Palermo e Belle Epoque Revival e Liberty, Comitato Giovanile Italiano UNESCO

Palermo è una città del Sud Italia, capitale culturale, economica e turistica della Sicilia. È una città ricca di storia, cultura, arte, musica e cibo. Numerosi turisti sono attratti dalla città per il suo buon clima mediterraneo, la sua rinomata gastronomia e ristoranti, le sue chiese romaniche, gotiche e barocche, i palazzi e gli edifici, e la sua vita notturna e la musica.

I patrimoni dell’umanità dell’UNESCO comprendono il Palazzo Reale con la Cappella Palatina, la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, la Chiesa di San Cataldo, la Cattedrale di Palermo, il Palazzo della Zisa e il Ponte dell ‘ Ammiraglio. Questo rende l’Italia il paese con la maggior parte dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, e la Sicilia la regione che ospita maggiormente l’Italia.

Meta essenziale durante la grande era del Grand Tour, a cavallo del XIX secolo Palermo era ancora un’attrazione privilegiata per l’aristocrazia europea, grazie alle sue bellezze naturali, agli splendidi monumenti e al clima mite. Come l’ultima gloriosa epoca in cui la città trascese i confini del suo naturale isolamento geografico per competere in prestigio e splendore con le più grandi capitali europee, la Belle Époque fu uno dei momenti più felici della storia artistica e culturale locale. In quegli anni, le ville urbane e suburbane di Palermo accolsero una serie di ospiti illustri e artisti e poeti di fama internazionale. Con il suo genio e la sua raffinatezza, il clima della Belle Époque ha avvolto Palermo, vivificando e trasformando la città: le nuove forme in stile Liberty hanno cambiato il suo aspetto; la musica e la galanteria distinguevano le gite in carrozza lungo il Foro Italico; le persone godevano il mare e il sole nelle aree marine di Mondello e Acquasanta; furono istituiti circoli e circoli sportivi e culturali esclusivi, e si succedettero sontuosi ricevimenti in onore di artisti e ospiti reali di tutta Europa. In fin de siècle Palermo c’era un’atmosfera di grande fermento culturale, non dissimile da quello che stava accadendo altrove in Europa. La vitalità artistica è stata ispirata dal restauro di un passato da favola e caratterizzato, in primo luogo, dalle sperimentazioni eclettiche iniziate nel nome del revivalismo, poi dalla piena fioritura del modernismo internazionale e dalla ricchezza espressiva di “Art Nouveau”, che in Italia è andato sotto il nome di “Stile Liberty”. Gli elementi principali erano linee sinuose, eleganti e sinuose, talvolta espresse in motivi naturalistici e stilizzati. Era un movimento che andava oltre le barriere delle vecchie divisioni tra arti maggiori e minori per influenzare tutto, dalla grande architettura e pittura ai più piccoli complementi d’arredo. Le numerose mostre universali e industriali – non ultima la mostra nazionale tenutasi a Palermo nel 1891-1892 – testimoniano questo clima vivace, che, in particolare nella creazione di musei e collezioni private, rappresentava un’opportunità unica di promozione e riscoperta delle arti. Non è un caso che nel tentativo di aggiornare la tradizione italiana in relazione al contesto europeo, la raffinata produzione di tradizioni artigianali locali sia stata vista con rinnovato interesse, come espressione fortemente identificata con un passato esemplare che è stato elevato al ruolo di modello .

ERNESTO BASILE E LA NASCITA DELLO STILE LIBERTY
Nato a Palermo nel gennaio 1857, Ernesto Basile è considerato l’anima del nuovo movimento modernista internazionale. Il suo genio disegnò il volto di Liberty Palermo, una collaborazione tra la città e il suo interprete che iniziò nel 1891 quando Basile si occupò della gestione delle opere per completare il teatro Massimo Vittorio Emanuele a Palermo, vedendo anche il riarrangiamento del livello del di fronte. Come veri e propri elementi meticolosi dell’arredo urbano, i chioschi Ribaudo e Vicari testimoniano l’abitudine estremamente popolare di fare spuntini mentre si passeggia. Progettati rispettivamente nel 1894 e nel 1897, incorniciano la facciata del teatro, creando un equilibrio simmetrico alle due estremità della strada con eleganti eclettismi caratteristici rispettivamente degli stili neo-rinascimentale e neo-moresco.

Ribaudo Kiosk
Il chiosco Ribaudo ha una struttura che alterna il pregiato marmo Billiemi con il ferro battuto, espressione dell’eccellente produzione della Fonderia Oretea, lavorato seguendo linee calligrafiche che disegnano profili, cornici e pennacchi, il tutto valorizzato dai colori contrastanti delle divisioni ocra. La piccola cupola ottagonale, un tratto specifico delle costruzioni di Basile, è posta su un piano cruciforme.

Chiosco Vicari
Il Vicari Kiosk, un vero tributo all’arte islamica e moresca, con vari dettagli presi in prestito dall’architettura coloniale vittoriana, ha un piano cruciforme che poggia su una base di marmo Billiemi. La superficie presenta elaborati intarsi in legno alternati a elementi in ferro battuto che delineano il profilo strutturale e il pinnacolo.

La famiglia Florio e la grande commissione
Tra mito e realtà, è difficile definire i confini in cui la leggenda diventa storia e storia. Tuttavia, Liberty Palermo non sarebbe stata quella che era senza la presenza della famiglia Florio, il cui percorso ha influenzato gli eventi di questo fortunato periodo alla fine del secolo. Ignazio junior, Franca e Vincenzo sono i nomi degli ultimi rappresentanti di una dinastia, la cui ascesa iniziò nel 1793 e li vide salire dai mercanti immigrati fino a diventare le protagoniste assolute del loro tempo. La famiglia promosse o partecipò a un vasto numero di attività come figure centrali non solo della vita economica, ma anche della società in quell’epoca. La bellezza della contessa Franca Paola Jacona Notarbartolo di San Giuliano, moglie di Ignazio, rimane leggendaria. Ernesto Basile progettò per loro il Grand Hôtel Villa Igiea e il Villino Florio, considerati come spartiacque tra gli esempi più legati allo storicismo eclettico e alle nuove tendenze del primo periodo modernista.

Grand Hotel Villa Igeia
Il Grand Hotel Villa Igiea fu costruito tra il 1899 e il 1901 intorno ad una struttura neogotica esistente di proprietà degli eredi dell’ammiraglio Cecil Downville. È distribuito in gruppi di asimmetrie intenzionali, con terrazze, torrette e portici che si alternano in un gioco intelligente di pieni e vuoti, ed è circondato da un giardino esotico che si affaccia sul mare del quartiere costiero di Acquasanta a nord di Palermo. Originariamente destinato a ospitare un sanatorio e un centro termale per i malati di tubercolosi, la sua conversione in hotel avvenne in modo abbastanza improvviso, con lavori di costruzione quasi completati, così che la struttura simbolica e ideologica del progetto, così come la disposizione del spazi, rimasto vincolato dalla sua destinazione d’uso originaria. Villa Igiea è stata la realizzazione di quella che è stata definita “l’opera d’arte in ogni cosa”, espressa nella sua unità stilistica dalla struttura spaziale alle travi e cornici in legno, alle decorazioni murali e persino ai più piccoli complementi d’arredo.

Villino Florio
Villino Florio fu progettato da Ernesto Basile nel 1899 per servire da scapolo del giovane rampollo della famiglia, Vincenzo. L’edificio era situato all’interno dell’ampio parco situato nel quartiere Olivuzza, circondato da un meraviglioso giardino romantico e direttamente collegato al serraglio, allo stagno, alla casa delle orchidee, al chiosco normanno-siciliano e al tempio neoclassico. Questo “padiglione per gli ospiti” è ora considerato una delle opere più esemplari di architettura in stile Liberty, nonché la migliore espressione del genio del famoso architetto. Dalla dinamica doppia scalinata esterna, il nuovo linguaggio modernista è ricco di suggestioni e riferimenti presi in prestito dalle tendenze internazionali più all’avanguardia, nonché dalla più alta tradizione formale locale, dal Medioevo al Barocco. Così, capriate del tetto nordico, torrette che ricordano castelli francesi, colonne romaniche, bugnati rinascimentali e ferro battuto di ispirazione catalana si intrecciano, creando un linguaggio assolutamente autentico e un capolavoro di originalità, dominato da sinuose linee curve ed eleganti sculture floreali.

I tre livelli principali riflettono una visione specifica dell’organizzazione funzionale degli spazi: il piano terra, chiamato “il piano ricreativo”, con la sala da biliardo e la sala giochi; il primo piano, o “piano reception”, con l’ampio salone, accessibile direttamente dalla scala esterna, e la sala da pranzo; e infine, il piano “residenziale”, con il soggiorno e le camere da letto. I motivi sinuosi e le linee dinamiche che caratterizzano la curvatura delle pareti esterne ricorrono nelle decorazioni interne fugaci, le capriate dei soffitti, le porte e le finestre, le sezioni in legno, i vetri e gli imbottiti. Ogni ambiente è specificamente progettato dall’architetto nei minimi dettagli e le soluzioni che caratterizzano l’arredamento e l’interior design ancora una volta portano a quell’immagine unitaria basata sulla compenetrazione di ambienti, spazi e ideologie di abitazioni e stili di vita. La Villa è ora nuovamente aperta al pubblico dopo un lungo restauro, che ha recuperato solo in parte ciò che è stato distrutto da un incendio doloso perpetrato per ragioni speculative nella notte tra il 23 e il 24 novembre 1962.

Capriate del tetto nordico, torrette che ricordano castelli francesi, colonne romaniche, bugnati rinascimentali e ferro battuto di ispirazione catalana si intrecciano creando un linguaggio assolutamente autentico.

IL VOLTO DEI NUOVI DISTRETTI DEL XX SECOLO
Il nuovo quartiere residenziale è stato creato lungo il grande nuovo Boulevard della Libertà, zona privilegiata delle nuove residenze aristocratiche e borghesi, nell’area dell’ex Firriato di Villafranca, vasta tenuta appartenuta a Don Giuseppe Alliata e Colonna, Principe di Villafranca , che dopo la rimozione dell’attrezzatura allestita per la grande Esposizione Nazionale del 1991-92, divenne oggetto di intensa attività edilizia definita da nuovi tipi di abitazioni: la villa unifamiliare e l’edificio patronale. Questi tipi di abitazioni, simboli di status della nuova classe manageriale, erano caratterizzati dalla funzionalità dei loro interni e dei loro ampi spazi esterni e giardini.

Villino Ida Basile
“DISPAR ET UNUM” è il motto esposto sulla soglia della residenza bianca palermitana, progettato a partire dal giugno 1903 e portato a termine alla fine del 1904 da Ernesto Basile. La casa-studio, intitolata alla moglie dell’architetto Ida Negrini, rappresenta il culmine e la maturazione degli studi condotti da Basile sulla tradizione abitativa locale, attraverso un sistema di riferimenti al patrimonio edilizio nativo, aggiornato e combinato con la sperimentazione di nuove strutture , materiali e profili.

Il corpo dell’edificio presenta una stereometria pulita arricchita da facciate bianche, incastonate su una base in muratura e bugnato. Le asimmetrie nella disposizione dei corpi laterali bassi sono ulteriormente accentuate dalla posizione di specifici elementi architettonici, come il portale, il punto di vista della torretta, la serie di false divisioni e il balcone angolare in ferro battuto su due elevazioni. Le asimmetrie nella disposizione dei corpi laterali bassi sono ulteriormente accentuate dalla posizione di specifici elementi architettonici, come il portale, il punto di vista della torretta, la serie di false divisioni e il balcone angolare in ferro battuto. Al secondo livello, il ritmo è accentuato dall’alternanza di pilastri, false divisioni e sezioni affusolate di pareti cieche, in cima alle quali una serie di tessere policrome disposte come un fregio funge da contrappunto.

L’atrio è caratterizzato da una rigorosa spazialità con una calma tonalità monocromatica fornita dal bianco puro dell’intonaco e una striscia di base di piastrelle di vetro color teal; tra questi vi è un fregio continuo di piastrelle policrome, con un motivo di bulbi appaiati su uno sfondo a strisce ocra.

L’ex cinema-teatro Kursaal Biondo
Il Kursaal Biondo fu progettato dall’architetto Ernesto Basile per conto dei fratelli Biondo, Andrea, Eugenio e Luigi. Il complesso, inaugurato il 19 settembre 1914, si estendeva originariamente su un’area di 4.520 metri quadrati e, oltre al cinema-teatro, comprendeva un giardino annesso, una caffetteria, un ristorante, una sala da biliardo e un portico per concerti e spettacoli all’aperto, oltre a vari padiglioni. Lo scultore Archimede Campini ha modellato le due figure femminili, Allegorie della danza, per Basile con un dinamismo flessuoso. Questi sono posti sulla acroteria della soffitta del teatro d’ingresso cinematografico-teatro, a livello del primo frontone e in linea con le semicolonne ai lati dell’arco d’ingresso.

Ribaudo Kiosk
Ernesto Basile progettò il Ribaudo Kiosk nel 1916. La struttura presenta una complessa combinazione di cornici curve e diritte. Gli elementi verticali che salgono dalla base in marmo di Billiemi a croce terminano in pergamene, attraversando le divisioni orizzontali. Gli angoli sono impreziositi da decorazioni a motivi vegetali. L’elegante tetto sporgente dalle forme arrotondate presenta un articolato gioco di strutture sull’intradosso. È coronato da un’elegante torretta con una griglia a traliccio, che culmina nella parte superiore in sfere dalle decorazioni sinuose. Il Villino, commissionato da Salvatore Favaloro, fu costruito su progetto di Giovan Battista Filippo Basile nel 1889, inaugurando così la grande stagione Liberty a Palermo.

Villino Favaloro
L’edificio è caratterizzato dalla disposizione lineare della facciata, a cui le aperture della loggia centrale e le finestre aggiungono leggerezza. L’uso di linee curve pulite ed eleganti aggiunge morbidezza e raffina l’architettura, che non è sorprendentemente considerata il primo vero edificio modernista della città. Nel 1914 la casa fu acquistata da Giuseppe di Stefano, che commissionò a Ernesto Basile il restauro e la valorizzazione. L’architetto ha modificato l’opera di suo padre, aggiungendo una torre merlata ottagonale sul lato dell’edificio principale che alleggerisce la struttura aggiungendo movimento e ha affidato la decorazione al pittore Salvatore Gregorietti.

Mondello e il luogo di villeggiatura
L’area di Mondello, ora bellissima località di villeggiatura, è stata bonificata dopo vari tentativi grazie agli sforzi del principe Francesco Lanza di Scalea, che è stato il primo a sviluppare l’ambizioso progetto di bonifica del distretto marittimo, in quel momento afflitto dalla malaria, attraverso un sistema di drenaggio dell’acqua che ha dato origine al progetto per l’uso del terreno. Il recupero di una vasta area paludosa portò l’amministrazione comunale di Palermo a firmare un accordo nel 1910 in cui concedeva alla compagnia belga “Les Tramvays de Palerme” una “concessione speciale” per gestire l’area. Da parte sua, l’azienda si è impegnata a costruire trecento case, stabilimenti balneari, un kursaal, una chiesa, un grande albergo, una centrale elettrica e un parco pubblico, nonché la creazione di un tram per i collegamenti di trasporto. A partire dal 1912, l’aspetto del piccolo villaggio di pescatori cominciò a cambiare, e da una palude abbandonata la zona divenne il lido della Belle Époque, dove una serie di case cominciarono ad apparire per le “delizie del resort”.

Stabilimento balneare di Mondello
Lo Stabilimento Balneare di Mondello, progettato dall’architetto Rudolf Stualker, è una grande piattaforma, unica nel suo genere, costruita su palafitte sull’acqua. La costruzione consiste di diverse strutture su due piani e poggia su una piattaforma su palafitte sul mare, collegata a Viale Regina Elena da un pontile su palafitte. All’ingresso sul viale si trova un’esedra monumentale con acroteria con delfini in stucco. La costruzione è caratterizzata da un edificio centrale con quattro frontoni e, agli angoli, pareti a forma di torri con pinnacoli in pietra e ferro. Ai lati del corpo centrale, due corpi sono stati costruiti al livello superiore per i campi estivi, con i rispettivi servizi. Le facciate sono intonacate e decorate con fregi, stucchi, piastrelle smaltate e ferro battuto con motivi floreali stilizzati.

Villino Lentini
Già nel 1894, Ernesto Basile aveva elaborato un progetto per una piccola “officina” per il pittore Rocco Lentini a Mondello, questa località turistica scelta. Il cottage fu completato solo nel 1910 e il pittore stesso ha fornito le decorazioni esterne, con germogli simili a piante che si arrampicano sulle pareti e ne fanno uno degli esempi più caratteristici dell’architettura Liberty nell’area.

Commissione Giovanile della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO