Antica origine di Casaforte degli Acaja, Palazzo Madama

Nel seminterrato di Madama Palace, a livello delle fondamenta romane, si trova il Lapidario medievale, con sculture in pietra e orafi. Situato nel cuore di Torino, in quello che doveva essere il castrum quadrilatero romano, il complesso sorge su quella che, al tempo dell’antica colonia romana di Julia Augusta Taurinorum, era chiamata Porta Praetoria (per altri storici era invece la Porta Decumana), da cui il Decumanus Maximo è entrato entrando dalla parte orientale. Qui infatti avevi accesso alla città dal lato del Po, che fu accuratamente difeso a causa della sua posizione strategica; dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la porta fu trasformata in una fortezza, adatta alla difesa della città, data l’ovvia importanza di questa via di comunicazione, pur mantenendo la funzione originale di passaggio con l’apertura nell’antica cinta muraria romana. Già nel IX secolo viene confermato il nome di un secondo passaggio, chiamato Fibellona, ​​di etimologia incerta.

La fortificazione primitiva passò poi ai Marchesi del Monferrato nel XIII secolo, e questo fu il luogo dove, con ogni probabilità, fu firmato il trattato tra Guglielmo VII del Monferrato e Tommaso III di Savoia che prevedeva il rilascio del primo e del trasferimento di Torino dagli Aleramici alla Savoia. Era il 1280.

I secoli passarono e la fortificazione di Porta Decumana passò alla proprietà della famiglia Savoia-Acaja (ramo cadetto della famiglia Savoia) che lo ingrandì in un castello nella prima metà del 14 ° secolo: ciò avvenne per naturale discesa dinastica, da Tommaso III a Filippo I, principe di Savoia e signore di Acaja, che da allora ha esercitato un potere effettivo su Torino, facendo di questa roccaforte il suo centro di potere.

Un secolo dopo è sempre un Acaja, Lodovico, a riorganizzare il castello, facendolo assumere la forma quadrata con cortile e portico, quattro torri cilindriche angolari, ancora oggi parzialmente riconoscibili su tre lati. L’estinzione del ramo di Acaja vide il castello diventare una residenza per gli ospiti Savoia.

Sequenza temporale

Fondazione di costruzione
I secolo d.C.
La storia dell’edificio nel centro di Piazza Castello inizia in epoca romana. Uno degli antichi ingressi alla città di Augusta Taurinorum si apriva sulle fondamenta del palazzo di oggi: è la porta orientale, formata da due torri di sedici lati, che incorniciavano quattro ingressi ad arco, due centrali per i carri e due laterali per i pedoni. Le sue dimensioni e forma erano simili a quelle della Porta Palatina a nord della città. Sulla strada per la Biblioteca e l’uscita, i visitatori del museo passano attraverso i resti ancora visibili delle mura romane.

Il soldato sconosciuto
I secolo d.C.
Tra i resti romani riscoperti da Alfredo d’Andrade durante la campagna di scavi del diciannovesimo secolo, che portò alla luce le basi della porta e alcuni rilievi in ​​marmo con scene militari, fu trovato anche il coronamento di un monumento sepolcrale, oggi nel museo. Lo sconosciuto soldato romano, per il quale fu scolpito, voleva rappresentare la “lupa romana” nel timpano, un promemoria della lontana patria rimasta per trasferirsi alla conquista dell’Impero.

Il declino con la fine dell’impero occidentale
V secolo
Palazzo Madama si offre ai nostri occhi come un avvincente libro di storia, non privo di pagine sconosciute. Dalla fine dell’impero occidentale al nuovo millennio non ci sono notizie sulla porta; gli scavi effettuati confermano il sospetto di un decadimento delle strutture e degli edifici del corpo di guardia che non rimangono quasi tracce, sicuramente distrutti dalle opere di fondazione settecentesca dell’attuale facciata, che è andata a una profondità molto maggiore rispetto al livello romano.

Il primo medioevo e la prima età comunale
IV-VI secolo
Vi sono segni chiaramente leggibili della costruzione del Palazzo nel primo Medioevo, ma sappiamo che alla fine dell’XI secolo, nell’era già in comune, le funzioni di controllo ripresero alla porta e alle tasse e che fuori dalle mura è necessario costruire caserme. Prove di questo periodo storico si trovano oggi nelle aree sotterranee del Museo, un tempo adibite a magazzino: un nucleo di sculture piemontesi e una serie di frammenti, che documentano gli arredi dell’antica chiesa di San Salvatore, un edificio esistente sul sito dell’attuale Duomo di Torino.

Le capitali di Sant’Orso
VII secolo
Tra le invenzioni più significative della civiltà romanica, i capitelli storici traspongono i grandi temi narrativi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ne è un chiaro esempio quelli provenienti dal chiostro della collezione Sant’Orso di Aosta, testimonianza di grande importanza nella storia dell’arte sacra medievale e tra i pezzi più preziosi del Lapidario del Museo Civico.

“Arnaldus” e il “Maestro di Rivalta Torinese”
VII secolo
L’attività degli artisti attivi in ​​Piemonte nel XII secolo è documentata dalle opere esposte sul fossato del museo. Tra questi “Arnaldus”, che firma un frammento di Oulx nella valle di Susa, e l’anonimo “Maestro di Rivalta Torinese”, anch’esso assunto alla Sacra di San Michele e presente in mostra con due capitelli figurati. La predilezione degli scultori romanici per le scene figurate è espressa in opere con diverse funzioni, come le lunette dei portali, il fonte battesimale, i caratteri d’acqua santa, i rilievi destinati ai luoghi di culto: si possono apprezzare diversi esempi di queste produzioni lungo la strada all’interno del Lapidarium medievale.

Il mosaico di Acqui
1120-1130
Nel fossato del museo è esposta una delle più interessanti creazioni musive del Piemonte. Legato alla commissione del vescovo Azzone, l’opera fu trovata nel 1854, durante i lavori per la nuova pavimentazione di Santa Maria di Acqui, e datata tra la seconda e la terza decade del XII secolo. L’iscrizione menziona il grande vescovo Guido (Widone), grazie al cui stimolo fu costruita la cattedrale all’inizio dell’anno 1000. Attualmente i resti del mosaico sono costituiti da tredici frammenti con blocchi di marmo bianco e nero posati sull’originale rosato mortaio. I pannelli rappresentano episodi che sono ancora difficili da identificare.

La formazione del castello e della Porta Fibellona
1225-1260
Nel Medioevo la porta romana subì la sua prima metamorfosi radicale e dalla soglia divenne la difesa della città. Gli archi romani furono chiusi e un forte fu eretto vicino alle torri. Porta Fibellona è il nome dato al nuovo passaggio tra la città e la campagna, aperto nelle antiche mura accanto alla torre meridionale e ancora parzialmente visibile all’interno del Palazzo, lungo la scala che porta al pavimento del fossato. È l’unica porta medievale di Torino sopravvissuta all’espansione della città: il suo arco a tutto sesto imita il modello romano, inserendosi in un fenomeno generale di rinascita e riuso dell’antico.

I primi documenti del castello
1290-1299
I lavori di manutenzione documentati dai rapporti del ufficiale Fredericus de Loyra attestano l’esistenza di una struttura di difesa, “castrum”, incorporata nella porta romana. Un decennio prima, il trattato di cessione della città che il marchese Guglielmo di Monferrato era stato costretto a stipulare con Tommaso di Savoia nel 1280 lo menziona già.

Il castello è una sede militare e diplomatica
1297
Il principe Filippo I ha eletto Pinerolo come residenza privilegiata per la corte di Achaia e preferisce usare il castello di Torino come sede militare e diplomatica piuttosto che come residenza cortese. I documenti ricordano, ad esempio, la preparazione di una spedizione in Val San Martino: il principe sostiene la politica espansionistica di suo zio Amedeo V e mette a disposizione l’edificio fortificato come punto di incontro con i nobili piemontesi.

La posizione fuori città
1298
Nei documenti della fine del XIII secolo, dove troviamo il “castrum porta Fibellone”, il potere nobile è ora identificato con il Castello di Torino, sebbene occupi una posizione ai margini della città verso via Little.

Madama Palace
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja è un complesso architettonico e storico situato nella centralissima Piazza Castello a Torino. Avendo avuto un ruolo di primo piano nella sua storia dall’epoca romana fino ai giorni nostri, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità con le altre residenze della Savoia nel 1997. Palazzo Madama, come parte del sito seriale delle Residenze sabaude. L’edificio ospita il Museo Civico di Arte Antica.

È una combinazione di duemila anni di storia di Torino, dall’antica porta orientale della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum a una roccaforte difensiva, quindi a un vero castello, un simbolo del potere Savoia fino almeno al XVI secolo, quando l’attuale palazzo reale, come sede del duca di Savoia.

La parte occidentale del primo complesso medievale fu in seguito chiamata Palazzo Madama perché fu inizialmente abitata da Madama Cristina di Borbone-Francia, chiamata la “prima Madama reale”, nel periodo intorno al 1620-1663, poi da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours , chiamata la “seconda Madama reale”, nel periodo 1666-1724. Fu per quest’ultimo che l’attuale facciata fu progettata, nel 1716-1718, dall’architetto di corte Filippo Juvarra.

La visita si estende su quattro piani, dove la storia secolare della sua costruzione interagisce con le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, presenti qui dal 1934.

I primi secoli del Medioevo sono illustrati nella collezione medievale di lavori in pietra a livello del fossato, con le sue sculture, mosaici e gioielli che vanno dal periodo tardoantico al romanico. Le sale del XV piano al piano terra contengono dipinti, sculture, miniature e oggetti preziosi dal XIII al XVI secolo, principalmente piemontesi. Nella sala circolare della Torre del Tesoro c’è una selezione di capolavori, tra cui il famoso Ritratto di un uomo di Antonello da Messina. Al piano nobile, con la sua straordinaria gamma di stucchi e affreschi barocchi, si trova la moderna pinacoteca con opere delle Collezioni Savoia e un’importante selezione di mobili realizzati da maestri ebanisti piemontesi, italiani e francesi. Infine, l’ultimo piano ospita le collezioni di arti decorative,