le pensiline strette e lunghe, i camminamenti, i “sentieri” dove si lavoravano e si producevano le corde di canapa. I segni dell’attività di lavorazione della canapa sono ancora perfettamente leggibili anche all’esterno del museo, conservati nell’architettura delle case del Borgo e nel paesaggio circostante, modellato da ruscelli, fossi e maceratori.

Galleria Civica d’Arte Contemporanea – Palazzo Lomellini
Palazzo Lomellini, di proprietà del Comune di Carmagnola dal 1939, è sede della Galleria Civica d’Arte Contemporanea e fa parte della rete museale di Carmagnola. Palazzo Lomellini è una delle residenze nobiliari più importanti che ancora si possono ammirare passeggiando per Carmagnola, conserva una bellezza austera ed elegante che ci giunge immutata attraverso sei secoli di storia. La sua elegante facciata in mattoni a vista si eleva su piazza Sant’Agostino con un portico ad archi ogivali, sei finestre rettangolari su due piani e un piccolo campanile elevato a nord ovest, sopra un affresco di San Paolo.

Palazzo Lomellini è il centro di produzione culturale più importante dell’intero territorio a sud di Torino. Anni di attività espositiva, durante i quali si sono alternati nomi autorevoli del panorama artistico contemporaneo, ne fanno un’istituzione prestigiosa, in grado di suscitare un’attenzione costante da diversi ambienti culturali di tutto il nostro Paese. La scelta, nell’ultimo periodo, di ospitare mostre anche di tipo etnografico e comunque non sempre esclusivamente d’arte, esprime un desiderio di dialogo con la realtà e il mondo, che non tradisce la vocazione dell’arte contemporanea ma la incoraggia. Il palazzo è sede di attività espositive.

Museo Civico di Storia Naturale
Il Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola (Torino – Italia) è stato istituito a seguito di due successive alluvioni della città, avvenute nel settembre 1973 e nel febbraio 1974. In seguito a questi eventi, quanto è stato salvato dalle collezioni naturalistiche del preesistente “Civico Museum ”e gli armadi scientifici di due scuole sono stati recuperati e restaurati; contemporaneamente c’era anche la possibilità di raccogliere sul campo materiale biologico, soprattutto insetti, abbandonato o trasportato dall’acqua. Il Museo è stato inaugurato nel 1976 a Palazzo Lomellini, nel centro della città. Nel 1990 è stata trasferita nell’attuale sede in Cascina Vigna, nell’omonimo parco cittadino, situato alle porte della città, a pochi chilometri dal corso del fiume Po.

Il Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola conserva oggi importanti collezioni scientifiche riguardanti minerali, piante e animali, con particolare riferimento a insetti, rettili e uccelli. Gli esemplari delle collezioni scientifiche vengono utilizzati nelle ricerche condotte da numerosi ricercatori italiani e stranieri. Il Museo ha inoltre attivato numerose convenzioni per la didattica e la ricerca con diversi Enti ed Associazioni, tra cui il Museo Regionale di Scienze Naturali del Parco Fluviale Poil di Torino, i Dipartimenti di Scienze della Terra e Biologia Animale dell’Università degli Studi di Torino.

Museo Civico Navale
Il museo navale documenta la vita quotidiana in mare: la storia della Marina Militare Italiana, le attività navali dall’Unità d’Italia ad oggi, l’ambiente marino e il modellismo navale. Il museo è inserito nella storia della cultura carmagnolese per l’antico legame con la lavorazione della corda. Il Museo Civico Navale nasce su iniziativa del Gruppo locale dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia con lo scopo di avvicinare le persone al mare che ha tanta importanza per la vita del paese e allo stesso tempo far conoscere il tradizione marinara piemontese.

Sebbene il Piemonte non si trovi vicino al mare, ha dato e continua a dare un notevole contributo alla Marina Militare Italiana in termini di uomini e materiali. Per quanto riguarda gli uomini, le famiglie nobili piemontesi hanno fornito per secoli ufficiali di valore alla Marina di Casa Savoia, inizialmente con sede sul Lago di Ginevra e poi dal 1388 nel porto di Villafranca vicino a Nizza e dopo il 1815 quando la Liguria fu unita al Regno della flotta della Sardegna è notevolmente aumentata. Per quanto riguarda i materiali, a Carmagnola veniva coltivata la canapa, che veniva poi lavorata nelle piccole aziende artigiane del luogo e trasformata in vele e cime necessarie per allestire le manovre delle navi. Si stabilì così un collegamento naturale tra le campagne locali e l’industria cantieristica della Riviera Ligure, ma anche della Francia e perfino dell’Inghilterra.

Museo Tipografico “Rondani”
Il museo istituito nel 1921 da Vincenzo e Giacomo Rondani, titolari della Tipografia Scolastica, conserva incisioni, matrici tipografiche, libri che testimoniano cinquecento anni di attività tipografica di Carmagnola. Il museo ha sede nella sede dell’ex Tipografia Scolastica, e conserva incisioni, matrici tipografiche e calcografiche, libri e documenti antichi, raccolte di manifesti devozionali illustrati, torchi e materiali di diversa provenienza che testimoniano cinquecento anni di lavoro. La visita è un suggestivo viaggio attraverso la storia della stampa, dall’invenzione di Gutemberg ai giorni nostri. Dopo vari eventi, che ne hanno causato la chiusura e la dispersione dei materiali, il museo è stato riaperto nel 1997 in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dall’attività tipografica di Carmagnola. Successivamente il museo è stato spostato in via Santorre di Santarosa, dove si trovava la storica tipografia. Il museo organizza mostre temporanee.

Festival ed eventi
Fiera Nazionale del Peperone – Peperò (Sagra fino all’edizione 2016). Si svolge ogni anno tra l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre; è una manifestazione enogastronomica della durata di dieci giorni e dedicata al prodotto tipico di Carmagnola. Attira più di 250.000 visitatori ogni anno. In occasione della 61esima festa, il 5 settembre 2010, Carmagnola è entrata nel Guinness dei primati per la peperonata più grande del mondo, 1.190 kg
Mercantico: si svolge la seconda domenica di ogni mese (escluso agosto). È un mercato di piccoli oggetti d’antiquariato, antiquariato, spazzatura e ospita oltre 400 bancarelle lungo il centro storico della città
Ortoflora e natura: manifestazione annuale che si tiene ai primi di aprile (fine settimana) nel parco comunale di Cascina Vigna. L’evento è dedicato al giardinaggio e all’orticoltura
Fiera di Primavera: si tiene ogni anno, nel mese di marzo, ed è una fiera dedicata al commercio agricolo e non agricolo, ricca di bancarelle ed eventi collaterali
Festa Nazionale del Nonno: si svolge annualmente a metà settembre, all’interno del parco “Cascina Vigna”. Ha avuto la sua prima edizione nel settembre 2003
Altri eventi includono “Carmagnola Jazz Festival”, “Carmagnola Città d’Arte e Cultura”, “Concorso Ornitologico Nazionale”, “Fiera Regionale del Bovino da Carne”

Spazio naturale

Bosco del Gerbasso
Poco più a valle della lanca di San Michele si trova il Bosco del Gerbasso. Il Comune di Carmagnola, con la consulenza scientifica degli esperti del locale Museo di Storia Naturale, nel 1987 ha realizzato il Bosco del Gerbasso, esempio didattico dell’antica e immensa foresta di pianura che un tempo ricopriva l’intera Pianura Padana. Il Bosco del Gerbasso si estende per 19 ettari e comprende un salice, un roverella e una zona a prato.

Parco Cascina Vigna
Il parco pubblico di Cascina Vigna, nato nel 1990 con la ristrutturazione dell’omonimo casale, a cinque minuti dal centro storico della città è una piacevole e frequentata area verde e gode di una varietà di panorami che si sviluppa su una superficie di 60.000 mq. Spazi per camminare e correre, aree attrezzate e accessibili a tutti per fare merenda, giocare, pattinare: il tutto immerso nella varietà di circa 45 specie diverse di alberi e arbusti in fiore.

Riserva Naturale Speciale dell’Arca di San Michele
Con “Lanca” di San Michele, detta anche “Po Morto”, si intende un tratto di alveo che improvvisamente, per cause naturali come una forte alluvione, viene abbandonato dal fiume creando un nuovo letto di scorrimento. In particolare, l’Arca di San Michele si è formata nel 1977 a seguito di una piena del Po quando un enorme massa d’acqua ha aperto un nuovo percorso più rettilineo, “saltando” quello antico che era costituito, in quel tratto, da un’ampia curva . Nasce così uno degli ambienti umidi più interessanti e meglio conservati dell’intera pianura a sud di Torino; un piccolo, affascinante e prezioso ecosistema oggi tutelato come Riserva Naturale Speciale del Parco del Po.

Nel corso dei decenni, i laghetti naturali tendono a trasformarsi in un’area paludosa, con fondali sempre più fangosi fino ad un progressivo interramento. Per salvaguardare e tutelare nel tempo il loro valore ambientale e naturalistico, vengono utilizzati anche interventi di ringiovanimento, in caso di necessità, per rimuovere parte dei detriti, sedimenti nei fondali e canneti per aumentare il flusso dell’acqua e mantenere il delicato equilibrio originario. L’Arca di San Michele, invece, ha ancora uno sbocco naturale, alimentato da acque sotterranee, che, serpeggiando tra grandi salici, sfociano nel vicino Po.

Dal momento della sua formazione naturale, nel 1977, l’Arca di San Michele ha quindi progressivamente sviluppato un proprio ecosistema tipico delle poche zone umide sopravvissute della pianura. Ricchissima la varietà di esemplari di vegetazione (alcuni molto rari), flora e fauna esistenti, in particolare specie di uccelli che vivono in stretta simbiosi con gli ambienti paludosi: il tuffetto, la garganey, il germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua, la martin pescatore.