Biblioteca Marciana, Venezia, Italia

La Biblioteca Nazionale Marciana (inglese: Biblioteca Nazionale di San Marco) è una biblioteca e un edificio rinascimentale a Venezia, nel nord Italia; è uno dei primi depositi di manoscritti pubblici sopravvissuti nel paese, con una delle più grandi collezioni di testi classici al mondo. La biblioteca prende il nome da San Marco, il santo patrono di Venezia. Non deve essere confuso con l’Archivio di Stato della Repubblica di Venezia, che è ospitato in una parte diversa della città.

Storia
La biblioteca è stata dotata di un edificio progettato da Jacopo Sansovino. Le prime sedici porte ad arco del suo progetto furono costruite tra il 1537 e il 1553, con lavori su affreschi e altre decorazioni che proseguirono fino al 1560. Sansovino morì nel 1570, ma nel 1588 Vincenzo Scamozzi intraprese la costruzione delle ulteriori cinque baie, ancora nel design di Sansovino , che ha portato l’edificio al molo o all’argine, accanto all’edificio del Sansovino per la zecca veneziana, la Zecca. Uno dei primi bibliotecari, dal 1530, era Pietro Bembo. Tuttavia, lo stock della biblioteca cominciò a essere raccolto prima della costruzione dell’edificio. Ad esempio, il germe delle collezioni in biblioteca era il dono alla Serenissima della raccolta di manoscritti assemblata dall’umanista bizantino, studioso, mecenate e collezionista, il cardinale Bessarion; fece dono della sua collezione il 31 maggio 1468: circa 750 codici in latino e greco, ai quali aggiunse altri 250 manoscritti e alcuni libri a stampa (incunaboli), costituendo la prima biblioteca “pubblica” aperta agli studiosi di Venezia. (Nel 1362 la biblioteca del Petrarca fu donata a Venezia ma questa raccolta di manoscritti, libri antichi e lettere personali fu persa o dispersa).

Le ragioni della nascita: XIV – XVI secolo
L’idea di creare una biblioteca pubblica a Venezia ha preso forma per la prima volta con la permanenza di Francesco Petrarca nella città lagunare. Nel 1362 decise di donare i suoi libri alla Repubblica per formare il primo nucleo di una più ampia collezione aperta agli studiosi e agli amanti della cultura.

Nella deliberazione di accettazione della proposta del poeta, il Maggior Consiglio prevedeva le spese necessarie per creare un luogo adatto alla conservazione dei libri. Il design di Francesco Petrarca, tuttavia, non ha seguito.

Nel secolo successivo la donazione del 1468 dell’imponente e preziosa raccolta libraria del cardinale greco Bessarione, che arrivò a Venezia a partire dal 1469 e fu ospitato nel Palazzo Ducale, governato dal Senato e posto sotto la cura dei Procuratori di San Marco, ha dato un vero impulso all’idea di costruire la biblioteca di stato.

Tuttavia, ha preso forma concretamente solo sotto il doge Andrea Gritti e il suo progetto di rivitalizzare la città.
La costruzione dell’edificio della Biblioteca pubblica, che ospita la collezione del Bessarione con acquisizioni future e gli uffici (o riduzioni) dei Procuratori di S. Marco, fu affidata a Jacopo Sansovino che iniziò i lavori nel 1537.
Il completamento dell’opera, dopo la sua morte avvenuta nel 1570, fu opera di Vincenzo Scamozzi.

Nel 1560 era in funzione la Biblioteca di San Marco, sottoposta alla magistratura dei Riformatori dello Studio di Padova: la grande sala era dotata di panche in legno di noce per la lettura che erano codici incatenati e alcuni armadi per riporre libri e impreziositi con un ricco apparato decorativo.

Il vestibolo era utilizzato come sede della Scuola di S. Marco e degli incontri accademici.

Nel 1596 lo statuario pubblico della Repubblica fu inaugurato nel Vestibolo della Biblioteca, per accogliere la donazione di statue greche e romane del cardinale Giovanni Grimani, integrate da altri pezzi di Federico Contarini.

La vita della Biblioteca e quella dello Statuario sono state intrecciate fino all’inizio del XX secolo, quando fu istituito il Museo Archeologico.

La vita della Biblioteca nel diciassettesimo e diciottesimo secolo
La Biblioteca si è arricchita nel tempo principalmente grazie a donazioni e lasciti, oltre che all’obbligo imposto agli stampatori di depositare una copia di ogni libro pubblicato, come richiesto da una legge veneziana del 1603 (la prima in Italia sull’argomento) .

Al bibliotecario patrizio, eletto dai Riformatori dello studio di Padova, fu poi raggiunto da un custode, o da uno studioso, incaricato della riorganizzazione dei libri, della redazione del catalogo e dell’apertura agli studiosi, aiutata da un soldato .

Intorno al 1624 fu pubblicato un primo catalogo della biblioteca che descriveva codici e libri stampati. Alla fine del diciassettesimo secolo i plutei con catene furono sostituiti con 4 grandi tavoli da lettura.

All’inizio del XVIII secolo il patrimonio bibliotecario della biblioteca era di circa diecimila volumi, che dal 1722 erano dotati di un ex libris.
La crescita richiese un’espansione dello spazio e il Senato concesse nel 1725 l’uso di una stanza dell’ala delle Procuratie adiacente alla Sala, che era destinata alla conservazione e alla lettura dei manoscritti.

Alla Biblioteca è stato inoltre assegnato un budget annuale per l’acquisto di nuovi libri e la stampa dei cataloghi di manoscritti greci, latini e italiani, pubblicati nel 1740 e 1741, è stata finanziata.

Negli stessi anni fu eseguita una vasta ricostruzione delle codifiche dei codici, tutte dotate di una rilegatura in pelle con il leone marciano impressi sul frontale.
L’aumento dei volumi ha reso necessaria la costruzione di scaffalature fino al soffitto e il trasferimento di dipinti al Palazzo Ducale.

Alla fine del secolo, Marciana incrementò anche le sue collezioni grazie al trasferimento di parte delle biblioteche di alcuni monasteri, come S. Giovanni di Verdara di Padova e SS. Giovanni e Paolo di Venezia. Furono confiscati anche codici, stampati e raccolte di documenti nelle sedi delle magistrature veneziane, tra cui il Consiglio dei Dieci e il Senato, e fu assegnato l’incarico alla Biblioteca di un’altra stanza delle Procuratie.

Dopo la prima dominazione francese, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, la Biblioteca è stata privata di 203 manoscritti e due opere musicali stampate, oltre a un prezioso cammeo donato da Girolamo Zulian, che sono stati aggiunti agli altri presi dalle biblioteche monastiche e portati a Francia .

Dopo la caduta di Napoleone, nel 1816 la restituzione ebbe successo. Altre requisizioni di opere, anche se limitate, si sono svolte con il successivo dominio austriaco, anch’esso recuperato in seguito.

La vita della biblioteca nel Palazzo Ducale dal 1812 al 1904
In quegli anni la biblioteca riuscì ad ottenere un aumento di altre due sale e la consegna, nel 1801, del famoso breviario Grimani, insieme ad un gruppo di codici abbelliti da legature molto ricche.

Quando i francesi tornarono nel 1806, la biblioteca incarnò altri fondi monastici, in seguito alla soppressione delle istituzioni religiose; tra queste una scelta della biblioteca dei domenicani che osservava alle Zattere (Gesuati) dove fu fusa la ricca collezione di Apostolo Zenone, e tra le opere conservate nella biblioteca di S. Michele di Murano, il Mappamondo di Fra Mauro.

Rimasto nella sua posizione originale fino al 1811, la Marciana, insieme allo Statuario, fu trasferita al Palazzo Ducale, con decreto del Regno d’Italia.
Le stanze del Maggior Consiglio, quella dello Scrutinio e altre adiacenti erano assegnate all’ufficio del bibliotecario e al deposito dei volumi, che tuttavia potevano occupare solo lo spazio lasciato dai numerosi dipinti alle pareti.

La stanza di quarantena era invece adattata a una sala di lettura. La consistenza del patrimonio della Biblioteca era quindi di circa 50.000 manoscritti stampati e 4556.
Nelle stanze della Biblioteca, che era già stata sede dell’Assemblea nazionale del Governo provvisorio della Repubblica del 1848-49, tra il 21 e il 22 ottobre 1866 uno dei voti del plebiscito che ratificò l’annessione del Veneto a l ‘Italia.

La biblioteca nel XX secolo
I piccoli spazi, l’aumento del patrimonio librario, i danni all’edificio, convinsero il governo nel 1900 ad assegnare una nuova sede alla Biblioteca.
Questo era il palazzo sansoviniano dell’ex Zecca dello Stato veneto: per questo scopo il cortile era riadattato e coperto per ospitare la sala di lettura, dove erano collocati dodici nuovi tavoli per i lettori, mentre il vero pozzo era collocato altrove.

Verso il molo, la sala più grande era riservata alla lettura di manoscritti e stanze rare e preparate per la consultazione di vari tipi di materiali.
Il trasferimento avvenne nel 1904 e la statua di Francesco Petrarca, dello scultore Carlo Lorenzetti, commissionata dal Comune di Venezia per il centenario della nascita del poeta, fu collocata nella sala di lettura nella cerimonia di apertura del 27 aprile 1905.

Nel 1924 la Marciana tornò, oltre alla Zecca, anche la Biblioteca Sansoviana che fu inaugurata nel 1929 dopo tre anni di restauro e in cui le tele dei filosofi furono riposizionate.

Oggi
Da allora la Biblioteca si è sviluppata sia per i servizi aperti al pubblico, sia per le sale di lettura e per una parte dei suoi depositi librari, nel cinquecentesco edificio della Zecca.

Composto da raccolte di libri e altri uffici sono ospitati nell’edificio Procuratie Nuove e nell’edificio della Biblioteca Sansoviniana, mentre il Vestibolo e il salone Sansovino sono principalmente dedicati a mostre ed eventi.
La facciata
Jacopo Sansovino è chiamato a costruire un importante manufatto che ha il pesante compito di segnare un segno forte nel quadrato, da sempre disegnato da lui ma anche quello di non sminuire il significato e il valore di esso: deve anche dialogare con le preesistenze .

Il progetto è notevole, l’importante struttura. La decorazione è alla base della biblioteca, costruita su due piani. L’ordine architettonico, che definisce in modo significativo la decorazione del manufatto, si sovrappone, vale a dire che troviamo al piano terra un ricco dorico tridimensionale che è sostenuto da pilastri (romani) con triglifi e metope evidenti e sulla tomaia livella lo ionico. Un esempio di grande innovazione sono le serlianas molto compatte che caratterizzano l’edificio al primo piano.

L’arricchimento decorativo della biblioteca è impreziosito da opere scultoree (non dimenticare che Sansovino stesso era uno scultore e in questo caso mette a frutto le sue capacità). Festoni di frutta, una grande cornice con importanti statue in corrispondenza delle colonne caratterizzano l’evidente incoronazione rinascimentale. Per la prima volta notiamo lo svuotamento dei parapetti proprio sulla corona, una novità assoluta per la biblioteca.

Oltre all’innovazione, tutto è progettato con riferimento ai modelli romani, come i festoni usati nelle opere funerarie romane.

Palladio definisce la biblioteca “l’edificio più ricco e decorato mai realizzato dagli antichi fino a qui”.

La facciata è su due livelli:

gli archi del piano terra sono di ordine dorico. Su di loro c’è una trabeazione dorica che alterna triglifi e metope;
al secondo livello c’è una loggia di ordine ionico, dominata a sua volta da un ricco fregio in cui sono presenti putti e festoni di fiori e frutta. Nei sottarchi, una ricca decorazione scultorea. Sul coronamento, una balaustra sormontata da statue di divinità classiche, opere di Alessandro Vittoria, Tommaso Minio, Tommaso e Girolamo Lombardo, Danese Cattaneo e Bartolomeo Ammannati (questi ultimi sono attribuiti ai sei fiumi più vicini alla loggia e al dio Phanes) .
Nella facciata, chiara e chiaroscurale, i vuoti prevalgono su quelli pieni. È un organismo polivalente, la cui elevazione sulla piazza è risolta con un doppio ordine di archi di stile romano, ispirati al Teatro di Marcello e ai progetti sangalleschi per il cortile di Palazzo Farnese, ma le alterazioni di proporzioni mostrano un desiderio di interpretazione che va oltre la citazione accademica. Il primo ordine, portico, riprende il doppio sistema romano delle colonne che sostengono l’architrave e i pilastri che sostengono gli archi, e il secondo (qui prevale la deroga manierista) che presenta balaustre discontinue, colonne che sostengono un fregio e un serlian molto ricchissimi cancellare il loro valore trifore.

La Biblioteca
Bessarione aveva posto come condizione la collocazione di libri in un posto degno. Ma la Serenissima ha impiegato molto tempo per soddisfare questa condizione. La biblioteca fu collocata per la prima volta in un edificio sulla Riva degli Schiavoni, poi a San Marco e infine a Palazzo Ducale.

Solo nel 1537 fu realizzata la costruzione del Palazzo della Libreria, situato in Piazza San Marco e progettato da Jacopo Sansovino.

Nel 1545 il soffitto della sala di lettura crollò e Sansovino si ritrovò in prigione. Grazie alle raccomandazioni di amici influenti, tuttavia, fu presto rilasciato e poté riprendere il suo lavoro, ma dovette ripagare il danno con i suoi stessi soldi. La biblioteca si trasferì alla vecchia biblioteca nel 1553. L’edificio, tuttavia, fu completato solo nel 1588 da Vincenzo Scamozzi, che aveva rilevato i lavori dopo la morte di Sansovino nel 1570.

Tra gli altri, Tiziano, Paolo Veronese, Alessandro Vittoria, Battista Franco, Giuseppe Porta, Bartolomeo Ammannati e Tintoretto hanno contribuito alla sua decorazione.

Eredità
La Biblioteca Nazionale Marciana è specializzata in filologia classica e nella storia di Venezia. Il suo patrimonio librario consiste di:

622.804 volumi Premere
2,887 incunaboli
13.113 manoscritti
24.069 cinquecentine
Gli esempi più importanti da Marciana sono i due più illustri codici Iliade, l’Omero Veneto A (10 ° secolo) e l’Omero Veneto B (11 ° secolo).

Degna di menzione anche la magna cronologia di Fra Paolino, un manoscritto della Naturalis Historia di Plinio, copiata da Giovanni Pico della Mirandola nel 1481, una copia del primo libro stampato a Venezia, l’Epistulae ad familiares di Cicerone nel 1481 e quattro consilium manoscritti di Bartolomeo Capodivacca nel XIV secolo.

La biblioteca ospita anche 56 volumi di periodici di Marin Sanudo, una delle più importanti fonti della storia veneziana tra il 1496 e il 1533. Un particolare tesoro della biblioteca è una raccolta completa degli Aldini.

La biblioteca ha anche una notevole collezione di mappe e atlanti, sia storici che attuali. Spiccano la mappa del mondo di Fra Mauro (1459) e la mappa della città di Venezia di Jacopo de ‘Barbari (1500). Dal 1996, il patrimonio della Biblioteca è stato oggetto di una serie di interventi per il recupero bibliografico, la riproduzione, la digitalizzazione e la catalogazione. Alcuni di questi interventi sono stati realizzati anche grazie ai fondi del Gioco del Lotto, secondo quanto previsto dalla legge 662/96.

Stanze monumentali
Le Sale Monumentali della Biblioteca danno l’opportunità di conoscere la bellezza dell’antica Biblioteca di San Marco, realizzata in gran parte da Jacopo Sansovino e completata da Vincenzo Scamozzi: dotata di una straordinaria scalinata d’onore, un vestibolo, poi trasformato in Statuario Pubblico, della sala adibita a biblioteca, con una decorazione molto ricca, compone un itinerario storico-artistico di notevole interesse e valore.

Oggi l’area del museo ospita mostre ed eventi.