Palazzo del Bo, Università di Padova, Veneto, Italia

Bo Palace è la sede storica dell’Università di Padova dal 1493. È ancora sede del Rettorato e della Facoltà di Giurisprudenza. Ospita anche il più antico teatro anatomico del mondo.

Storia
L’Università di Padova fu fondata da un esodo di insegnanti e studenti dall’ufficio di Bologna nel 1222. Quando l’Università si stabilì nell’attuale sede del Bo, era passato molto tempo dalla sua fondazione e, ormai, tutte le sue strutture erano profondamente cambiato da quelli iniziali. Ora era reso famoso dal valore dei suoi allievi e dei suoi insegnanti, poteva anche materialmente essere considerato una delle maggiori università europee e la più frequentata da studenti stranieri tra le università della penisola italiana. Come molti altri complessi che hanno avuto una lunga vita storica, anche quello del Bo si presenta con una genesi piuttosto complessa e con eventi che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a cambiare la sua fisionomia. Pertanto un’analisi storica delle varie componenti del Palazzo, partendo dal nucleo definito del XVI secolo, per poi passare alle imponenti aggiunte,

Tra l’attuale via Cesare Battisti (ex via delle Beccarie) e via VIII febbraio (ex via S. Martino), nella zona che oggi corrisponde alla parte più antica e monumentale del Bo c’erano tre case, di proprietà del nobile Papafava famiglia, una di queste fu chiamata la Ca ‘Bianca (domus alba a turri), in un documento del 1493 si fa riferimento a una domus alba. Pertanto si ritiene che questi tre edifici costituiscano il nucleo più antico del palazzo, che può quindi essere fatto risalire al 1493. Questo nucleo di edifici è stato poi passato sotto la proprietà di un macellaio quando, dopo aver fornito del cibo durante l’assedio del città, li aveva ricevuti in dono nel 1405 da Francesco I da Carrara, signore di Padova.

Il macellaio aveva aperto una locanda (Hospitium Bovis) con un bucranio come segno, ancora oggi simbolo dell’Università di Padova. Il nome “Bo”, nato dal nome della locanda che fa parte del suo nucleo più antico, e ancora oggi, empleticamente, il simbolo dell’università rimane quindi il bucranio. Non solo il complesso era chiamato “Bo”, ma anche il quartiere vicino.

L’Università acquistò l’hospitium bovis nel 1493, ma prima che diventasse accessibile, dovevano passare ancora alcuni anni, infatti solo nel 1501 avrà luogo la sua solenne inaugurazione. Tuttavia, questi primi lavori di adattamento (1493-1501) furono solo il primo passo di una trasformazione radicale avvenuta pochi decenni dopo. L’Università non doveva più essere la sede temporanea e tumultuosa di una precaria e soggetta alla costante popolazione studentesca, ma un’istituzione non meno necessaria delle altre che governavano la vita quotidiana. Nel 1522 il Senato veneziano (Padova era sotto il dominio della Repubblica Serenissima)) decretò che anche l’università degli artisti (va ricordato che nelle università medievali queste erano divise in universitas iuristarum, giuristi; e universitas artistarum, tra cui la scienza principale era una medicina), quindi, iniziarono importanti lavori di restauro e ampliamento del Palazzo.

Il corpo attorno al quale si sviluppa il Palazzo è il famoso Antico Cortile, una loggia di colonne a doppio ordine che si estende su due piani: in quell’occasione assume la forma che conosciamo oggi. Sulla semplicissima struttura della doppia loggia sono state aperte (e ancora parzialmente aperte) le aule in cui venivano insegnate le lezioni, il piano è quello di un chiostro monastico: implica un’antica connessione tra università, luoghi di cultura e conventi, luoghi di studio e anche la meditazione. Questo radicale intervento architettonico è attribuito (anche se non ci sono fonti che lo testimoniano esplicitamente) all’architetto Andrea Moroni, che in quegli anni era molto attivo in città (infatti progetterà e costruirà il “Palazzo Comunale”, ancora in usare oggi). L’Antico Cortile è interamente decorato con numerosi stemmi, collocati lì fino alla fine del diciassettesimo secolo per rappresentare le famiglie degli studenti e coloro che occupavano posizioni accademiche all’interno della Universitas Patavina. Nel 2013 i lavori di restauro sono completati nella parte più pittoresca del Palazzo, il famoso “Antico Cortile”; il lavoro ha comportato la conservazione della fabbrica e il restauro di tutti gli ornamenti decorativi con la rimozione di recenti interventi irrilevanti. Sono stati creati il ​​consolidamento strutturale delle lesioni in muratura, il rinforzo delle volte danneggiate e la completa revisione dei tetti con il rifacimento delle strutture portanti in cattivo stato di manutenzione. È stato effettuato il restauro di tutti gli elementi in pietra, degli intonaci storici decorati con pareti, dell’importante collezione di stemmi araldici, santuari e busti celebrativi. Infine, l’intervento ha visto la pulizia della pavimentazione del cortile e del colonnato in trachite, che nel corso dei secoli aveva perso il colore originale.

La statua di Elena Lucrezia Cornaro, diplomata nel 1678 all’Università di Padova, e soprattutto la prima donna al mondo ad ottenere una laurea (in filosofia). La statua è opera di Bernardo Tabacco, scultore bassanese del XVIII secolo, parte di un grandioso monumento che il padre di Cornaro (nobile veneziano di antico lignaggio) fece costruire nella Basilica di Sant’Antonio tra il 1684 e il 1869, trasferito al Palazzo nel 1773, come dice la targa sulla base della statua stessa.

Per quanto riguarda il nome dell’edificio, per secoli è stato identificato come Studio o Scuole del Bo o semplicemente come Bo. Il termine Palazzo Bo è stato coniato di recente sebbene non influisca sulla storia e sulla storia dell’edificio.

Stemmi
Uno degli aspetti caratteristici del Palazzo, che colpisce immediatamente il visitatore è l’incredibile numero di stemmi, dipinti e in rilievo che decorano non solo l’atrio e le logge, ma anche molte stanze e altre stanze che iniziano con l’Aula Magna ( vedi sotto). Il numero di blasoni, considerati sia quelli dipinti che quelli in rilievo, raggiunge il numero di circa 3.000. Proprio la degenerazione di questa usanza portò il governo veneto nel 1688 a vietare il posizionamento di nuovi stemmi, dato che per dare spazio a quelli nuovi (di enormi dimensioni) era necessario distruggere gli antichi, con la perdita delle testimonianze che erano collegati a loro. Un attento e accurato riordino di tutti gli stemmi fu eseguito tra il 1930 e il 1940 da Antonio Brillo.

Gli stemmi furono inizialmente dipinti, l’università artistarum commissionò prima Francesco Falzapato e poi Dario Varotari (nel 1581) per dipingere gli stemmi dei Rettori e dei Consiglieri. Nel 1590 fu stabilito che gli stemmi dovevano essere costruiti in pietra, sebbene l’abitudine di dipingerli rimanesse.

La menzione degli stemmi non è rilevante solo dal punto di vista artistico, ma porta a una riflessione su una componente universitaria fondamentale: gli studenti. A questo proposito, infatti, abbiamo notizie che a partire da tempi molto lontani tutti gli studenti che desideravano frequentare l’Università di Padova, esclusi i monaci (se non fossero vescovi, abati o priori) dovevano iscriversi al registro delle matricole (amministrato il bidello) e allo stesso tempo dovevano giurare di obbedire ai Rettori (gli studenti che erano figli o fratelli dei re erano esenti dal giuramento). Gli studenti erano divisi per nazioni, il cui numero variava nel corso dei secoli, ogni nazione eleggeva il proprio Consigliere. Gli stemmi, quindi, rappresentano non solo i Rettori e i Consiglieri, ma anche gli studenti delle varie nazioni e, ovviamente, anche i professori (che nel Medioevo, come i Rettori, furono scelti dagli Studenti).

Palazzo
Una famosa locanda dedicata al “Bo”, il bove, esisteva nel centro di Padova già nel XIV secolo, molto prima che l’edificio diventasse la sede principale dell’Università. Si chiamava Hospitium Bovis, forse perché era vicino a un’area di commercio del bestiame. Il palazzo, le cui parti più antiche risalgono al XIII secolo, fu donato nel 1405 da Francesco da Carrara a un commerciante di carne, e poi passò in uso all’Università, che divenne il suo proprietario definitivo nel 1539.

Nella seconda metà del XVI secolo il Bo fu ampliato e trasformato; il corpo principale del palazzo, con l’antico cortile a doppio ordine di colonne, prende la forma che conosciamo oggi. L’intervento radicale è attribuito ad Andrea Moroni, un architetto molto attivo in città. Il cortile è ornato da numerosi stemmi, collocati lì fino alla fine del XVII secolo per rappresentare le famiglie degli studenti e coloro che occupavano posizioni accademiche.

Tra le sale più importanti di Palazzo Bo dobbiamo ricordare il Teatro Anatomico e l’Aula Magna, già menzionato nel 1399 come parte dell’Hospitium Bovis e poi assegnato ai giuristi (ma a Galileo, a causa del grande afflusso di studenti durante le lezioni, esso è stato permesso di usarlo per insegnare). A metà del diciannovesimo secolo si decise di riservare l’aula per le cerimonie: da qui la decorazione del soffitto e poi la sistemazione definitiva dell’architetto e designer Gio Ponti, che nel 1942 consegnò uno spazio pesantemente rinnovato.

Accanto all’Aula Magna è la Sala dei Quaranta, con altrettanti ritratti moderni di famosi studenti dell’Università che vivevano a Padova tra il XIII e il XIX secolo. Nella stanza è custodita la Cattedra di Galileo, una sedia da cui, secondo la tradizione, lo scienziato ha tenuto lezioni.

Estensione
A partire dal 1932, attraverso la demolizione degli ultimi edifici circostanti, fu costruita la nuova ala del Palazzo, articolata attorno al “Nuovo Cortile” chiamato anche “Cortile Littorio”. Queste imponenti opere di ampliamento e ristrutturazione del Palazzo furono realizzate sotto il Rettorato di Carlo Anti e realizzate da Gio Ponti e numerosi artisti del Novecento che contribuirono con sculture e affreschi a decorare la nuova ala dove si trovano gli appartamenti accademici e il Rettorato trova. L’allora rettore Carlo Anti, anche grazie al sostanziale finanziamento del governo, diede una spinta all’Università, collocando cinque istituti scientifici (due istituti della Facoltà di Medicina e tre di Ingegneria) in altrettante sedi separate e costruendo la Casa dello Studente in Via Marzolo, inaugurato nel 1934. Questi interventi hanno dato al complesso il suo volto attuale, costituiscono una dimostrazione, nonostante alcune dolorose demolizioni, del recupero funzionale di un complesso storico. Un problema centrale per Carlo Anti, un uomo con una grande sensibilità storico-artistica, era che questa antica architettura era conservata con la dignità e il rispetto che aveva, ma che allo stesso tempo non era un museo, ma qualcosa di molto più vivo., sebbene con il suo carico di reperti e storia. Era un professore di archeologia, e forse proprio per questo era a conoscenza della mortificazione che un museo può facilmente generare. Organizzando il Bo ha mostrato il suo rispetto per la storia, mentre cercava di illuminarla e renderla funzionale alla vita universitaria.

Carlo Anti, rettore tra il 1932 e il 1943, chiamò a ridisegnare all’Università alcune importanti personalità dell’arte e della cultura. L’architetto Ettore Fagiuoli completa l’ultimo intervento di riassetto del Palazzo, creando tra l’altro il Nuovo Cortile. Gio Ponti è l’architetto di arredi, affreschi e ornamenti che offrono al Bo, alla fine della seconda guerra mondiale, un’immagine innovativa.

L’arte contemporanea a Palazzo Bo è presente con dipinti e sculture di alcuni dei maggiori artisti italiani del XX secolo. La statua di Palinuro (1947) è dedicata ad Arturo Martini, dedicata a un comandante partigiano e omaggio alla Resistenza. Le sale del Bo hanno affreschi e mosaici di pittori come Filippo De Pisis, Achille Funi, Ferruccio Ferrazzi, Gino Severini. Nel 1995, su una parete del Nuovo Cortile, Jannis Kounellis ha creato la scultura Resistance and Liberation, che ricorda la lotta contro il fascismo e la liberazione dell’Italia.

Il patrimonio artistico del Bo è aperto al pubblico, che può conoscerlo attraverso visite guidate (attenzione: non è possibile visitare Palazzo Bo in modo indipendente).

Galleria del rettorato e nuovo cortile
La visita all’appartamento accademico inizia dalla Galleria del Rettorato. La decorazione ad affresco (come nell’immagine) con le rappresentazioni delle città all’epoca sotto il dominio veneziano, o culturalmente legate all’Università di Padova, fu eseguita da Piero Fornasetti (nel periodo 1942-1943) sotto la supervisione di Gio Ponti. Nel 1956 Fulvio Pendini completò la decorazione dell’ambiente aggiungendo, sui pilastri centrali, le immagini degli studenti di Padova che diventarono santi o beati o che salirono ai massimi livelli della carriera ecclesiastica. In effetti, è sufficiente ricordare che tra gli studenti, oltre a numerosi cardinali e vescovi, tre erano anche papi: Benedetto XI, Eugenio IV e Sisto IV (che non sorprendentemente concessero con un toro di usare i cadaveri per lezioni di anatomia, che portarono a l’edificio, sempre all’interno di Palazzo Bo, del Teatro Anatomico).

La Galleria funge da collegamento tra la parte nuova e antica del Bo. Si accede alla Galleria attraverso una scala monumentale situata nell’atrio dell’ingresso principale del Palazzo. L’accesso è possibile da via VIII Febbraio, attraverso una monumentale porta di bronzo, realizzata nel 1922 con il bronzo dei cannoni catturati durante la prima guerra mondiale e con il nome degli studenti caduti in quel conflitto, infatti, si sta semplicemente entrando in un atrio chiamato “atrio degli eroi”, da qui si entra nella scala che conduce al rettorato. Ai piedi della scala troviamo una statua di Arturo Martini che raffigura Palinuro, in memoria di Primo Visentin, capo della brigata partigiana Martiri del Grappa, per ricordare la sua eroica morte. La scala fu decorata e affrescata da Gio Ponti e Fulvio Pendini, la scala si chiama “La Scala del Sapere”. Questo perché sono rappresentati la nascita dell’umanità e della conoscenza e lo sviluppo delle scienze attraverso le quali lo studente si arrampica sotto la guida dell’insegnante fino a quando, invecchiato, mormora il motto del XVI secolo “Imparo ancora”. Le forme hanno la caratteristica forma “novecentesca” di Gio Ponti.

Il New Courtyard, opera dell’architetto veronese Ettore Fagiuoli, è costruito in pietra di Osera e svolge un ruolo funzionale, risolvendo il problema della connessione tra le varie strutture che determinarono il complesso Bo in tempi più recenti. La struttura sospesa che delimita il Nuovo Cortile (perfettamente visibile nella foto sopra) e che racchiude la “Sala dell’Accademia accademica”, incornicia un grande rilievo in travertino di Attilio Selva, realizzato nel 1939, che esalta lo spirito volontaristico della goliardia padovana (riferimento alle rivolte del 1848) e che riflette le caratteristiche apologetiche del nazionalismo fascista. Date queste caratteristiche architettoniche, è facile capire perché il cortile è anche chiamato “Cortile Littorio”. Il cortile si affaccia sulla Sala Studenti e sulla Sala Studenti, luogo di incontro per studenti, entrambe le sale sono interamente affrescate. Nella parte in fondo al cortile fu ricomposto l’alto rilievo della Minerva-Vittoria, di Paolo Boldrin (1942), le torri e, sul lato meridionale, la prima porta monumentale dell’Università che dava sull’attuale via Cesare Battisti .

Aula Magna e ambienti circostanti
Qui inizialmente la Scuola Grande dei Legisti aveva il suo quartier generale, che fu successivamente declassato in un salotto. L’attuale Aula Magna nasce dalla trasformazione di quest’ultima effettuata nel 1854-1856 ed è anche il risultato dell’intervento realizzato nel 1942 da Gio Ponti, che riguardava principalmente la parete sud, quella in cui si legge il motto dell’Università “UNIVERSA UNIVERSIS PATAVINA LIBERTAS”, i sedili per il corpo accademico ai lati e la riorganizzazione dei numerosi stemmi che punteggiano l’Aula. Durante i restauri del diciannovesimo secolo il soffitto fu alzato di circa cinque metri, affrescato per l’occasione da Carlini nel 1854 che alterò notevolmente le misure della sala, sottolineandone alcuni aspetti scenografici, nonostante le varie modifiche ad oggi, l’Aula Magna presenta un aspetto capace di esprimere l’antico significato e l’originaria grandiosità. La semplicità cinquecentesca delle sue strutture, la sua ampiezza, l’austerità sostenuta dall’altezza del soffitto trasmettono un forte sentimento di solennità, adeguato alle funzioni del luogo.

Prima di entrare nell’Aula Magna si attraversa un’anticamera chiamata “La Sala dei Quaranta”. La stanza prende il nome dalle immagini di quaranta famosi studenti dell’Università, dipinti sui muri. Sono quaranta rievocazioni emblematiche, non veri e propri ritratti, dipinti a tempera da Giacomo da Forno nel 1942. Il loro valore è quindi solo simbolico e non iconografico, la memoria di questi uomini illustri è parte integrante della storia dell’Università, e non a caso, si sono sistemati nella stessa stanza che ospita la Cattedra di Galileo. Tra questi quaranta studenti figurano ad esempio: William Harvey, Nicolò da Cusa (Cusanus), Georg Wirsüng, Michel de l’Hôspital, Niccolò Copernico e numerosi altri. La sala è dominata dalla presenza della Cattedra di Galileo, dominata da un suo ritratto, infatti lo scienziato sarà professore universitario dal 1592 al 1610. Recentemente la sedia, composta da assi di legno, è stata meticolosamente restaurata e l’analisi del legno ha confermato la sua antichità e originalità.

Dalla parte meridionale dell’Aula Magna c’è un’altra stanza, una grande sala chiamata “La Basilica”, che prende il nome dalla sua divisione spaziale punteggiata da colonne. Precedentemente in questa stanza c’era il laboratorio di fisica del XVIII secolo. In precedenza avrebbe dovuto esserci la Biblioteca dell’Università, secondo il progetto di Girolamo Frigimelica, di cui rimangono due portali che oggi fungono da collegamento tra la Scuola di Giurisprudenza e la Basilica. La sala fu interamente affrescata tra il 1940 e il 1942, sono rappresentate le gesta dei giovani universitari dal 1848 in poi. Le numerose colonne sono dipinte in rosso pompeiano, che è il colore dell’Università di Padova, e sottolinea il collegamento della stanza, chiamata Basilica, con una basilica di tipo romano. L’arredamento della sala è opera dell’architetto Gio Ponti, come il resto delle sale accademiche del Palazzo. Dalla Basilica si ha quindi accesso alla Galleria del Rettorato e alla Sala del Senato Accademico.

Facoltà
All’interno del Bo, durante i vari lavori di adattamento, si temeva che tutte le Facoltà conservassero almeno una delle loro stanze rappresentative all’interno del Palazzo, dove si potevano tenere alcune solenni celebrazioni, come cerimonie di laurea, che fino ad oggi, solo per alcune scuole (ex facoltà), si svolgono in queste stanze. Le Facoltà rappresentate sono: Diritto, Medicina, Lettere e Scienze.

Degna di particolare attenzione è la Sala della Facoltà di Medicina, a questa sala si accede dalla loggia superiore dell’Antico Cortile. La sala ha un soffitto medievale, alle pareti sono presenti numerosi dipinti di illustri medici e anatomisti a partire dal famosissimo anatomista Gian Battista Morgagni, ex professore all’Università di Padova. L’affresco che ricopre l’intera parete meridionale della stanza di Achille Funi, che rappresenta studi di anatomia umana, risale alla sistemazione avvenuta negli anni Quaranta del secolo scorso .. Anche all’interno della stanza vi è una teca che ospita il teschi di sette professori che hanno lasciato i loro corpi disponibili per la ricerca scientifica. La stanza è inoltre arredata con due imponenti tavoli in legno a ferro di cavallo. Da una porticina situata all’interno della stanza, sormontata dall’iscrizione “MORS UBI GAUDET SUCCURRERE VITAE” e da alcuni dipinti, tra cui quello di Gerolamo Fabrici d’Acquapendente, si accede al Teatro Anatomico.

L’antico cortile e gli stemmi
Iniziato nel 1546, è opera di Andrea Moroni, il più grande architetto che lavorò a Padova verso la metà del XVI secolo. È uno degli edifici più belli del Rinascimento, circondato da una doppia loggia a due ordini, con colonne doriche nell’ordine inferiore e colonne ioniche in quello superiore. Le pareti e le volte del portico sono interamente decorate con gli stemmi dei rettori e dei consiglieri dei due universitati, artista e giurista, risalenti agli anni dal 1592 al 1688, anno in cui la Repubblica di Venezia fu costretta a vietare di collocare “altri ricordi al Bo”, sia per frenare l’esibizionismo sia perché la necessità di fare spazio a nuove serie non ha aggravato la distruzione della più antica. L’Aula Magna è adornata anche con stemmi originali.

Grande classe
Dal XVI al XVIII secolo ospitò la “Grande Scuola dei Legisti” e vi furono tenute lezioni: anche Galileo Galilei la insegnò, a cui ora è dedicata la classe. Nella prima metà del XIX secolo fu utilizzato come salotto. Destinato all’Aula Magna fu restaurato (1854-56) e decorato con affreschi sul soffitto, con l’allegoria “Saggezza e altre discipline” al centro, dal pittore Giulio Carlini. La parete di fondo, dove siedono i membri del Senato Accademico durante le cerimonie più importanti (inaugurazione dell’anno accademico, conferimento di titoli onorari, ecc .;) è opera di Gio Ponti (1942). Legge l’antico motto dell’Università: “Universa Universis Patavina Libertas”.

Sala Dei Quaranta
La sala prende il nome dai 40 ritratti posti sulle pareti: sono illustri stranieri, studenti a Padova ma di tutti i paesi europei. Eseguito a tempera da Giangiacomo dal Forno (1942), sebbene senza pretese di fedeltà iconografica.

Rappresentano tra gli altri: Antonio Augustin, ambasciatore spagnolo dei papi e di Filippo II; Michel de L’Hospital, collaboratore francese di Caterina de ‘Medici e Cancelliere di Francia; Thomas Linacre, medico inglese di Enrico VIII e insegnante a Oxford; William Harvey, inglese famoso per i suoi studi sulla circolazione sanguigna e fondatore della facoltà di medicina inglese; Olof Rudbek il Vecchio, professore svedese di botanica, anatomia e medicina all’Università di Uppsala, promotore di un giardino botanico sul modello padovano; Thomas Bartholin, danese tra i fondatori della scuola di medicina danese; Nicola da Cusa, illustre filosofo tedesco del XV secolo e cardinale; Werner Rolfinck, promotore tedesco di studi di anatomia e chimica in Germania; Peter Vasiljevic Postnikov, russo inviato a Padova da Pietro I il Grande per studiare medicina; Stefan Báthory, ungherese che divenne Polonia nel 1576; Giovanni Capodistria, greco, nominato dittatore del governo greco nel 1828; Emanuele Sciascian, armeno, medico della corte imperiale di Costantinopoli e promotore del primo istituto di medicina in Turchia.

La Cattedrale di Galileo
La Sala dei Quaranta ospita la sedia che, secondo la tradizione, è stata allestita dagli studenti in modo che Galileo potesse insegnare nella “grande sala dei legisti” (attuale Aula Magna), poiché le altre aule non erano sufficienti per contenere la folla quello è venuto alle sue lezioni. Nell’Aula Magna la sedia fu mantenuta fino alla metà del 1800. Galileo insegnò nello Studio di Padova per diciotto anni (1592-1610), che ricordò come il più bello della sua vita: molto ammirato dagli studenti e protetto dal governo veneziano, iniziò il moderno metodo scientifico a Padova.

Teatro Anatomico
Fu costruito nel 1594 dal famoso professore di anatomia Gerolamo Fabrici d’Acquapendente secondo i suggerimenti – si dice – di Fra Paolo Sarpi. Il primo teatro stabile al mondo – precedentemente, per aiutare con le autopsie, furono costruite strutture smontabili – è il più antico che sia ancora conservato. È una struttura in legno a forma di cono rovesciato, a pianta ellittica, con sei ordini concentrici di gradini che si innalzano attorno al tavolo anatomico. Le balaustre sono in noce intagliato. Inizialmente le finestre erano cieche (furono aperte solo nel 1844) e la lezione di anatomia si tenne alla luce delle torce. Utilizzato per l’insegnamento fino al 1872, il Teatro subì dei cambiamenti negli anni 1842-44 e fu restaurato nel 1991-92. Una piccola mostra permanente è allestita nella sala adiacente al teatro – una volta che la “cucina” del teatro, cioè il luogo in cui sono stati preparati i corpi da sezionare -.

Aula di medicina
Una delle sale accademiche più belle e tra le più antiche dell’edificio è l’aula che oggi ospita le discussioni sulla tesi degli studenti di medicina e di altre facoltà. È l’antica classe in cui si tenevano le lezioni di anatomia teorica, ma le sue origini sono più remote, infatti il ​​soffitto a cassettoni in legno perfettamente conservato e il fregio tipicamente medievale che decora le pareti, ricordano che la stanza era parte integrante di una delle tre case nobili della famiglia Da Carrara, che costituivano il nucleo trecentesco su cui fu costruita la Locanda del Bo.

La prima donna laureata al mondo
Alla base di una delle due grandi scalinate che conducono al portico superiore dell’Antico Cortile si trova la statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo, che nel 1678 si laureò in filosofia all’Università di Padova .

Università di Padova
L’Università di Padova è un’università italiana situata nella città di Padova, in Italia. L’Università di Padova è stata fondata nel 1222 come scuola di giurisprudenza. Padova è la seconda università più antica in Italia e la quinta università più antica al mondo. Nel 2010 l’università aveva circa 65.000 studenti, nel 2016 è stata classificata come “migliore università” tra le istituzioni italiane di istruzione superiore con oltre 40.000 studenti e nel 2018 la migliore università italiana secondo la classifica ARWU.

Si dice che l’università sia stata fondata nel 1222 (che corrisponde alla prima volta in cui l’Università è citata in un documento storico come preesistente, quindi è sicuramente più antica) quando un folto gruppo di studenti e professori lasciò l’Università di Bologna in cerca di maggiore libertà accademica (“Libertas scholastica”). Le prime materie da insegnare furono la legge e la teologia. Il curriculum si espanse rapidamente e nel 1399 l’istituzione si era divisa in due: una Universitas Iuristarum per il diritto civile e il diritto canonico e una Universitas Artistarum che insegnava astronomia, dialettica, filosofia, grammatica, medicina e retorica. C’era anche una Universitas Theologorum, fondata nel 1373 da Urban V.

L’università è costantemente classificata tra le migliori università italiane. Nel 2016 è stata classificata come “migliore università” tra le istituzioni italiane di istruzione superiore con oltre 40.000 studenti e nel 2018 la migliore università italiana secondo la classifica ARWU.

L’Università di Padova è anche riconosciuta nelle classifiche internazionali. Nella classifica CWUR 2019 è al 160 ° posto in tutto il mondo (2 ° in Italia solo dopo l’Università di Roma – La Sapienza). Nella classifica mondiale delle notizie degli Stati Uniti del 2019, l’Università di Padova è classificata al 122 ° posto (legata all’Università di Bologna come miglior italiano) e al 48 ° in Europa.