Avigliana, Città Metropolitana di Torino, Piemonte, Italia

Avigliana è un comune italiano di 12 623 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte, e si trova a una ventina di chilometri ad ovest del capoluogo piemontese. Il comune è situato in un anfiteatro morenico compreso tra il Monte Pirchiriano, su cui sorge la Sacra di San Michele, e il colle di Rivoli, nella parte terminale della Val di Susato verso la pianura in un territorio multiplo e complesso noto come Anfiteatro Morenico di Rivoli-Avigliana. È il comune più popoloso ed economicamente importante dell’intera Val di Susa.

La città si trova a 383 m slm in Val di Susa. Il paese è attraversato dalla Dora Riparia, affluente del Po, e ospita il Lago Grande e il Lago Piccolo che fanno parte del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. La città è un autentico gioiello medievale incastonato intorno alle Alpi a ridosso della Sacra di San Michele e di fronte al Monte Musinè.

La leggenda vuole che Avigliana in tempi molto lontani sorse dove ora si trovano i due laghi e che fosse un borgo ricco e fiorente. I suoi abitanti, però, erano famosi per la loro malvagità, poco inclini al rispetto dei loro simili e soprattutto incuranti dei loro doveri verso il Creatore. Un posticino dove tutto era lecito ei poveri venivano cacciati senza pietà. Così il Signore ha voluto metterli alla prova e si è presentato sotto le spoglie di un mendicante. Bussò a tutte le porte e implorò un rinfresco. Fu rifiutato e maltrattato confermando la malvagità e l’egoismo che albergavano in quelle anime. Solo una povera vecchia, che viveva in una povera casetta e viveva di stenti, lo accolse e lo nutrì con l’ultimo pezzo di pane che aveva in dispensa.

Fu quella notte che tragicamente si compì il destino di quei miserabili egoisti, condannati dalla loro malvagità. Tra fulmini, tuoni e terrificanti scosse sismiche si aprirono due spaventose voragini nel terreno, il paese fu sommerso dalle acque. Alla luce dell’alba il paese non esisteva più e al suo posto si erano formati due laghi grandi e profondi, molto belli, divisi da un lembo di terra su cui era rimasta la povera casa della misericordiosa vecchia che era l’unica sopravvissuta del punizione divina. Da qui il detto: “Vian-a vilan-a per la sua bontà è perfondù”.

Storia
Preistoria e età antica
Le prime testimonianze di presenza umana nella zona risalgono al periodo neolitico, periodo al quale appartengono le tracce di un centro palafitticolo rinvenuto alla fine dell’Ottocento nelle paludi in prossimità dei laghi. All’età della pietra e al periodo del bronzo diverse asce e diverse coppe utilizzate dai druidi celtici per le cerimonie sacrificali.

La formazione di un centro abitato da Belloveso, condottiero celtico, risale al 595 a.C. In epoca romana il paese si trovava al confine con l’ager taurinensis e il regno dei Cozii di Cozio quindi era il luogo giusto per raccogliere la quadragesima galliarum, il dazio sulle merci provenienti dalla Gallia. Sempre in epoca romana (312) Avigliana assistette al passaggio delle legioni di Costantino I dalla Gallia e allo scontro con quelle di Massenzio nella piana di Rivoli.

Il Medioevo
Risalgono al 574 i primi lavori di fortificazione sul monte Pezzulano, su cui ancora sorge il castello edificato da Clefi, re dei Longobardi. Secondo alcune fonti, nei pressi della città sarebbe avvenuto lo scontro del 750 tra le truppe di Pipino il Breve, re dei Franchi, e Astolfo, re dei Longobardi.

Negli anni successivi la storia di Avigliana dipende strettamente dalle vicende dell’Abbazia di Novalesa fondata dai monaci benedettini che costruirono nel paese un ospedale per i pellegrini provenienti dalla Francia dopo aver attraversato le Alpi. L’arrivo dei Saraceni porta alla distruzione di numerose opere benedettine durante le loro incursioni iniziate nell’VIII secolo. Le incursioni continuarono fino alla metà del X secolo quando, raggiunto il suo apice con la cattura dell’abate di Cluny al Colle del Gran San Bernardo, Arduino il Glabrioner riceve l’incarico di rimuovere i Saraceni. Sconfitti i nemici, bisogna affrontare la ricostruzione della Val di Susa e del castello di Avigliana.

Di notevole importanza per il paese è la figura della marchesa Adelaide, moglie di Oddone, conte di Moriana e capostipite dei Savoia. A lei si deve la costruzione a metà dell’XI secolo del cosiddetto Borgo Nuovo, nato per unire il castello al preesistente Borgo Vecchio situato più a valle. Nel 1136 nacque il Beato Umberto, mentre nel 1139 il castello può annoverare tra i suoi ospiti Amedeo III di Savoia che contribuì alla sua fortificazione. La città di Avigliana non diventa feudo in quanto considerata proprietà diretta dei conti.

Nel 1187 Enrico VI assediò Avigliana e la conquistò, provocando gravi danni sia al castello che alla città, ma in breve tempo morirono sia Federico Barbarossa, padre di Enrico VI, sia Umberto III, contendenti al trono. Tommaso I, successore di Umberto III, approfitta della nuova politica di Enrico VI per riconciliarsi con l’impero e ottenere i suoi diritti su Avigliana per poi ricostruire il castello.

Avigliana nel 1350 fu dichiarata piazza libera da Amedeo VI detto il Conte Verde che eseguì anche lavori di fortificazione del castello e delle sue mura, nel 1360 nacque da Amedeo VI e Bona di Borbone Amedeo VII detto il Conte Rosso che ripercorrerà il suo sulle orme del padre diventando una delle principali personalità di Casa Savoia.

Il castello divenne il carcere di Filippo II di Savoia-Acaia il 4 ottobre 1367 per ordine di Amedeo VI a seguito di accuse di tradimento. Poco dopo arriva all’unanimità la condanna a morte che viene eseguita il 21 novembre successivo, facendolo annegare nelle fredde acque invernali dei laghi adiacenti. Una leggenda racconta che lo spirito di Filippo II vaga ancora sulle acque dei laghi.

Rinascimento e età moderna
Nel 1462 Antoine de Lonhy, pittore di scuola borgognona, risiedeva ad Avigliana dopo essere stato attivo a Tolosa e in Catalogna. Lohny è autore di numerose opere a Novalesa e nel Ducato di Savoia guidate da Amedeo IX.

Un altro assedio afflisse il castello nel 1536, ad opera del maresciallo francese Montmorency e le sue mura non resistettero al fuoco dei cannoni. L’intera guarnigione composta da 500 fanti viene uccisa mentre il suo comandante cerca di negoziare la resa; lui stesso sarà impiccato poco dopo.

Un altro attacco dei francesi il 17 agosto 1630 al quale si oppone una guarnigione di 500 uomini comandata dal colonnello Emanuelli; la città però è già stata messa in ginocchio dalla peste e l’esercito piemontese è impegnato nella difesa di Torino e Savigliano e il 27 agosto arriva la resa.

Nel 1659, dopo essere sempre stata considerata una diretta dipendenza dei conti, Avigliana divenne feudo assegnato a Carlo Emanuele Provana di Beinette, intanto la guerra contro i francesi proseguì con qualche breve tregua e il 28 maggio 1690 il generale Catinat bombarda il castello, lasciando ciò che è ancora visibile oggi.

Nel 1702 il feudo cambia assegnatario passando nelle mani dei Carron di San Tommaso e continuano le incursioni e le distruzioni: l’opera dei francesi, che si preparano all’assedio di Torino, nel 1706, e delle truppe del principe Eugenio all’inseguimento dei francesi in fuga, 19 settembre 1707.

Altre visite importanti sono: il 25 ottobre 1773 quella della regina Maria Teresa di Savoia, in viaggio verso la Francia per sposare il conte d’Artois, futuro Carlo X, e nel 1859 quella delle truppe inviate da Napoleone III per aiutare i piemontesi contro l ‘Austria.

Alfred Nobel, inventore della dinamite, costruì qui ad Avigliana uno dei più grandi impianti di produzione di dinamite in Italia.

Economia
Avigliana ha avuto fin dall’antichità una posizione centrale nell’economia locale. Non a caso si dice (paretimologicamente) che il nome stesso, Avigliana, derivi da un termine piemontese che significa ape (da qui lo stemma che, seppur modificato nel corso dei secoli, ha sempre mantenuto la simbologia del piccolo insetto) per indicare l’operosità dei suoi abitanti.

In epoca romana la sua posizione sulla Via delle Gallie la favorì negli scambi commerciali e questa vocazione commerciale continuò con fasi alterne nel corso dei secoli con gli apporti dell’agricoltura e della pesca nelle acque dei laghi.

Il diciannovesimo secolo vide l’ascesa dell’industria quando nel 1872 fu costruita la fabbrica di dinamite Nobel (il più grande impianto europeo per queste produzioni negli anni ’40) che tra vari incidenti ei bombardamenti della seconda guerra mondiale continuò la produzione di esplosivi e polvere da sparo fino a gli anni Sessanta. Dopo la fine della guerra la fabbrica fu parzialmente trasformata nella produzione di vernici.

Attualmente nel territorio sono presenti alcune attività industriali in particolare nel settore della produzione di imbarcazioni per la nautica da diporto. Altro elemento importante dell’economia è il turismo attratto dal borgo medievale e la presenza dei bacini lacustri utilizzati come meta di gite fuori porta.

Turismo
La visita della città di Avigliana, per chi arriva in auto, può partire da tre punti strategici: Piazzale Don Germena, Piazza del Popolo, Piazzale Che Guevara; offrono ampi parcheggi dove i visitatori possono lasciare la propria auto e intraprendere piacevoli e rilassanti passeggiate alla scoperta delle bellezze del centro storico, con i suoi tesori artistici e architettonici medievali custoditi nella parte antica della città.

Piazzale Don Germena, facilmente raggiungibile dalla stazione ferroviaria. Si trova in Via Einaudi tra Via IV Novembre e Via Ailliaud. Lasciata a questo punto l’auto, si può facilmente raggiungere il centro storico a piedi svoltando a destra in Via Einaudi, percorrendo un breve tratto, e poi, svoltando ancora a destra, in Via Ailliaud, fino a raggiungere Largo Beato Umberto.

Il secondo punto si trova in Piazza del Popolo e dispone di un ampio parcheggio. Questa piazza un tempo si chiamava “Pra ‘dla fera” perché vi si svolgevano fiere e mercati (questi ultimi si tengono ancora oggi ogni giovedì mattina). Da qui lasciamo la piazza sul lato Nord Ovest e prendiamo via Cavalieri di Vittorio Veneto che ci permette di immergerci subito nelle strette vie medievali di Avigliana. Percorrendo questa via si raggiunge la piazzetta di Santa Maria e ci si trova nel centro storico.

Il terzo punto di partenza per la visita dell’antico borgo cittadino è Piazzale Che Guevara, che si trova all’angolo con Corso Laghi e Via Sant’Agostino. Parcheggiata l’auto si scopre subito una meravigliosa vista panoramica sul Castello con la Sacra di San Michele come sfondo; a questo punto attraversiamo il Corso Laghi e prendiamo via Mario Berta. Qui si trovano già le prime tracce di una cinta muraria realizzata con la cosiddetta tecnica a spina di pesce, risalente al 1300 circa, presumibilmente parte dell’antica cinta muraria.

Patrimonio storico

I pozzi
All’interno delle mura medievali, scavate sul rilievo roccioso su cui sorge la città, come all’esterno, verso le campagne punteggiate di case coloniche e fabbricati rurali, sono presenti numerosi pozzi per l’approvvigionamento idrico, di diverse epoche costruttive, di varie profondità, alcuni con azionamento diretto , altri anche con doppia camera di riserva d’acqua. In tutto il più noto e più importante è sicuramente il pozzo monumentale risalente al XIV secolo situato accanto, quasi al centro di Piazza Conte Rosso, rinomato per la sua notevole profondità – 45 metri – e per l’abbondanza e la stabilità dell’acqua proveniente la sua falda acquifera.

Nell’Ottocento, durante i lavori di pulitura, furono estratti dal fondo innumerevoli oggetti di varia importanza storica e archeologica. Tra questi un frammento di colonna scolpita – oggi al Museo Civico di Susa – della seconda metà del XIV secolo raffigurante un frate francescano con le sembianze di una volpe in atto di predicazione ai fedeli rappresentato da galline, oche e anatre. Inoltre una profonda incisione sulle pietre di coronamento del pozzo – MA 1787 – ricorda che fu restaurato da Michele Alotto, sindaco di Avigliana e nonno materno di Norberto Rosa, alla fine di quel secolo.

Piazza Conte Rosso
Nel XII secolo fu costruito il Borgo Nuovo di Avigliana, di cui Piazza Conte Rosso era il centro organizzativo, nonché sede di mercati e fiere (la medievale platea foro). Ancora oggi, che prende il nome dalla denominazione data ad Amedeo VII di Savoia, è fiancheggiata da edifici con portici ogivali di epoca medievale (XIII-XV secolo) con rifacimenti architettonici barocchi e vi è un pozzo monumentale del XIV secolo. Sulla piazza dominano i ruderi del castello in posizione panoramica.

Salendo in testa alla piazza si trova la Chiesa di Santa Croce, sul lato sinistro si trova il Palazzo Comunale e sulla destra Casa Beccaccini, già sede degli uffici finanziari e filiale della Cassa di Risparmio, oggi adibita a vacanze a casa. Sempre a destra si trova l’Asilo Picco, un tempo sede della centenaria Società Operaia di Avigliana. Nel 1926 fu inaugurato in piazza un monumento ai caduti, opera neogotica dell’architetto Corrado Meano, successivamente trasferito nel parcheggio di via Umberto I.

Piazzetta Santa Maria
Pittoresca piazza situata nel Borgo Vecchio, lungo la via di Francia e circondata da case con resti di decorazioni gotiche in terracotta del XV secolo. La casa situata tra Via XX Settembre e Vicolo Santa Maria, dalla quale si accede all’omonima chiesa, presentava – come si può scoprire guardando vecchie fotografie di fine Ottocento e inizio Novecento – una meridiana con ore solari vere, orientata ad est e antiche insegne di negozi, che sottolineano l’importante ruolo commerciale svolto in passato dal borgo aviglianese.

Architetture religiose

Cappella della Madonna delle Grazie
La cappella, dedicata alla Madonna delle Grazie, sorge sul sito della grande chiesa trecentesca della Trinità appartenente al Convento degli Umiliati, fuori le mura del Borgo Nuovo presso Porta Folla. L’attuale corta navata aderisce al coro, scampato in parte alla demolizione del convento – che dal 1595 divenne sede dei Certosini di Montebenedetto e Banda – voluta da Carlo Emanuele I nell’ambito del piano di rifacimento del sistema di fortificazione di Avigliana, eseguita nel 1630. Fu da loro officiata fino al 1733, quando fu venduta al farmacista Gallizio di Avigliana, che la utilizzò come cappella privata della sua attigua residenza, l’attuale scuola elementare Norberto. La chiesetta conserva, tra l’altro, il prezioso coro ligneo quattrocentesco,

Chiesa di San Giovanni
Il processo di potenziamento istituzionale e fondiario del priorato di San Pietro, in quanto dipendenza della Prevostura del Moncenisio, nel corso del XIV secolo è stato principalmente finalizzato all’acquisizione di immobili in zona Borgo Nuovo. In questo modo si infittiscono i rapporti dell’istituzione con le famiglie emergenti del borgo, che favoriscono una preesistente chiesa di San Giovanni per la fondazione delle loro cappelle private, contribuendo così sia al suo significativo aumento dimensionale sia alla sua trasformazione in la sede principale del priorato stesso. Nel corso del secolo e in quello successivo la struttura monumentale ha assunto le dimensioni attuali, partendo dall’abside, fino all’altezza del campanile, all’apertura delle cappelle laterali, per raggiungere l’attuale atrio e la facciata, in la metà Quattrocento.

Nella seconda metà del Seicento la struttura interna della navata e del presbiterio subì profondi rimaneggiamenti in forme barocche, a cui si aggiunsero piccoli interventi, soprattutto decorativi, nel corso dell’Ottocento, che interessarono anche la facciata. Accanto ad un’importante quadreria cinquecentesca, l’interno conserva affreschi quattrocenteschi – nell’atrio – e una notevole raccolta di tavole del primo Cinquecento – in particolare di Defendente Ferrari e Gerolamo Giovenone – e uno splendido legno intagliato pulpito, sostanzialmente coevo; va inoltre considerato che una buona parte di essi, proveniente da fondazioni monastiche aviglianesi ormai scomparse da tempo, costituiscono oggi una rara ed estrema testimonianza.

Chiesa di San Pietro (XII secolo)
L’antica chiesa cimiteriale di Avigliana conserva al suo interno numerosi cicli di affreschi realizzati tra il XII e il XVI secolo. Di particolare interesse sono quelli con episodi della Vita di Giuseppe, Maria e Maddalena, ispirati ai Vangeli apocrifi, opera di pittori molto attivi in ​​Val di Susa alla fine del XV secolo. La chiesa risale al XII secolo. Fu ampliata e abbellita in stile gotico tra il XIV e il XV secolo, testimoniato dall’aggiunta di elementi come i pinnacoli. All’interno sono presenti numerosi affreschi di particolare interesse datati tra la fine del 1300 e la fine del 1400. Importante è l’affresco quattrocentesco raffigurante il Castello, forse l’unica vera testimonianza di ciò che realmente era la casa Savoia.

Chiesa di Santa Croce
L’oratorio di Santa Croce, eretto sul lato occidentale dell’attuale piazza Conte Rosso. Nato in età dell’antico regime, raccogliendo l’eredità della locale societas batutorum, già documentata nel 1457, ebbe costantemente una vita indipendente rispetto alla vicina pieve di San Giovanni. La chiesa, oggetto di notevoli restauri nella seconda metà del Settecento, ha una pianta rettangolare piuttosto irregolare a cinque campate; lo spazio corrispondente agli ultimi due, un tempo separato dalla navata da un imponente cancello in ferro, corrisponde al presbiterio e al grande coro, strettamente destinato ai confratelli. La facciata è arricchita dal portale con frontone spezzato, la serliana, due nicchie e il portale settecentesco, in legno intagliato. L’interno dell’edificio, ora privo di arredi sacri,

Oratorio del Gesù
L’aspetto barocco degli interni è contrastato dalle finestre ad arco acuto. La locale Compagnia di Gesù – associazione devozionale molto diffusa in Piemonte nell’età della Controriforma – già nel 1673 preparava questo edificio come proprio spazio di culto autonomo. Dal portale, sormontato da un timpano semicircolare decorato, si accede ad un ambiente a navata unica, un tempo dotato di una ricca dotazione di suppellettili, coperto da volta a botte e lunette, su pianta complessiva di forma trapezoidale, suddivisa in quattro campate da lesene in finto marmo su cui poggiano gli archi a tutto sesto. L’altare in stucco, munito di un’icona coeva, risale sicuramente ad una data poco successiva a quella citata. Un campanile basso, di piccole dimensioni, a pianta quadrata e muratura in mattoni a vista, costruito nello stesso anno da maestranze di origine luganese, sorge all’incrocio degli edifici in cui è suddiviso il complesso. La scala esterna, che inizia sul lato ovest dell’edificio, conduce al sagrato della chiesa di Santa Maria.

Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore
Sorta probabilmente come chiesa parrocchiale, posta sotto il controllo dei canonici del preposto di San Lorenzo di Oulx, è sicuramente la chiesa più antica di Aviglianese. La sua esistenza è documentata a partire dal XII secolo e questi dati sembrano essere comprovati da rare tracce architettoniche e archeologiche. Della successiva fase edilizia di epoca gotica sopravvivono scarse testimonianze, che possono essere rintracciate, in tempi diversi, nell’altezza del campanile – anch’esso decorato, come quelli di San Pietro e San Giovanni, da vasche in ceramica policroma, in cappella funeraria di famiglia, situata lungo il lato sud e successivamente adibita a sacrestia, nella quale si conservano deboli tracce di un affresco, forse ancora della fine del Trecento e nell’abside pentagonale, già della metà del Quattrocento.

L’edificio subì una profonda ristrutturazione immediatamente prima del 1673, che ne semplificò la pianta, aumentandola di una campata e dotandola dell’attuale facciata, ma riducendola ad un’unica navata, con solo due cappelle laterali; questo impianto è stato ulteriormente modificato nel corso dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, con l’apertura di nuove cappelle. Negli arredi interni, costantemente accresciuti e aggiornati durante la vita quasi millenaria del palazzo, oggi quasi nessuna traccia rimane e anche il pulpito ligneo, dei primi del Settecento, proviene in realtà dalla chiesa aviglianese di Sant’Agostino, che da tempo scomparso.

Sacra di San Michele
Monumento simbolo della Regione Piemonte e luogo che ha ispirato lo scrittore Umberto Eco per il best seller Il nome della Rosa, la Sacra di San Michele è un’antica abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla sommità del Monte Pirchiriano, a 40 km da Torino. Dall’alto delle sue torri si può ammirare il capoluogo piemontese e un panorama mozzafiato sulla Val di Susa. All’interno della chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti i membri della famiglia reale di Casa Savoia. Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore del popolo cristiano, la Sacra di San Michele fa parte di un percorso di pellegrinaggio lungo oltre 2000 km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. La storia,

Certosa 1515
Ex convento francescano del ‘500, la Certosa di Avigliana è oggi luogo di riposo e pensiero gestito dall’Associazione Certosa1515, presieduta da Luigi Ciotti. L’associazione si occupa della valorizzazione e gestione di questa splendida struttura immersa nel verde della Montagna del Bosco e affacciata sui laghi di Avigliana. Certosa1515 organizza e ospita corsi di formazione, attività culturali ed eventi aperti a tutti, nella convinzione che la cultura sia motore dell’impegno e del cambiamento sociale.

Architetture civili

Casa Cantamerlo
La villa denominata “Il Cantamerlo” da un’immagine dell’uccello canoro affrescata sulla volta della torre, era in passato la casa canonica della parrocchia dei Santi Giovanni e Pietro in Borgo Nuovo. Fu venduta nel 1860 dal parroco, Don Giovanni Maria Vignolo, all’aviglianese e poeta Norberto Rosa, che ebbe pochi anni per godersi la sua “piccola fattoria”. L’edificio con il suo parco, che risale le pendici della rocca del Castello, è un notevole esempio di residenza neomedievale, ricostruita su antiche strutture preesistenti, imperniata sulla torre e sviluppata attorno ad un cortile. All’interno, alcune stanze, come la “sala delle armi”, vicino all’ingresso, la “sala dei ricevimenti” e la “sala del trono”, conservano esempi di mobili e decorazioni pittoriche neomedievali.

Di particolare pregio è anche una stele romana, raffigurante un prigioniero, murata nell’atrio, databile alla prima metà del II sec. D.C. e considerata da Natalino Bartolomasi una rappresentazione scultorea della vittoria di Settimio Severo su Clodio Albino. Fu posto nel 1859 presso l’abitazione del parroco dal padre cappuccino Placido Bacco, che l’aveva ritrovato durante gli scavi che stava conducendo nel borgo aviglianese di Malano, alla ricerca delle tracce archeologiche del romano “ad fines”.

Casa del Beato Umberto III di Savoia
L’imponente edificio tardo medievale, suddiviso in corpo centrale e maniche laterali, eretto a delimitare un ampio cortile centrale, risulta quindi composto da una residenza padronale di notevoli proporzioni, impreziosita al piano superiore da uno splendido loggiato e da edifici periferici adibiti a funzioni di servizio, che la riconducono al tipo di roccaforte. Oltre alle dimensioni e alla presenza di tratti merlati, oggi murati, la sua particolare posizione, relativamente isolata e dominante l’ingresso alla strada, lungo la quale si sviluppa il tratto più antico del Borgo Vecchio, ne giustifica l’interpretazione come struttura residenziale- sistema difensivo, la cui duplice funzione deve essere stata affidata fin dall’inizio ad una prestigiosa famiglia di fede sabauda.

La protezione dell’accesso da Via XX Settembre – consentita solo da un ponte in muratura che incrocia via Alliaud – garantita da un massiccio portale seicentesco bugnato con sovrastante timpano e volute, sottolinea il senso di continuità nelle intenzioni di isolamento del complesso, anche quando la sua primitiva funzione pubblica di difesa del borgo doveva essere da tempo abbandonata.

Casa della Porta Ferrata
Dell’edificio originario resta solo la facciata, oggetto di un attento restauro, come si evince dal confronto con fotografie ottocentesche che ne documentano lo stato precedente. Sebbene incompleta, la sua struttura edilizia si propone come uno degli esempi più significativi della monumentalità medioevale aviglianese; il suo valore appare ulteriormente rafforzato dalla particolarità del repertorio di forme decorative proposte.

Il portico ha archi ogivali, evidenziati da cornici in cotto e sorretti da pilastri rotondi in muratura, coronati da capitelli scolpiti con figure fantastiche. Il marcapiano è costituito da archi incrociati sorretti da piccole mensole con teste di uomini, animali ed esseri grotteschi. Le eleganti bifore trilobate – motivo architettonico-decorativo aviglianese ormai raro – sono sorrette da un’esile colonna in pietra con capitello scolpito e racchiuse da cornici in cotto con effetti chiaroscurali. La bellezza complessiva è testimoniata anche dal particolare interesse che ha indotto Alfredo D’Andrade a studiare il monumento,

Senore House
La costruzione trecentesca è caratteristica per il paramento murario a spina di pesce e per il portico ad archi ogivali decorati da cornici in cotto e capitelli in pietra; le bifore del primo piano si distinguono per la loro eleganza. Nell’edificio originario sopravvivono solo la parte porticata e due piccoli ambienti sovrastanti. L’edificio, rimasto a lungo scoperto, è stato oggetto di un sistematico restauro nei primi anni del Novecento, seguito da Alfredo d’Andrade, consistente nella posa delle basi, delle colonne e dei capitelli in pietra di Bussoleno sul modello del Casa Porta Ferrata; nella sistemazione dei serramenti sul fronte ovest e di un nuovo pavimento in mattoni; nella ricostruzione del camino al primo piano,

La Casa Senore – intitolata all’ultimo proprietario privato, prima dell’acquisizione comunale – è anche ricordata localmente come “Casa del Vescovo”, sebbene Avigliana non sia mai stata sede vescovile. Affacciato sull’antica strada di Francia che attraversa il Borgo Vecchio di Avigliana, è, allo stesso tempo, una preziosa testimonianza delle tipologie architettoniche civili emergenti nel tessuto urbano medievale e un documento importante – per le particolari modalità utilizzate nei lavori di restauro – della cultura neo-medievale, piemontese ed europea, fine Ottocento – inizio Novecento.

Palazzo Comunale e Torre Civica
La porzione porticata del lato sud di piazza Conte Rosso è oggi in gran parte occupata dagli uffici comunali, che si sviluppano coinvolgendo sia il corpo di fabbrica, posto più ad est, verso via Umberto I, ancora conservato nelle sue vesti medievali e recentemente restaurato. , sia l’edificio attiguo con impianto tardo seicentesco, ma insistente su preesistenti edifici gotici, sia la torre quadrata retrostante, che, risalente al XIII secolo, risulta essere la struttura più antica del complesso.

Sulla facciata del palazzo è dipinto lo stemma del Comune che presenta una croce rossa su campo d’argento con quattro api dorate agli angoli della croce e una nell’abisso. Sull’adiacente manica trecentesca, recenti restauri hanno portato alla luce interessanti affreschi policromi e tracce di finestre gotiche. Sul lato sud che si affaccia sul cortile interno, si possono osservare i resti scolpiti nell’intonaco di una grande meridiana ottocentesca, quasi completamente annullati dal posizionamento di gallerie in pietra, che fungono da collegamento tra lo scalone interno della torre medievale e il corpo di fabbrica. All’interno, un paio di stanze, l’ufficio del sindaco e l’antica sala consiliare, conservano ancora arredi e decorazioni in stile generalmente neomedievale.

Architetture militari
I ruderi del castello dominano il paese, distrutto nel XVII secolo, a cui si accede con pochi passi da piazza Conte Rosso. Il castello viene citato per la prima volta tra il 1058 e il 1061 in occasione della cronaca che illustra la costruzione del monastero di San Michele della Chiusa. A margine della narrazione che portò alla fondazione tra il 983 e il 987 del Monastero Michele di Monte Pirchiriano, il cronista descrive che il marchese Arduino V risiedeva abitualmente nel castello di Avigliana che con certezza doveva svolgere una funzione strategica essenziale per il Marchese durante la metà dell’XI secolo.

Castello di Avigliana
Costruito nel 942 da Arduino Glabrione, marchese di Torino, il Castello rimase per molti secoli la chiave della Val di Susa. Data la sua posizione, ebbe un notevole sviluppo, ma anche distruzione e saccheggi. Fu ampliata, dotata di mura merlate e ponti levatoi. A poco a poco ha perso l’aspetto di maniero feudale per diventare una fortezza, circondata da bastioni, trincee e terrazze erbose. Fu definitivamente distrutta dalle truppe francesi del maresciallo Catinat nel 1691.

Porta Ferronia
Risalente al XIII secolo, l’edificio era su due piani con portico, passando sotto il quale si entra in un ampio cortile. Gli archi a sesto acuto con cornici in terracotta sono sorretti da pilastri tondi decorati da capitelli scolpiti con figure.

Fortificazioni murarie
In diversi punti del centro storico sono visibili alcuni resti del sistema difensivo e degli accessi alla città: porte (S. Maria-nella foto-, Ferronia, S. XV sec. Porte di accesso, mura inglobate in edifici di epoca successiva. , alcune torri, danno un’idea della complessità del sistema difensivo cittadino che era legato a quello del Castello.

Torre dell’orologio
Nel 1330, primo in Piemonte e secondo in Italia dopo quello di S. Eustorgio a Milano, su una torre ottagonale fu installato un orologio pubblico che da allora prese il nome di “Torre dell’Orologio”. Questo complesso è stato riprodotto nel borgo medievale del Valentino a Torino. La torre, un tempo parte del circuito fortificato trecentesco di Borgo Nuovo e costruita intorno alla fine del secolo, è prossima all’area su cui sorgeva la residenza della famiglia Testa – che diede i natali al frate agostiniano Cherubino (1451 -1479), beatificato nel 1865 – e forse è riconoscibile come una delle tracce residue.

Ricca di decorazioni in terracotta e di forma ottagonale, con una serie di archi pensili a imitazione di mensole, la torre si allarga verso l’alto a formare un terrazzo di copertura in mattoni non intonacati con otto finestre a sesto acuto. Fedelmente riprodotta nel borgo medievale di Torino, edificato al Valentino per l’Esposizione del 1884, viene chiamata erroneamente “Torre dell’Orologio”, forse in ricordo di un’altra vicina grande torre angolare, già sede del comune medievale e, secondo la tradizione , dotato di un orologio pubblico trecentesco tra i più antichi d’Italia, probabilmente secondo solo a quello di Sant’Eustorgio a Milano. Quest’ultimo, facilmente individuabile nell’iconografia seicentesca del borgo, sorgeva al termine dell’omonima via, all’angolo della cortina muraria;

Spazio culturale

Musei

Museo “Ricordi del passato” (a Giaveno)
Il museo “Ricordi di un tempo”, di Fernando “Nando” Sada, si trova in Via Giaveno 65 (Benna Bianca) ad Avigliana ed è aperto al pubblico solo su prenotazione.

Museo della dinamite Nobel
Per un secolo ha segnato la vita di Avigliana, e ora è diventato un museo. La fabbrica di dinamite Nobel è stato il primo impianto realizzato in Italia per la produzione di dinamite, trasformato nel dopoguerra in un colorificio. La fabbrica di dinamite è stata fondata da Alfred Nobel, un uomo d’affari svedese, inventore della dinamite, che ha approfittato dell’abolizione, nel 1869, del monopolio statale sulla produzione di esplosivi. Nobel arrivò anche in Italia sull’onda delle difficoltà con il governo francese, al quale aveva offerto la produzione di balistite, da lui brevettata in Inghilterra nel 1888, la cui fabbricazione era ritenuta troppo pericolosa.

Ad est della palude dei Mareschi si trovano i resti monumentali della più importante fabbrica mondiale di esplosivi degli anni Quaranta. La ragione principale di questa scelta di spostamento è stata sicuramente la presenza di formazioni collinari che hanno permesso di proteggere il paese dagli effetti delle esplosioni che potevano essere provocate da questa pericolosa attività. Il complesso, che rappresenta uno dei più interessanti esempi di architettura industriale di inizio secolo, è stato uno dei primi insediamenti industriali di Avigliana; a quel tempo era chiamata la “Società anonima per la fabbricazione di dinamite, brevetto Nobel”. Fu iniziata la costruzione dell’impianto, che fu completata nel 1873. Nel 1908 la Compagnia Nobel acquistò dalla famiglia Cravotto anche altri terreni in Allemandi per la costituzione di stabilimenti per la produzione di nuove tipologie di polvere. Nel 1825 dal piccolo reparto della “primogenita” Valloya, su brevetto dell’americano Dupont, iniziò il colorificio Duco, complesso poi entrato a far parte del Gruppo Montecatini.

Durante l’ultima guerra mondiale la zona fu teatro di bombardamenti e soggetta ad azioni partigiane. La successiva crisi delle commissioni militari e le svariate esigenze di spostamento hanno determinato il progressivo degrado del complesso industriale che ha cessato la produzione negli anni ’60 del secolo scorso. Recentemente, in questo stesso tessuto hanno ripreso vigore varie attività, raggruppate in un Polo di Sviluppo Integrato, dando vita ad un’area industriale moderna e dinamica.

Il Museo, inaugurato nel settembre 2002, è stato allestito dall’Associazione Amici di Avigliana che tuttora collabora per le visite guidate. Oltre a pannelli esplicativi e audiovisivi che, con filmati d’epoca, documentano le varie fasi della lavorazione degli esplosivi, è possibile visitare il ricovero antiaereo per i lavoratori e le varie gallerie e camere di scoppio, portati alla luce durante i lavori di ristrutturazione. Sono presenti anche alcune suggestive simulazioni sonore che si prestano a rievocare le condizioni di lavoro estremamente difficili dell’epoca.

Eventi
Oltre al mercato settimanale di Avigliana, che si svolge ogni giovedì (con alcune eccezioni) in Piazza del Popolo (già Pra d’la Fera), a giugno la terza domenica del mese si svolge lo storico Palio dei Borghi di Avigliana. A novembre si svolge la fiera dell’agricoltura il primo sabato del mese e la fiera la prima domenica del mese.

Aree naturali
Tra le attrazioni di origine naturale ci sono i due laghetti, chiamati Laghi di Avigliana, di origine morenica comunemente chiamati Lago Piccolo e Lago Grande. La zona paludosa intorno ai laghi è dal 1980 Parco naturale dei Laghi di Avigliana e ospita numerose specie di uccelli tra cui aironi cenerini, germani reali, gallinelle d’acqua.

Parco naturale dei laghi di Avigliana
La Sacra di San Michele domina dall’alto quest’area protetta, ricordando a tutti che, a partire dall’anno 1000, ha rappresentato il punto di riferimento per ogni pellegrino che ha attraversato le Alpi in pellegrinaggio a Roma o in Terra Santa. Oggi centinaia di specie di uccelli acquatici, che ogni anno vi nidificano e vi svernano, trovano protezione all’ombra dei laghi di Avigliana.

Il parco è costituito da tre ecosistemi: i due laghi, la palude dei Mareschi e le colline moreniche. I laghi sono gli unici sopravvissuti tra quelli formatisi in seguito alle ultime due grandi glaciazioni pleistoceniche in Valle di Susa. La fauna acquatica è composta da: carpe, lucci, persici trota, persici, alborelle, cavedani, scardole. Tuttavia, è l’avifauna che presenta le specie più interessanti: Folaga, Tuffetto, Nibbio bruno, Tarabuso, Picchio rosso minore, Rampicante, Water rail, Gallinella d’acqua, Cormorano, Svasso maggiore, Airone cenerino. Il laghetto è la migliore soluzione per il birdwatching, dove si possono osservare germani reali, folaghe, aironi cenerini e svassi, che tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera compiono il caratteristico rituale di corteggiamento chiamato “danza degli specchi”.

Aree protette delle Alpi Cozie
Nell’Anfiteatro Morenico di Avigliana si trova il «Parco Naturale dei Laghi di Avigliana» (oggi ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie). All’interno ci sono due bellissimi laghi. Rifugio ornitologico con punti per l’osservazione degli animali e per le passeggiate in campagna. Sono quattro i Parchi delle Alpi Cozie (istituiti nel 1980), che coprono una superficie complessiva di oltre 18.000 ettari, coprendo un vasto territorio che si eleva dalla pianura ai 3538 m di quota del Rocciamelone, sulla Val di Susa, la Val Sangone e Val Chisone. Si tratta di un parco acquatico – il parco dei laghi di Avigliana – e di tre parchi naturali di montagna – il parco della Val Troncea, il parco Orsiera Rocciavré e il parco del Gran Bosco di Salbertrand.

Il Parco Naturale dei Laghi di Avigliana si occupa principalmente della tutela della zona umida dei Mareschi, del ripristino delle condizioni idrobiologiche dei laghi, eliminando l’inquinamento, e della valorizzazione del territorio, creando una stretta simbiosi con la città di Avigliana. I Parchi Val Troncea, Orsiera Rocciavré e Gran Bosco di Salbertrand tutelano ambienti tipicamente alpini, tutelando non solo la natura ma anche la storia del loro territorio attraversato da importanti opere come le strade militari e disseminato di patrimonio storico-culturale delle colline famose per antiche battaglie a miniere, ghiacciaie e punti di interesse intrisi di secoli di storia umana.