Giardino Botanico, Palazzo Madama

Nel fossato di Palazzo Madama è stato creato un giardino che incorpora, nell’organizzazione degli spazi e nella scelta delle essenze, le indicazioni fornite dai documenti del XV secolo relativi alle spese e agli arredi del Castello. Nel giardino ci sono un hortus (orto), un viridarium (bosco e frutteto) e un iardinum domini (giardino del principe).

Il giardino del castello di Palazzo Madama: come il progetto e lo “sfondo” che hanno portato alla nascita di questo giardino nel cuore della città, un punto di incontro e confronto per i cittadini che avranno l’opportunità di conoscere antichi frutti e verdure, è nato l’arredamento spontaneo, officinale e d’epoca.

Un giardino del principe (iardinum domini) con fontana, topia archiviata (pergola), losanghe, losanghe e more; un boschetto (viridarium) con alberi ad alto fusto, piccoli frutti, rose selvatiche e arbusti, un porcile e una falconara; un orto (hortus) con aiuole di ortaggi, medicine e filari di viti e alberi da frutto. Queste sono una parte delle preziose informazioni presenti su antichi documenti conservati in Palazzo Madama che raccontano la vita dell’allora Castello di Torino tra il 1400 e il 1500, un periodo in cui il castello fu abitato dall’Acaja e dai Savoia.

Le prime informazioni sul giardino del castello di Torino risalgono al 1402 con i documenti che documentano le spese per l’ampliamento dell’edificio durante il governo di Ludovico principe d’Acaia (1402-1418): le fonti che menzionano il giardino sono i conti del Vicariato e Clavaria di Torino, i registri in cui la città clavario – che nel Medioevo amministrò la città per conto dei principi achei e poi dei duchi di Savoia – annotò le spese sostenute gradualmente per la manutenzione del castello e città fortificate. I conti esaminati, ora conservati nell’Archivio di Stato di Torino (Sezioni riunite), abbracciano un arco cronologico dal 1402 al 1516.

Per ricreare il giardino, sono state seguite le indicazioni contenute in questi documenti medievali, rispettando la tradizionale suddivisione dello spazio in hortus (orto), viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) nonché la presenza di arredi tradizionali (falconara, porcile, recinto per galline).

In questo spazio, oltre alle piante e alle specie vegetali citate nelle antiche mappe, sono state incluse anche piante ed erbe non specificamente descritte nelle fonti, ma certamente presenti nei giardini medievali tra Italia e Francia, sulla base delle indicazioni fornite dai trattati di agricoltura e piante medicinali dei secoli XIV e XV.

Orto (Hortus)
Il giardino Organizzato secondo uno schema a scacchiera costituito da aiuole rettangolari, il giardino è uno spazio particolare, frequentato dal principe durante le sue passeggiate all’ombra dei peri e dei meli, e dai giardinieri del castello, che si sono occupati del piante necessarie per fornire regolarmente alle cucine legumi, verdure, erbe e erbe medicinali. La recinzione è stata utilizzata per impedire l’ingresso di animali.

Foresta e frutteto (viridarium)
Il Bosco e Frutteto (viridarium) Dal latino “viridis” (verde), è un piccolo bosco con alberi ad alto fusto, spesso collocato al di fuori delle mura del castello, in una zona in cui il porcile, la falconara, la colombaia e i mulini. A Torino c’erano molti boschi e frutteti, era molto grande e anche cinquanta giardinieri erano impegnati allo stesso tempo. Oltre a castagne, noci, salici, spine, sorbe, ciliegi, ulivi e palme – tutti citati in documenti antichi – una parte di questo spazio era occupata dalla vigna del principe, che produceva vino per la mensa del castello.

Prince’s garden (iardinum domini)
The Prince’s Garden Area privata dei principi, per leggere, parlare, riposare e giocare. Nel Medioevo era situato al limite meridionale della città, vicino alle mura della città e alla Porta Fibellona; era chiuso da pareti fiancheggiate da cespugli di more, pavimentate in pietra e con un pergolato di viti. Il suo aspetto deve essere stato molto simile a quello che ci è stato tramandato da arazzi e miniature del XV secolo: circondato da un folto prato “millefleurs”, aveva fontane fisse, ricche di riferimenti alla letteratura cortese dell’epoca, sedili di mattoni coperti con erba e una serie di vasi in maiolica decorati con piante profumate come lavanda, salvia, maggiorana. La principessa di Achaia Bona di Savoia teneva una gabbia di pappagallo in questa parte del giardino.

Giardino medievale
Per progettare il giardino era essenziale unire le competenze su vari fronti: dal botanico e agronomico allo storico-artistico, dall’ingegneria architettonica e impiantistica alla sicurezza, dall’educazione popolare al sociale. Di fronte a oltre 1000 metri quadrati di erbacce, a volte terra arida e talvolta troppo umida, muri di mattoni ovunque, zone di ombra completa e altre con il sole che sorge nelle ore più calde; ma anche prese d’aria del sistema di climatizzazione e almeno cinquanta tombini noti e sconosciuti, nonché vincoli concessi dall’accesso al giardino, il percorso per il pubblico e gli ampi spazi previsti per l’accoglienza e l’incontro dei gruppi.

Un giardino lastricato in pietra, con una topia per viti e rose e “certe alia edificia ac adornamenta”, forse piccoli padiglioni, “stanze” e sedili erbosi per la lettura, il gioco o il riposo. Sebbene piccolo, il giardino del Castello di Torino appare come molti giardini descritti nelle fonti dei primi del XV secolo. Negli anni seguenti (1418-1506) i documenti testimoniano la presenza del giardino dei Duchi di Savoia (Amedeo VIII) e si trovano maggiori informazioni su piante profumate in vaso (menta e maggiorana), prati “millefleurs” (con fiordalisi, scabiose, primule, viole e margherite) e persino una gabbia di pappagallo.

Viridarium o boschetto sono le aree più estese, vicine ai muri di mattoni che danno sulla piazza ma con un grande sviluppo all’interno del fossato, in modo da avere un’ottima esposizione est-sud ed est-nord. I documenti parlano di uno spazio verde-viridarium di una certa dimensione fuori dalle mura romane della città vicino all’attuale fossato, forse per un certo periodo pieno d’acqua. Qui c’era la “Vinea” – vigna – del principe e lo spazio era delimitato da una fitta e spinosa siepe di arbusti, c’erano anche un roseto e piante officinali. Tra le spese citate, molte riguardano pali di legno a sostegno di alberi da frutto e alti, coltivati ​​a filari (sono documentati susini, amarene, castagne, salici e persino una palma e un ulivo)

Sono citati una falconara (con la casa del falconiere), una recinzione per galline con pollai e un porcile. Alberi ad alto fusto, panchine intrecciate, tetto della falconara, siepi e arbusti di fila. Il progetto di ricostruzione ha permesso di piantare tutte le specie citate, nonché le strutture e gli arredi.

Il giardino è delimitato da “triglas”, recinzioni in legno a rombi e al suo interno vi è un pozzo in pietra con canali per l’irrigazione. La parte che si trova interamente sotto la facciata orientale del castello, attraverso una piattaforma di legno, potrebbe raggiungere un’area altrimenti inaccessibile del museo. Le aiuole quadrate o rettangolari formano una scacchiera e sono leggermente rialzate da terra con cordoli di salice, castagno o mattone. L’orto dove crescono molte piante diverse che godono dell’esposizione al sole fino a tarda mattinata e poi si rinfrescano all’ombra delle pareti nel pomeriggio.

Non molte colture sono menzionate nell’orto di quel tempo. Si parla solo di acquistare piante di porri e spinaci. Molto probabilmente altre verdure e piante medicinali erano già presenti o coltivate dai giardinieri del castello e quindi non era necessario segnalare l’acquisto. Le scarse informazioni sulle piante da giardino hanno orientato il progetto su un “giardino botanico medievale” in cui tutto il cibo, le specie medicinali e utili presenti all’epoca e fondamentali nella vita di tutti i giorni nel castello sono coltivate nelle aiuole.

Il giardino si presta a molteplici usi socio-educativi. Rappresenta per Palazzo Madama una grande opportunità per lo sviluppo e l’ampliamento dell’offerta museale, sia per gli itinerari che per la possibilità di orientare le politiche educative verso nuove tematiche legate all’ecologia della città, l’importanza delle aree verdi nella vita della comunità, la loro storia e i problemi della loro protezione oggi. La ricostruzione del giardino medievale consente l’approccio alle specie vegetali marginali, recuperando il senso e il valore della biodiversità, favorendo e promuovendo progetti in collaborazione con altre istituzioni cittadine.

Il progetto è stato realizzato nel 2011 grazie al contributo significativo di 1 milione e 100 mila euro dalla Fondazione CRT nel contesto del più ampio progetto “Giardini e parchi storici”.

Madama Palace
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centralissima Piazza Castello a Torino. È un sito del patrimonio mondiale dell’Unesco, come parte del sito seriale delle residenze della Savoia. L’edificio ospita il Museo Civico di Arte Antica.

Palazzo Madama, l’edificio più antico di Torino, si trova proprio nel centro della città. Avendo avuto un ruolo di primo piano nella sua storia dai tempi dei romani fino ai giorni nostri, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dalle altre residenze della Savoia nel 1997.

È una combinazione di duemila anni di storia di Torino, dall’antica porta orientale della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum a una roccaforte difensiva, quindi a un vero castello, un simbolo del potere Savoia fino almeno al XVI secolo, quando l’attuale palazzo reale, come sede del duca di Savoia.

La visita si estende su quattro piani, in cui la storia secolare della sua costruzione interagisce con le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, presenti qui dal 1934.

I primi secoli del Medioevo sono illustrati nella collezione medievale di lavori in pietra a livello del fossato, con le sue sculture, mosaici e gioielli che vanno dal periodo tardoantico al romanico. Le sale quattrocentesche al piano terra contengono dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi dal XIII al XVI secolo, principalmente piemontesi. Nella sala circolare della Torre del Tesoro è presente una selezione di capolavori, tra cui il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina. Al piano nobile, con la sua straordinaria gamma di stucchi e affreschi barocchi, si trova la moderna pinacoteca con opere delle Collezioni Savoia e un’importante selezione di mobili realizzati da maestri ebanisti piemontesi, italiani e francesi. Infine, l’ultimo piano ospita le collezioni di arti decorative,